Dall’ esordio di Elisabetta Trenta, all’ assetto dell’ Alleanza, tutte le questioni sul tavolo
Nel nuovo quartier generale della NATOdi Bruxelles, si tiene oggi e domani il vertice dei ministri della Difesa dell’ Alleanza. Tra i temi sul tavolo, il budget per la difesa e l’ assetto atlantico, in particolare l’ intesa sulla collocazione di due nuovi comandi dell’ Alleanza negli Stati Uniti e in Germania. Senza dimenticare che questo incontro sarà preparatorio a quello dei leader della NATO del prossimo mese.
In conferenza stampa a Bruxelles, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha detto che alla riunione odierna si aspetta un accordo sul fatto che il nuovo Joint Force Command per l’Atlantico sarà stanziato a Norfolk negli Usa, mentre il Comando per facilitare i movimenti delle truppe in Europa si installerà a Ulm in Germania.
Ancor più centrale, la questione inerente la spesa. «Stiamo spendendo il 4% del PIL e molti dei nostri alleati stanno spendendo l’1% del PIL e non stanno assumendo impegni per salire al 2%, quindi il presidente è molto chiaro … Se siamo nella NATO, vuole per fare in modo che la NATO ottenga più denaro in modo che la NATO possa proteggere tutti noi e raggiungere il suo obiettivo» aveva dichiarato a marzo il segretario del Tesoro statunitense, Steve Mnuchin, alla CNBC. Nel frattempo, citando motivi legati alla ‘sicurezza nazionale’, il Presidente Donald Trump ha deciso di non esentare gli alleati europei e il Canada dai dazi del 25% sull’ acciaio e del 10% sull’ alluminio che, dalla mezzanotte del 1 giugno, sono entrati in vigore. Misure contro quali tanto l’ Ue quanto il Canada hanno risposto annunciando ritorsioni e rivolgendosi all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto).
Il segretario alla Difesa Usa James Mattis si è detto convinto che la guerra dei dazi scatenata dagli Stati Uniti non impatterà sulle relazioni con l’Unione europea e il Canada in seno alla NATO. «Al momento non credo» ha assicurato il capo del Pentagono, definendo l’alleanza con il Canada forte «come una roccia».
«Parleremo dell’obiettivo del 2% e di dove siamo. Nel 2014 c’erano tre Paesi che spendevano il 2% o più» del Pil nella difesa. «Nel 2018, avremo otto nazioni. Quindi, di base avremo più che raddoppiato, quasi triplicato, il numero delle nazioni. E abbiamo ora 15 Paesi che hanno piani solidi per arrivare al 2%». Con queste parole, il segretario alla Difesa statunitense, sull’aereo diretto a Bruxelles, ha riaffermato l’ obiettivo dell’ amministrazione americana a far sì che tutti gli Alleati rispettino l’impegno di raggiungere il 2% del Pil di spesa militare entro il 2024. «Detto questo abbiamo visto che il 2017 ha visto la più grande crescita del Pil negli ultimi 25 anni. E’ aritmetica, non un’opinione. Nel 2018, possiamo prevedere che la crescita continui. Tutti stanno crescendo: e quindi, ora discuteremo: tutti stanno crescendo abbastanza? Tutti stanno crescendo nelle giuste aree? In ultima analisi, discuteremo di quanta crescita c’è, non se c’è crescita o no. Tutti tagliavano, fino al 2014. E ora tutti crescono», ha chiosato Mattis. Del resto, le spese nell’ Alleanza sono sempre state tra i punti in agenda nei vari incontri con i leader europei, soprattutto con quelli meno vicini alle politiche della nuova amministrazione, come ad esempio la Germania di Angela Merkel che spende poco più dell’ 1%, nonostante sia la prima potenza economica del Vecchio Continente.
Mattis, alla ministeriale, secondo quanto si è appreso, promuoverà al cosiddetto “Piano 30-30-30-30“, già presentato ieri dal numero uno dell’ Alleanza Atlantica. Piano che prevede che, entro il 2020, la NATO disponga di 30 battaglioni, 30 squadre aeree e 30 navi da guerra in grado di essere dispiegati nel giro di 30 giorni. Si tratta del dispiegamento di truppe e risorse consistenti nel caso in cui i quattro battaglioni rotanti della NATO lungo il suo confine orientale necessitino di rinforzi. Tecnicamente, la reazione rapida della Forza di risposta della NATO, sarebbe la prima ondata di rinforzi, ma non sarebbe sufficiente in una grave situazione di crisi. Secondo Stoltenberg, «ogni alleato dovrebbe contribuire a questa iniziativa, anche se i contributi varieranno. Si tratta di creare una cultura della prontezza perché abbiamo un ambiente di sicurezza più imprevedibile». Ovviamente, questo comporterà un aumento dei costi sostenuti a livello nazionale. L’ iniziativa ‘quattro volte trenta’ è, a detta del Segretario generale, «un pensiero e una cultura completamente nuovi»dell’alleanza: non sono nuove risorse, ma un loro migliore dispiegamento. Basti rammentare – ha fatto notare il Segretario NATO intervistato da giornalisti norvegesi – che «durante la Guerra Fredda, c’era una preparazione molto alta. A quel tempo, gli Stati Uniti avevano circa 600.000 soldati in Europa, con la regola principale che l’80% di loro doveva essere pronto per 24 ore». Per vari motivi, questa capacità di reazione è andata persa dopo il collasso dell’ URSS. Ed oggi, per far fronte alla minaccia destabilizzante russa, è necessario che la NATO «stringa l’alleanza in modo che tutti gli alleati abbiano punti di forza che possano essere messi in campo in una crisi».
