La sua eredità è “la promozione della democrazia in Europa nelle sue varie forme, attraverso tutti i meccanismi politici e istituzionali, in modo tale da riconnettere i cittadini al progetto europeo. Non deve mancare anche l’impegno politico a mantenere un Parlamento europeo unito, che possa essere un pungolo rispetto alle altre istituzioni dell’UE”. Intervista a Nicoletta Pirozzi (IAI)

 

Democrazia, europeismo, libertà, diritti, uguaglianza, dialogo, rispetto delle istituzioni, dedizione, senso del dovere, impegno, fatica, coraggio: tutto questo e molto altro è David Sassoli, il Presidente del Parlamento europeo scomparso questa notte al Centro di riferimento oncologico di Aviano, in seguito ad un ricovero per una grave complicanza legata ad una disfunzione del sistema immunitario. Del resto, «cuore e ambizione», erano state le ultime parole del suo discorso d’insediamento allo scranno più alto dell’assise di Bruxelles, in cui ricordava la necessità di «mettere le ragioni della lotta politica al servizio dei cittadini, ascoltandone i desideri, le paure, le necessità».

La sua eredità è senz’altro pesante. Basta vedere l’applauso caloroso tributatogli dai dipendenti del Parlamento europeo, oltre che i messaggi di cordoglio, di sconforto e di ringraziamento che oggi si sono moltiplicati da parte della gente comune, ma anche dei grandi capi di Stato, europei (italiano in primis) e non solo, oltre che dei vertici dell’Unione Europea. Secondo il Presidente della Repubblica italiano, Sergio Mattarella, “la sua morte apre un vuoto nelle file di coloro che hanno creduto e costruito un’Europa di pace”.

Il Premier Mario Draghi ha ricordato Sassoli in aula alla Camera come “una voce attenta e autorevole”. “I primi ricordi che vengono in mente di David Sassoli sono il garbo, l’umanità, l’altruismo. La passione per la professione giornalistica, che lo ha reso uno dei volti più noti e amati fra tutti gli Italiani. Lo spirito civico e la capacità di ascolto, che lo hanno guidato nel suo percorso politico, e lo hanno fatto rispettare tanto dai compagni di partito quanto dagli avversari”, ha detto il premier Mario Draghi in Aula alla Camera. “Voglio ricordare Sassoli soprattutto come uomo a servizio dell’Europa, delle sue istituzioni, dei suoi cittadini”, ha aggiunto il premier, “Da Presidente del Parlamento Europeo, la sua rara capacità di combinare idealismo e mediazione lo ha reso protagonista di uno dei periodi più difficili della storia recente. Una voce attenta e autorevole, a difesa dei valori europei e dei diritti dei più deboli”. “Nei suoi discorsi Sassoli ha disegnato la sua Europa: rappresentativa, efficace, solidale. È in Parlamento, che l’Europa cresce e si rafforza”. 

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“Le parole che non avrei mai voluto pronunciare. Per un amico unico, persona di straordinaria generosità, appassionato europeista. Per un uomo di visione e principi, teorizzati e praticati. Che cercheremo di portare avanti. Sapendo che non saremo all’altezza. #AddioDavid #Sassoli”, ha scritto su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta.

Anche la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen non ha fatto mancare il suo ricordo: “Sono profondamente rattristata dalla morte di un grande europeo e italiano. David Sassoli è stato un giornalista appassionato, uno straordinario Presidente del Parlamento europeo e soprattutto un caro amico. I miei pensieri vanno alla sua famiglia. Riposa in pace, caro David”, ha scritto sui Twitter prima di apparire in un messaggio video dello stesso tenore.  “Il suo calore umano, la sua generosità, la sua convivialità e il suo sorriso ci mancano già”, ha scritto su Twitter il Presidente del Consiglio Ue, Charles Michel. “David Sassoli ci ha lasciato. Una notizia terribile per tutti noi in Italia e in Europa. Ricorderemo la tua figura di leader democratico ed europeista. Eri un uomo limpido, generoso, allegro, popolare. Un abbraccio alla famiglia. Riposa in pace”, è il ricordo del commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni.

