Ecco l’identikit di un bergogliano, ma moderato, che ha convinto cardinali progressisti e conservatori, raccordando le due Americhe

 

Il nuovo Papa è il Cardinale Robert Prevost, che ha preso il nome di Leone XIV. Già dato tra i candidati ‘papabili’, è il 267° Pontefice di Santa Romana Chiesa e successore di Papa Francesco, da poco scomparso. Alle 18:08 la fumata bianca. Alle 19:15 l’annuncio dell’’Habemus Papam’ per bocca del cardinale protodiacono, Dominique Mamberti.

Ecco chi è il nuovo Pontefice, il primo americano, di origini italiane, francesi e spagnole, arcivescovo di Chicago, città in cui è nato, missionario in Perù, già Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina.“La pace sia con tutti voi”, le sue prime parole affacciato dalla loggia di San Pietro, ricordando Bergoglio. “Arrivi una pace disarmata e disarmante”, ha dichiarato dal balcone centrale della basilica di San Pietro, lanciando un appello a “costruire ponti”.

Un papa americano è stata a lungo un tabù, dato il grande potere geopolitico esercitato dagli Stati Uniti. Ma Prevost, 69 anni, nato a Chicago, parla correntemente spagnolo, portoghese, italiano e francese. Figlio di papà di origini italiane e francesi e mamma di origini spagnole, rappresenta una novità, incarnando la sintesi tra il Nord e il Sud del continente americano.

Appassionato del tennis – “Mi considero un giocatore dilettante”, minimizza – e amante della lettura, ha due fratelli: Louis Martin e John Jospeh. Dopo il diploma conseguito nel 1973 presso il Seminario Minore dei padri agostiniani, Robert Francis ha ottenuto nel 1977 la laurea in Scienze matematiche e la licenza in filosofia all’Università Villanova a Filadelfia. Il 1° settembre dello stesso anno, a 22 anni, è entrato nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio, a Saint Louis, emettendo i voti solenni il 29 agosto 1981.

Ha studiato presso la Catholic Theological Union di Chicago, diplomandosi in Teologia. All’età di 27 anni è stato inviato dall’Ordine a Roma per studiare diritto canonico presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (l’Angelicum). Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 19 giugno 1982. Ha conseguito la licenza nel 1984, quindi è stato inviato a lavorare nella missione di Chulucanas, a Piura, in Perù, nella diocesi che oggi ha deciso di salutare in un piccolo inciso in spagnolo.

Di personalità riservata, dal 1985 al 1999 è stato in Perù, prima come missionario e poi come arcivescovo. Nel 1987 ha conseguito il Dottorato ed eletto direttore delle vocazioni e direttore delle missioni della Provincia Agostiniana «Madre del Buon Consiglio» di Olympia Fields, in Illinois (USA).

Nel 1988 è stato inviato nella missione di Trujillo come direttore del progetto di formazione comune degli aspiranti agostiniani dei Vicariati di Chulucanas, Iquitos e Apurímac. Lì è stato priore di comunità (1988-1992), direttore della formazione (1988-1998) e insegnante dei professi (1992-1998). Nell’Arcidiocesi di Trujillo è stato vicario giudiziario (1989-1998), professore di Diritto Canonico, Patristica e Morale nel Seminario Maggiore «San Carlos e San Marcelo».

Nel 1999 è stato eletto priore provinciale della Provincia «Madre del Buon Consiglio» (Chicago). Dopo due anni e mezzo, il Capitolo generale ordinario lo ha eletto priore generale, ministero che l’Ordine gli ha nuovamente affidato nel Capitolo generale ordinario del 2007.

Nell’ottobre 2013 è tornato nella sua Provincia (Chicago) per essere insegnante dei professi e vicario provinciale. Francesco lo aveva chiaramente tenuto d’occhio per anni e lo aveva mandato a guidare la diocesi di Chiclayo, in Perù, nel 2014. È il 3 novembre 2014, in cui è diventato amministratore apostolico della Diocesi di Chiclayo (Perù), acquisendo la dignità episcopale di vescovo titolare della Diocesi di Sufar. Il 7 novembre ha preso possesso canonico della Diocesi alla presenza del nunzio apostolico James Patrick Green; è stato ordinato vescovo il 12 dicembre, festa di Nostra Signora di Guadalupe, nella Cattedrale della sua Diocesi. Come motto ha scelto “In illo uno unum”, parole di sant’Agostino, tratte dalI’Esposizione sul Salmo 127 che sottolineano come “malgrado noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno”. Papà Francesco lo ha nominato vescovo di Ayacucho dal 26 settembre 2015. Ha ricoperto tale incarico, insieme a quello di vescovo titolare della Diocesi di Sufar, fino al 2023, quando Francesco lo ha chiamato a Roma per il suo attuale incarico.

Intanto, dal marzo del 2018, è stato secondo vicepresidente del Conferenza episcopale peruviana e, nel 2019, Papa Francesco lo aveva nominato membro della Congregazione per il Clero e, nel 2020, membro della Congregazione per i Vescovi, incaricato di valutare le nomine dei vescovi in ​​tutto il mondo. Il 15 aprile 2020 il Papa lo ha nominato anche Amministratore Apostolico della diocesi di Callao. Il 15 aprile 2020 il Papa lo ha nominato amministratore apostolico della diocesi di Callao.