In tema di contrasto alle attività ostili russe, molta attenzione dovrebbe essere dedicata in questa sede alla postura marittima degli alleati della NATO, non solo nelle regioni del nord del Mar Baltico e del Mare Artico, ma anche nel Mediterraneo dove è aumentata in modo significativo negli ultimi anni l’ attività di Mosca che ha iniziato ad utilizzare la base navale siriana a Tartus nel 2015, con un contratto d’affitto concluso con Damasco della durata di quarantanove anni concesso da Damasco.
Il Segretario alla difesa americano ha poi precisato che la NATO vuole migliorare le relazioni con Mosca, ma che, al momento, è un’ impresa molto difficile: poche settimane fa gli USA hanno inasprito il quadro sanzionatorio contro Mosca e, insieme agli altri alleati NATO, hanno espulso numerosi diplomatici russi in risposta all’ avvelenamento dell’ ex spia Serghej Skripal e di sua figlia Juliav, avvenuto nel Regno Unito.
Proprio il rapporto con la Russia è ormai da diversi giorni al centro del dibattito politico nel Belpaese e ha inserito tra i protagonisti del meeting odierno l’ Italia, oggi rappresentata al summit per la prima volta dalla nuova ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, – è già stata annunciata dall’ ex Premier Matteo Renzi la sua convocazione al Copasir quando saranno istituite le commissioni – accusata di aver reclutato nel 2012 una squadra di mercenari, di intrattenere non trasparenti «rapporti» – ha ammonito l’ ex Segretario PD – «con la società consortile Sudgest Aid Scarl da lei presieduta» e criticata per i suoi incarichi «nei diversi progetti legati a forze armate, forze dell’ordine e organismi multinazionali operanti nel settore della sicurezza» oltre che per la sua collaborazione ad un master di ‘globalization, governante and International understanding’ con l’ Università Statale di Mosca. Master che comprende anche l’ insegnamento di Ivan Timofeev, protagonista del Russiagate e sospettato dall’ FBI di aver proposto allo staff di Trump le mail sottratte a Hillary Clinton, Olga Zinovieva, vedova di Alexander Zinoviev, molto caro a Putin, il filosofo Alexander Chumakov, anch’ egli legato al Cremlino, e Yury Sayamov, consigliere del presidente russo.
Sebbene non sia tra gli argomenti della ministeriale, il tema delle sanzioni è stato sollevato due giorni fa dal neo presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, durante il discorso per la fiducia in Senato: «Intendiamo ribadire la convinta appartenenza del nostro Paese all’Alleanza atlantica, con gli Stati Uniti d’America quale alleato privilegiato. Saremo fautori di una apertura alla Russia, che ha consolidato negli ultimi anni il suo ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche. Ci faremo promotori di una revisione del sistema delle sanzioni, a partire da quelle che rischiano di mortificare la società civile russa».
Non sono tardate le reazioni. Ieri, in conferenza stampa, congratulandosi con il nuovo premier per la sua nomina, il segretario generale della NATO ha detto: «Non vedo l’ora di lavorare con lui e lo incontrerò presto. L’Italia è un alleato impegnato e di alto valore, contribuisce alla nostra sicurezza comune e alla difesa collettiva in molti modi differenti». Apprezzando «l’impegno del nuovo presidente del Consiglio verso l’Alleanza», «sulla Russia» – ha precisato – «è importante sottolineare che la Nato ha un approccio duale: forte difesa e deterrenza, combinate con il dialogo politico. Non possiamo isolare la Russia, che è un nostro vicino. Quindi accolgo favorevolmente il forte sostegno dell’Italia al dialogo che noi abbiano con la Russia». Al contempo, però, «le sanzioni economiche» contro Mosca «sono importanti»: è necessario che «la Russia deve cambiare comportamento prima che le sanzioni siano eliminate».
Del resto, al termine della 179esima riunione del Comitato militare della NATO, il presidente della commissione militare della NATO, il generale Petr Pavel si era espresso dicendo che: «Penso che il modo migliore per proseguire è continuare con l’idea che ci siamo prefissati. Ed è per rendere l’Ucraina di successo sia militarmente che economicamente. Perché questa è la migliore risposta all’approccio della Russia sull’Ucraina». «Continueremo a premere sulla Russia per rispettare le norme internazionali», aveva concluso il militare.
