Ecco come il volontariato assume un ruolo di partecipazione attiva e di ‘governo’ nelle istituzioni. Questo principio, per ora in sanità, sarà allargato anche ad altri settori
Dire che il volontariato professionalizzato (e destinatario di formazione seria e specializzata nelle competenze) è un lavoro è inteso come uno scandalo, specialmente da coloro che intendono il volontariato solo come un ‘supplemento d’anima’ e, quindi, il lavoro come atto impuro che svilisce il servizio di volontariato. Altri hanno un atteggiamento guardingo e sospettoso perché si sentono un po’ minacciati da questa pretesa di cittadini che, con il lavoro volontario, suppliscono ai vuoti dei servizi dello Stato e delle istituzioni in genere. E magari chiedono qualche riconoscimento istituzionale ed organizzativo che va al di là della ‘pacca sulla spalla’.
Il volontariato professionalizzato e competente è un lavoro che si qualifica sempre di più e svolge parti del processo di servizio per il bene comune. Altrimenti ‘bene comune’ senza volontariato è un ‘bias’ concettuale perché si dichiara, ma non si realizza.
‘Lavoro’ e ‘Attività’ sono spesso usati come sinonimi, ma, in realtà, hanno significati distinti, soprattutto in ambito sociale ed anche giuridico.
Il Lavoro è un’attività produttiva finalizzata alla produzione di beni o servizi, che richiede uno sforzo fisico o mentale e che è svolta in cambio di un compenso, monetario o meno. Infatti, può essere retribuito o non retribuito: il lavoro retribuito è quello che viene svolto in cambio di un salario o stipendio, mentre quello non retribuito comprende attività come il volontariato o il lavoro domestico, spesso non registrate nelle statistiche ufficiali. Il volontariato come lavoro ha intenzionalmente l’orientamento al risultato, è aumentativo (se ed in quanto si riesce), è svolto con responsabilità, implica discrezionalità integrando la razionalità dell’agire e la valorialità della solidarietà e dell’altruismo.
L’ Attività ,di converso,indica qualsiasi azione o insieme di azioni svolte da una persona in modo generico, senza che sia necessariamente finalizzata alla produzione di beni o servizi o al conseguimento di un compenso.
In sintesi :tutto il lavoro è un’attività, ma non tutta l’attività è lavoro.
Esiste la concettualizzazione dell’ILO (International Labour Office) che sancisce il volontariato come lavoro (funzionale non retribuito) ed in aggiunta ha emanato un “Manuale sulla misurazione del lavoro volontario”con una metodologia standardizzata.
E da qui parte il sillogismo che se il volontariato professionalizzato e competente è un lavoro ,i volontari svolgono un lavoro non retribuito ,pur tuttavia dovrebbero partecipare alla governance del sistema.
In quest’ottica, il volontariato (infatti le associazioni dei pazienti sono composte da volontari) assume un ruolo di partecipazione attiva e di ‘governo’ nelle istituzioni. Questo principio, per ora in sanità, sarà allargato anche ad altri settori.
Inoltre, il volontariato professionalizzato e organizzato come Ente Del Terzo Settore-ETS (organizzazioni di volontariato, imprese sociali, fondazioni) è pronto per l’applicazione della nuova legge del 14 maggio 2025, (Ddl 1407-approvato in via definitiva dal Senato) sulla Partecipazione dei Lavoratori alla Gestione Aziendale. Tutte le ETS sono aziende (cioè strumenti operativi indispensabili per raggiungere i finalismi di qualsiasi tipo).
Quindi, la legge indicata riguarda la partecipazione dei lavoratori alla gestione, all’organizzazione, ai profitti (ma, nel caso del volontariato, si rinuncia) e ai risultati delle aziende. Il provvedimento disciplina le modalità operative per il coinvolgimento dei lavoratori, in attuazione dell’articolo 46 della Costituzione (“Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”).
Quindi, le Associazioni di volontariato professionalizzato sono, in nuce, nuovi e possibili componenti del ‘governo’ (governance) delle aziende pubbliche, private profit e non profit come componenti operative per la produzione dei beni e servizi. Al di là della retorica che apprezza, ma non offre concrete opzioni gestionali.