Ad ormai pochissimi giorni dalle elezioni federali, i giochi sembrano fatti. Come analizzato in altra occasione, sulle pagine di questo quotidiano, la rilevazione Infratest Dimap per ARD non lascia spazio a dubbi: il 37% toccherebbe all’ Unione CDU/CSU; il 20% , con un calo dell’ 1%, all’ SPD; il 9% alla Linke, anche qui con una diminuzione pari ad un punto percentuale; il 7,5% ai Verdi; il 9,5% a FDP, con un aumento dello 0,5%; il 12%ad AfD, con l’ 1% in più rispetto al precedente sondaggio; il 5% a Sonstige che riscuote un incremento dell’ 1%.
AfD, Alternative fur Deutschland, il partito dell’ estrema destra, sembra aver fatto molta strada dalla sua fondazione e dall’ insuccesso che le costò, nel 2013, il mancato ingresso in Parlamento. La legislatura, giunta alla sua scadenza naturale, è stata ricca di colpi di scena per questa forza politica così recente. Ricordiamo il vero e proprio boom registrato in occasione delle elezioni europee del 2014.
Se il partito era nato sotto la benedizione di personalità autorevoli, liberal-nazionali, tutto è cambiato con il trasferimento della leadership da Bernd Lucke a Frauke Petry, anche se alcune avvisaglie si erano avute già nel corso della campagna elettorale per le elezioni del 2013. La progressiva degenerazione ha fatto sì che AfD divenisse un partito ispirato alle idee più reazionarie, conservatrici e di chiusura nei confronti della questione immigrazione che tanto spazio sta conquistando, invece, nell’ agenda europea ed internazionale.
Il vero guru del partito è Alexander Gaulandtanto da aver messo in ombra Frauke Petry, attuale Presidente del Partito. E’ Gauland che spinge per fare dell’ Afd un partito anti-sistema, il primo partito così “politicamente scorretto” dal dopoguerra. E al rifiuto di un atteggiamento più pragmatico nei confronti dell’immigrazione l’ AfD pare legare molto della sua sorte. E’ su Alice Weidel che l’ AfD ha puntato molto. Trentottottenne, laurea all’Università di Bayreuth, grandi soddisfazioni dal punto di vista lavorativo. Non ha mai nascosto la sua omosessualità e il suo legame con Sarah Bossard, una produttrice cinematografica di origine africana. E’ la leader dell’ AfD ad aver più volte accusato la Merkel di aver tradito il proprio popolo, portando «nel giro di pochi mesi in Germania 1,4 milioni di rifugiati» e causando «un drammatico deterioramento della sicurezza interna».
Dal canto suo Angela Merkel è passata dalla linea di apertura del 2015 ad una politica dell’accoglienza più moderata. Non si tralasci, da questo punto di vista, il grande sforzo effettuato dalla Cancelliera per concludere l’ accordo miliardario con Ankara per impedire le partenze di quasi 3 milioni di rifugiati dalla Turchia che, attraverso le rotte balcaniche, avrebbero bussato alle porte tedesche. D’ altra parte Schulz si è espresso duramente contro l’ operato della leader della CDU in campo migratorio rimproverandole uno scarso coinvolgimento dei partner europei. Critica, però, molto soft visto che l’ SPD ha preso parte alla Grande coalizione che ha governato nell’ ultima legislatura.
Tuttavia, tanto il candidato socialdemocratico quanto la Merkel si sono sempre trovati concordi nell’ affermare l’integrabilità della cultura islamica a patto dell’ accettazione degli usi e dei costumi moderni occidentali. Non si può non accennare all’ episodio, mai chiarito del tutto,di Colonia risalente alla tarda sera del 31 Dicembre 2015: in questa circostanza vi erano stati diversi casi di furti e molestie i cui responsabili erano, secondo la polizia federale, persone di origine nordafricana, soprattutto uomini. Episodio che riaccese il dibattito sulla linea della Cancelliera.
1,9 milioni è il saldo tra quanti immigrati sono arrivati in uno Stato membro dell’Ue e quanti se ne sono andati, nel 2015. In totale, secondo i dati forniti da Bruxelles, nel 2015 sono immigrate in uno degli Stati membri dell’Ue 4,7 milioni di persone. 2,8 milioni sono i migranti che hanno lasciato uno Stato membro dell’UE. La Germania è stata la destinazione del numero totale più elevato di immigrati (1.543.800) nel 2015.
