I colloqui di ieri tra USA e Russia sono stati un nulla di fatto, ora tutto passa dai colloqui di domani del Consiglio NATO-Russia. La debolezza economica è dove l’Occidente, se rimane unito, potrebbe forse essere in grado di forzare la mano a Putin

 

 

Esattamente come previsto, i colloqui di ieri, a Vienna, tra il vicesegretario di Stato americano, Wendy Sherman, e il suo omologo russo, il viceministro degli Esteri, Sergei Ryabkov, non hanno portato a nulla, né hanno chiarito nulla, in primo luogo circa le reali intenzioni della Russia sull’Ucraiana. Otto ore di colloqui sono serviti solo a ribadire le posizioni delle due parti. «Abbiamo spiegato ai nostri colleghi che non abbiamo in programma diattaccarel’Ucraina», ha detto Ryabkov. Sherman, descrivendo i colloqui come «franchi e schietti», ha detto che Washington ha respinto le proposte di Mosca, ha ribadito che imporranno sanzioni durissime in caso di nuova invasione dell’Ucraina, e che non è chiaro se Mosca si impegnerà in una riduzione dell’escalation. Insomma, nessun segno di una svolta importante. Il divario tra le posizioni USA e quelle della Russia rimane esattamente quello di prima, e però i colloqui tra le due parti continueranno.

Intanto, domani, a Bruxelles, si terranno colloqui tra i rappresentanti della NATO, dei suoi 30 Stati membri e della Federazione Russa, ovvero del Consiglio NATO-Russia -fondato nel 2002 come centro di discussione per la cooperazione tra Occidente e Russia- che non si riunisce da più di due anni. Poi,giovedì, a Vienna, i vertici diplomatici russi incontreranno quelli dell’Organizzazione per lasicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).

C’è chi ritiene che al termine di questa settimana l’Occidente avrà più chiaro se Putin è disposto a negoziare o se è determinato a intensificare la sua pressione sull’Ucraina. Il Segretario di Stato americano Tony Blinken stesso ha affermato che potrebbero essere compiuti progressi durante i colloqui diplomatici di questa settimana tra funzionari statunitensi, europei e russi, posto che la Russia dimostri la volontà di una de-escalation.
C’è la possibilità, dunque, che in settimana si faccia chiarezza sull’Ucraina, ma non solo sull’Ucraina,piuttosto sui disegni del Presidente russo Vladimir Putin circa l’ex spazio sovietico. «Sarebbe un errore separare le azioni di Putin in Kazakistan dalle sue ambizioni in Ucraina. Nel suo calcolo,sono indissolubilmente legati», afferma Fred Kempe, Presidente e Amministratore Delegato dell’autorevole Atlantic Council.

Posto che «le truppe russe sono ora sul campo a proteggere gli aeroporti e le installazioni militari più importanti del Paese, insieme ad altri soldati dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (CSTO)», e che, come ha affermato Blinken, «una volta che i russi sono a casa tua, a volte è molto difficile convincerli ad andarsene», quando le acque si saranno calmate, afferma Kempe, «è probabile che il Kazakistan atterrerà più in profondità nella sfera di influenza in espansione di Mosca che in qualsiasi momento da quando si è separato dall’Unione Sovietica, nel 1991, completo delle sue ricchezze energetiche e minerali, che includono il 40% delle riserve mondiali di uranio», è «fuori discussione è che i tempi e la rapida esecuzione dell’intervento russo sottolineano la determinazione di Putin a vedere e cogliere opportunità strategiche nell’ex spazio sovietico. È la quarta volta in soli due anni che Mosca interviene negli stati vicini che si erano orientati verso l’Occidente, dopo gli interventi in Armenia, Bielorussia e Ucraina». «In Kazakistan circolano voci sul ruolo della Russia negli eventi della scorsa settimana, che vanno dalla possibilità che sia stato un colpo di Stato organizzato dalla Russia fin dall’inizio, alla certezza che il sempre opportunista Putin ha semplicemente colto l’attimo». E i cambiamenti in Kazakistan potrebbero determinarne altri in altre parti dell’Asia centrale.

Secondo Kempe, «gli scenari meno probabili sono quelli in cui Putin si tira indietro dalle sue richieste alla NATO o esegue un’invasione su vasta scala dell’Ucraina». Più probabile che metta in atto qualcosa di «più oscuro e astuto che sarebbe stato progettato per dividere gli alleati: la presa di ulteriori pezzi del territorio ucraino, l’annessione di Luhansk alle province del Donbas, dove dominano i separatisti russi, o l’insorgere di drammi interni ucraini grazie ad una mano nascosta».
La domanda a questo punto è «se gli Stati Uniti e i loro alleati possono evitare sia la pacificazione che la guerra», dice Fred Kempe.