“È con grande dolore che annunciamo la scomparsa del Presidente David Sassoli. Le nostre più sentite condoglianze vanno alla sua famiglia e a tutti coloro che hanno avuto il piacere di lavorare con lui e di conoscerlo”, ha scritto su twitter il portavoce del Parlamento europeo, Jaume Duch. “Sono profondamente rattristata dalla scomparsa del Presidente David Sassoli. David era devoto all’Europa e ha sempre messo le persone al primo posto. Il mio pensiero va alla famiglia, agli amici e ai colleghi mentre piangiamo questa grande perdita”, ha ricordato su Twitter Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea.

“La morte del collega e amico David mi lascia sgomento e profondamente costernato. Con lui se ne va un Grande Presidente sia sotto il profilo politico che umano. Esprimo con affetto vicinanza alla sua famiglia. Riposa in pace David”, ha sottolineato il vicepresidente del Partito popolare europeo ed ex Presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani. “Sono profondamente addolorato per la scomparsa del Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. Abbiamo perso un devoto e convinto europeo. Sono stato onorato di lavorare con lui e il suo team sul bilancio Ue e il Next Generation Eu, dove i suoi ideali e principi sono molto presenti. Le mie più sincere condoglianze alla famiglia”, ha affermato il commissario europeo al Bilancio, Johannes Hahn. “Siamo estremamente tristi e scioccati per la scomparsa del presidente David Sassoli. Siamo senza parole. Era un vero ambasciatore europeo appassionato di un’Europa più unita e sociale”, ha precisato su Twitter il capogruppo del Partito popolare europeo all’Eurocamera, Manfred Weber.

“Che triste notizia la scomparsa del presidente Sassoli” – ha scritto su Twitter il premier spagnolo, Pedro Sánchez– “un amico progressista” e “un grande difensore dei valori europei”. “Tutto il mio affetto per la famiglia e gli amici di David”, ha concluso in italiano. “Profondamente rattristato per la morte di David Sassoli, presidente del Parlamento europeo. Un combattente dell’Europa, un difensore sincero e coraggioso della democrazia e dei valori della nostra Unione”, sono le parole del segretario di Stato francese agli affari europei, Clément Beaune. Il Segretario generale dell’Alleanza transatlantica, Jens Stoltenberg: ”Addolorato di apprendere della morte del Presidente del parlamento europeo, David Sassoli, una voce forte per la democrazia e la cooperazione UE-NATO. Le mie più sentite condoglianze ai suoi cari, al Parlamento europeo e all’intera famiglia dell’Ue”.

Ma chi era David Sassoli? Figlio di partigiano e nato a Firenze il 30 maggio 1956, di giornalismo si appassiona fin da giovanissimo anche perché è la professione paterna. Giornalista professionista dal 1986, lavora al quotidiano Il Tempo, all’agenzia di stampa Asca, nella redazione romana de Il Giorno, e poi e’ stato assunto in Rai nel 1992, dove diventerà noto mezzobusto del TG1, di cui assumerà la vicedirezione dal 2006 al 2009. Prima, sempre nel servizio pubblico, è inviato speciale del TG3 di Sandro Curziper i fatti di mafia e criminalità organizzata, poi collaboratore di Santoroper ‘Il Rosso e il Nero’. Nel 2004 viene eletto presidente dell’associazione della Stampa Romana e, negli stessi anni, fonda ‘Articolo 21’.

