Sulla base degli obiettivi politici, il Cremlino ha almeno sei possibili opzioni militari e tre diversi assi di avanzamento. Ecco quali sono secondo gli esperti del CSIS
Dopo una settimana di colloqui Russia-USA-NATO-OCSE sulla crisi ucraina, dai quali si sperava -senza troppo crederci- un allentamento della tensione ed elementi concreti capaci di avviare una de-escalation, la situazione appare ulteriormente deteriorata, se non altro questa è la percezione che le due parti paiono interessate trasmettere all’opinione pubblica internazionale.
Alcuni funzionari statunitensi di alto livello hanno avvertito che il ‘tamburo della guerra suona forte‘. Il vice-Ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov ha chiesto «garanzie corazzate,impermeabili, a prova di proiettile, legalmente vincolanti, non assicurazioni, non salvaguardie, garanzie» che la NATO neghi l’adesione all’Ucraina e ad altri e torni alle linee del 1997, el’altro vice-Ministro degli Esteri russo,Alexander Grushko, ha minacciato la forza:«Abbiamo una serie di misure tecnico-militari legali che applicheremo se sentiamo una vera minaccia alla [nostra]sicurezza, e la sentiamo già». Si parla apertamente di ‘decisioni fatali imminenti‘ da parte dei leader europei.
E nel fine settimana, il ‘New York Times‘ ha fatto accapponare la pelle e tornare indietro esattamente di 60 anni, alla crisi dei missili di Cuba, quando ha annunciato che Mosca potrebbe spostare armi nucleari vicino alle coste Usa.
Potrebbe essere tutta una ‘spavalderia’, «parte di una campagna intimidatoria del Cremlino», precisa il quotidiano newyorkese, e però «Putin vuole estendere la sfera di influenza della Russia all’Europa orientale e assicurarsi impegni scritti che la NATO non si allargherà oltre. Se è frustrato nel raggiungere quell’obiettivo, alcuni dei suoi collaboratori hanno suggerito, a margine dei negoziati la scorsa settimana, potrebbe perseguire gli interessi di sicurezza della Russia con risultati che si sentirebbero acutamente in Europa e negli Stati Uniti». Solo «accenni, mai del tutto espliciti, che le armi nucleari potrebbero essere spostate in luoghi –forse non lontani dalla costa degli Stati Uniti– che avrebbero ridotto i tempi di allerta dopo un lancio a soli cinque minuti, innescando potenzialmente un confronto con echi del 1962».
A Ginevra, i diplomatici russi hanno insistito sul fatto che non ci sono piani per invadere l’Ucraina, bensì ci sarebbe altro: «un alto diplomatico russo ha affermato che Mosca è pronta a posizionare sistemi d’arma non specificati in luoghi non specificati. Ciò si è collegato», spiega il quotidiano, «con le valutazioni dell’intelligence americana secondo cui la Russia potrebbe prendere in considerazione nuovi schieramenti nucleari, forse armi nucleari tattiche o un potente arsenale emergente di missili ipersonici». «A novembre, lo stesso Putin aveva suggerito che la Russia potrebbe schierare missili ipersonici basati su sottomarini a una distanza ravvicinata da Washington».
Una nuova guerra in Europa, è questo che si ipotizza. Guerra voluta dal Presidente russo Vladimir Putin, nella quale rischiano seriamente di essere coinvolti alcuni Paesi europei e gli Stati Uniti.
«La Russia sta gettando le basi per avere la possibilità di fabbricare un pretesto per l’invasione, anche attraverso attività di sabotaggio e operazioni di informazione, accusando l’Ucraina di preparare un imminente attacco contro le forze russe nell’Ucraina orientale», ha affermato, a ‘Foreign Policy‘, un funzionario statunitense che ha chiesto l’anonimato. Il funzionario, afferma la testata, «ha avvertito che la Russia ha già predisposto un gruppo di agenti addestrati al combattimento urbano e agli esplosivi per lanciare potenzialmente un attacco alle forze per procura sostenute dalla Russia nell’Ucraina orientale per giustificare un nuovo assalto al Paese. La Russia ha armato e fornito supporto militare ai separatisti che combattono nella regione del Donbass dal 2014». «L’esercito russo prevede di iniziare queste attività diverse settimane prima di un’invasione militare, che potrebbe iniziare tra metà gennaio e metà febbraio. Abbiamo visto questo playbook nel 2014 con la Crimea», ha detto il funzionario. Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, in una conferenza stampa, ha confermato che l’Amministrazione Biden ha visto come la Russia prepara la disinformazione per fornire un pretesto per promuovere l’invasione dell’Ucraina.