La via, secondoCNN‘ a altri osservatori occidentali,è l’economia.

Secondo funzionari NATO, mercoledì è un’opportunità per l’alleanza di definire una posizione ferma e unitaria: se la Russia intensificherà le tensioni, dovrà affrontare «“gravi conseguenze economiche. Useremo strumenti che non erano schierato nel 2014”». I funzionari che hanno parlato con laCNN‘ non hanno chiarito quali sarebbero questi strumenti, comunque «sarebbero un misto di dure sanzioni economiche e persino più NATO alle porte della Russia».

Funzionari NATO, osservatori locali, esperti condividono l’impressione «che l’Occidente abbia molta meno paura della Russia di quanto non ne abbia avuta negli ultimi anni».

Pasi Eronen, analista del Conflict Studies Research Centre, spiega a ‘CNN‘ che la crescente aggressività di Putin potrebbe in parte essere dovuta al suo potere ridotto in altre aree. «“Putin è un vecchio autocrate, ossessionato dall’eredità del suo governo e da quella del fallimento dell’Unione Sovietica”, e laRussiaè stata devastata dal Covid-19 e il futuro della sua economia di esportazione di idrocarburi sembra cupo”. Questa debolezza economica è dove l’Occidente, se rimane unito, potrebbe forse essere in grado di forzare la mano a Putin. «Il suo Paese ha un’economia all’incirca delle stesse dimensioni di New York. Se l’Occidente coordinasse adeguatamente le sanzioni economiche contro di lui e contro le imprese russe senza paura, verrebbe messo all’angolo molto rapidamente”, afferma Bill Browder, un importante finanziere la cui spinta per le sanzionidel Magnitsky Act ha fatto infuriare il Cremlino».«Questo è in parte il motivo per cui questa settimana è così importante: se gli alleati della NATO si mettessero tutti sulla stessa linea, potrebbero inviare il messaggio più forte in un momento critico. Proprio mentre Putin cerca di spingere di nuovo la sua fortuna, l’Occidente ha l’opportunità di dire in un contesto diplomatico formale che ha esaurito lapazienza».

Attenzione però, sottolineano gli analisti interpellati da ‘CNN‘: «Per rendere ogni nuova sanzione più efficace dei precedenti tentativi di punire la Russia,l’Occidente deve essere pronto a soffrire. In passato, ha evitato di prendere di mira il debito sovrano russo e il commercio di energia. Secondo Richard Connolly, ricercatore associato presso il Royal United Services Institute, “l’aumento dei costi di fare affari per le aziende russe, sia limitando l’accesso al capitale, sia limitando l’accesso alle tecnologie”, potrebbe avere un impatto maggiore sull’economia russa e sulla cerchia ristretta di Putin piuttosto che prendere di mira gli individui perché “gli affari russi più critici sono in qualche modo collegati al Cremlino”». L’analista afferma anche che «“imporre sanzioni secondarie a coloro che commerciano con la Russiain cose come energia,armi e beni strategici, potrebbe causare livelli di danno simili a quelli che le sanzioni secondarie hanno arrecato all’Iran. Sulla questione più spinosa dell’hard power tradizionale e della potenziale espansione della NATO, alcuni credono che gli alleati abbiano motivo di sentirsi ottimisti quando si incontreranno con i russi mercoledì. “Dobbiamo unire le forze e non avere paura. Putin ha paura, non noi. Ha paura del suo stesso popolo, ha paura delle elezioni democratiche”, afferma Rasa Juknevičienė, ex Ministro della Difesa lituano, che ritiene che ora sia il momento di accelerare l’adesione dell’Ucraina alla NATO».
Ovviamente, i colloqui non saranno facili. «Putin può essere più pericoloso quando viene messo alle strette, dicono gli osservatori, e attualmente si sta destreggiando tra molteplici crisi di politica estera». Putin ha cavalcato gli errori di giudizio occidentali -dal ritiro dell’Afghanistan all’inazione in Siria- per rafforzare la sua reputazione di potente leader. «E, come hanno ammesso diversi funzionari della NATO, Putin si preoccupa dell’Ucraina molto più di molti in Occidente e avrà una pazienza illimitata per ottenere ciò che vuole se percepisce ladebolezza. L’Occidente entra in questa settimana con tanti vantaggi strategici sulla Russia, sulla carta dovrebbe essere relativamente facile forzare la mano di Putin verso la deescalation nell’est dell’Europa. Tuttavia, Putin non è rimasto al potere per oltre 20 anni senza motivo. Se l’Occidente vuole sfruttare con successo la sua posizione in questo momento critico e ridimensionare Putin, la sua unità deve essere incrollabile. Una ripetizione degli errori del 2014 potrebbe creare una versione ancora più pericolosa del leader russo se fosse in grado di guardare dall’alto in basso l’alleanza più potente della terra».