Il Consiglio europeo promette soldi e armi, il Parlamento UE accoglie la richiesta di adesione, ma la Moldavia sembra avere poche possibilità di non essere attaccata da Mosca. L’esercito moldavo ha pochi uomini ed è stato trascurato per decenni, avrà scarse possibilità, anche se la resistenza potrebbe mettere in difficoltà il Cremlino
L’impatto della guerra ucraina sulla Moldavia (un Paese di circa 3 milioni di persone), il Paese più povero d’Europa, «è e sarà drammatico», dice Nicu Popescu, Ministro degli Esteri del Paese, «vediamo segnali di guai, indicazioni di operazioni sotto falsa bandiera e pretesto per l’assalto militare.Vogliamo diplomazia e dialogo. Dipendiamo da queste cose. Ma vogliamo anche che il mondo sappia quanto siamo vulnerabili. Se l’aggressività non provocata non viene controllata, potrebbe diffondersi».
Mercoledì 4 maggio, il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in conferenza stampa congiunta a Chisinau con la Presidente moldava, Maia Sandu, rispondendo all’allarme del Ministro ha affermato: «È nostro dovere europeo aiutare e sostenere il Paese e aumentare il nostro sostegno alla sua stabilità, sicurezza, integrità territoriale e sovranità. Il nostro sostegno economico e politico deve continuare di pari passo».
Michel ha sintetizzato così gli interventi forniti dall’UE: «13 milioni di euro di finanziamenti immediati per i programmi umanitari, seguiti da altri 15 milioni di euro per la gestione della migrazione», e oltre «15 milioni di euro per rafforzare la missione di assistenza alle frontieredell’UE». Il futuro prossimo l’Unione prevede di aiutare la Moldavia a «rafforzare la sua resilienza e ad affrontare le conseguenze delle ricadute dell’aggressione russa in Ucraina. L’anno scorso abbiamo annunciato un sostegno di 7 milioni di euro per attrezzature per le esigenze mediche e ingegneristiche dell’esercito nell’ambito del Fondo europeo per la pace. E quest’anno, prevediamo di aumentare in modo significativo il nostro sostegnoalla Moldova fornendo alle sue forze armate ulteriori equipaggiamenti militari». E, inoltre, supporto «per contrastare la disinformazione, rafforzare la coesione sociale e resistere agli attacchi informatici». Insomma, ha assicurato, «il nostro supporto continuerà a soddisfare la portata delle sfide».
Ieri, poi, giovedì 4 maggio, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione nella quale si accoglie con favore la domanda formale di adesione della Moldavia all’UE (presentata lo scorso 3 marzo), affermando che il Paese è sulla strada giusta per l’adozione di riforme chiave.
La Moldavia aveva presentato la richiesta per entrare nell’Unione lo scorso 3 marzo, insieme a Ucraina e Georgia. Il Paese manterrà la sua neutralità, sancita dalla Costituzione, e non intende aderire alla NATO. Anche se per l’Occidente, la candidatura per l’adesione UE segnala l’ulteriore avvicinamento della Moldavia all’Europa e più in generale all’Occidente. Per molti moldavi l’ambizione europea è in primo luogo, si fa notare, una richiesta di sostegno finanziario per aiutare lo sviluppo del Paese. «I problemi della Repubblica Moldova sono prima di tutto economici», ha affermato Ion Jigau, direttore esecutivo di CBS-AXA, una società di ricerca. «I nostri cittadini vedono l’UE come qualcosa che li aiuterà a superare questi problemi». Più di 1 milione di moldavi, circa il 25% della popolazione, vivono all’estero e le rimesse rappresentano quasi il 16% del PIL del Paese. Paese gravato da pesante corruzione, uno dei fattori per cui prima del 24 febbraio l’ambizione all’ingresso in UE era ben poco ascoltata a Bruxelles, per quanto un accordo del 2014 con l’UE avesse messo il Paese su una strada preliminare all’integrazione. Negli anni a venire il governo era tornato a privilegiare Mosca, dalla quale dipende interamente per le sue forniture di gas, e l’Unione aveva congelato le procedure. Il governo pro-UE che detiene la maggioranza in Parlamento dallo scorso luglio, ma soprattutto i fatti seguiti al 24 febbraio, hanno convinto la UE a riaprire il capitolo adesione.