Attività ‘preparatorie‘ di vario genere, e poi l’ingresso sul terreno della forze armate. L’esercito russo, «ha diverse opzioni per avanzare in Ucraina attraverso rotte di invasione settentrionale, centrale e meridionale», affermanoSeth G. Jones, vice-Presidente senior e Direttore del Programma di sicurezza internazionale del Center for Strategic and International Studies (CSIS), e Philip G. Wasielewski, ufficiale di carriera delle operazioni paramilitari presso la Central Intelligence Agency. Aggiungendo che il «tentativo russo di impadronirsi e mantenere il territorio non sarà necessariamente facile e sarà probabilmente influenzato da sfide meteorologiche, combattimenti urbani, comando e controllo, logistica e morale delle truppe russe e della popolazione ucraina», fanno una serie di ipotesi, e una dettagliata analisi,di quello che potrebbe essere il piano militare russo.
«Il Cremlino vuole ciò che dice: la fine dell’espansione della NATO, il ritiro dell’espansione precedente, la rimozione delle armi nucleari americane dall’Europa e una sfera di influenza russa. Tuttavia, Putin potrebbe accettare di meno. L’obiettivo principale del Cremlino è garantire che Bielorussia, Ucraina e Georgia non apparterranno mai a un blocco militare o economico diverso da quello controllato da Mosca e che la Russia sia l’arbitro ultimo della politica estera e di sicurezza di tutti e tre gli Stati», affermano Jones e Wasielewski. Sulla base di questi obiettivi politici, il Cremlino ha almeno sei possibili opzioni militari.
La prima opzione è «ridistribuire alcune delle sue forze di terra lontano dal confine ucraino, almeno temporaneamente, se i negoziati hanno esito positivo, ma continua ad aiutare i ribelli filo-russi nell’Ucraina orientale».
Seconda opzione: «inviare truppe russe convenzionali nelle regioni separatiste di Donetsk e Luhansk come ‘custodi della pace’ unilaterali e rifiutarsi di ritirarle fino a quando i colloqui di pace non saranno terminati con successo e Kiev non avrà accettato di attuare gli accordi di Minsk».
Terza opzione: «conquistare il territorio ucraino fino all’estremo ovest del fiume Dnepr per usarlo come merce di scambio o incorporare completamente questo nuovo territorio nella Federazione Russa».
Quarta opzione: «Conquistare il territorio ucraino fino al fiume Dnepr e conquistare un’ulteriore cintura di terra (per includere Odessa) che collega il territorio russo con la repubblica separatista della Transdniestria e separa l’Ucraina da qualsiasi accesso al Mar Nero. Il Cremlino incorporerebbe queste nuove terre in Russia e assicurerebbe che lo ‘staterello‘ ucrainodi groppa rimanga economicamente impraticabile».
Quinta opzione: «Conquistare solo una fascia di terra tra la Russia e la Transnistria (compresi Mariupol, Kherson e Odessa) per garantire l’approvvigionamento di acqua dolce per la Crimea e bloccare l’accesso dell’Ucraina al mare, evitando nel contempo grandi combattimenti su Kiev e Kharkiv».
Sesta opzione: «Conquistare tutta l’Ucraina e,con la Bielorussia, annunciare la formazione di una nuova unione slava tripartita di grandi,piccoli e bianchi russi (russi, ucraini e bielorussi)».
