“Da una parte, la questione politica: il coinvolgimento diretto delle forze NATO cambierebbe il carattere del conflitto, allargandolo; dall’altra, la questione militare: per imporre una no-fly zone, è necessario sopprimere le difese aeree ostili che sono basate sul terreno in Ucraina e al di fuori dell’Ucraina, con veri e propri attacchi contro il territorio russo e bielorusso”. L’intervista al Professor Cristopher Bluth (University of Bradford)

 

Se c’erano dubbi, oggi sono stati definitivamente dissipati. «Gli alleati sono d’accordo che non dobbiamo avere aerei Nato operativi nello spazio aereo ucraino o truppe Nato nel territorio ucraino» – ha detto il Segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, in conferenza stampa al termine del summit, replicando alla richiesta di no-fly zone avanzata dal governo di Kiev – «Il nostro supporto per l’esercito ucraino è stato cruciale negli anni e ora lo abbiamo aumentato, abbiamo fornito training ed equipaggiamenti sin dal 2014, l’esercito oggi è più forte ed è per questo che ècapace di respingere l’attacco. Noi capiamo la disperazione degli ucraini. Noi abbiamo attuato le più severe sanzioni di sempre, stiamo richiamando Putin a fermare questa guerra, ma abbiamo la responsabilità di prevenire una escalation che vada oltre l’Ucraina».

Del resto, Washington lo aveva già chiarito ieri: «Gli Usa non vogliono una no-fly zone sull’Ucraina. Istituendola, le forze americane dovrebbero poi abbattere aerei russi e questo rischierebbe di causare una guerra immediata e diretta contro Mosca. Comporterebbe un’escalation militare che non vogliamo in questo momento». “Non è agenda di alcun Paese NATO”, ha sottolineato il Premier inglese, Boris Johnson

«Per noi è importante introdurre una no-fly zone» in Ucraina per proteggere i ‘civili’ divenuti bersaglio, aveva affermato parlando dal suo bunker ieri il Presidente ucraino, Volodimyr Zelensky, tornato oggi alla carica, dopo l’attacco alla centrale nucleare di Zhaporizha avvenuto questa notte: “Abbiamo bisogno di una chiusura immediata dei cieli sull’Ucraina, perché questo da solo può garantire che la Russia non colpisca le centrali nucleari”. Anche la Rada, il Parlamento dell’Ucraina, aveva chiesto all’Onu di mediare per porre fine alla guerra e di «introdurre immediatamente una no-fly zone» sul territorio ucraino, l’apertura di corridoi umanitari, la fornitura di assistenza umanitaria alle vittime e ai civili, e l’introduzione di forze di pace sul territorio dell’Ucraina.

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La no-fly zone – dichiarata solitamente su territori teatri di guerra per impedire che le forze aeree possano utilizzare quello spazio e quindi condurre attacchi sulle forze di terra “amiche” – rimanda al divieto a tutti i velivoli non autorizzati di entrare in uno spazio aereo. Approvata dall’ONU, necessita di una Forza Aerea a cui assegnare compito di fare rispettare il dettato ONU. L’unica Forza Aerea capace di assolvere questo compito sarebbe l’Alleanza Atlantica. Nel caso in cui la NATO decidesse effettivamente di imporre una no-fly zone, sarebbe costretta ad usare la propria forza per farla rispettare. Questo implicherebbe il ricorso a caccia e missili terra-aria che dovrebbero ingaggiare duelli con velivoli russi che dovessero entrare nello spazio aereo dell’Ucraina.

Sebbene per gli ucraini possa, sulla carta, costituire un grosso sollievo, visti i bombardamenti che, soprattutto su alcune città come la capitale Kiev, sono incessanti per sostenere l’invasione di terra, in caso di no-fly zone, i russi potrebbero avere problemi, ma, forse, limitati – potrebbero continuare ad utilizzare i missili lanciati da terra, sostengono i critici – rispetto alla posta in gioco: il rischio di una guerra tra la NATO e Mosca. Nel minore dei casi peggiori, ostacolerebbe le trattative.

Inoltre, è opinione diffusa tra i detrattori, che la NATO avrebbe anche difficoltà ad istituire in tempi rapidi una no fly-zone su uno Stato come l’Ucraina, per dimensioni e collocazione geografica. Servirebbero, poi, un gran numero di caccia e missili terra-aria (ancora non schierati).

Peraltro, non esistono numerosi precedenti di no fly-zone. Per la prima volta fu imposta da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna durante la prima guerra del Golfo in Iraq. Fu la NATO, invece, ad istituirla, nel 1993, sulla Bosnia-Erzegovina nel corso della guerra nei Balcani. Sempre la NATO, l’avrebbe creata in Libia nel 2011. Teatri, tuttavia, molto diversi da quello in questione, considerato che l’avversario è, comunque, una potenza nucleare.

Sono motivazioni valide? La NATO fa bene a rifiutare la no-fly zone? L’Alleanza Atlantica potrebbe cambiare idea? Lo abbiamo chiesto a Christoph Bluth, Docente di Relazioni Internazionali e Sicurezza presso la Facoltà di Management, Law and Social Sciences dell’University of Bradford.

