Secondo i sondaggi, CSU in forte calo. Boom per i Verdi e per l’ AfD
Domenica 14 ottobre, 9 milioni di elettori saranno chiamati alle urne per le elezioni in Baviera, uno degli Stati più ricchi rappresentando il 18,3% del prodotto interno lordo tedesco. Evento che si preannuncia particolarmente decisivo tanto per la Cancelliera Angela Merkel e quindi per la Germania, quanto per il destino che attende l’Unione Europea. Non sono in pochi, infatti, coloro che intravedono nell’esito di questa elezione una possibile cartina di tornasole di quello che avverrà l’anno prossimo. Del resto, Angela Merkel rappresenta, insieme ad Emmanuel Macron, il fronte europeista, anti-populista di Matteo Salvini e Marine Le Pen ed un suo indebolimento, dovuto, per esempio, ad una pesante sconfitta nel Land più ricco, potrebbe fiaccarne la ormai più che decennale leadership. Leadership, peraltro, che, anche a causa delle politiche migratorie, come appurato in occasione delle elezioni federali del settembre 2017 (la CDU-CSU al 33%, con un calo dell’8,5% rispetto al 2013; la SPD al 20,5, perdendo il 5,2%; la AfD al 12,6% guadagnando il 7,9%) e della successiva lunga quanto complicata fase di formazione del governo, non sembra più brillare, nonostante la Cancelliera abbia recentemente dichiarato di volersi ricandidare, al congresso di dicembre, alla presidenza della CDU. La stessa CDU il cui stato maggiore, però, poco più di due settimane fa, ha eletto, con 125 voti contro 112, per il ruolo di capogruppo del partito Ralph Brinkhaus silurando il candidato designato dalla leader democristiana, Volker Kauder, già titolare dell’incarico.
Dopo mesi di tentativi falliti di alleanze (vedi il caso dell’ipotesi di ‘Jamaika Koalition’, tra Verdi, Liberali e Cristiano-democratici) e interminabili trattative, Angela Merkel è riuscita nell’ impresa di rimettere insieme la Grosse Koalition con i socialdemocratici, ma lo spettro dell’AfD, la cui ascesa si era manifestata alle elezioni, non si è dissolto. Anzi, ha iniziato a corrodere il cemento dell’Unione CDU-CSU: il partito dei cristiano sociali bavaresi, sotto la guida del Ministero degli Interni Horst Seehofer, ha iniziato una vera e propria rincorsa dei populisti e nazionalisti dell’AfD in particolare sul tema dell’immigrazione, mettendo in difficoltà la leader della CDU. Del resto, a poche ore dalla chiusura delle urne, Seehofer aveva dichiarato: «Abbiamo lasciato la questione rifugiati e immigrazione alla destra. E ora dobbiamo cambiare. Ci impegneremo contro l’estremismo affinché la Germania rimanga Germania».
A giugno e proprio sulla questione migratoria, in particolare sui rimpatri di coloro che si erano registrati in quegli Stati come richiedenti asilo e che poi erano giunti in Germania, si era rischiata la crisi di governo, con il testa a testa tra la Cancelliera e il Ministro dell’Interno il quale era giunto a minacciare le dimissioni. Il governatore della Baviera, Markus Soeder, esponente della CSU, aveva però sostenuto che «la stabilità dell’esecutivo non è in discussione, e neppure la fine del gruppo parlamentare comune è la strada giusta». Infatti – aveva spiegato – «in un governo si può raggiungere molto, ma fuori no». Alla fine la crisi era rientrata, ma i motivi di attrito rimanevano. Anche recentemente, la Grosse Koalition ha ripreso a traballare per il caso del presidente dei Servizi di sicurezza interna, appoggiato dal ministro dell’Interno Seehofer, Hans-Georg Maassen, di cui l’Spd aveva chiesto le dimissioni in seguito fatti di Chemnitz e che poi è stato nominato dal governo rappresentante speciale per la sicurezza interna.
Certo è che l’immigrazione, ormai tema di dibattito all’ interno e tra le democrazie europee ed occidentali – domenica scorsa il contrasto per i rimpatri aveva aumentato le tensioni tra Berlino e Roma – è una questione particolarmente sentita in Baviera e rischia di compromettere la coesione all’ interno della stessa CSU rendendola tutt’ altro che granitica: «Non ho interferito con la campagna elettorale che resta una prerogativa di Soeder e sui respingimenti dei rifugiati alla frontiera eravamo d’accordo fino ad agosto» ha affermato Seehofer. D’ altra parte, Soeder ha addebitato al governo nazionale la responsabilità della confusione sulle politiche migratorie.
Questa domenica, dunque, non potrà che essere un referendum sulla CSU che governa ininterrottamente con la maggioranza assoluta (non è mai scesa sotto il 43% dei consensi) in Baviera dal 1958, con una sola eccezione nel 2008 quando governò con l’FDP. «La CSU esiste solo in Baviera, ciò significa che lotta per la Baviera» ha ricordato Monika Voland-Kleemann, esponente della CSU. Per Otto Seidl, consigliere comunale di Monaco di Baviera per la CSU, «è davvero difficile da spiegare, ma credo che sarebbe un grande errore se la gente girasse le spalle alla CSU, perché è grazie alla CSU che in Baviera si sta così bene».
