Il rispetto del diritto può essere imposto solo con gli strumenti giuridici, e sono molti, a disposizione della Comunità internazionale

 

 

Ciò che sorprende di più in certi titoli è la cautela, la ritrosia i ‘mezzi toni’. Anzi, non sorprende, disgusta. Tanto per dire: che significa un titolo così: «salviamo Israele da Netanyahu, sta andando verso la pulizia etnica». E poi, l’autrice di queste affermazioni spiega, sempre cautelosa: «c’è stato un salto di qualità … la parola genocidio finora non l’ho usata, ma quello che vediamo penso che ci si avvicini molto. Stiamo andando nella direzione di una pulizia etnica … monetizzazione delle risorse sanitarie e alimentari, legate a uno spostamento della popolazione, per indurla ad abbandonare la Striscia. I punti di rifornimenti alimentari sono passati da quaranta a quattro. È un modo per aumentare il potere israeliano sugli abitanti di Gaza », e così via ‘diplomatizzando’, spegnendo, attutendo, pur magari, dicendo cose finora mai dette … da alcuni! Ma chiedendo, non si sa bena a chi, di salvare Israele dal suo Governo “democraticamente eletto” … altro che ipocrisia!

Quando si assiste all’episodio di qualche giorno fa, di una madre, dottoressa in un ospedale, che si vede portare, morti, nove dei suoi figli e lei non può fare altro che constatarne la morte, insieme a quella del marito, a causa di una bomba israeliana, forse a qualcuno comincia a venire qualche dubbio!

Non entro, non voglio entrare nella solita disgustosa discussione sul se sia vero o no che Israele colpisca deliberatamente edifici con bambini e con medici per rendere impossibile la vita futura ai palestinesi, o se si tratti solo del ‘solito’ «effetto collaterale» della guerra. E non mi addentro nella ricerca terminologica: pulizia etnica, genocidio, sterminio, olocausto. Per me, giurista, un morto ne vale un milione: uccidere è vietato. Punto.

Non è un caso che nel diritto internazionale ‘moderno’ (me ne vergogno, ma è il mio mestiere!) si studi (letteralmente: tutto può accadere, anche se, a questo punto, è solo un dovere scientifico parlarne) il fenomeno del «constructive refoulement». Che, detto così, appare quasi una bella frase, un po’ esotica … meloniana ... e invece descrive un fenomeno giuridicamente da condannare, che consiste nel creare ad uno straniero (nella linguistica salviniana: “un migrante”) condizioni di vita, sia economiche che sociali, tali che il “migrante”, pur di non vivere più così, abbandona il Paese nel quale è emigrato, fuggito magari.

Questo comportamento aberrante, aberrante dal punto di vista giuridico intendo, è il frutto naturale di ciò che è spesso accaduto in passato e che, forse, qualcuno riteneva fosse scomparso: da un lato la violenza del colonialismo nelle sue varie manifestazioni, che per secoli ha dimenticato, finto di dimenticare, le popolazioni che ‘schiavizzava’, ignorava, massacrava e comunque sfruttava. Dall’altro, la decisione di portare la guerra sulla popolazione civile, come mezzo privilegiato per la vittoria o il tentativo di vittoria sui nemici di turno: i bombardamenti di Londra da parte tedesca, quelli della Germania da parte anglo-americana, le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, ecc.: obiettivo, sempre, la popolazione, i bambini.

Purtroppo, so che è grave ciò che sto per dire, purtroppo quello che viene chiamato, come se fosse un pregio, «Stato ebraico» (tecnicamente, nel diritto internazionale odierno: stato criminale, perché il razzismo è un crimine internazionale) ha adottato fin dall’inizio, anzi anche prima di nascere nel 1948, esattamente questi metodi: occupare il territorio, cacciarne la popolazione. Questa, al di là dei singoli più meno probabili massacri e distruzioni, è la ‘mentalità’ della quale si sono rivestiti i vari Governi israeliani e ne hanno rivestito la popolazione. Non è la ‘legge del più forte’, è la legge della prevaricazione sistematica, dell’egoismo e dell’interesse soggettivo portato al limite estremo, magari giustificandoli con un presunto dono da parte nientemeno che di Dio! L’intenzione israeliana, nemmeno più nascosta, anzi proclamata con orgoglio, è semplicemente occupare tutta la Palestina e cacciarne il maggior numero di palestinesi.