Professor Bluth, il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha dichiarato che i cieli “dovevano essere chiusi” – e un giornalista ucraino ha affrontato il primo ministro britannico Boris Johnson in una conferenza stampa chiedendo in lacrime il sostegno occidentale per imporre una no-fly zone su Ucraina – qualcosa che Johnson ha rifiutato a priori. Perché sarebbe importante per gli ucraini una no-fly zone?E, dal punto di vista militare, darebbe un vantaggio alle forze di Kiev?

Una no-fly zone significa in questo caso che non sarebbero consentiti voli da parte di aerei russi. Impedirebbe attacchi aerei contro obiettivi in ​​Ucraina e impedirebbe alla Russia di utilizzare elicotteri per traghettare truppe. Renderebbe le truppe a terra più vulnerabili agli attacchi ucraini.

Tecnicamente, come si fa rispettare una no-fly zone?

Una no-fly zone significa che a tutti gli aerei ostili è impedito di volare. Viene imposto l’uso di aerei da combattimento per costringere gli aerei proibiti a lasciare lo spazio aereo, abbattendoli se necessario e colpire complessi di difesa aerea a terra che potrebbero prendere di mira gli aerei che applicano la no-fly zone. Potrebbe essere necessario prendere di mira basi al di fuori dell’Ucraina per prevenire rinforzi e sopprimere le difese aeree.

Esistono strumenti “spaziali” per garantire una no-fly zone?

Gli strumenti spaziali sono usati per la guida e la ricognizione

La restrizione riguarderebbe sia i voli militari che quelli civili?

Normalmente sì, ma questo spetterebbe al potere che impone la no-fly zone

Lei scrive: “Come ha sottolineato Johnson – una no-fly zone non impedirebbe alla Russia di utilizzare missili per colpire obiettivi in Ucraina. Anche il segretario alla Difesa britannico Ben Wallace si è opposto a una no-fly zone, sulla base del fatto che ciò impedirebbe agli aerei da guerra ucraini di prendere di mira le forze russe a terra. Le argomentazioni tattiche contro una no-fly zone non sono convincenti”. Perché? E come rispondi alle motivazioni di Johnson e Wallace?

È abbastanza ipocrita affermare che una no-fly zone danneggerebbe l’Ucraina perché è chiaramente falso. Il motivo per cui il Regno Unito e la NATO non stanno facendo è limitare i rischi per se stessi. Sebbene una no-fly zone non possa essere applicata contro i missili balistici, può influenzare le operazioni o gli aeromobili, compresi gli elicotteri da combattimento, che svolgono un ruolo importante. Una no fly zone imposta contro la Russia non impedirebbe agli aerei ucraini di volare e prendere di mira le forze di terra russe.

“Gli Usa non vogliono una no-fly zone sull’Ucraina perchè vorrebbe dire che le forze americane dovrebbero poi abbattere aerei russi e questo rischierebbe di causare una guerra immediata e diretta contro la Russia. Comporterebbe un’escalation militare che non vogliamo in questo momento”, ha fatto sapere la Casa Bianca. Lei, infatti, osserva che “Il motivo più fondamentale per cui gli Stati Uniti e gli altri stati della NATO stanno tracciando una linea ferma contro qualsiasi missione di combattimento diretto in Ucraina ha a che fare con i rischi percepiti di un’escalation”. Inoltre, tu affermi che “Per imporre una no-fly zone, oltre a ingaggiare e distruggere aerei russi, sarebbero necessari attacchi alle capacità di difesa aerea russe schierate all’interno dell’Ucraina che colpirebbero anche le forze di terra russe”. Mi puoi spiegare perché ci sono rischi di escalation e come un’escalation potrebbe avvenire?

Ci sono questioni politiche e militari. La questione politica è che il coinvolgimento diretto delle forze NATO cambierebbe il carattere del conflitto e la Russia potrebbe sentire il bisogno di attaccare le forze NATO in cambio, il che amplierebbe e intensificherebbe il conflitto. La questione militare è che per imporre una no-fly zone, è necessario sopprimere le difese aeree ostili che sono basate sul terreno in Ucraina e al di fuori dell’Ucraina e quindi comporterebbe veri e propri attacchi contro il territorio russo e bielorusso, allargando il conflitto.

Lei sostiene che “la deterrenza nucleare sta funzionando, sta scoraggiando la NATO, poiché i leader occidentali non sono sicuri della razionalità della leadership russa”. La deterrenza nucleare russa aiuta a spiegare il rifiuto della NATO ad imporre una no-fly zone sull’Ucraina?

Apparentemente, perché i leader occidentali sono molto consapevoli del potenziale rischio di un’escalation nucleare.

Lei osserva che “Non c’è dubbio che l’aviazione russa abbia risorse e capacità di gran lunga maggiori rispetto all’aviazione ucraina. Con sorpresa di molti, la Russia finora non è riuscita a stabilire la superiorità aerea e lo spazio aereo dell’Ucraina rimane contestato”. Lei cosa pensa? Perché l’aviazione russa non ha dato una gran prova di sé?