La sua formazione politica inizia, invece,  frequentando da giovane gli ambienti dello scoutismo – Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani – poi nella Rosa Bianca, associazione di cultura politica che riuniva gruppi di giovani provenienti dall’associazionismo cattolico. Estimatore di Giorgio La Pira, si forma nell’ambito del cattolicesimo progressista romano, dove figurano, tra gli altri, Aldo Moro e Pietro Scoppola. Negli anni ’80 partecipa all’esperienza della Lega Democratica, un gruppo di riflessione politica animato da intellettuali quali Achille Ardigò, Paolo Prodi, Roberto Ruffilli, Pietro Scoppola. Nel 2009, Sassoli entra in politica e lo fa aderendo al neonato Partito democratico– allora guidato da Walter Veltroni – con il quale è eletto, nella VII legislatura, membro del Parlamento europeo nella circoscrizione per il centro Italia con oltre 400 mila voti. Assume, quindi, la guida della delegazione Pd all’interno dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici.

Nel 2014, viene rieletto eurodeputato e vicepresidente del Parlamento con l’incarico di responsabile del bilancio e della regione del Mediterraneo. Durante il suo secondo mandato, diviene anche membro della commissione Trasporti del Parlamento, dove si occupa della riforma ferroviaria europea e del Cielo Unico europeo. Ricandidatosi al voto del 26 maggio 2019 nella circoscrizione dell’Italia centrale e viene nuovamente rieletto con 128.533 voti. Il 3 luglio 2019 viene eletto presidente del Parlamento europeo, il settimo italiano a ricoprire questa carica, con 345 voti al secondo scrutinio. Il 15 dicembre scorso, a un mese dalla scadenza del mandato, aveva annunciato la rinuncia alla ricandidatura alla presidenza del Parlamento europeo per “non dividere la maggioranza europeista”.

Nel mezzo, in questi due anni e mezzo, Sassoli presiede l’Europarlamento in uno dei momenti più drammatici del Dopoguerra: la crisi sanitaria ed economica della pandemia di Covid-19. Mesi di lavoro continuo e trattative estenuanti – Sassoli parlava del «formato Conclave di Viterbo» a proposito delle tre notti in cui i capi di Stato e di governo discussero nel palazzo del Consiglio il Recovery Fund – che avrebbe portato al Next Generation EU, un seme dell’auspicato rilancio del processo di integrazione europea che il Presidente dell’Europarlamento ha sempre coraggiosamente invocato.

“E’ grande il vuoto che lascia David Sassoli. Politico appassionato, leale, intelligente, capace di conciliare due doti difficilmente compatibili in politica: serenità e fermezza nei principi. E prima ancora è stato un giornalista di rango. Ha dedicato la sua attività alla difesa dei diritti umani, dei più fragili, al contrasto delle disuguaglianze e delle disparità. Un europeista autentico che ha ricoperto con equilibrio il ruolo di Presidente del Parlamento europeo”, è ritratto di Sassoli fatto da Romano Prodi, ex Premier ed ex Presidente della Commissione europea.

L’arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Zuppi– che aveva frequentato, con Sassoli, il liceo classico romano Virgilio – celebrerà i funerali del Presidente del Parlamento europeo, venerdì 14 gennaio alle 12, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli in piazza della Repubblica a Roma. Premesse le dovute e sentite condoglianze alla famiglia (alla moglie Alessandra ed ai figli Livia e Giulio), con Nicoletta Pirozzi, Responsabile del programma ‘Ue, politica e istituzioni’ dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), abbiamo provato a rendere omaggio all’europeismo e all’attività europea di David Sassoli, mettendone in luce il ruolo cruciale per l’UE, ma anche per l’Italia.

Dott.ssa Pirozzi, che ricordo conserva del Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, prematuramente scomparso questa notte? L’aveva conosciuto? E che impressione Le aveva fatto?

Sì, lo avevo conosciuto, molti anni fa: ci incontrammo nel 2009, in occasione di un evento incentrato sulla crisi economico-finanziaria che, in quei mesi, l’Europa stava attraversando. Devo dire che mi aveva colpito da subito perché era un politico che aveva questa rara combinazione di essere capace di comunicare in maniera efficace e diretta e di farlo in maniera empatica. Univa la capacità di comprensione dell’altro con la chiarezza dell’esposizione delle sue idee.