L’unico modo di opporsi, Corte penale internazionale a parte che poco conta, è l’isolamento diplomatico ed economico di Israele, usando in un certo senso lo stesso metodo: costringere a trattare. Le mezze misure lasciano il tempo che trovano. Il rispetto del diritto può essere imposto, solo con gli strumenti giuridici, e sono molti, a disposizione della Comunità internazionale. Ad esempio l’interruzione dei rapporti economici tra Israele e Europa … non per nulla, ne parlai già nel 2011. Resta il fatto, gravissimo, che si sono lasciati troppi anni, troppi decenni di impunità ad Israele e ai suoi cittadini, locali e non, perché vittime di un olocausto e attaccate sempre dai soliti anti-semiti, per cui oggi non si va oltre la chiacchiera di ‘anime’ finalmente belle … e guardinghe.

Non diversamente dall’altro conflitto di cui si parla (tacendone moltissimi altri), pur fondato su basi e motivazioni profondamente differenti, ma chiarissime e sostanzialmente analoghe.

La Russia, a torto o a ragione, si sente aggredita o minacciata non solo da ieri, e lo ha ripetuto mille volte. Ora si è prodotto uno scontro durissimo e senza esclusione di colpi, tra i due soggetti che, l’uno pretende dal 1990 di imporre un inedito (storicamente, intendo) unilateralismo ‘imperiale’ e l’altro, che pretende di garantire e mantenere il bipolarismo pre 1990. Molto sommariamente, la guerra in Ucraina non è altro che questo; e, di nuovo, per un giurista una persona uccisa equivale a un milione.

Solo un incontro diretto tra i due imperi o aspiranti imperi, potrà risolvere la questione, portandoci al naturale risultato del multipolarismo: l’unica soluzione che potrebbe evitare scontri tra aspiranti ‘imperatori’. L’unica, anche, realistica, checché ne pensino entrambi.

Trump e Putin sembravano, un paio di mesi fa, averlo compreso ed essere su questa linea, che richiederebbe all’Europa una sorta di neutralità attiva, cioè meno missili e più negoziati e aperture economiche. Oggi, comincio a dubitarne. Eppure, sia Trump che Putin non fanno che ripetere che solo un loro incontro diretto, potrebbe portare ad una soluzione definitiva. Ma i tempi si allungano e l’Europa non sembra avere capito il tema. Dovrebbe proporsi come il terzo degli, ormai molti, poli in via di costruzione, e non appiattirsi su uno di essi, nell’illusione di contare di più.

Alla fine il punto è sempre lo stesso: n0n sostenere con le armi e costringere alla trattativa.

In Ucraina il problema da risolvere è quello della convivenza con la Russia e più in generale con il cosiddetto sud e est del mondo.

Le conseguenze sono analoghe sulla popolazione civile, ma profondamente diverse nella loro motivazione ‘geopolitica’. Ma la stupidità e il cinismo regnano sovrani.

Di Giancarlo Guarino

Giancarlo Guarino è Professore ordinario, fuori ruolo, di Diritto Internazionale presso la Facoltà di Economia dell’Università di Napoli Federico II. Autore di varie pubblicazioni scientifiche, specialmente in tema di autodeterminazione dei popoli, diritto penale internazionale, Palestina e Siria, estradizione e migrazioni. Collabora saltuariamente ad alcuni organi di stampa. È Presidente della Fondazione Arangio-Ruiz per il diritto internazionale, che, tra l’altro, distribuisce borse di studio per dottorati di ricerca e assegni di ricerca nelle Università italiane e straniere. Non ha mai avuto incarichi pubblico/politici, salvo quelli universitari.