Il Presidente americano, Donald Trump, continua a ribadire la sua fiducia nell’omologo russo, Vladimir Putin, che “farà la sua parte nei negoziati”. Da Mosca, il Cremlino afferma di essere “assolutamente aperto a contatti” col leader USA e “la loro conversazione sarà organizzata molto rapidamente se necessario”.

La comprensione di Trump nei confronti della Russia, che lo avrebbe fatto “infuriare” quando ha messo in discussione la legittimità di Zelensky, non procedendo, al contempo, a far cessare i bombardamenti, stride con il rapporto più controverso che da almeno un mese, dallo scontro avuto con il presidente ucraino alla Casa Bianca, si registra tra Kiev e Washington. Alti e bassi, dove anche gli interessi economici americani sulle terre rare e minerali strategici ucraini hanno un ruolo fondamentale.

Ma se è vero che l’atteggiamento trumpiano nei confronti della Russia e il suo tentativo di imporre una pace hanno infastidito tanto gli europei quanto gli ucraini, è anche vero che è il desiderio di flessibilità strategica quello che l’inquilino della Casa Bianca sta mettendo in atto. Flessibilità strategica, come fa notare Kartik Bommakanti, Senior Fellow con il Programma di Studi Strategici presso la Observer Research Foundation, «consente alle potenze di evitare un fermo allineamento quando mancano di posta in gioco diretta o quando l’esito della guerra rimane incerto. Anche nei casi in cui Washington aveva impegni sanciti in un trattato, ha trattenuto o rimproverato i suoi alleati e in altri casi, Washington è venuta addirittura in aiuto di stati che erano neutrali o non alleati».

Ci sono precedenti storici in cui gli Stati Uniti e persino l’ex Unione Sovietica hanno intercesso per prevenire un conflitto prolungato con il taglio di forniture di armi ai belligeranti. «Un esempio storico più diretto, ma parziale» – ricorda l’analisi dell’ORF – «viene dal subcontinente indiano, che fornirà un po’ di contesto e illuminerà il motivo per cui l’amministrazione Trump sta perseguendo la diplomazia per porre fine al conflitto Ucraina-Russia e diluire il suo impegno nei confronti della NATO. La guerra India-Pakistan del 1965 scoppiò a seguito dell’aggressione pakistana contro l’India. La guerra stessa è stata preceduta da diversi sviluppi chiave come un incontro tra le forze indiane e pakistane nel Rann di Kutch all’inizio del 1965. Più criticamente, il decennio precedente la guerra ha visto il Pakistan aderire a più trattati negli anni ’50, apparentemente per contrastare il comunismo, ma principalmente per rafforzare il suo esercito contro l’India. Questi trattati includevano l’Organizzazione per la difesa del Medio Oriente (MEDO), l’Organizzazione del Trattato centrale (CENTO) e l’Organizzazione del Trattato del Sud-Est asiatico (SEATO). All’inizio di agosto 1965, il Pakistan lanciò l’’Operazione Gibilterra’ quando l’esercito pakistano attraversò la linea del cessate il fuoco in Jammu e Kashmir».

Nel frattempo, prosegue l’analista, «la Repubblica Popolare Cinese (RPC) minacciò di aprire un secondo fronte militare lungo il contestato confine sino-indiano. Gli Stati Uniti chiarirono a Pechino che qualsiasi azione militare da parte della RPC attraverso il confine sino-indiano non sarebbe stata tollerata da Washington e ciò venne reso noto attraverso l’inviato statunitense in Polonia Amb. John M. Cabot durante un incontro con un rappresentante comunista cinese il 14 settembre 1965. Da parte loro, gli Stati Uniti annunciarono un taglio unilaterale delle forniture militari sia al Pakistan che all’India per la guerra che Rawalpindi ha precipitato. Il Pakistan interpretò la sua adesione ai trattati sopra elencati e la continua assistenza militare da parte di Washington come una licenza per attaccare l’India, mentre l’India aveva tutte le ragioni per essere offesa per il taglio di fornitura di armi. Washington vedeva il suo obbligo di trattato nei confronti del Pakistan come solo la lotta contro l’aggressione comunista sovietica o un attacco non provocato da parte dell’India con i pakistani che si opponevano a questo il caso. L’effetto del taglio dell’assistenza militare di Washington è stato sentito più dal Pakistan perché la sua dipendenza da Washington era maggiore che dall’India e ha catalizzato un cessate il fuoco e, alla fine, l’accordo mediato dai sovietici a Tashkent».

Nell’’imporre, con minaccia (divenuta per poco anche realtà) di taglio di aiuti militari e di intelligence, Trump ha contestualmente rimproverato agli europei di spendere poco per la NATO e, dunque, di arrivare quasi al 5% del PIL, pena un annacquamento delle garanzie fornite dall’articolo 5. Proprio come Washington ha interpretato in modo flessibile gli impegni del trattato con il Pakistan negli anni ’60, gli Stati Uniti hanno fatto in modo simile con la NATO e l’Ucraina.

Sebbene Kiev non sia un membro della NATO, ha ricevuto un generoso sostegno militare per tre anni fino a quando Trump ha deciso di minacciare la sua diluizione e reinterpretare le condizioni di sostegno alla NATO. Il sostegno militare di Washington per un partner non-NATO come l’Ucraina è significativo e notevole perché non ci sono esempi di Stati Uniti che estendono tale assistenza a qualsiasi partner non trattato.

Come ha mostrato l’ORF citando l’esempio storico, «mentre l’India neutrale ha subito un taglio degli aiuti militari dagli Stati Uniti a metà degli anni ’60, lo stesso ha subito il Pakistan. Nella stessa guerra, Pechino è stata anche scoraggiata da una risposta militare se è intervenuta per conto del Pakistan, nonostante Nuova Delhi non fosse un alleato del trattato di Washington. Ci sono anche prove aneddotiche che indicano che Washington e Mosca hanno tacitamente colluso per trenare la Cina di Mao contro l’India nella guerra India-Pakistan del 1965. Tre anni prima, durante la guerra sino-indiana del 1962, gli Stati Uniti vennero in aiuto dell’India quando l’India la cercò come non alleato. Quasi un decennio dopo, durante la guerra tra India e Pakistan del 1971, gli Stati Uniti hanno cambiato le parti e si sono “inclinati” a favore del Pakistan, non solo per sostenere un alleato, ma anche per dimostrare la loro credibilità nel loro riavvicinamento emergente con la RPC che l’intero Pakistan non sarebbe stato frammentato da Nuova Delhi».

In sostanza, Washington ha interpretato i suoi impegni nei confronti sia degli alleati che dei non alleati in modo flessibile per influenzare le variabili incidenti sui conflitti in modo da perseguire i propri obiettivi strategici.