Quindi, l’ha conosciuto poco dopo essere stato eletto, per la prima volta, al Parlamento europeo?

Esatto.

Già in quella prima fase di attività politica in Europa, si avvertono i semi di quanto si vedrà negli ultimi suoi due anni di vita, alla Presidenza dell’Europarlamento?

Sì, era un uomo molto impegnato e molto convinto del suo ruolo al Parlamento europeo. Anche questo è un aspetto che non va dato per scontato in quanto, per molti, non è mai sentita come la prima casa. Anzi, molti politici arrivano al Parlamento europeo perché si sono chiuse altre strade. Lui, invece, aveva una convinzione europeista e un rispetto per le istituzioni europee molto forte.

Dovendo definire l’europeismo di David Sassoli, quali aggettivi utilizzerebbe? Pragmatico, realistico, concreto, non retorico?

Sì, direi che era una persona concreta, convinta di un europeismo molto attento agli aspetti sociali e alla promozione dei diritti. E questo funzionava molto perché non era un europeismo sterile o prettamente istituzionale oppure ancora economicista. Era molto sensibile al coinvolgimento dei cittadini, alla tutela dei diritti e questo, ovviamente, connetteva le istituzioni con le persone.

In sostanza, anche da Presidente dell’Europarlamento, si è dimostrato grande sostenitore di un’Europa più vicina ai cittadini, più al loro servizio di quanto non lo fosse stata in passato?

Assolutamente sì, questo era un aspetto fondamentale. Sicuramente, lo aveva anche molto aiutato la sua precedente esperienza professionale da giornalista che gli impediva di nascondersi nel politichese.

In altri termini, trasparenza. Come da Lei prima ricordato, era molto radicato in lui il rispetto per le istituzioni europee, ma, soprattutto, per il Parlamento. Perché? E concorda con chi sostiene che la sua Presidenza ha provato a rilanciare il ruolo istituzionale del Parlamento, in modo tale da fargli acquisire quella centralità che aveva progressivamente perso (se mai l’ha avuta), soffocato dall’esorbitante attività di Commissione e Consiglio europeo?

Questo è senz’altro vero, soprattutto da quando ne era divenuto Presidente. Ma lo aveva dimostrato in diverse occasioni: a parte l’esperienza drammatica della pandemia, c’era anche un periodo in cui le istituzioni europee inter-governative – il Consiglio europeo con il ruolo degli esecutivi nazionali, da una parte, e la Commissione europea, dall’altra, con una serie di iniziative – avevano un po’ preso il sopravvento. Invece, Sassoli è riuscito a rimettere il Parlamento europeo al centro, quantomeno, del dibattito politico europeo. E l’ha fatto sicuramente nella risposta data alla pandemia con il Next Generation EU e con l’approvazione del bilancio pluriennale: in entrambi i casi, si è visto un Parlamento europeo molto propositivo e molto presente rispetto alle altre istituzioni.

“Credo che aver tenuto il Parlamento europeo aperto” durante la pandemia “e non aver fatto mancare nessuna misura ai nostri cittadini sia stato il risultato di cui sono più fiero” – rivendicava Sassoli in conclusione della conferenza stampa del 16 dicembre scorso dopo essere intervenuto al suo ultimo Consiglio europeo – “Siamo stati l’unico Parlamento nel mondo a trovare meccanismi di lavoro in remoto. Molto difficili perché abbiamo sempre la necessità di rispettare le nostre regole, i nostri regolamenti, di non andare a finire davanti alla Corte”. Possiamo, dunque, affermare che l’Europarlamento guidato da Sassoli è stato centrale nella gestione europea della pandemia e che, forse, senza la sua tenace Presidenza, l’Europa non sarebbe stata altrettanto reattiva?

