Alla fine del mese di aprile, presso Panmunjeom, si terrà un vertice tra il leader nordcoreano e quello sudcoreano

Alla fine del mese di aprile, presso la Casa della Pace di Panmunjeom, il villaggio al confine tra le due Coree, si terrà un vertice tra il leader nordcoreano, Kim Jong-un, e il capo del governo sudcoreano, Moon Jae-in. L’’incontro sarebbe il terzo di questo genere, dopo quelli impostati dalla “sunshine policy” del 2000 e del 2007 che si erano tenuti a Pyongyang.  Il compromesso è stato raggiunto in occasione della visita di due giorni a Pyongyang della delegazione di alto livello inviata dal presidente sudcoreano, Moon Jae-in e tornata oggi alle 17:58 locali (circa le 10:00 in Italia) alla Seoul Air Base, comprendente 10 persone tra cui 5 “inviati speciali” come il direttore del Servizio di intelligence nazionale, Suh Hoon, con a capo Chung Eui-yong, advisor sulla sicurezza di Moon stesso.

Scopo precipuo della delegazione era preparare il terreno della ripresa del dialogo tra Stati Uniti e Corea del Nord anche se i media ufficiali del regime non hanno menzionato il tema della denuclearizzazione e il dialogo gli americani, ribadendo, invece, la volontà, secondo quanto riferito dalla Korean Central News Agency, di « aprire una nuova storia sula via della riunificazione». Le due Coree hanno deciso di stabilire una “linea rossa” diretta di comunicazione tra i leader dei due Paesi.

Ma un’ altra cosa ha colpito tutti: Pyongyang ha detto di essere disposta a congelare tutti i test sulle armi nucleari durante i negoziati proposti.  «Il Nord ha chiarito la sua volontà di denuclearizzare la Penisola coreana e ha chiarito che non c’è ragione di avere un proprio programma se le minacce militari nei confronti del suo regime venissero cancellate e la sicurezza del suo regime garantita» ha detto Moon. Secondo la presidenza sudcoreana, Kim avrebbe inoltre sostenuto che la denuclearizzazione era il desiderio di suo padre morente che aveva guidato la Corea del Nord dal 1994 fino alla morte, nel dicembre 2011.

«Ascoltando le intenzioni del presidente Moon di un summit da parte dell’inviato speciale della Sud Corea, Kim ha scambiato vedute e fatto un accordo soddisfacente  ha inoltre avuto uno scambio di vedute in profondità su come allentare le acute tensioni militari sulla penisola coreana e su come attivare dialogo, contatti, cooperazioni e scambi versatili» questa la nota diffusa dall’agenzia di stampa nordcoreana, la Kcna.

Durante la visita nel Sud della delegazione di Kim Jong-un, in occasione dell’ apertura delle Olimpiadi invernali di Peyongchang, la sorella del dittatore aveva consegnato una lettera personale del fratello a Moon e un invito verbale a “recarsi a Pyongyang quanto prima”. Era stata la diplomazia olimpica a rendere possibile una tregua delle ostilità. Il generale Kim Yong-chol, che si occupa dei rapporti con il Sud per conto del Partito dei Lavoratori, aveva fatto presente al leader sudcoreano che “il Nord è aperto al dialogo con gli Stati Uniti”.

L’ accoglienza riservata da Kim Jong-un alla delegazione sudcoreana che ha visitato Pyongyang è stata molto cordiale. Il leader nordcoreano, affiancato dalla consorte, Ri Sol-ju, dalla sorella, Kim Yo-jong, e dal Vicepresidente del Partito dei Lavoratori, Kim Yong-chol, ha incontrato gli ospiti in un banchetto, durato quattro ore, presso la sede del Partito nordcoreano a Pyongyang.

Per non mandare all’ aria gli sforzi aperti in occasione delle Olimpiadi invernali di PyeongChang, il confronto diretto tra i leader delle due Coree e l’impegno di Pyongyang a non far ricorso alle armi contro Seoul potrebbe essere l’ evento decisivo.

«La prospettiva di un vertice a Pyongyang distingue Moon come la controparte esterna più probabile (e attualmente solo) per Kim, ma questo ruolo pone ulteriori pressioni su Moon come canale e conduttore efficace per un dialogo denuclearizzato tra Washington e Pyongyang»scrive Scott A. Snyder del CFR. La posizione di Moon è scomoda: il presidente sudcoreano vuole evitare l’ escalation tra Washington e Pyongyang, ma il suo attivismo diplomatico deve essere ponderato, altrimenti può rischiare di indebolire la linea dura, quella della “massima pressione e impegno” enunciata dal Vicepresidente americano Mike Pence. E’ come muoversi in un negozio di cristalleria: un errore, anche il più piccolo, potrebbe incrinare gli specchi.