l 15 aprile 2020 ha ricevuto anche la nomina di amministratore apostolico di Callao, incarico ricoperto fino al 26 maggio 2021. Risalgono a questi anni anche le accuse, sdegnosamente respinte, diffuse dalla testata spagnola infovaticana.com, di aver insabbiato le denunce di abusi sessuali su minori (risalenti agli anni 80 e 90) commessi da sacerdoti che avevano collaborato con lui negli Stati Uniti e in Perù. Per la vicenda statunitense, dopo la condanna da parte della giustizia ordinaria la Chiesa di Chicago aveva presentato pubbliche scuse alle famiglie delle vittime e pagato un risarcimento di 2 milioni di dollari. In relazione al Perù quattro suore avevano accusato due presbiteri di aver abusato di loro quand’erano bambine, di 9 e 13 anni. Dichiarate prescritte dalla giustizia ordinaria le vicende, le religiose aveva presentato denuncia all’autorità ecclesiastica senza che però che l’accusa venisse registrata. Il caso era stato poi portato all’attenzione della stampa cui l’arcivescovado Chiclayo aveva risposto che la denuncia era stata archiviata sulla base del procedimento della giustizia ordinaria, secondo cui non c’erano prove delle accuse nei confronti dei due sacerdoti, uno dei quali era stato comunque trasferito in un’altra diocesi. Per queste incresciose vicende, Prevost, come già detto ha sempre respinto sdegnosamente le accuse.

Nel 2023 ha gestito insieme al segretario di stato Parolin la grana del Cammino sinodale tedesco: un dibattito interno alle diocesi germaniche che stava diventando troppo innovatore, e rischiava di provocare uno scisma. Lo scorso 6 febbraio, Francesco lo ha promosso all’Ordine dei Vescovi, assegnandogli il Titolo della Chiesa Suburbicaria di Albano. Sempre nel 2023, Papa Francesco lo ha creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 30 settembre 2023 della Diaconia di Santa Monica.

Ha sostenuto le riforme del pontefice argentino durante il suo papato, in particolare quelle riguardanti i cambiamenti dell’architettura istituzionale interna.È stato inoltre membro della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. È stato finora membro dei dicasteri per l’Evangelizzazione (sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari), per la Dottrina della Fede (Chiese Orientali), per il Clero, per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, per la Cultura e l’Educazione e per i Testi legislativi. Prevost è anche presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, un incarico che lo mantiene in contatto regolare con la gerarchia cattolica nella parte del mondo che conta ancora il maggior numero di cattolici.

Il Presidente Trump si è subito congratulato con il nuovo Pontefice: “Un onore per il nostro Paese, non vedo l’ora di incontrarlo”. Eppure, Prevost, negli ultimi tempi, ha preso posizione con parole critiche nei confronti di alcune scelte politiche della nuova amministrazione statunitense guidata da Donald Trump, in particolare sui diritti dei migranti. Molto attivo sui social, tre mesi fa, aveva criticato il vicepresidente Usa, JD Vance, sulle politiche anti-migranti. In particolare, condivise un editoriale del National Catholic Reporter (Ncr) critico nei confronti di alcune dichiarazioni del vice presidente Usa: «Jd Vance sbaglia: Gesù non ci chiede di fare la classifica del nostro amore per gli altri». Del resto, Prevost racconta che “i nonni erano tutti immigrati, sono cresciuto in una famiglia molto cattolica”.

«Mi considero ancora missionario. La mia vocazione come quella di ogni cristiano è l’essere missionario, annunciare il Vangelo là dove uno si trova. Certamente la mia vita è molto cambiata: ho la possibilità di servire il Santo Padre, di servire la Chiesa oggi, qui, dalla Curia romana. Una missione molto diversa da quella di prima ma anche una nuova opportunità di vivere una dimensione della mia vita che semplicemente è stata sempre rispondere “sì” quando ti chiedono un servizio»., ha rivelato Prevost, la cui linea è a favore di una Chiesa più aperta, più inclusiva e più vicina ai fedeli. Anche su temi come i cambiamenti climatici o i migranti, sebbene più prudente sulle questioni sociali e sui diritti civili.

«Essere un buon pastore significa essere in grado di accompagnare il popolo di Dio e di vivere vicino a lui, non essere isolato. Papa Francesco lo ha detto chiaramente molte volte. Non vuole vescovi che vivono nei palazzi. Vuole vescovi che vivano in relazione con Dio, con il resto dell’episcopato, con i sacerdoti e soprattutto con il popolo di Dio in un modo che rifletta la compassione e l’amore di Cristo, creando comunità, imparando a vivere ciò che significa essere parte della Chiesa in un modo integrale che include molto ascolto e dialogo», ha invece spiegato al sito augustinianorder.org .

Perché Leone XIV?

La scelta del nome di Leone è probabilmente un segno di continuità con la figura di Leone XIII, Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci, 256esimo vescovo di Roma, che fu Papa dal 1878 al 1903. Si guadagnò l’appellativo di “Papa dei lavoratori” perché, tra le 86 encicliche scritte, quella più famosa divenne la ‘Rerum Novarum’, la pietra angolare della dottrina sociale della Chiesa moderna, affrontando temi come i salari adeguati che rispettino la dignità dei lavoratori.

I primi impegni del nuovo Pontefice

Nei prossimi giorni, officerà la solenne cerimonia di inizio del ministero petrino che si svolgerà sempre nella Basilica di San Pietro. Durante questa celebrazione il Santo Padre, secondo i canoni stabiliti dall’Ordo rituum pro ministerii petrini initio Romae episcopi (ovvero il Rituale per l’inizio del ministero petrino del vescovo di Roma, promulgato da Benedetto XVI) riceverà i simboli papali: il pallio e l’anello piscatorio. Successivamente, visiterà le basiliche di San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore e che si concluderanno con la solenne cerimonia all’Arcibasilica lateranense, in cui avverrà la presa di possesso ufficiale della cattedra e della diocesi di Roma.