Sicuramente è stata cruciale la sua scelta di tenere il Parlamento europeo aperto e funzionante, e di farlo anche in maniera intelligente, ricorrendo alle procedure del voto elettronico o alle riunioni da remoto. Ricordo, inoltre, che c’erano stati anche forti scontri, all’interno del Parlamento UE, con il governo francese che premeva per una riapertura in presenza, anche se non ce ne erano le condizioni o con molti parlamentari che erano contrari al voto da remoto. Insomma, ha dovuto tenere a bada tutta una serie di tensioni sia interne che politiche con i governi. Questo ha, tuttavia, permesso al Parlamento europeo di rimanere un protagonista della scena politica europea, anche se il ruolo di altre istituzioni come il Consiglio europeo e la Commissione europea è stato esorbitante rispetto al passato.

Con Sassoli Presidente, in nome della considerazione della politica quale ricerca del compromesso e del dialogo, il Parlamento europeo ha svolto anche un ruolo mediatore tra le varie istituzioni?

Diciamo che Sassoli ha interpretato in maniera ancora più convinta un ruolo dell’Europarlamento che vediamo da qualche anno, ovvero quello del ‘rilancio’: se la Commissione propone un atteggiamento pragmatico e le istituzioni Inter-governative sono sempre state molto caute – in certi casi, si è arrivati, addirittura, allo stallo il Parlamento europeo ha assunto questa funzione di ‘pungolo’ e, soprattutto, di capacità di visione che altre istituzioni europee non potevano permettersi. Perciò, anche sul tema del rispetto dello Stato di diritto da parte di Polonia e Ungheria, il Parlamento europeo ha preso una posizione anche più estrema di quella della Commissione europea, che, invece, inizialmente, aveva mostrato un atteggiamento più cauto, di mediazione. Anche sulla Conferenza sul futuro dell’Europa e sul coinvolgimento dei cittadini perché questa portasse ad una riforma dei Trattati, il Parlamento europeo si è espresso in maniera molto forte rispetto ad altre istituzioni, che invece erano state più caute.

“Riformare l’Europa è un dovere”, sosteneva il Presidente dell’Europarlamento che, da europeista convinto, ma obiettivo, era ben conscio dei difetti e delle lacune dell’attuale costruzione UE. ‘Rilancio-Potenza-Appartenenza’ era la triade su cui, secondo lui, doveva essere incardinato il rilancio dell’UE. Soprattutto, in tempo di pandemia, aveva ribadito che fosse giunto il momento “di dare il potere di iniziativa del Parlamento, tema che “non può essere rinviato” perché è ora di “vedere una istituzione come quella del Parlamento europeo nella piena capacità anche di proporre e di fare proposte è fondamentale”. Era, dunque, questo, secondo il Presidente Sassoli, uno dei primi passi necessari per dare un nuovo volto all’Europa?

Sì, da una parte ampliare il ruolo del Parlamento europeo come unica istituzione eletta direttamente dai cittadini – il pilastro della rappresentanza democratica dell’Unione – in modo tale da fargli assumere un ruolo ancor più centrale, anche coinvolgendo i cittadini, per esempio, nella Conferenza sul futuro dell’Europa; dall’altra, facendo fare all’Europa dei passi in avanti e, quindi, delle riforme che implicano una revisione dei Trattati.

A questo riguardo, va detto che, a fronte del recente duro scontro scoppiato tra Polonia e Ungheria, da una parte, e UE, dall’altra, soprattutto in tema di rispetto dello Stato di diritto, collegato al trasferimento dei fondi del Next Generation EU, Sassoli – e il Parlamento europeo – avevano assunto una posizione netta, che nasceva dalla forte percezione che l’Europa può sopravvivere solo a condizione di non rinunciare ai valori di democrazia e libertà su cui è stata fondata, è corretto?

