Le prime reazioni a caldo delle roboanti dichiarazioni politiche di Trump hanno suscitato nei suoi alleati e negli osservatori politici, sdegno profondo, fastidio, scandalo, rifiuto assoluto e rivolta morale.
“Trasformiamo il Canada nel cinquantunesimo stato americano.prendiamoci Panama visto che in tasse ci costa un’esagerazione, comperiamo la Groenlandia. Acquistiamo l’intera fascia di Gaza,espellendo gli abitanti. Costruiamo dei resort di lusso al posto di quelle brutte case di abitazione…”.
Questi programmi hanno lasciato il mondo annichilito. Ma mettiamoci nei panni di un canadese: non è normale reagire in forme visceralmente negative? E lo stesso vale per tutti gli altri casi.
Queste dichiarazioni sottintendono un programma di interventi non riconducibili ai soliti discorsi politici. Alludono a un nuovo ruolo storico degli Stati Uniti nel mondo come attori primari di una distribuzione generale delle “aree di influenza” che potrebbe in un futuro vedere Russia e Stati Uniti alleati e contrapposti alla Cina.
Se il paradigma finale fosse davvero questo, saremmo sì di fronteal radicale superamento degli steccati. Si supera Yalta con un salto geopolitico di enormi grandezze, non spostando i confini qua o là,ma ripensando gli equilibri politici generali.
In quest’ottica globale, cosa diventano la Crimea o il Donbass,Gaza, o la Groenlandia, se non piccoli residui di un equilibrio locale instabile e secondario?
La guerra in Ucraina si può chiudere subito! E quanto all’infinita diatriba tra ebrei e palestinesi, basta! Ci hanno stufato. I palestinesi di Gaza li mandiamo via e ci facciamo un affaccioamericano sul Mediterraneo, con ombrelloni e cabine a strisce per chi vuol passare un soggiorno al mare. Agli americani la scelta: o in Florida o in California, o a Gaza (e naturalmente a lato, un po’ nascosta, una bella base militare). Gli ebrei vi potranno accedere, i palestinesi, no.
Da dove procede questa visione della storia? Da dove nasce questa liquidazione della democrazia rappresentativa, dell’Atlantismo, dell’amicizia storica e assoluta tra America e Europa? Perché è chiaro che uno che si vuole ammettere il Canada, trasformare la Groenlandia, liquidare Panama, e procedere chissà a quali altre 100 piccole o grandi manomissioni del pianeta, deve possedereuna sua fede ben radicata una sicurezza morale, sennò va tutto a rotoli in quattro e quattr’otto. Ci deve essere una roccia di sicurezza morale in quest’uomo, che non si può liquidare sbrigativamente con uno sprezzante rifiuto generale dicendo: èmatto!
Trump va capito di più, non va sbeffeggiato: quel suo cinismo duro e liquidatorio, quel suo realismo e la sua tracotante verbosità (cui spesso non segue adeguata azione), vanno capiti come conseguenza di una visione politica generale del tutto inedita.
Io m’immagino che questi sentimenti così violenti e incapaci di mediazioni, peschino in un complesso ghirigoro interiore, molto americano, dove si congiungono tra di loro un ‘puritanesimo delle origini’ e una certezza assoluta che gli Stati Uniti possano guidare il mondo e esserne il faro perpetuo. Del ‘puritanesimo delle origini’ non si deve credere che consista solamente nello sbeffeggiamento delle autorità istituzionali religiose e delle gerarchie. Anche questo, ma non solo
All’origine ci sta la convinzione puritana che Dio parla direttamente all’uomo, che lo ispira e lo sorregge e che questo centro spirituale interiore resta inalienabile e primario. Esso deriva direttamente dalla Bibbia. È nella Bibbia che troviamo questo raccordo tra il creatore e la creatura fatta a Sua immagine e somiglianza. Ed è nella Bibbia che troviamo la direzione generale del lavoro umano: “Andate e moltiplicatevi, e assoggettate la terra”. Avere figli è dunque più che permesso. È parola di Dio trasformare il mondo, modificarlo, incidere sugli ecosistemi naturalistici… È un destino legato alla supremazia dell’uomo sul mondo, il suo privilegio assoluto. Perché secondo la Bibbia l’uomo sta al centro della creazione nella posizione più privilegiata, Infatti solo l’uomo soggetta la natura antropizzandola, e tutte le volte che compie ciò, egli adempie al volere divino e si divinizza lui stesso nell’azione. Più lo fa, più diventa ricco. La ricchezza è il segno del benvolere di Dio verso l’uomo giusto. Se diventa ricco, vuol dire che Dio lo ama.