Seth G. Jones e Philip G. Wasielewski esaminano le varie opzioni. Le prime due opzioni «hanno meno probabilità di incorrere in sanzioni internazionali significative, ma hanno limitate possibilità di ottenere una svolta su questioni NATO o sugli accordi di Minsk a causa della loro natura coercitiva. Tutte le altre opzioni comportano pesanti sanzioni internazionali e difficoltà economiche e sarebbero controproducenti per l’obiettivo di indebolire la NATO o disaccoppiare gli USA dai suoi impegni per la sicurezza europea. Le opzioni da tre a sei potrebbero raggiungere un altro obiettivo, la distruzione di un’Ucraina indipendente, la cui evoluzione verso uno Stato democratico liberale è diventata una delle principali fonti di contesa tra le élite di sicurezza del Cremlino. L’opzione tre darebbe alla Russia il controllo di una notevole quantità di territorio ucraino, ma lo lascerebbe comunque come uno Stato economicamente sostenibile. L’opzione quattro lascia solo una groppa agraria all’Ucraina, ma preclude l’occupazione delle sue aree più nazionalistiche. L’opzione cinque lascia libera più Ucraina, ma interrompe comunque il suo accesso al mare e comporta minori costi di occupazione. Le opzioni quattro e cinque -prendere una cintura di terra da Tiraspol a Mariupol- sono complicate dal fatto che non esiste una caratteristica naturale -un fiume o una catena montuosa che corrono da est a ovest- che possa fungere da linea di demarcazione naturaleper questa terra occupata. Il nuovo confine lungo questo territorio attraverserebbe innumerevoli campi e foreste e sarebbe difficile da difendere. L’opzione sei significa occupare l’intero Paese e affrontare l’assimilazione di una popolazione di 41 milioni che può resistere all’occupazione attivamente e passivamente per anni. Richiederebbe una forza di occupazione di dimensioni considerevoli per controllare la popolazione e presidiare i nuovi confini con i Paesi della NATO. Gli ucraini in qualsiasi territorio occupato possono aspettarsi la russificazione forzata che la Nazione ha sperimentato sotto governanti come Caterina la Grande, Alessandro II, Stalin e Breznev».
Seth G. Jones e Philip G. Wasielewski vagliano il contesto. La «preparazione ideologica della società russa per un conflitto con l’Ucraina è in corso almeno dal 2014, con la propaganda del Cremlino che ritrae l’Ucraina come uno Stato protofascista e neonazista». Posta in questi anni labase ideologica, «il passo successivo è creare un casus belli –giustificazione per la guerra- coerente con l’immagine dell’Ucraina fabbricata dal Cremlino». I pretesti possono variare da una semplice rottura dei colloqui sulla sicurezza fino a un incidente gestito sulla base di svariati precedenti storici. «Una volta che ci sarà un casus belli,probabilmente seguiranno attacchi informatici per degradare i sistemi di comando e controllo militare dell’Ucraina, le comunicazioni pubbliche e le reti elettriche. Successivamente, le operazioni cinetiche inizieranno probabilmente conattacchi aerei e missilistici contro l’aviazione ucraina e i sistemi di difesa aerea. Una volta stabilita la superiorità aerea, le forze di terra russe avanzerebbero, leggermente precedute da operazioni speciali per degradare ulteriormente le capacità di comando e controllo e ritardare la mobilitazione delle riserve conducendo bombardamenti, omicidi e operazioni di sabotaggio».
Lo schema di manovra di un’invasione militare russa dell’Ucraina, affermano Jones e Wasielewski, sarà influenzato da quale obiettivo politico il Cremlino ritiene di avere priorità di raggiungere, oltre che dalla geografia.
Se il Cremlino desidera esercitare le opzioni tre,quattro o sei, ci sono tre probabili assi di avanzamento. «Rotta del Nord: la Russia potrebbe avanzare verso Kiev lungo due rotte. Il primo sarebbe 150 miglia su strada attraverso Novye Yurkovichi, in Russia; Chernihiv, Ucraina; e a Kiev, in Ucraina. Il secondo sarebbe una spinta di 200 miglia attraverso Troebortnoe, in Russia; Konotop, Ucraina; Nizhyn, Ucraina; e a Kiev. Se Minsk dovesse acconsentire all’uso delle sue reti stradali e ferroviarie, l’esercito russo potrebbe aggirare le difese ucraine intorno a Kiev e avvicinarsi ad esse dalle retrovie, attraverso un asse di avanzamento di 150 miglia da Mazur, in Bielorussia, a Korosten, in Ucraina, e infine a Kiev».
Con la scelta della «Rotta centrale: la Russia potrebbe avanzare verso ovest lungo tre rotte. La prima potrebbe includere un asse di 200 miglia che si muove attraverso Belograd, in Russia; Charkiv, Ucraina; Poltava, Ucraina; e infine a Kremenchuk, in Ucraina. Il secondo potrebbe includere una spinta di 140 miglia attraverso Donetsk, in Ucraina, fino a Zaporizhzhia, in Ucraina; e forse anche un’altra spinta da Donetsk a Dnipro, in Ucraina. Il terzo potrebbe coinvolgere le forze russe che avanzano lungo la costa verso Mariupol, Berdyansk e l’istmo di Perekop che collega la Crimea all’Ucraina».
