Già da oggi, partirà la campagna di parole, commenti e giudizi su Francesco. Lo vedrete, moltissimi ‘giudizi’ negativi e poi retroscena a non finire, allusioni, condanne. Tra cui, immancabile e certa, la solita ovvietà: ha voluto molte cose, ma non le ha portate a compimento, tipica di chi non comprende che per lui come per Giovanni XXIII, quel che conta è il seme, non il fiore.
Prima che tutto ciò accada, solo due parole di aggiunta all’articoletto di ieri, in cui ho cercato di celebrare, sì celebrare, la sua caratteristica principale e di devastante potenza: ci vorranno decenni penso per comprenderlo appieno. Quella che ieri ho definito ‘normalità’.
Che non è un attributo destinato a diminuire la persona, a diminuirne la potenza e la visione. Normale vuol dire perfino eroico, come eroico è chi vive, magari costretto, una ‘vita normale’, comune … e ce ne vuole di forza!
Non, badate bene, non ‘buon senso’: questo è ciò che politicanti di varia estrazione dicono di volere, di desiderare, di realizzare. Il buon senso di Donald Trump con i dazi folli, il buon senso di Benjamin Netanyahu che combatte i cattivi palestinesi, il buon senso di Vladimir Putin che bombarda e colpisce nonostante si parli di pace, il buon senso di chi impedisce, ignorandoli, a migliaia di poveri disgraziati di attraversare il mare e li lascia affogare o rallenta i soccorsi o li ‘esporta’: oggi tutti gli autori di ciò che ho detto, lo incenseranno, ricorderanno con gioia di averlo conosciuto, andranno compunti al suo funerale. E non lo dico a caso, se è vero come è vero, che il suo primo atto internazionale da Papa è stato di andare a Lampedusa ad onorare i morti … e poi continuare caparbio, dolce ma deciso a predicare conto la morte … non a favore dell’emigrazione, o della guerra, o dell’egoismo … . Ma da uomo normale tra gli uomini normali a predicare contro la morte e «la guerra a pezzi».
Come a predicare, da uomo normale come noi tutti, a predicare la pace, che di nuovo con caparbietà non solo ha difeso (che sarebbe comune), ma ha ‘preteso’, indicando al suo popolo, a tutto il popolo del mondo, a tutti noi, il semplice ma non banale concetto per cui ‘la pace si fa, non si implora’.
E ne ha subìti di ceffoni per queste idee, per questi propositi … non ha porto l’altra guancia, ma ha fatto molto di più: ha proseguito nel suo insegnamento, calmo, sommesso, incrollabile.
Normale, come tantissimi europei e non solo, desiderosi di pace anche perché poco convinti che la guerra in Ucraina sia stata ‘voluta’ da chi viene accusato di averla voluta e che non abbia vie di uscita; normale come chi si rifiuta di credere, nonostante il silenzio imposto da quelli che contano, che alla guerra in Palestina non vi sia rimedio se non la distruzione dei palestinesi – ancora ieri ha condannato il massacro tra gli urli di Netanyahu – e così via, sempre, costante, anche (e non è frequente) per i ‘conflitti marginali’ come quelli in Sudan, in Myanmar, ecc. Senza cedere, perfino quando, la ‘geopolitica’, lo ha obbligato ad abbassare i toni, che, pur più bassi, erano e sono tonanti.
Normale, infine, come chi si trovi a gestire una posizione, un potere e una influenza enormi, e non solo non ne approfitta, ma rivendica la difficoltà del suo lavoro e accetta con un sorriso, solo apparentemente remissivo, di abbracciare e di ascoltare un ex Papa (un rinunciatario! anche un po’ sleale, quando ha attaccato Francesco … alle spalle) che mai per un istante ha cessato di trattarlo con apparente rispetto, ma guardandolo dall’alto in basso. Pur essendo stato proprio Francesco l’unico che abbia avuto il coraggio e l’onestà umana, di affermare che il Metropolita di Mosca sbagliava, pur essendo proprio Francesco accusato di essere (al solito!) filo-Putin, piuttosto che ‘normalmente’ osservatore di una realtà complessa e complessiva non riducibile al tifo da stadio.
Normale, infine, come chi ‘normalmente’ soffre, sbaglia, sceglie, decide con fatica ma non lo nasconde né a sé stesso né agli altri, ma ‘tira avanti’ anzi tira dritto, agendo e pensando da ‘semplice’ uomo.
Perché Francesco è stato per tutti, fedeli e non, cattolici e non, un uomo, pienamente e decisamente tale, semplicemente uomo, fino all’ultimo quando ha continuato a lavorare a dire, a far dire ciò che un uomo dice e fa, pur nella sofferenza, nella difficoltà, nella ostilità … senza mai spogliarsi della sua ‘normalità umana’, perfino con i suoi limiti e le sue cadute: uomo tra gli uomini.
Non saprei elencare molti precedenti, non ne ho la competenza, ma uno, forse almeno uno, c’è stato.