In Ucraina, l’ostinazione e il coraggio di una parte dell’Europa qualcosa hanno pagato. Della stessa Europa, però, permane sempre più forte e assordante il silenzio sulla questione della Palestina

 


Se dipendesse da me, potrei titolare queste due righe i
n maniera volutamente provocatoria, ma speranzosa: «vuoi vedere che rinasce un’Europa?», accentuando, da un lato, l’aspetto di ‘una’ Europa e non ‘la’ Europa, ma dall’altro escludendo la speranzosa idea di qualcuno su una ricorrenza della NATO.

Non ho difficoltà ad ammettere di essere stato ripetutamente molto dubbioso su un possibile ruolo dell’Europa nel conflitto Russo-Ucraino, quasi quanto ero, ma stavolta ne sono certo della sua inesistenza, rispetto al massacro israeliano dei palestinesi, della Palestina e del diritto internazionale.

L’ostinazione un po’ caparbia, va riconosciuto, innanzitutto di Macron, seguito da Scholz e poi da qualche altro, guidato, a sua volta, da una signora Ursula von der Leyen, a mio parere allora ma ancora oggi, incapace di comprendere bene i termini della questione, unita all’intelligente coraggio del medesimo Macron di cercare una alleanza del tutto ‘innaturale‘ e cioè con quella Gran Bretagna, che aveva abbandonato con sprezzo l’Europa, ebbene quella ostinazione e coraggio qualcosa hanno pagato.

L’Europa, e qui di nuovo va ben sottolineato, l’Europa nonostante i tentativi ostinati e molto caparbi di colpirne alle spalle il progetto da parte di scampoli poco presentabili del secolo scorso come Orbàn e Meloni, ha, sì, promesso molto più di ciò che possa dare e moltissimo più di ciò che dà (almeno in termini di armi), in sostegno dell’Ucraina, ma qualcosa ha ottenuto: anzi due cose, non di secondaria importanza. Ha ottenuto di diventare in qualche misura ‘parte’ di una trattativa dalla quale sembrava (anche giustamente, qui confermo ciò che ho scritto in passato) esclusa in quanto irrilevante. E, inoltre, nessuno potrà negare che, almeno a parole, l’Europa ha fatto ciò che molti le chiedevano senza successo di fare: difendere alcuni dei principî cardine della sua stessa esistenza, principî cardine di natura sostanzialmente culturale, filosofico, di diritti, insomma.

Almeno a parole, perché di quell’Europa permane sempre più forte e assordante il silenzio sulla questione della Palestina. Di nuovo, e non credo proprio che sia un caso, con una differenza notevole tra i suoi membri, ivi compresi alcuni di quelli citati prima, perché l’Italia (che è stato il primo Paese europeo, credo, ad ammettere a Roma una delegazione diplomatica palestinese) non la ha riconosciuta’ formalmente: distanziandosi così, sia pure in maniera meno vistosa, ancora una volta dall’Europa.

La Russia, mi sarei aspettato che reagisse a muso duro alle frasi arroganti di Zelensky, ma Macron e Starmer sono stati meno tranchant … e Putin ha risposto con un ‘forse’. E lo posso, ben capire, lo dovremmo capire tutti. La Russia ha fatto tutto questo, per reagire alla NATO, che le ‘abbaiava’ sotto le finestre del salotto. E il dominus della NATO non è l’Europa, ma gli USA.

E dunque, ora si tratta di vedere se l’Europa gioca da solista, sia pure, diciamo così, come giocatore di riserva, o da sponsor della NATO. Dal punto di vista della Russia, se l’Europa gioca autonomamente se ne può, diciamo così, discutere. E credo che anche per questo alla Russia interessa subito di capire, durante i colloqui con gli USA in corso in Arabia Saudita, se si parlerà ancora di rafforzamento della NATO o se gli USA manterranno l’idea di metterla in secondo piano. Non certo di scioglierla, ma metterla sottotono magari sì.

Infatti, dal punto di vista degli USA (o almeno degli USA di Trump) se è indubbio che la NATO è una garanzia di acquisto di armi statunitensi in grande quantità – e lo abbiamo visto con la corsa entusiastica dell’’oligarca ‘Crosetto a comprare armi in USA è anche un costo enorme. Non so valutare fino a che punto il gioco valga la candela. Ma se è vero che Macron riteneva (e ritiene ancora) che la NATO fosse un caso psichiatrico, non è detto che quella idea sia poi così lontana dalla testa di Trump.

E, a mio parere, la cosa avrebbe anche un senso: se il «nemico», secondo gli USA, è la Cina, la NATO è solo un peso morto e comunque una spesa grossa. L’ideale per Trump sarebbe che l’Europa si decidesse ad andare a fabbricare armi … in USA. L’ideale per l’Europa sarebbe di sviluppare la propria tecnologia e la propria industria verso la costruzione di armamenti propri grazie ad una ricerca scientifica propria. Ma ci vuole tempo e … nel frattempo una sana ‘mediazione’ potrebbe proprio essere: l’Europa compra e fabbrica armi in USA per un po’ (un bel po’!) e così ‘alleggerisce gli impegni USA nella NATO, dandosi da fare per conto proprio.

Ma intanto la Russia, rovescia il tavolo e, lasciando tutti a bocca aperta, non accetta la tregua (inutile e atta a prendere tempo) e propone in Turchia incontri diretti tra Russia e … Ucraina e quindi separando i tavoli di trattativa, ma accettandola. In Turchia: una sorta di nuova Bisanzio (con la quale a lungo ha trattato la prima Russia, quella di Kviv capitale della Rus’!) nelle mani di un dittatore sanguinario … amico dell’Europa. La storia ha, infine, una sua logica.

Né, me lo si permetta in conclusione, per rimettere in gioco l’Europa, va trascurata la novità tutt’altro che marginale della morte di Francesco – cha ha determinato un’emozione fortissima e non vuota di risultati, li abbiamo visti in TV! – e l’elezione di un Papa statunitense (non amerikano, dunque) ma amico dell’America latina e «umile», che torna ai vestimenti tradizionali, ma siede accanto all’autista, sia pure in un Suv nero, e pronuncia una frase in spagnolo. Tutto finora (ma sono solo settantadue ore!) lascia, anzi impone di pensare, che sia stato eletto un ‘ponte, anzi uno che si propone di costruire ponti con umiltà formale, ma fermezza ferrea: uno, insomma, che non improvvisa, legge, anche in spagnolo, e prega la Madonna e che «prega insieme a noi». Successore dell’altro, tutto bianco, senza nulla di scritto, che recita il Padre Nostro, istintivo, rivoluzionario, ma che chiede di pregare per lui.

Di Giancarlo Guarino

Giancarlo Guarino è Professore ordinario, fuori ruolo, di Diritto Internazionale presso la Facoltà di Economia dell’Università di Napoli Federico II. Autore di varie pubblicazioni scientifiche, specialmente in tema di autodeterminazione dei popoli, diritto penale internazionale, Palestina e Siria, estradizione e migrazioni. Collabora saltuariamente ad alcuni organi di stampa. È Presidente della Fondazione Arangio-Ruiz per il diritto internazionale, che, tra l’altro, distribuisce borse di studio per dottorati di ricerca e assegni di ricerca nelle Università italiane e straniere. Non ha mai avuto incarichi pubblico/politici, salvo quelli universitari.