Le insidie al ‘dominio’ della CSU? I Verdi e, soprattutto, l’AfD. «Il nostro principale oppositore è la CSU perché la CSU promette molto ma non fa altrettanto. La CSU è parte del governo Merkel, non è parte dell’opposizione a Berlino, partecipa al governo ed è per questo responsabile di molti problemi» ha sostenuto Michael Gross, candidato dell’AfD.
Stando ad un sondaggio realizzato da Infratest Dimap dieci giorni fa, la CSU potrebbe conquistare solo il 33%: tale brusco calo rispetto alle elezioni del 2013 quando aveva raggiunto il 47,7% comporterebbe la perdita della maggioranza assoluta nello Stato. Al secondo posto, si attesterebbero i Verdi sfiorando il 18%, il doppio rispetto al 2013 quando raggranellarono l’8,6%.
SPD, Fraie Wahler e AfD si contendono il terzo posto. L’11%, per l’SPD, corrisponderebbe a circa la metà di quanto ottenuto cinque anni fa (20,6%), mentre gli Fraie Wahler raggiungerebbero un record dell’11% espandendosi di due punti percentuali rispetto al 2013 (9%). Ancor più importante, questa tornata elettorale sarebbe il debutto in Baviera dell’AfD che conquisterebbe il 10%. L’FDP potrebbe tornare al Parlamento bavarese con il 6%, ben tre punti percentuali sopra le ultime votazioni (3,3%). A tutte le altre forze politiche sarebbe sbarrato l’ingresso al Parlamento statale, ivi compreso la Linke, che attualmente viaggia al 4,5% (il 2,1% del 2013).
Il 43% degli elettori si è detto ‘soddisfatto’ dell’operato del Governo di Monaco mentre un altro 41% si è detto ‘poco soddisfatto’; ‘molto soddisfatto’ si è definito il 4% dell’elettorato mentre l’11% ha espresso totale insoddisfazione. Ciò vuol dire che il 47% dà un giudizio positivo e più del 50% è di opinione opposta. Inoltre il tasso di insoddisfazione caratterizza in maggioranza gli elettori di SPD, AfD e Verdi, ma finisce per dividere anche l’elettorato di FDP e Freie Wahler.
Dal punto di vista del consenso personale, Markus Soeder (CSU) è al primo posto, seguito da Hubert Aiwanger di Freie Wahler, Natascha Kohnen dell’SPD, e dai due esponenti dei Verdi, Katharina Shulze e Ludwig Hartmann. I due rappresentanti della CDU e della CSU a livello federale, Angela Merkel e Horst Seehofer, registrano un alto tasso di insoddisfazione tra gli elettori bavaresi: nel caso della Cancelliera tocca il 56% mentre nel caso del Ministro degli Interni si attesta al 70%. Quest’ ultimo dato conferma quanto ipotizzato da molti analisti negli ultimi giorni e cioè che la disfatta elettorale potrebbe costare caro all’ ex governatore della Baviera. Il che potrebbe destabilizzare anche il governo federale.
Solo il 23% degli elettori immagina un Governo a guida unica della CSU; il 71% è convinto, invece, che sarà necessaria una coalizione. Quest’ ultima convinzione sarebbe dominante tra gli elettori di SPD (96%), Verdi (94%), FDP (81%), Freie Wahler (80%) e, in misura leggermente inferiore (62%), tra quelli dell’AfD. L’ ipotesi di un governo di coalizione spacca, invece, la CSU dove, seppure per un soffio, risulta preponderante l’eventualità di un governo monocolore.
I temi ritenuti più importanti sono le politiche scolastiche ed educative;le politiche ambientali; le politiche sociali ed edilizie; l’ingiustizia; la sicurezza; l’immigrazione. La scuola, la sicurezza e l’immigrazione spiccano tra le questioni particolarmente care alla CSU, mentre la SPD sembra concentrarsi di più su educazione, ambiente e politiche sociali. Lo stesso dicasi, con maggior attenzione alla questione ecologica, per i Verdi. Come presumibile, sono l’immigrazione e la sicurezza il cavallo di battaglia dell’AfD.
Ma quale coalizione potrebbe formarsi? Quella più solida potrebbe essere quella formata, stando ai numeri, dalla CSU e dai Verdi. D’altro canto, una coalizione composta da CSU e Freie Wahler, così come un’alleanza tra CSU e SPD, non raggiungerebbero la maggioranza. Tuttavia, le peculiarità della legge elettorale bavarese, anche grazie ai meccanismi di distribuzione dei seggi, potrebbero ancora portare ad una strettissima maggioranza dei voti parlamentari per queste coalizioni gemelle. Non possono essere escluse combinazioni diverse, ma è innegabile che l’arrivo dell’AfD in coalizione scatenerebbe un terremoto a Berlino e a Bruxelles.
Tutto è ancora possibile. Attualmente, secondo i sondaggi, solo la metà degli elettori idonei (50%) ha già deciso per chi votare; il 22% non esclude la possibilità di cambiare opinione fino a domenica; il 28% dichiara di volersi astenere.