L’Iran si sta muovendo in tutte le direzioni per rafforzare le collaborazioni economicamente strategiche e politicamente lungimiranti. Turchia e Russia sono i soggetti con i quali Teheran punta costruire un asse economico che faccia da trampolino verso l’Asia e il Medio Oriente e permetta all’Iran di vendere il suo petrolio
L’Iran si sta muovendo in tutte le direzioni per rafforzare le collaborazioni economicamente strategiche e politicamente lungimiranti.
La prima direzione è quella che guarda alla Russia.
Il Ministro del petrolio iraniano, Javad Owji, ha affermato che l’Iran vede prospettive di cooperazione con la russa Gazprom nelle consegne congiunte di gas a Pakistan e Oman. Il mercato dei consumatori di energia del Pakistan ha una popolazione di 221 milioni di abitanti con massicci programmi di industrializzazione CPEC (China-Pakistan Economic Corridor) in corso che pongono le basi per grandi richieste di energia future.
Ciò deriva da un contratto da 40 miliardi di dollari per lo sviluppo di sette giacimenti petroliferi iraniani e per il commercio di petrolio iraniano con la Russia per pagare il completamento della sezione ferroviaria dell’INSTC (International North-South Transport Corridor). È una buona notizia per il Pakistan, che è povero di energia ed è stato ostacolato nelle importazioni di energia poiché le sanzioni iraniane sono progettate per impedirgli di possedere le tecnologie per l’energia nucleare che Teheran aveva voluto esportare.
Sono già in corso i lavori per il gasdotto Iran-Pakistan, noto anche come gasdotto della pace, o IP Gas, di 2.775 chilometri per fornire gas naturale dall’Iran al Pakistan. Il coinvolgimento russo ne velocizzerebbe il completamento.
La Cina ha investito miliardi nelle sue infrastrutture CPEC e nel programma di industrializzazione; il Pakistan ha una popolazione di 221 milioni di abitanti in un mercato che deve generare 57 GW entro il 2030, a fronte di una capacità installata attuale di 39 GW.
L’Oman ha una popolazione relativamente piccola di 5,5 milioni, ma desidera copiare alcune delle iniziative degli Emirati Arabi Uniti esvilupparsi come centro di servizi finanziari regionale e centro commerciale. Ciò aumenterà anche il fabbisogno energetico.
Gazprom e la National Iranian Oil Company hanno firmato un protocollo d’intesa sulla cooperazione strategica, il 19 luglio, durante la visita del Presidente russo Vladimir Putin nella Repubblica islamica dell’Iran. Prevede l’analisi delle opportunità di cooperazione, in particolare nello sviluppo di giacimenti di petrolio e gas in Iran, scambio di gas naturale e prodotti petroliferi, realizzazione di progetti GNL di piccola e grande scala, costruzione dei principali gasdotti, e la cooperazione scientifica, tecnica e tecnologica.
Il memorandum, che comprende progetti per un valore di 40 miliardi di dollari, prevede lo sviluppo di depositi, l’attuazione dei progetti in Iran di LNG e le operazioni di scambio sui mercati del gas, del petrolio e dei prodotti petroliferi. Parte di ciò implica lo sviluppo di altri mercati regionali, con anche l’immissione di energia in Afghanistan come priorità successiva.
Questo attivismo economico è frutto per un verso di interessi geoeconomici comuni, specialmente nel Mar Caspio, per l’altro verso di interessi geopolitici in evoluzione.
A gennaio, il nuovo Presidente iraniano,Ebrahim Raisi, ha fatto visita a Vladimir Putin-dopo 5 anni di assenza di un presidente iraniano da Mosca- auspicando una ‘svolta‘nelle relazioni tra i due Paesi.
Mentre i due presidenti hanno avuto un colloquio di tre ore, i loro ministri del petrolio e dell’economia hanno preso accordi nei settori del commercio, dell’energia, dei trasporti, delle banche e hanno promesso che i risultati si sarebbero fatti sentire nel prossimo futuro. Il commercio bilaterale Iran-Russia ha superato i 3,5 miliardi di dollari nel 2021, secondo l’ambasciatore iraniano a Mosca, è ancora molto inferiore rispetto ai livelli raggiunti tra la Russia e diversi altri attori regionali, gli spazi di crescita sono molto ampi, secondo il diplomatico.
La Russia è stata al fianco dell’Iran nel sostenerlo nei suoi colloqui indiretti con gli Stati Uniti e gli altri partner per il rientro degli USA nell’accordo sul nucleare iraniano. Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il 24 febbraio, Mosca ha pesantemente influito suoi colloqui.
Interesse della Russia era anche, al tempo di quella visita, la possibilità che l’Iran acquistasse armi avanzate, in particolare i sistemi di difesa aerea S-400 e i caccia Su-35. Il rafforzamento della cooperazione militare era tra i capitoli della relazione ai quali più teneva la Russia, e a ridosso del viaggio di Rasi a Mosca si era tenuta un’esercitazione navale trilaterale congiunta con la Cina in un’area a nord dell’Oceano Indiano.
In discussione con Mosca anche il ruolo dell’Iran nell’Unione economica eurasiatica e l’appoggio per l’ingresso del Paese nell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai.
Iran e Russia hanno interessi politici condivisi in tutta la regione, dalla Siria all’Afganistan. E con lo scoppio della guerra ucraina, la geopolitica ancor di più è un forte motivo di legame.
