Gli Stati Uniti hanno sospeso i colloqui con la Russia sul futuro del controllo degli armamenti e della stabilità strategica, tavolo di dialogo sul quale esplorare l’aggiornamento del New START, che limita le armi nucleari statunitensi e russe

 

La guerra in Ucraina piomba sul nucleare. Venerdì 25 febbraio tra gli addetti ai lavori della sicurezza nazionale USA si è diffusa la notizia che gli Stati Uniti hanno sospeso i colloqui con la Russia sul futuro del controllo degli armamenti e della stabilità strategica. Un tavolo di dialogo, quello,sul quale esplorare ciò che dovrebbe essere coperto in un accordo successivo dopo che New START, che limita le armi nucleari statunitensi e russe a lungo raggio, scadrà (dopo già essere stato prorogato nel 2021) nel febbraio 2026.

Il trattato New START, firmato nel 2010, dagli allora presidenti russo Dmitry Medvedev e statunitense Barack Obama, limita ogni Paese a non più di 1.550 testate nucleari dispiegate e 700 missili e bombardieri schierati e prevede ispezioni in loco per verificarne la conformità.
Nei colloqui ora sospesi -guidati dal vicesegretario di Stato americano Wendy Sherman e dal viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov-, «le due parti hanno finora individuato posizioni completamente diverse nelle discussioni», rileva ‘The Wall Street Journal‘. «Gli Stati Uniti hanno affermato che un futuro accordo dovrebbe coprire tutte le armi nucleari e la Russia ha replicato con una proposta secondo cui gli Stati Uniti dovrebbero ritirare le loro armi nucleari dall’Europa».

La mossa dell’Amministrazione Biden è arrivata a poco meno di 24 ore dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e da una dichiarazione del Presidente russo Vladimir Putin, nel corso del discorso di pre-invasione di giovedì 24 febbraio, che ha stupito e allarmato. «Per quanto riguarda gli affari militari, anche dopo lo scioglimento dell’URSS e la perdita di una parte considerevole delle sue capacità, la Russia di oggi rimane uno degli Stati nucleari più potenti», ha detto Putin. «Inoltre, ha un certo vantaggio in diverse armi all’avanguardia. In questo contesto, nessuno dovrebbe dubitare che qualsiasi potenziale aggressore dovrà affrontare la sconfitta e le conseguenze infauste se dovesse attaccare direttamente il nostro Paese».
Poche ore dopo, poi, l’ex Presidente Dmitry Medvedev, ora vice capo del Consiglio di sicurezza russo presieduto da Putin, commentando le sanzioni occidentali con tono sarcastico e gradasso, ha detto che Mosca potrebbe rispondere alle sanzioni occidentali rinunciando all’ultimo accordo sulle armi nucleari con gli Stati Uniti, il New START, appunto.

Con la sua dichiarazione, Putin ha messo in gioco la possibilità che gli attuali combattimenti in Ucraina possano eventualmente diventare uno scontro diretto tra Russia e Stati Uniti, nel contesto del quale il rischio sarebbe atomico, ovvero un conflitto atomico tra Russia e Stati Uniti. Medvedev, sarcastico quanto si vuole, ha sostanzialmente sottolineato e avvertito che la rinuncia all’accordo rimuoverebbe qualsiasi controllo sulle forze nucleari statunitensi e russe,sollevando nuove minacce alla sicurezza globale.

La decisione, afferma ‘Foreign Policy‘, «interrompe un’importante priorità di politica estera dell’Amministrazione Biden per rilanciare i colloqui sul controllo degli armamenti». Poco dopo l’insediamento, Biden ha avviato un ‘dialogo strategico sulla stabilità’ con la Russia, «con l’obiettivo di finalizzare un nuovo accordo strategico sul controllo degli armamenti e perseguire nuove possibilità di negoziati su attacchi informatici e tecnologie nucleari all’avanguardia». Ora quel dialogo è stato completamente interrotto. E tale interruzione, avverte ‘Foreign Policy‘, «potrebbe avere un significato smisurato» dopo le dichiarazioni di giovedì di Putin, «sebbene i funzionari occidentali avvertano che ogni possibilità di un’escalation nucleare sull’invasione russa rimane molto remota».

Si fa notare che la mossa non è senza precedenti. «Dopo che la Russia ha annesso la Crimea dall’Ucraina e ha lanciato un’invasione nella regione ucraina del Donbass, nel 2014, l’Amministrazione Obama ha sospeso la maggior parte dei dialoghi sul controllo degli armamenti con la Russia, sebbene abbia continuato a lavorare con i diplomatici russi» in altre aree collegate, quali l’accordo nucleare iraniano, lo stesso START, l’eliminazione delle armi chimiche siriane.