Infine, con la «Rotta meridionale: la Russia potrebbe avanzare attraverso l’istmo di Perekop per prendere Kherson e la fonte di acqua dolce per la Crimea e contemporaneamente verso le vicinanze di Melitpol, per collegarsi con le forze russe che avanzano lungo la costa del Mar d’Azov. Se la Russia dovesse tentare l’opzione cinque, questo sarebbe l’attacco principale insieme all’assalto lungo la costa verso Mariupol e Berdyansk. Ma sarebbe più difficile da sostenere logisticamente a causa della mancanza di una ferrovia che corre lungo la costa del Mar d’Azov e della principale direzione di avanzamento».
«Tutti questi percorsi, ad eccezione di quello costiero, sono paralleli a linee ferroviarie esistenti. Questo è essenziale poiché le forze logistiche dell’esercito russo non sono progettate per offensive di terra su larga scala lontane dalle ferrovie. Se gli obiettivi della Russia includono negare l’accesso al mare dell’Ucraina, dovrà impadronirsi di Odessa. Alcuni prevedono che ciò sarebbe ottenuto tramite atterraggi anfibi e aerei vicino a Odessa, che si collegano con forze meccanizzate che si avvicinano da est. Se la Russia intende conquistare l’intero Paese, le sue forze dovrebbero impadronirsi di Odessa (le cui strutture portuali faciliterebbero la logistica russa) e anche attraversare il fiume Dnepr in diversi punti per marciare e combattere per altre 350-700 miglia più a ovest per occupare tutta l’Ucraina fino ai suoi confini con Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania e Moldova».
Gli analisti Jones e Wasielewski esamino le prospettive di successo russe.
«Gli attacchi meccanizzati non sono sempre così rapidi come sperano gli attaccanti». La media dei più rapidi movimenti di forze corazzate si attesta su circa 20 miglia al giorno, poco più di 32 chilometri. In condizioni invernali, con luce diurna limitata, tale media giornaliera si potrebbe ridurre significativamente.
Se l’invasione iniziasse, come si sta sostenendo, a gennaio o febbraio «avrebbe il vantaggio di un terreno ghiacciato per supportare il movimento attraverso il Paese di una grande forza meccanizzata. Significherebbe anche operare in condizioni di freddo gelido e visibilità limitata. Gennaio è in genere il mese più freddo e nevoso dell’anno in Ucraina, con una media di 8,5 ore di luce diurna durante il mese e un aumento a 10 ore a febbraio». Se poi i combattimenti continuassero fino a marzo, le forze meccanizzate dovranno fare i conti con il famigerato Rasputitsa, ovvero il disgelo, che trasforma la terra ferma in fango. A marzo, le steppe ghiacciate si disgelano e la terra diventa nel migliore dei casi una palude e nel peggiore un mare di fango. Chiaro che l’avanzata sarebbe davvero complicata.
Altro elemento che Jones e Wasielewski considerano problematico è che «sebbene gran parte del terreno a est del fiume Dnepr includa campi rurali e foreste, ci sono diverse aree urbane che una forza meccanizzata russa dovrebbe prendere o aggirare e assediare. Kiev ha quasi 3 milioni di abitanti, Kharkiv ne ha circa 1,5 milioni, Odessa ne ha 1 milione, Dnipro ne ha quasi 1 milione, Zaporizhia ne ha 750.000 e persino Mariupol ne ha quasi 500.000. Se difese, queste grandi aree urbane potrebbero richiedere molto tempo e perdite per essere sgomberate e occupate». Pertanto, la migliore linea d’azione per le truppe russe sarebbe aggirare le aree urbane e rastrellarle in seguito. Ma il non controllo di alcuni centri comporta una riduzione della capacità logistica di supportare una spinta centrale verso il fiume Dnepr e oltre.