Insieme alla Cina, Iran e Russia negli anni scorsi avevano più volte denunciato l’‘unilateralismo‘ statunitense. Il 4 febbraio, Mosca e Pechino hanno firmato unaDichiarazione congiunta nel contesto della quale Mosca e Pechino dichiarano di vedere un mondo che si sta muovendo «verso la ridistribuzione del potere», in cui «la comunità internazionale sta mostrando una crescente richiesta di una leadership che miri a uno sviluppo pacifico e graduale». Cina e Russia intendono soddisfare tale richiesta offrendo a tutti i Paesi insoddisfatti dello status quo una leadership globale alternativa.Proprio la visione di un ordine mondiale da ricostruire, sconfiggendo quello che ruota attorno all’Occidente come nell’interpretazione di Washington, è al centro della guerra Russia-USA che si sta consumando in Ucraina. Questa è musica per le orecchie di Teheran, è una proposta alla quale l’Iran intende aderire e farlo da protagonista, ovvero partecipando alla costruzione di questa che Putin ha definito ‘nuova era‘ a fianco e alla pari di Mosca e Pechino, e in questi cinque mesi di guerra lo ha dimostrato. Dunque questo è un buon momento per il rafforzamento dei legami Iran-Russia. Lo ha testimoniato il viaggio del 19 luglio di Putin a Teheran, presente anche Recep Tayyip Erdogan, per un vertice a tre sul conflitto siriano e sui i temi legati alla guerra in Ucraina e ai rapporti di forza in Medio Oriente.
L’altra direzione verso la quale si sta muovendo Teheran è proprio la Turchia.
I rapporti tra i due Paesi negli ultimi vent’anni erano stati difficoltosi ed altalenanti. A fine 2021 si sono poste le basi per una politica collaborativa, come nelle intenzioni di Ebrahim Raisi, e, in considerazione delle divergenti priorità di politica estera e degli interessi contrastanti, si è confermato il modello di«compartimentalizzare le relazioni gestendo le questioni geopolitiche ed economiche in isolamento l’una dall’altra», come spiega Hossein Aghaie Joobani del Dipartimento di Relazioni Internazionali dell’Università Dokuz Eylül, per Atlantic Council.
Il 15 novembre 2021, il Ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha incontrato Raisi e il suo omologo iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, a Teheran, dove hanno deliberato sulle relazioni economiche, le preoccupazioni per il confine condiviso e gli sviluppi in corso nella regione, e il Ministro degli Esteri turco ha parlato della volontà dei due Paesi di lavorare su «una tabella di marcia per una cooperazione globale a lungo termine su proposta dell’Iran».
Due settimane dopo, il 29 novembre 2021, i presidenti di Iran e Turchia si sono incontrati per la prima volta a margine del 15° vertice dell’Organizzazione per la cooperazione economica tenutosi in Turkmenistan. Durante l’incontro, i due Paesi hanno firmato un memorandum su un miglioramento globale delle relazioni bilaterali e hanno deciso di convocare la settima riunione del Consiglio di cooperazione ad alto».
La strategia di compartimentazione, spiega Joobani, resta rilevante, così «lo stato attuale delle cose tra Teheran e Ankara può essere caratterizzato come una forma di cooperazione conflittuale, con le questioni economiche e le rivalità geopolitiche che fungono da principio guida che impedisce il rilancio negativo di alcuni disaccordi in aree di cooperazione bilaterale». Insomma, la relazione è strutturata sulla base di «pragmatismo e realpolitik a breve termine», e dal punto di vista economico funziona bene.
Secondo l’ambasciatore iraniano in Turchia, Mohammad Farazmand, Iran e Turchia stanno intraprendendo un piano di cooperazione a lungo termine che comprende la cooperazione commerciale, economica, bancaria, culturale e di sicurezza che è stata redatta e firmata per sostenere le relazioni bilaterali.
L’attuale volume commerciale annuale di Iran e Turchia è di 11 miliardi di dollari e potrebbe crescere fino a 30 miliardi di dollari, ha affermato Farazmand.
L’Iran può aumentare le sue esportazioni di gas verso Turchia fino a 240.000 barili di petrolio al giorno, il che porterebbe a un aumento del commercio e aumenterebbe il commercio a 20 miliardi di dollari, raddoppiandolo di fatto entro il 2024.
Riferendosi al commercio attraverso tre valichi di frontiera tra i due Paesi, Farazmand ha sottolineato che l’Iran è la rotta ottimale per il transito delle merci dalla Turchia all’Asia centrale, all’Afghanistan e alla Cina, e i camion iraniani potrebbero esportare i prodotti del Paese in Europa transitando attraverso la Turchia.
«L’economia dei due Paesi si completa a vicenda. L’Iran può esportare energia e prodotti petrolchimici in Turchia e in cambio importare beni», ha affermato il diplomatico. E ha evidenziato le buone capacità delle società appaltatrici turche nella costruzione di alloggi, ferrovie, fognature e costruzione di strade che potrebbero aiutare l’Iran a completare i suoi progetti. Farazmand ha sottolineato la necessità di rivedere l’elenco di 140 merci nell’accordo di commercio preferenziale Iran e Turchia per avere uguali esportazioni e importazioni.
Le proposte hanno senso poiché la connettività tra Iran e Turchia e il resto dell’Asia centrale e dell’Asia meridionale migliora man mano che la rotta International North–South Transport Corridor tra il Mar Caspio, che porta in Turchia, Russia, Europa, e il Golfo Persico, che porta al Medio Oriente, all’Africa e all’Asia meridionale, diventa realtà. Gli ultimi collegamenti ferroviari tra i porti iraniani sul Caspio e sul Golfo Persico dovrebbero essere completati entro la metà del 2023.