«Nel 2019, sotto l’allora Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, gli Stati Uniti si sono formalmente ritirati da un trattato dell’era della Guerra Fredda con la Russia per eliminare le forze nucleari a raggio intermedio (INF) che potevano colpire tra un raggio di circa 310 e 3.400 miglia, accusando la Russia di aver violato il trattato testando e dispiegando sistemi missilistici vietati dal trattato». Mossa criticata perchè secondo gli esperti in questo modo Trump rischiava di smantellare un importante regime di controllo degli armamenti prima di esaurire tutte le strade per salvare il trattato.
«Dopo essere entrato in carica, Biden ha promesso di invertire le politiche di controllo degli armamenti dell’era Trump e di rilanciare i colloqui sugli armamenti con Mosca su una varietà di sistemi d’arma.
Pochi giorni dopo l’inaugurazione, Biden ha riautorizzato il Nuovo Trattato START, che limita il numero di missili nucleari strategici che entrambe le parti possono possedere, come missili balistici schierati e bombardieri strategici, testate e tubi missilistici. Tale accordo copre gli arsenali di entrambi i Paesi fino al 2026, ma non include i nuovi sistemi di armi nucleari della Russia svelati per la prima volta da Putin nel 2018, come i missili da crociera a propulsione nucleare, i missili balistici lanciati dall’aria e i veicoli subacquei, che vantano tutti una portata oltre i nuovi limiti di START».

L’importanza della decisione americana appare in tutta la sua portata se si tiene presente che la crisi ucraina di fatto è una crisi sulla riscrittura della sicurezza europea nel dopo post-Guerra Fredda, nel contesto della quale proprio il nucleare è centrale.
Foreign Policy‘ a questo proposito ricorda, tra l’altro, che la Russia si è «lamentata più volte delle difese missilistiche statunitensi in Europa, come i siti per le batterie Aegis Ashore in Romania che saranno presto attive in Polonia, temendo che possano essere convertite per lanciare armi offensive contro la Russia».

Daryl Kimball, direttore esecutivo della Arms Control Association, in un editoriale del 24 febbraio, ha ricordato che il circolo vizioso di sfiducia tra Russia e Occidente negli ultimi anni è stato esacerbato dalla perdita, per negligenza, non conformità o ritiro definitivo, di importanti accordi sul controllo degli armamenti convenzionali e nucleari che avevano contribuito a porre fine alla Guerra Fredda, quali il Trattato sulle forze convenzionali in Europa , progettato per prevenire importanti accumuli di forze nel continente; il Trattato sui Cieli Aperti , che ha fornito trasparenza sulle capacità e sui movimenti militari; il Trattato sui missili anti-balistici , progettato per prevenire una corsa agli armamenti di difesa-offesa senza vincoli; e il Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio , che ha ridotto il pericolo di una guerra nucleare in Europa. Kimball ha poi affermato: «Sebbene il regime di Putin debba ora subire l’isolamento internazionale, i leader statunitensi e russi alla fine devono cercare di riprendere i colloqui attraverso il loro dialogo strategico sulla sicurezza in stallo per disinnescare le più ampie tensioni NATO-Russia e mantenere misure di controllo degli armamenti di buon senso per prevenire una corsa agli armamenti a tutto campo». «A lungo termine, i leader statunitensi, russi ed europei, e il loro popolo, non possono perdere di vista il fatto che la guerra e la minaccia di una guerra nucleare sono i nemici comuni. La Russia e l’Occidente hanno interesse a stringere accordi che riducano ulteriormente le forze nucleari strategiche gonfie, regolino gli arsenali nucleari ‘campi di battaglia’ a corto raggio e fissino limiti alle difese missilistiche a lungo raggio prima della scadenza dell’ultimo accordo rimanente sul controllo degli armamenti nucleari, il Nuovo START, all’inizio del 2026. Altrimenti, la prossima resa dei conti sarà ancora più rischiosa».

Hans M. Kristensen, direttore del Nuclear Information Project della Federation of American Scientists (FAS) di Washington, e Matt Korda, Senior Research Associate e Project Manager dello stesso centro, in un dettagliato rapporto sulle armi nucleari in mano alla Russia, esaminando il programma di modernizzazione della Russia inteso a sostituire la maggior parte delle armi dell’era sovietica entro la metà degli anni 2020, introducendo nuovi tipi di armi, ci dà una misura di quel che da parte di Mosca c’è schierato quando sinteticamente affermano che «l‘arsenale nucleare russo, comprende una scorta di circa 4.477 testate. Di queste, circa 1.588 testate strategiche sono schierate su missili balistici e basi di bombardieri pesanti, mentre circa 977 testate strategiche aggiuntive, insieme a 1.912 non strategiche, sono tenute in riserva».