Sì, era molto forte in lui questa considerazione dell’Europa quale comunità di valori, convinzione che penso derivasse anche dal suo cattolicesimo democratico, proprio dell’ambiente in cui si era formato politicamente. E, quindi, sicuramente un’attenzione più forte rispetto al passato sul tema dei diritti come basi fondanti e non negoziabili del processo di integrazione europea. Quindi, credo che la posizione molto forte del Parlamento europeo che lui ha promosso rispetto alla tutela dello Stato di diritto e delle libertà fondamentali nei confronti di Paesi che le avevano trasgredite, come Polonia e Ungheria, corrispondesse anche anche a dimostrazioni molto forti contro Paesi autocratici: ricordiamo, ad esempio, l’assegnazione del Premio Sakharov a Navlnij, quale testimonianza della necessità di proteggere questi valori per tutelare l’Unione Europea come una comunità di destino basata sugli stessi.

Era quello che Sassoli definiva il ‘bisogno di verità’, di prendere una posizione netta per cui l’appartenenza all’UE non poteva prescindere, in modo sclerotico e incoerente, dal rispetto dei valori. D’altra parte, fors’anche perché figlio di un partigiano, era altrettanto forte in lui l’idea che l’Europa dovesse diventare ‘faro della democrazia’ per il mondo intero, in grado di ‘far sognare’ e testimoniare la resilienza dell’assetto democratico.

Esatto, nella convinzione che per promuovere la democrazia all’esterno, l’Unione Europea dovesse prima fare i compiti a casa, garantendo il rispetto di questi valori al suo interno.

Al contempo, sosteneva Sassoli, l’UE avrebbe dovuto apparire ‘protettiva’ agli occhi dei cittadini, sia nel presidio dei suoi confini, sia nell’accoglienza dei migranti: quindi, sì alla difesa comune europea, no ai muri come soluzione della questione migratoria.

Sì, sicuramente tra i valori che secondo lui dovevano essere tutelati, c’era quello della solidarietà europea, che può essere declinata in varie forme, tra cui l’accoglienza, le porte aperte, facendo dell’UE un soggetto di integrazione vera. Ma sarebbe stato comunque necessario fare dei passi decisivi tra cui quello della difesa comune europea per trasmettere ai cittadini quel senso di sicurezza.

Anche in nome dell’autonomia strategica dell’Europa.

Questo è ormai diventato un obiettivo delle istituzioni europee e il Parlamento di David Sassoli ha lavorato attivamente per questo.

Anche sul no alla costruzione dei muri, di cui diversi Paesi membri avevano recentemente fatto richiesta in una lettera, Sassoli è stato molto determinato.

Certo, soprattutto nei confronti di quegli Stati membri che erano sembrati più disposti ad uno scenario di questo tipo, ed anche nei confronti di alcuni posizioni per così dire ‘ambigue’ della Commissione circa la possibilità dell’Europa di finanzare i muri, cosa che il Parlamento europeo ha sempre rigettato in maniera netta.

Dopo lo scoppio della pandemia e il varo del Next Generation EU, specie per la sua attenzione alle disuguaglianze, non sono mancati i richiami di Sassoli ad un cambio di passo nella governance economica veramente europea, figlia della solidarietà tra gli Stati.

Sì, anche di recente, Sassoli si era espresso a favore di una riforma della governance economica e monetaria dell’Unione, nel senso di trasformare i grandi passi avanti fatti in maniera emergenziale durante la pandemia con l’approvazione del Next Generation EU in riforme di lungo respiro, in termini di condivisione del debito, riforma delle regole fiscali, creazione di una capacità dell’UE, figlia anche dell’azione del Parlamento UE.

Riguardo alla politica estera UE, Sassoli non ha mai mollato il suo impegno sul rispetto dei diritti umani e democratici nel mondo – dal caso Navalnij ad Hong Kong, passando per gli appelli per la liberazione di Patrik Zaki, che oggi ha tenuto a ricordarlo e ringraziarlo – coinvolgendo su questo fronte anche la politica dell’Europarlamento: non a caso, la Russia lo aveva dichiarato ‘persona non gradita’.Questo attivismo di Sassoli nasceva dalla strenua difesa della democrazia e dei diritti umani, ma anche della volontà di rendere l’Europa bastione della democrazia nel mondo?

