Sulla soggettività internazionale della Palestina, avere dei dubbi è solo ridicolo. Il diritto internazionale smonta le varie obiezioni al riconoscimento di uno Stato palestinese

 

 

Mi chiedono «in punta di diritto internazionale» se e come si posa rispondere alle obiezioni di chi sostiene che non si possa procedere al ‘riconoscimento’ della Palestina (cioè dello ‘Stato di Palestina’ … dicono) a causa della assenza di taluni ‘requisiti’ per quanto attiene alla Palestina.

I requisiti assenti sarebbero, secondo alcuni (tra i quali, se non sbaglio, i nostri governanti Tajani e Meloni) la mancanza di continuità territoriale e la incertezza dei confini.

A dire il vero c’è anche chi dice che la Palestina non si potrebbe riconoscere perché non è ancora uno Stato. Per fortuna questa sciocchezza colossale è scomparsa subito dai nostri giornali e video. A scanso di equivoci mi limito a dire che il problema riguarda la soggettività internazionale della Palestina e non il suo, più o meno efficiente, governo. Sulla soggettività internazionale della Palestina, avere dei dubbi sarebbe solo ridicolo. Tanto più che proprio Netanyahu ha parlato di «guerra» contro Hamas: la gierra si può fare solo tra soggetti di diritto internazionale!

Ciò posto, premetto che un po’ mi “sorprende” la domanda, proprio perché posta da un giornalista. A quanto vedo, sento e leggo, se c’è una osa che i ‘giornalisti’ non sopportano è parlare di diritto con un giurista. Per lo più i giornalisti, i politologi, i filosofi, i geopoliticanti, gli industriali parlano tutti e sempre di diritto, e in particolare di ‘giusto’ e ‘ingiusto’ (parole proibite per un giurista), ma non chiedono mai ad un giurista perché ‘i giuristi sono noiosi’. 

Ma allora vediamo bene le cose come stanno.

Il ‘riconoscimento’ (lo ho scritto proprio qui un paio di giorni fa) è un atto contrattuale: insomma è un trattato, stipulato tra i due soggetti che si riconoscono a vicenda. Contrariamente a ciò che si sente dire in giro, non c’è uno Stato ‘generoso’ e condiscendente che riconosce l’altro ‘poveretto’. Si riconoscono perché sanno o sono costretti – dal diritto internazionale – ad accettare che sono ‘uguali’: due soggetti di diritto internazionale. Magari uno bello e ricco e l’altro brutto e povero, ma soggetti uguali. Dal punto di vista giuridico, così come io sono uguale a John Elkann, gli USA sono eguali, che so, all’Italia. Poi, ovviamente, se faccio causa ad Elkann la perdo di sicuro, ma questo è un altro problema.

Ricordo bene le complicate frasi di Meloni e Tajani circa il fatto che accorerebbe essere sicuri, prima di riconoscere la Palestina, che quest’ultima riconosca Israele. Questa è una sciocchezza assoluta per due motivi. Primo che se si pretende che uno ti riconosca prima di riconoscerlo a tua volta è come chiedere un atto di umiliazione, di ossequio, ovviamente inammissibile. Secondo, la Palestina e Israele si sono già riconosciuti a vicenda con il Trattato di Oslo (poi firmato a Washington davanti a Clinton che lo ha controfirmato!)  con uno scambio di lettere allegate al trattato. E comunque, avendo stipulato formalmente il trattato, appunto a Washington, evidentemente si dovevano ‘riconoscere’: non si può fare un trattato con uno che … non conosci o che non consideri tuo uguale!

Il riconoscimento non ha altro valore che quello di instaurare relazioni diplomatiche, commerciali, ecc., paritarie tra due soggetti che proprio perché soggetti si ‘riconoscono’ come uguali.