Gli eurodeputati, nella risoluzione approvata ieri, hanno chiesto all’UE di fornire maggiore sostegno al Paese, ad esempio attraverso una nuova assistenza macrofinanziaria, ulteriori misure di liberalizzazione del commercio e dei trasporti, maggiore integrazione nel mercato unico dell’UE, e un sostegno continuo per la gestione dei rifugiati (450.000 rifugiati ucraini sono giunti nel Paese dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina e quasi 100.000 sono ancora presenti) e per scopi umanitari.
L’attivismo europeo nei confronti della Moldavia, trova spiegazione negli incidenti dello scorso fine aprile nella regione separatista della Transnistria. Azioni che fanno seguito alla dichiarazione, il 22 aprile, del vice comandante del distretto militare centrale russo, Rustam Minnekayev, nelle quali viene delineato l‘obiettivo della seconda fase della guerra russa contro l’Ucraina. L’obiettivo non era solo quello di prendere la regione del Donbas nell’est del Paese, ma anche di prendere il controllo della costa meridionale dell’Ucraina e di collegarsi con la repubblica separatista moldava della Transnistria. Il Cremlino ha ufficialmente taciuto sulla questione e ufficiosamente il Ministero degli Esteri russo ha negato di avere piani per la Transnistria. Poco dopo, le autorità della regione hanno proclamato che avrebbero «preso decisioni per proteggere gli interessi della Repubblica», il che è stato interpretato come un avviso di secessione o interventi preparativi militari per sostenere lo sforzo bellico di Mosca in Ucraina, tanto più che è seguito, il 28 aprile, l’ordine di mobilitazione generale per tutti gli uomini dai 18 ai 55 anni.
«Il contingente militare combinato russo e‘separatista‘ in Transnistria, supera le forze armate moldave. In totale sono da uno a due battaglioni meccanizzati russi, insieme a 8.000 forze ausiliarie locali costituite principalmente da fanteria leggera e forze di sicurezza paramilitari dell’MGB (successore del KGB)». Queste forze, spiega Gustav Gressel, senior policy fellow del Programma per l’Europa allargata presso l’ufficio di Berlino dell’European Council on Foreign Relations (ECFR), potrebbero unirsi alle forze russe nelle vicinanze, «distraendo le riserve ucraine», o «già in procinto di collegarsi alla regione separatista». Nell’ultimo scenario, «potrebbero fornire la fanteria disperatamente necessaria per l’esercito russo. Tuttavia, l’avanzata russa verso Odessa è ormai da settimane impantanata appena fuori dalla città di Kherson. I russi avrebbero comunque bisogno di attraversare il fiume Bug, che è molto largo e con ponti distanti solo centinaia di chilometri l’uno dall’altro. La Russia non avrà forze sufficienti a disposizione per farlo prima di concludere la sua offensiva sul Donbass, che sta procedendo solo lentamente».
«Con l’esercito russo bloccato a est, i tempi della mossa di Mosca in Moldavia sono, nella migliore delle ipotesi, sconcertanti», prosegue Gustav Gressel. Il che «ha dato a Chisinau la possibilità di preparare e raccogliere il sostegno internazionale. La Moldavia ha messo in allertale sue forze di sicurezza, e il dibattito pubblico nel Paese si sta ora concentrando sulla mobilitazione delle forze armate. Più tempo ha la Moldova per difendersi da un attacco dalla sola Transnistria, o dalla Transnistria combinata con le forze russe, più rapidamente ed efficacemente sarà in grado di rispondere. E mentre le capacità militari della Moldova sono di gran lunga inferiori a quelle dell’Ucraina, un Paese sotto le armi potrebbe comunque rivelarsi un incubo per la logistica e le linee di comunicazione russe. La resistenza in Moldova potrebbe negare alla Russia un possibile vantaggio nel tentativo di spingere attraverso il Paese per raggiungere le retrovie ucraine».