Nessuno conosce la risposta a questo. Potrebbe essere dovuto alla mancanza di munizioni a guida di precisione, alle difficoltà di de-conflitto (evitando il fuoco amico dei missili antiaerei russi a terra) e alla mancanza di esperienza di volo da parte dei piloti russi possono essere fattori.

Si è parlato di oltre 300 aerei schierati da Mosca per le operazioni in Ucraina. Ma che di quale tipologia di sono?

Per lo più Su-30 e SU-35, caccia equipaggiati in grado di attaccare bersagli a terra.

Una no-fly zone, in questo momento, creerebbe un problema alle forze aeree di Mosca?

Sì, ma sarebbe difficile da applicare a causa dell’enorme numero di aerei che Mosca può schierare e comporterebbe combattimenti aerei molto pesanti da sostenere per un periodo di tempo più lungo.

Dal punto di vista delle forze aeree, in che condizioni si trova l’Ucraina?

La risposta è sconosciuta

Su quali aerei da combattimento può contare la NATO in questa crisi?

Gli aerei da combattimento statunitensi di quinta generazione, l’F-22 e l’F-35, sono una generazione avanti rispetto ai più avanzati aerei russi. Ci sono anche i Tornado, F-15, F-16 ecc. Questi sono tutti in grado di trasportare testate nucleari, Ci sono anche i bombardieri come il B-59

Ci sono jet da combattimento dotati di armi nucleari tra i velivoli schierati dalla NATO e dalla Russia?

Non si sa, ma la NATO non è ancora coinvolta. I combattenti russi probabilmente non stanno trasportando munizioni nucleari in questo momento.

I rischi di scontri “esistono” – ha detto il viceministro degli Esteri russo Alexander Grushko – “Nessuno può garantire che non ci saranno incidenti”. Sono possibili incidenti, soprattutto lungo il confine NATO-Ucraina?

Sì, combattimenti intensi in una regione di confine possono sempre estendersi oltre confine.

Le Forze armate svedesi hanno riferito ieri che quattro caccia russi, due SU-27 e due SU-24, hanno violato lo spazio aereo della Svezia nei pressi dell’isola di Gotland, sul Mar Baltico. Che ne pensi?

È un gesto minaccioso, anche se la Russia non ha intenzione di attaccare la Svezia.

Mercoledì sera, un Mig 21 LanceR e un elicottero Iar 330 Puma rumeni sarebbero precipitati a causa delle ‘condizioni atmosferiche’. È tutto chiaro?

Non si sa.

Lei ritiene “importante chiarire che (per i Paesi NATO) una no-fly zone sull’Ucraina è una proposta diversa rispetto ad altri conflitti, come quelli in Iraq e in Siria”. Perché?

L’Iraq e la Siria avevano aeroplani più vecchi, meno aeroplani e per una difesa aerea così sofisticata, non potevano competere con la NATO

Lei afferma che “le sanzioni economiche non producono i risultati sperati, se i combattimenti si intensificano e un gran numero di civili ucraini viene ucciso e il governo cade, potrebbe crescere la pressione pubblica sui paesi occidentali affinché intraprendano azioni più decisive”. Una di queste azioni, secondo te, potrebbe essere la creazione di una no-fly zone, anche correndo il rischio di una guerra? L’opinione pubblica dei Paesi NATO accetterebbe il rischio?

Finora no, ma dipende dagli eventi. Se un reattore nucleare diventa critico, per qualche ragione o esempio, o ci sono massacri di civili su larga scala, il sentimento pubblico potrebbe cambiare.

La Rada, il parlamento dell’Ucraina, ha chiesto all’Onu di mediare «introdurre immediatamente una no-fly zone». Una no-fly zone chiesta dall’ONU potrebbe essere una soluzione più realizzabile e meno rischiosa?

No, l’ONU non ha forze per attuarlo e spetterebbe ai paesi della NATO attuarlo anche se messo in atto dall’ONU.

“Il ministro dell’Energia ucraino Herman Halushchenko ha chiesto un intervento urgente della NATO dopo l’attacco russo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. “Chiediamo non solo una valutazione professionale di quanto sta accadendo, ma un intervento reale con le misure più dure, anche dalla NATO e dai Paesi che hanno armi nucleari”, ha scritto su Facebook. Citato dal Kyiv Independent, Halushchenko ha affermato che “rischiamo un disastro nucleare”. “Abbiamo bisogno di una chiusura immediata dei cieli sull’Ucraina, perché questo da solo può garantire che la Russia non colpisca le centrali nucleari”. Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, citato da Ukrainska Pravda, dopo l’attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Una no-fly zone della NATO aiuterebbe a evitare attacchi alle centrali nucleari? E, dopo stanotte, una no-fly zone NATO è rimane impossibile? 

Finora gli stessi reattori nucleari non sono interessati. Sembra che i russi stiano cercando di chiudere le operazioni in sicurezza. Ciò ridurrebbe del 20% l’energia elettrica disponibile in Ucraina. Se c’è il rischio di contaminazione o di tracollo anche allora la situazione forse cambierà.