“La preoccupazione, quasi ossessiva di qualche tempo fa, non c’è più, ma anche perché la Germania ha i suoi problemi che stanno diventano importanti”
Roma resta blindata. Domani, a poche ore dalla visita in Italia del Premier del governo di accordo nazionale libico Fayez Serraj e da quella del Presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron, anche il Presidente della Repubblica Federale Tedesca, Frank-Walter Steinmeier, insieme alla moglie Elke Buedenbender, raggiungerà la capitale per restarvi fino a venerdì. Queste ore di permanenza saranno l’occasione per il Presidente federale per incontrare, a Palazzo Chigi, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e, al Quirinale, l’omologo italiano, Sergio Mattarella che – ha messo in evidenza in una recente intervista Steinmeier – «è senz’altro il Capo di Stato che più ho incontrato a livello mondiale. Ci siamo già visti ben cinque volte. Il Presidente della Repubblica ed io abbiamo molto in comune… Osserviamo con preoccupazione le lacerazioni che innegabilmente ci sono, tra regioni, tra generazioni, tra ricchi e poveri. Entrambi investiamo molto tempo e forze per mantenere la coesione nei nostri Paesi. Ci opponiamo entrambi all’imbarbarimento del linguaggio e alla polarizzazione in politica. Io e il Presidente Mattarella ci adoperiamo per la democrazia, sapendo che non può mai vivere senza controversie, ma che nelle controversie devono essere rispettate le regole del gioco».
Obiettivo del viaggio – ha dichiarato il Presidente tedesco – è «dare nuovo impulso a questa collaborazione» tra i due Paesi, dopo l’uscita di scena della Lega di Matteo Salvini e la nascita del nuovo esecutivo italiano, guidato sempre dal Premier Conte, ma sostenuto da una diversa maggioranza formata da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, MDP-Articolo1 e, da ieri, da ‘Italia Viva‘, la nuova formazione politica di Matteo Renzi, uscito dal PD. «Sono lieto che,con la formazione di questo nuovo governo, l’Italia sia tornata in campo in Europa. Il momento è propizio» ha poi affermato compiaciuto Steinmeier, precisando che «per quanto possiamo essere diversi, noi tedeschi e italiani abbiamo tratto la giusta conclusione dagli orrori del fascismo, del nazionalismo e delle due guerre del secolo scorso. La giusta conclusione è la nostra Europa unita. Italia e Germania sono tra gli Stati fondatori dell’UE. Insieme abbiamo investito nel corso di tanti decenni tutta la nostra volontà, la nostra energia e le nostre forze per unire quest’Europa e non ricadere mai più nei conflitti del passato. Insieme abbiamo poi creato da questo progetto di pace un’unione politica che ci rende forti laddove uno Stato da solo è troppo debole. Ma non v’è dubbio che l’UE stia attraversando una fase difficile e abbia urgentemente bisogno di Stati membri che preservino e ristabiliscano la sua capacità di agire».
Prospettiva che l’Italia sembrava aver smarrito durante l’ultimo anno e mezzo, in preda alla politica sovranista e anti-europea. Un primo passo verso un cambio di direzione si era avuto con l’elezione della candidata alla Presidente della Commissione UE, l’ormai ex Ministra della Difesa tedesca Ursula Von der Leyen, quando il M5S, a differenza del’allora alleato leghista, aveva deciso di votare in modo favorevole. La svolta vera e propria è arrivata poche settimane dopo.
Tuttavia, almeno per quanto concerne il M5S in riferimento alla Germania, la linea era già andata normalizzandosi da tempo tanto da far dire al Capo politico, oltre che Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: «Non ho mai attaccato la Germania, anzi ho più volte ribadito che in Italia ci avrebbero fatto bene più politici come la Merkel». Ecco che, conclusasi la parentesi dell’alleanza con la Lega, gli scenari per i rapporti tra Roma e Berlino potrebbero tornare ad essere rosei, soprattutto ora che l’intesa di governo è con una forza da sempre dichiaratamente europeista, il PD.