«Prenderei di nuovo tutte le decisioni più importanti del 2015. Ricordiamoci che a fine agosto erano già arrivati in Germania circa 400 mila profughi. Il ministero degli Interni aveva pronosticato che entro il termine dell’anno sarebbero saliti a 800 mila. Alla fine ne sono arrivati 890 mila, dunque la prognosi era molto precisa.» ha ribadito Angela Merkel in un’ intervista rivendicando la correttezza della sua scelta. «In quel momento la Germania ha agito in modo giusto e umano in una situazione molto difficile. Ne sono convinta, e nello stesso tempo dico che il 2015 non deve ripetersi. Si è trattato di una situazione di emergenza che noi tutti, comprese le persone che cercano rifugio, non dovremmo più rivivere» ha aggiunto la leader cristiano-democratica.
A questo si collega, inevitabilmente, l’ annoso tema sulla riforma del Trattato di Dublino che, come ha ricordato la stessa Merkel, «così com’è non è più sostenibile. Non può essere che la Grecia o l’Italia siano costrette a sostenere da sole tutto il peso solo perché la loro situazione geografica è quella che è, e i profughi approdano da loro. Perciò dobbiamo distribuire i profughi in maniera solidale fra gli Stati membri. Ovviamente si può differenziare in base alla situazione economica, alla disoccupazione locale e ad altri fattori. Ma che singoli Paesi si rifiutino in linea di principio di accogliere profughi, nemmeno uno, non va. Questo rifiuto non è accettabile, contraddice lo spirito europeo».
L’ accordo con la Turchia cui sopra si accennava è stato «necessario» ha spiegato Angela Merkel per «non lasciare agli scafisti criminali il controllo dell’Egeo. Nel momento della mia decisione del 4 settembre 2015 ho tenuto presente il destino delle persone e nello stesso tempo ero consapevole della situazione complessiva».
Molte domande sono sorte circa la politica adottata dalla Cancelliera uscente rispetto all’ emergenza migratoria. In primo luogo riguardo allo stato delle procedure. Da gennaio 2015 ad agosto 2017, 1.46 milioni di immigrati hanno ricevuto la loro sentenza e ben ad un terzo di questi, quasi 500.000, è stato assegnato lo status di richiedente asilo o rifugiato includente il diritto di soggiorno per i primi tre anni, che può successivamente portare a un permesso di soggiorno permanente.
Tutto questo si intreccia con le politiche di integrazione e del lavoro. «A maggio l’Agenzia federale per l’occupazione ha incluso 157.000 dipendenti tra i richiedenti asilo e nel maggio 170.000 studenti sono stati iscritti in uno dei corsi di integrazione e lingua di sei o nove mesi che tutti gli immigrati dovevano completare. Altri 82.000 hanno partecipato alle misure di qualificazione e supporto dei centri di lavoro e delle agenzie di lavoro» ricorda Der Spiegel.
E’ certo che il tema è lungi dal trovare sua conclusione. Il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble aveva affermato a giugno che i musulmani in Germania sono per noi un arricchimento della nostra pluralità. Guardi un po’ i turchi della terza generazione, soprattutto le donne! Questo è proprio un enorme potenziale di innovazione ». Non sarebbero in programma diminuzioni di spese circa la questione migratoria. Nel bilancio del 2018, adottato dal governo prima della pausa estiva, sono stati stanziati 21,4 miliardi di euro per le spese relative all’asilo, budget in aumento rispetto agli anni precedenti. A questi si aggiungerebbero circa 6 miliardi di euro l’anno per combattere le cause di fuga in quanto occorre «aiutarli sul posto, nelle vicinanze della loro terra d’origine, a combattere le cause della loro fuga, sia nel contesto della Siria e dell’Iraq che in relazione ai conflitti africani». Per la ricezione e la registrazione di nuovi richiedenti asilo sarebbe stato stimato 1 miliardo di euro l’anno. Da ricordare i benefici di Hartz IV, la riforma economica approvata nel 2005, di cui godono anche i rifugiati riconosciuti. In discesa, però, già nel 2018( 6,8 miliardi di euro). Anche se, nel contempo, aumentano però le richieste d’ asilo: nella prima metà di quest’anno, circa 283.000 contro le 175.000 dell’intero 2016.
A tranquillizzare i cittadini tedeschi in vista delle imminenti elezioni è la Banca centrale europea che ha osservato una ripresa considerevole soprattutto grazie a Germania e Italia. «Nell’area dell’euro nel suo complesso durante la ripresa l’immigrazione ha dato un ampio contributo positivo alla popolazione in età lavorativa, riflettendo soprattutto l’afflusso di lavoratori dai nuovi stati membri dell’Unione europea. A sua volta ciò ha verosimilmente avuto un effetto considerevole sulla forza lavoro, in particolare in Germania e Italia, ma anche in altre economie minori dell’area» scrivono gli analisti della BCE. Gli elettori saranno d’ accordo?