E poi c’è la questione del comando e controllo.«Nel caso di un’invasione dell’Ucraina, la Russia condurrà la sua più grande operazione armata combinata dalla battaglia di Berlino nel 1945». Circa 120.000 soldati russi sono mobilitati vicino all’Ucraina, altre decine di migliaia pronti a schierarsi in combattimento. «Sarà una sfida per il comando e il controllo russi spostare tutte queste forze nelle loro posizioni di attacco con un’adeguata disciplina di marcia. Sarà anche difficile per la Russia mantenere quella disciplina durante l’attacco, in modo che le enormi quantità di veicoli e soldati che si muovono su un numero limitato di strade scivolose e dissestate e spesso di notte non diventino un gigantesco ingorgo».
Il coordinamento degli assalti aerei e anfibi si rivelerà un’altra sfida. Altresì, «l’esercito russo ha un’esperienza limitata nel coordinare un gran numero di aerei che supporteranno l’attacco al suolo». «Questa sarà la prima volta dalla seconda guerra mondiale che le forze di terra russe affronteranno un moderno avversario meccanizzato e le sue forze aeree affronteranno un avversario con una moderna forza aerea e un sistema di difesa aerea».
Da tenere bene d’occhio da parte di Mosca, la logistica. Quando «le unità combattenti esauriranno le scorte iniziali di munizioni, carburante e cibo, inizierà la vera prova della forza militare russa, inclusa la capacità della Russia di sostenere l’avanzata di una massiccia forza meccanizzata su centinaia di miglia di territorio». «Un’invasione russa dell’Ucraina potrebbe essere un affare più lungo di quanto alcuni prevedano a causa del tempo e della distanza per portare i rifornimenti».
Ultimo, ma non ultimo, elemento, il morale. Il morale dei singoli soldati e il morale di ogni Paese e della sua gente. Un fattore che influenzerà il morale sarà il tempo. «Più a lungo l’esercito ucraino resisterà ai russi, maggiore sarà la sua fiducia e la sua conoscenza istituzionale su come combattere questo nemico. Per la Russia, più a lungo continua la guerra e maggiori sono le vittime, maggiore è la possibilità di minare il morale russo dal livello del soldato di base alla società russa in generale.
Circa un terzo delle forze di terra russe è costituito da coscritti di un anno. Questi coscritti prestano servizio al fianco di soldati professionisti, o kontraktniki, in un sistema di nonnismo noto come dedovshchina». Inoltre, le pesanti perdite richiederanno sostituzioni rapide e i riservisti portati per rinforzare le unità in prima linea avranno ricevuto poco addestramento recente. La diminuzione dei soldati professionisti e l’aumento dei riservisti e coscritti accrescerà la possibilità di una scarsa coesione tra i soldati. Se poi le vittime e le sconfitte aumentassero, i problemi di coesione al fronte potrebbero riflettersi in disordini pubblici a casa. «Le famiglie russe sicuramente si risentiranno che i loro soldati vengano usati come carne da cannone e la presenza onnipresente di telecamere e video dei telefoni cellulari nel mondo di oggi estenderà le lamentele dei soldati oltre le loro unità».
L’attenzione, come si è visto nelle ultime ore, si sta appuntando su azioni intimidatorie, quali per esempio uno spostamento di armi nucleari in aree sensibili per gli Stati Uniti (per esempio Cuba, nuovamente, piuttosto che Venezuela, ma sono solo due delle possibilità più scontate) o per l’Europa, e su di un conflitto cyber, attacchi informatici, sui quali in particolare si sta spostando l’attenzione anche dell’opinione pubblica, ritenuti sempre più probabili dopo che sul finire della scorsa settimana un attacco di hacking contro alcuni siti web del governo ucraino ha allarmato il Paese e la diplomazia europea e americana. L’hacking di venerdì, secondo alcuni osservatori, mostrerebbe un Putin che starebbe cercando di testare le linee rosse dichiarate dagli americani. Da notare che l’FBI, la CISA e l’Agenzia per la sicurezza nazionale americana, l’11 gennaio, hanno lanciato un avviso congiunto sottolineando le potenziali minacce russe alle infrastrutture critiche americane. Gli esperti hanno ripetutamente avvertito che Mosca potrebbe usare gli attacchi informatici come distrazione o per ostacolare la capacità di Kiev di rispondere a un’invasione. Ma quello di venerdì potrebbe anche appartenere a quell’insieme di azioni che la Russia metterebbe in campo per creare un casus belli. Gli esperti di sicurezza informatica hanno notato un aumento delle attività contro obiettivi ucraini nelle ultime settimane, temendo uno sforzo per «preparare il campo di battaglia» per una possibile invasione.