Dal canto suo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha paventato l’ ipotesi di “progressi possibili sui colloqui con la Corea del Nord”: «Per la prima volta in molti anni Twitter sono stati fatti sforzi seri da tutte le parti interessate. Il mondo sta guardando ed è in attesa! Potrebbe essere una falsa speranza, ma gli Usa pronti ad andarci più forte in entrambe le direzioni» ha scritto in un tweet.

Ma le relazioni tra i due Paesi restano tese e ambigue. Se da un lato il presidente americano Trump si è detto disposto ad incontrare Kim Jong-un, dall’altro ha annunciato “le sanzioni più grandi di sempre” nei confronti del regime eremita. Pyongyang da sempre chiede la cessazione delle esercitazioni congiunte tra Seul e Washington: per questo, sono state rinviate le manovre ‘Key Resolve’ e ‘Foal Eagle’, che si sarebbero dovute tenere in concomitanza delle Olimpiadi invernali.  In tale ottica, la mediazione sudcoreana è tutt’ alto che secondaria nei piani della Casa Bianca che continuerebbe a fare la parte del leone. Ma la mediazione di Moon non può prescindere dalla denuclearizzazione del regime. Anche perchè  rimane lo spettro per gli Stati Uniti che il regime di Pyongyang voglia solo prendere tempo, onde evitare il proprio collasso, anche economico, oltre che politico-militare.

Ecco dunque, il gioco perverso in cui si ritrova Seoul: quello  tra l’ incudine e il martello, che non può prescindere dal tenere sempre a mente qual’ è l’ asse delle alleanze di riferimento, in particolare quella con gli Stati Uniti, che sul terreno sudcoreano hanno stanziati quasi 30mila uomini e l’ anno scorso hanno provveduto all’ installazione del sistema antimissilistico THAAD. Certamente il miglioramento del dialogo tra Stati Uniti e Corea del Nord non può che trovare sostegno da parte della Cina e della Russia, entrambi in rapporti complessi con Washington ed entrambi timorosi dell’ aumento della presenza in Asia della potenza militare USA.

La Corea del Sud è vuole mantenere il canale di dialogo aperto con il Nord in occasione delle Olimpiadi invernali di PyeongChang. Il prossimo passo, per Seou, consisterà nel riprendere i colloqui militari inter-coreani interrotti da anni per ridurre il pericolo di incidenti o conflitti nella Penisola coreana. La presidenza sudcoreana e il Partito democratico di Corea del presidente Moon Jae-in hanno recentemente ribadito che la ripresa dei colloqui militari è fondamentale per placare le tensioni: «Tenere colloqui militari e discutere del ricongiungimento delle famiglie separate è essenziale per portare avanti gli scambi e la cooperazione tra le due Coree», ha dichiarato Woo Won-sik, capogruppo parlamentare del Partito democratico. L’ obiettivo, confermato dal Ministero della Difesa sudcoreano, è questo ed ha spinto all’ inizio dei preparativi, «anche se – ha detto il portavoce della Difesa di Seul, Choi Hyun-soo – «non c’è stata alcuna mossa». Al momento, però, la linea di contatto diretto tra le Forze armate delle due Coree nel Mar Giallo pare funzionare.

Ma le buone intenzioni manifestate da Kim Yong Un corrispondono alla realtà? Qualche dubbio viene dando un’ occhiata ad uno degli ultimi report di 38North nel quale vengono passate in rassegna le immagini satellitari commerciali del Centro di ricerca scientifica nucleare Yongbyon della Corea del Nord risalenti al 25 febbraio scorso e che indicano che il reattore da 5 MW continua a mostrare segni di funzionamento: si intravedono vapori emanati dalla sala dei generatori e dal ghiaccio del fiume vicino al reattore. Anche se la certezza non è assoluta, se il reattore fosse davvero in funzione, vorrebbe dire che il regime «ha ripreso la produzione di plutonio presumibilmente per il suo programma di armi nucleari», probabilmente grazie alla deviazione della conduttura dell’acqua di raffreddamento nel fiume che rende invisibile l’ operatività del reattore.

Inoltre, nell’ aerea a sud di Yongbyon, in corrispondenza dell’ incrocio tra le strade che conducono al reattore, è stato allestito un campo di tende militari ed è stato osservato un aumento del personale. Per non parlare del fatto che, dal 17 febbraio, sono presenti due grandi camion aperti sul retro della sala reattori, ma, come è accaduto in passato, è difficile risalire alla loro effettiva utilità così come non è chiara quella dei vagoni ferroviari “specializzati” che erano presenti a metà febbraio presso il Pungang-ni Rail Yard, poi scomparsi.