Sì, credo che Sassoli coniugasse la capacità dell’UE di presentarsi come un attore rilevante ed autonomo a livello internazionale con la promozione di un modello ben preciso di potenza, che fosse basata sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali. Il fatto di aver preso posizioni molto mette ogni volta che si parlava di violazioni delle libertà a livello internazionale è la testimonianza di questa condizione.

“L’Europa e l’impegno per cambiarla è un dovere, soprattutto per noi italiani”, affermava Sassoli. Quanto ha aiutato l’Italia avere lui alla Presidenza dell’Europarlamento? Ed in che cosa l’ha aiutata di più?

Io penso che abbiamo vissuto un periodo eccezionale per l’Italia in Europa grazie, soprattutto, al binomio dell’azione portata avanti da David Sassoli come Presidente del Parlamento europeo e Paolo Gentiloni quale Commissario agli affari economici europei. La loro azione in tandem è stata assolutamente benefica per un nuovo protagonismo dell’Italia in Europa e, devo dire, anche dal punto di vista personale, avere un europeista come David Sassoli alla Presidenza del Parlamento europeo è stato decisivo per l’Italia: ho raccolto un po’ anche le reazioni di colleghi e amici che lavorano nelle istituzioni europee e la sensazione è che fosse veramente una figura di riferimento, considerata carismatica e trasparente allo stesso tempo. Quindi, è diventato un po’ patrimonio europeo, oltre ad essere un orgoglio italiano.

In occasione del suo discorso di insediamento alla Presidenza dell’Europarlamento, il 3 luglio 2019, Sassoli pronunciò delle parole molto significative: “L’Europa non è un incidente della Storia … deve recuperare lo spirito di Ventotene e dei Padri fondatori”. La sua Presidenza del Parlamento UE ha aiutato l’Europa in questo difficile proposito, cambiando la storia dell’Europa, come ha detto Enrico Letta?

Sì, e, devo dire, soprattutto nell’aspetto fondamentale dell’Europa al servizio dei cittadini: quindi, sia cercando di promuovere il più possibile il protagonismo dei cittadini europei a Bruxelles, sia cercando di far rispettare in tutti i modi i principi di solidarietà e di tutela dei diritti. In questo, credo sia stato uno dei più degni rappresentanti dello spirito dei Padri fondatori.

Un’Europa più vicina ai cittadini, ma soprattutto ai giovani, giusto?

Esattamente, anche grazie al suo modo di parlare in modo chiaro e diretto.

Tra pochi giorni, il 18 gennaio prossimo, Sassoli – avendo annunciato la sua rinuncia ad una  ricandidatura per “non spaccare la maggioranza Ursula” faticosamente cucita nel 2019 – avrebbe concluso il suo mandato alla Presidenza del Parlamento europeo, che per la seconda metà della legislatura spetterà ad un candidato proposto dai popolari. Qual’è l’eredità che dovrà raccogliere il suo successore?

Quello che dovrà raccogliere della sua eredità credo sia l’impegno a promuovere la democrazia in Europa nelle sue varie forme, attraverso tutti i meccanismi politici e istituzionali che abbiamo a disposizione. Alla fine, questa è la sfida del nostro tempo, soprattutto dopo l’esperienza tragica della pandemia, di riconnettere i cittadini al progetto europeo. Ovviamente c’è anche l’impegno politico a mantenere un Parlamento europeo unito, che possa essere un pungolo rispetto alle altre istituzioni europeo.

Un Parlamento europeo motore dell’Europa.

Esatto, sia come istanza democratica primaria in Europa, sia come motore per progresso reale di riforma.