È probabile che i due, nella totale confusione nella quale vivono, volessero dire che la Palestina prima dovrebbe riconoscere il diritto all’esistenza di Israele e dismettere la volontà di distruggerla. Ebbene, anche qui, posto pure che quel desiderio nei palestinesi vi fosse, non solo hanno detto mille volte che non intendono più cancellare Israele, ma in ogni caso non sarebbero il primo soggetto di diritto internazionale che ne vuole distruggere un altro … vedi Trump che vuole prendersi la Groenlandia e Panama … !

Il territorio di uno Stato dipende da una serie di circostanze e atti diversi, tra cui innanzitutto la volontà del soggetto che fissa i propri confini: preferibilmente d’accordo con gli Stati confinanti. Diversamente … la guerra o almeno il conflitto permanente. Noi riconosciamo l’Austria, pur volendo l’Austria riprendersi il Tirolo e magari il Veneto e la Lombardia: magari oggi non più, ma … !

Orbene, nella dichiarazione sulla costituzione dello Stato di Israele, Israele stessa non ha determinato formalmente i propri confini, ma ha fatto esplicito riferimento alla famosa risoluzione 181 della AG delle NU del 1947, dove i confini, appunto, sono segnati in maniera esplicita, e dove già da allora, il costituendo Stato palestinese (poi non realizzato, ma questo non c’entra)  era diviso in due porzioni: la striscia di Gaza (molto più grande di quanto ne resti attualmente a causa delle occupazioni israeliane) e la Cisgiordania. Tanto è vero che, nel trattato di Oslo, si prevedeva e si realizzò, un aeroporto nella struscia di Gaza e, se non baglio, la costruzione di una strada che collegasse i due territori. Una strada, per così dire ‘extraterritoriale’.

Poco dopo tutto ciò, come noto, Israele stracciò gli accordi e distrusse l’aeroporto di Gaza.

Ma, per di più, quei confini sono stati esplicitamente citati come definitivi e obbligatori dalla famosa risoluzione (obbligatoria) del CdS delle NU 242 del 1967, replicata qualche anno più tardi. Inoltre, sono definiti con chiarezza in ben due pareri della Corte internazionale di Giustizia, e in una famosa sentenza della Corte di Giustizia della Unione Europea. Infine è la stessa Israele che li afferma, quando occupa territori non suoi e li ‘annette’: quindi non erano suoi, altrimenti non avrebbe avuto bisogno di annetterli, no? Tanto per dire: quando la Germania si ‘riunificò’ per opera di Gorbačëv, mica annesse i territori della Germania Est: prese semplicemente atto del fatto che quei territori erano territori tedeschi!

Quanto alla continuità territoriale, questo è un problema che non esiste. Non c’è una sola norma di diritto internazionale che definisca l’esigenza o addirittura l’obbligo di una continuità territoriale, per poterne dedurre l’esistenza e la legittimità dello stato.

Forse il dr. Tajani, la signora Meloni e qualcun altro, hanno dimenticato, per esempio che i loro beneamati USA non hanno ‘continuità’ territoriale con … l’Alaska, lo stesso vale per l’Indonesia, la Malaysia, il Giappone, ecc.

Spero che il meraviglioso inseparabile duo che ci governa non vorrà ‘disconoscere’ gli USA, la Gran Bretagna, ecc., ecc.!

Di Giancarlo Guarino

Giancarlo Guarino è Professore ordinario, fuori ruolo, di Diritto Internazionale presso la Facoltà di Economia dell’Università di Napoli Federico II. Autore di varie pubblicazioni scientifiche, specialmente in tema di autodeterminazione dei popoli, diritto penale internazionale, Palestina e Siria, estradizione e migrazioni. Collabora saltuariamente ad alcuni organi di stampa. È Presidente della Fondazione Arangio-Ruiz per il diritto internazionale, che, tra l’altro, distribuisce borse di studio per dottorati di ricerca e assegni di ricerca nelle Università italiane e straniere. Non ha mai avuto incarichi pubblico/politici, salvo quelli universitari.