A parte il fatto che la Moldavia ha un esercito che si ritiene composto da non più di 4mila uomini, il problema che viene sottolineato da tutti gli analisti è che «l’esercito della Moldova è stato trascurato per decenni. I leader del Paese hanno supposto che la geografia -cioè l’Ucraina- avrebbe evitato il peggio. Il nuovo Presidente progressista, Maia Sandu, e il Primo Ministro, Natalia Gavrilița, hanno posto le riforme contro la corruzione e lo stato di diritto al centro dei loro piani di governo (in tempo di pace). Adesso la dirigenza deve puntare anche sulla difesa», rileva Gressel, che suggerisce la possibilità che se i pericoli aumentano, la Moldavia potrebbe invitare le forze NATO a intraprendere‘manovre‘ sul proprio territorio. «Anche se tale dispiegamento di addestramento fosse solo nominale, per la Russia i rischi potrebbero aumenterebbero in modo significativo. Quando la Russia ha iniziato ad aumentare i suoi dispiegamenti lungo il confine ucraino, nel 2021, l’Occidente non ha risposto schierando forze più grandi. Ciò ha limitato la sua capacità di segnalare o schierare in modo credibile forze di blocco per le manovre, riducendo così anche le sue opzioni diplomatiche per denunciare le intenzioni russe e minacciare sanzioni. L’Occidente non dovrebbe ripetere lo stesso errore con la Moldavia», conclude l’analista ECFR.
Le politiche di difesa e sicurezza sono sempre state un’attività d’élite nella Moldavia, spiegaDumitru Minzarari, ricercatore associato presso la Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP). «La popolazione non considera questi problemi sufficientemente salienti da confrontarsi con le autorità su di essi in caso di disaccordo. In parte, ciò è dovuto alla convinzione diffusa, condivisa sia dalla maggior parte degli elettori che dai politici tradizionali, che le questioni di difesa e sicurezza, allo stato attuale, abbiano scarso impatto sui risultati economici e sul benessere del Paese. Ed è l’economia che preoccupa maggiormente le élite dominanti della Moldavia: per i cleptocrati, al fine di massimizzare la base per la loro ricerca di rendite; per i politici liberali, per migliorare la prosperità economica dei cittadini per essere rieletti. In effetti, storicamente, le questioni relative alla difesa e alla sicurezza sono state ampiamente ignorate da tutte le élite al potere da quando il paese ha ricevuto la sua indipendenza nel 1992. Se questo dovesse cambiare, sarà solo a causa di una significativa crisi della sicurezza nazionale, o se il pensiero delle élite dominanti moldave si evolvono verso una comprensione più accurata dell’impatto della difesa e della sicurezza sul benessere economico del Paese».
La crisi della sicurezza è arrivata dopo il 24 febbraio. «La Moldova deve affrontare una serie di minacce alla difesa e alla sicurezza che sono principalmente il risultato della sua posizione geografica unica e dell’eredità storica, in parte attribuite alle scelte post-sovietiche fatte dalle sue élite politiche», prosegue Dumitru Minzarari. «A seguito dell’escalation armata di tutti i conflitti ‘congelati’ o latenti nell’area post-sovietica dove erano presenti truppe russe, vale a dire Georgia, Ucraina e regione del Karabakh- un’escalation militare del conflitto transnistriano è abbastanza plausibile. Questo rischio è enormemente aumentato dopo che la Russia ha lanciato la sua re-invasione su vasta scala dell’Ucraina nel febbraio 2022, indicando che la soglia di Mosca per l’escalation militare diretta contro i suoi vicini è significativamente inferiore a quanto si presumeva».
