‘Extra omnes’ è la locuzione con cui, di fatto inizia il Conclave perché, con essa, si invitano tutti coloro che non fanno parte del collegio elettorale, composto dai cardinali con meno di 80 anni, a uscire dalla Cappella Sistina. Si crea quindi una separazione tra il mondo e lo spazio in cui dovrebbe agire lo Spirito Santo perché si esorcizzano le distrazioni e le tentazioni. Anche per questo, è imposta una disconnessione totale.
Prima dell’’extra omnes’, i cardinali elettori, giunti nel coro della Sistina dopo aver camminato in processione dalla Cappella Paolina cantando il ‘Veni Creator Spiritus’, raggiungono i propri posti – dove si trovano le schede – non senza aver pronunciato il giuramento in cui promettono “osservare fedelmente e scrupolosamente tutte le prescrizioni” in tema di segretezza, imparzialità e terzietà. Al termine del giuramento di ogni singolo cardinale, a pronunciare la formula dell’’extra omnes’ è il Maestro delle Celebrazioni che, dal 2021, è monsignor Diego Ravelli. Solo a quel punto, ogni cardinale si trova di fronte alla scheda su cui apporrà il nome del candidato che ritiene degno.
La formula risalirebbe a Gregorio X che, nella Costituzione apostolica ‘Ubi Periculum’ del 1274, stabilì la clausura dei cardinali per evitare ritardi, tentativi di influenza esterna e corruzioni, che in diversi casi si erano verificati come durante lo stallo che si verificò in seguito alla morte del predecessore di Gregorio X – Clemente IV – quando i cittadini di Viterbo, all’epoca sede papale, rinchiusero letteralmente i cardinali nel Palazzo per costringerli a scegliere il Pontefice dopo 19 mesi di sede vacante. L’uso sistematico della locuzione si deve anche a San Giovanni Paolo II che l’ha codificato nella Costituzione Apostolica ‘Universi Dominici Gregis’ del 1996.