A questo punto – ha sostenuto il Presidente Steinmeier – «la stretta cooperazione europea tra Italia e Germania sarà necessaria e costruttiva». E dovrà riguardare tutti i temi scottanti che oggi si trovano sul tappeto, a partire dall’immigrazione. Su questo punto, la Germania, in particolare dalla fine della politica salviniana e dal contestuale insediamento del nuovo governo, ha mostrato aperture significative verso l’Italia, dando la disponibilità a discutere, anche su spinta della nuova Commissione UE, una modifica del Trattato di Dublino e la creazione di un meccanismo stabile di ripartizione dei migranti. Musica per le orecchie italiane sebbene la Francia abbia già messo le mani avanti: «I flussi di ingresso non sono mai stati così bassi in Europa e le richieste d’asilo mai così elevate in Francia… Non abbiamo diritto di non guardare questo tema in faccia… Credo nel nostro diritto d’asilo, ma è sviato dalla sua finalità delle reti, da gente che manipola. Se non lo guardiamo in faccia, lo subiremo», ha annunciato Macron.
Peraltro, dal punto di vista interno, proprio l’immigrazione, secondo molti analisti, ha favorito anche in Germania, la crescita dell’estrema destra, dell’AfD (Alternative Fur Deutschland) il cui contenimento è diventato quasi un’ossessione per i partiti della Grosse Koalition, in particolare per la CDU, non più guidata dalla Cancelliera Angela Merkel, ma, a partire dallo scorso dicembre, dalla neo-Ministra della Difesa tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer, i cui orientamenti sono apparsi ben più rigidi tanto sulle politiche sull’immigrazione quanto sull’economia e sull’integrazione finanziaria europea.
Tuttavia, forse proprio il tentativo di togliere benzina dal serbatoio populista potrebbe spingere verso un approccio più pragmatico, favorito anche dalla difficile congiuntura economica che vive attualmente la Germania: colpita nelle esportazioni dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, secondo i dati ufficiali, il PIL della locomotiva d’Europa è sceso dello 0,1% nel periodo aprile-giugno, penalizzato in particolare da un calo dell’1,3% delle esportazioni. Lo stesso, a detta della Bundesbank, potrebbe avvenire nel terzo trimestre. Una circostanza che si ripercuote sulla seconda manifattura d’Europa, l’Italia. E, sebbene l’indice ZEW, un indicatore anticipatore del sentiment dell’economia nei prossimi mesi, pur rimanendo in territorio negativo si porta a -22,5 punti dai -44,1 di Agosto (peggiorato è invece l’indice relativo al sentiment sulla situazione economica attuale nel Paese, sceso a -19,9 punti da quota -13,5), un tabù sembra si stia ormai rompendo nella Nazione dell’ortodossia del rigore e del pareggio di bilancio, dello ‘schwarze null’: per la prima volta il Ministro delle Finanze socialdemocratico, Olaf Scholz, ha dichiarato di essere disponibile ad aumentare la spesa pubblica, con interventi extra fino a 50 miliardi di euro, in un momento in cui la curva dei rendimenti dei titoli di Stato tedeschi è negativa. La necessità di rilanciare l’economia potrebbe spingere la Germania sulla strada della flessibilità dei conti pubblici, anche a livello europeo, come l’Italia auspica da anni. Orizzonte che, però, non convince tutti come dimostra la feroce critica da parte del Presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, alla decisione dell’ancora Governatore (fino al 1 Novembre) della BCE, Mario Draghi, di riavviare il Quantitative Easing, cessato nel Gennaio di quest’anno e che farà sì che dal prossimo mese l’Eurotower ricomincerà a comprare 20 miliardi al mese di Bond nazionali.
Degli sviluppi futuri che si schiudono la visita del Presidente tedesco per i rapporti tra Italia e Germania abbiamo parlato con Gian Enrico Rusconi, politologo ed esperto di storia tedesca oltre che Professore emerito di Scienze politiche presso l’Università di Torino, secondo il quale “Steinmeier è un Presidente ‘politico’ cioè, ad esempio, ha sostenuto e continua a sostenere là Grosse Koalition. E lo fa in modo convinto, lui che ha una lunga esperienza politica nella SPD. Tuttavia, in questo momento, non si capisce bene cosa pensa la classe politica tedesca: è piuttosto silenziosa e si rende conto che niente sarà più come prima, né dentro né fuori. Si rendono conto, in altre parole, che hanno goduto di uno status quo che li ha comunque favoriti, pur legittimamente. L’impressione è che la classe politica non sappia bene cosa fare perché è cambiato completamente il quadro geopolitico: con gli Stati Uniti i rapporti si sono congelati, la Russia di Putin rimane ambivalente, la Cina appare ancora poco decifrabile, con la Francia c’è una complicità di cui il Presidente Macron approfitta. Insomma, i tedeschi non hanno ancora capito cosa devono fare. Ecco che la figura di Steinmeier sembra tenere in piedi questa Grande Coalizione, ma non si capisce bene”.