Oltre al rischio di un attacco convenzionale, una valutazione delle azioni russe nella regione nell’ultimo decennio e mezzo indica, afferma Dumitru Minzarari, che sono possibili azioni aggressive sia convenzionali che di tipo proxy. Ciò che alla fine si verificherà «dipenderà dagli obiettivi particolari che la Russia potrebbe voler perseguire e dai relativi costi che potrebbe ritenere accettabili. Ad esempio, se vuole inviare un messaggio particolarmente potente all’Occidente e rivendicare una forte determinazione, potrebbe orchestrare un tipo di invasione convenzionale anche senza conquistare la regione di Odessa. La regione della Transnistria offre una piattaforma favorevole per lanciare un’invasione convenzionale, poiché la popolazione non resisterebbe attivamente. Per prima cosa, la Russia ha applicato una politica di passaportizzazione completa in Transnistria, ha distribuito passaporti russi agli abitanti locali dagli anni ’90. Dispone, inoltre, di forze militari di stanza in questa regione separatista, comprese le truppe schierate con il titolo di ‘guerrieri di pace’ e un contingente militare designato per proteggere il deposito di munizioni a Cobasna. Inoltre, comanda praticamente tutte le unità armate della regione secessionista. Pertanto, è in grado di esplorare una gamma di opzioni per invocare un caso, anche conducendo operazioni di false flag. Tuttavia, come ha rivelato il caso Ucraina, la Russia può anche iniziare un’aggressione militare senza una reale giustificazione. Nel caso in cui fossero necessarie truppe o rinforzi aggiuntivi, la Russia potrebbe utilizzare gli aeroporti di Tighina, Chisinau e Marculesti, prima sganciando una piccola forza d’assalto che prenderebbe il controllo delle infrastrutture dell’aeroporto e poi accetterebbe aerei cargo militari russi in arrivo con queste truppe. Il tentativo simile della Russia di conquistare Kiev all’inizio della sua aggressione convenzionale contro l’Ucraina nel febbraio 2022 indicherebbe l’elevata plausibilità di questo scenario. Sebbene operativamente impegnativo, la Russia potrebbe anche provare a schierare prima elicotteri a bassa quota utilizzando tecniche di volo nap-of-the-earth (NOE) per evitare il rilevamento, e poi inviare truppe dalle sue basi in Crimea nella regione della Transnistria; da lì, potrebbero essere spostati più all’interno della Repubblica di Moldova, secondo necessità. Dato che la Moldavia non ha praticamente capacità radar per lo spazio aereo militare, uno scenario del genere è altamente plausibile. I costi per tale operazione, sia materiali che reputazionali, e nel caso in cui la Moldavia resistesse militarmente, sarebbero significativi per il Cremlino, nonostante la posizione internazionale già gravemente danneggiata della Russia a seguito della guerra del 2022 contro l’Ucraina. Il costo di un’invasione contro la Moldavia minerebbe l’argomento della Russia secondo cui l’Ucraina è un caso unico e sottolineerebbe ancora una volta con forza le ambizioni revansciste della Russia. Tuttavia, poiché i calcoli dei costi per l’aggressione si basano su ex antepercezioni dei guadagni e delle perdite previsti che porterebbe un’operazione militare, l’aperta aggressione contro la Moldova dipenderebbe dal fatto che la Russia percepisca costi molto alti dall’inazione o costi molto bassi come risultato della sua azione militare. Prima che la Russia invadesse l’Ucraina nel febbraio 2022, l’unico probabile casus belli che la Russia invadesse la Moldova sarebbe stato un tentativo delle forze armate moldave di tentare di recuperare (presumibilmente o veramente) il controllo sulla Transnistria. Questa presunzione non è più valida».
In base a come si metteranno le cose per le truppe russe in Ucraina, e in particolare a Odessa, probabilmente evolverà la situazione in Moldavia. Ma intanto ci sarà da tenere d’occhio le evoluzioni politiche interne moldave. Secondo quanto riferito dal quotidiano cattolico ‘Avvenire‘,sarebbe in corso un tentativo di«indebolire il governo della Presidente Maia Sandu», una sorta di ‘golpe bianco‘ con l’obiettivo di «tenere fuori Usa e Ue dalla Moldavia e arrivare e sostituire i vertici politici». Il tutto senza l’uso delle armi, che non solo, come sottolinea il corrispondente, «potrebbe però sfuggire di mano», ma che non tiene conto delle vere intenzioni di Mosca.