Per questo Trump sceglie di stare con l’uomo più ricco della terra, con Egon Musk: costui essendo il più ricco nel suo pensiero puritano delle origini, è anche l’uomo più benvoluto da Dio, il giusto, il genio, il perfetto.
Egli stesso, Trump, è ricchissimo e con la sua azione di governo lo diventerà ancor più agitato. Agirà sui miliardi, sulle migliaia di miliardi, su miliardi di miliardi e si libererà in un iperuranio di giustizia e…il futuro gli arriderà, perché la Storia la fanno solo i ricchi, i benvoluti da Dio.
Solo loro, i ricchi, sono i depositari della parola del Signore.
Il governo Trump sarà composto da ricchissimi e da “puritani delle origini” cioè da coloro che oggi la pensano come pensavano i coloni che sconfissero i natives americani, i quali vivevano ancora nei ritmi naturalistici. Quelle loro tradizioni tribali rappresentano la Natura, ma ecco che i coloni, lottando contro di loro e sostenuti dalla Bibbia, portano la cultura là dove c’era solo Terra. E’ così che hanno contribuito a fondare gli USA. Soltanto se avessero lottato contro la Natura, avrebbero vinto. Il progresso è antinaturalistico, segna la vittoria dell’uomo contro la Natura.
Destino dell’uomo è uscire dall’essere Natura, per affermarsi come Essere Intelligente, capace di cambiare il mondo. La guerra contro i pellerossa rappresenta dunque la vittoria del progresso umano. Uccidere i pellerossa non fu dunque delitto, ma proprio all’opposto, una liberazione. (Un parallelo fin troppo evidente si rivela in Palestina!)
La svolta per rendere l’America più grande passa da qui.
Discorso analogo vale per la tratta dei negri dell’Africa, per lo schiavismo e per il lavoro coatto non retribuito degli africani,rubati ai loro villaggi tribali e elevati alla grande cultura americana.
Pellerossa e negri non sono dunque, nel pensiero di Trump, due furti orrendi, bensì una pagina fulgente della storia che segna la vittoria della Cultura sulla Natura.
Occorre risvegliare le coscienze dei bianchi americani su questo punto, occorre convincerli che essi devono essere fieri delle stragi di Sioux e degli Apaches, così come debbono essere felici dello schiavismo africano negli Stati Uniti.
La cultura del risveglio (Woke), diventerà ben presto la base dell’ideologia di Trump, la sua derivazione puritana delle origini è evidente. Ed è con questa certezza morale, in questa prospettiva culturale, che il mappamondo appare a Trump un’occasione per continuare nella sua missione salvifica: spostando popolazioni, prendendosi canali commerciali, comperando territori con giacimenti di terre rare, chiedendo al Canada di rinunciare alla propria tradizione nazionale per diventare il cinquantunesimo stato degli Stati Uniti, e così via.
La guerra contro la barbarie è alle porte. Avrà la sua prima pagina scritta in Palestina e poi in Crimea e nel Donbass. In questo modo, il peccato originale degli USA attraverso la cultura Woke, viene cancellato. Gli USA tornano innocenti!
Il popolo americano a questo punto si sente più leggero, è sollevato da un peso morale e, felice della bella trovata: vede in Trump un suo liberatore e lo vota.
E così Trump vince le elezioni! Il gioco è fatto! Anzi, prende il consenso anche di una certa quota di elettorato afroamericano (ma questo è davvero inspiegabile).