Alle parole di Soltenberg hanno fatto eco quelle dell’ambasciatore degli Usa presso la NATO, Kay Bailey Hutchison, che ha evidenziato che l’Italia «è uno dei nostri più forti alleati nella NATO» ma ha spiegato che «è importante che gli alleati restino saldi sulle sanzioni contro la Russia finché il suo comportamento non cambierà», con un chiaro rimando «all’invasione illegale della Crimea, dell’Ucraina orientale e di parte della Georgia». In questo senso, ha concluso la diplomatica, «se non resteremo saldi (sulle sanzioni alla Russia), sarebbe un pessimo segnale verso Mosca» e cioè che «può prendere terre che non le appartengono da nazioni sovrane».
Dal canto suo, il Ministero degli Esteri russo ha reso noto che «Mosca si aspetta di collaborare con il nuovo governo italiano nello spirito di continuità positiva delle relazioni italo-russe», sottolineando che accoglierebbe «positivamente approcci sani ed equilibrati … La dichiarazione del presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, alla vigilia del voto di fiducia testimonia la sua intenzione di cooperare con il nostro Paese, ugualmente la Russia … il presidente russo Vladimir Putin, nel suo messaggio di congratulazioni a Conte, ha parlato a favore dello sviluppo di un dialogo politico costruttivo nella risoluzione dei principali problemi regionali e globali». «Naturalmente» – ha chiarito – «il nuovo governo di coalizione sta appena iniziando a lavorare e le sue priorità di politica estera saranno chiarite».
Di sanzioni ha parlato anche il presidente Vladimir Putin nella sua lunga chat-kermesse con il popolo russo. In questa occasione, Putin ha rimarcato come, secondo lui, l’Occidente guardi alla Russia come ad una «minaccia» e che le sanzioni non sono altro che un mezzo per contenerla, anche se, ha ammesso, in Europa «qualcosa si sta muovendo perché alcuni Paesi iniziano a dire che la collaborazione con la Russia e’ necessaria». E non è difficile pensare che si potesse riferire all’ Italia.
Ma il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, oggi vicepremier oltre che Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, a margine di un incontro con i vertici della Leonardo nello stabilimento di Pomigliano d’Arco, ha voluto ribadire la posizione dell’Italia e rassicurare gli alleati: «Restiamo nella Nato ma portiamo avanti anche il dialogo con gli altri Paesi, come la Russia, così come è sempre stato … Il nostro è un governo alleato agli Stati Uniti, ma non supino alle volontà degli altri governi».
Rassicurazione non proprio peregrina se è vero che l’ Italia, sede di importanti strutture dell’ Alleanza, è impegnata in diversi teatri come ad esempio nei Balcani, in Aghanistan, in Iraq, nel Mediterraneo, contro lo Stato Islamico e un ritiro degli uomini potrebbe mettere in discussione gli equilibri dell’ Alleanza. Peraltro, dal 1 giugno scorso, la NATO garantisce, attraverso la missione di ‘Air Policing’, la sicurezza dello spazio aereo del Montenegro, indipendente dal 2006 e dal 5 giugno 2017 membro dell’ organizzazione. La missione coinvolge Italia (con 2 Eurofighter in attivita di ‘scramble’) e Grecia. «Le Forze Armate italiane continuano a dimostrare la disponibilità del Paese nel fornire supporto e professionalità con generosità in ottemperanza ai fondamenti cardini dell’Alleanza Atlantica. L’Italia già vanta un primato nello svolgimento del Servizio di Air Policing della NATO, essendo l’unica Nazione ad aver partecipato nei quattro scenari, dall’Islanda all’Albania. Da oggi, con altrettanto impegno, l’Aeronautica Militare garantirà la protezione e la sorveglianza dello spazio aereo anche al Montenegro» ha dichiarato, alla cerimonia d’ inaugurazione, in rappresentanza del Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, il Generale di Divisione Aerea Silvano Frigerio, Comandante delle Forze da Combattimento e della 1^ Regione Aerea. «Oggi si vuole inoltre riconoscere il grande impegno dell’Italia e della Grecia per aver offerto il contributo dei propri assetti aerei alla NATO, nell’interesse comune della difesa dello spazio aereo dell’Alleanza» era stato l’ intervento, in rappresentanza dell’ Alleanza, del Generale di Brigata Aerea Roberto Di Marco, Vice Comandante del NATO’s Depoyable Air Command and Control Centre di Poggio Renatico (FE). Dal punto di vista del budget, l’ Italia, come ha riconosciuto lo stesso Stoltenberg, ha incrementato la propria spesa militare italiana toccando i 25 miliardi di euro nel 2018 pari all’ 1,4% del Pil, con un aumento del 4% rispetto al 2017.
Inoltre, stando a quanto diffuso, la neo ministra Trenta avrebbe ribadito che l’ Italia «rispetta e onora sempre gli impegni presi», ma «per quel che abbiamo dato finora e vogliamo continuare a dare», ritengo sia arrivato il momento «anche di ricevere», e’ «una questione di solidarietà». La stessa titolare del dicastero della difesa italiana avrebbe poi chiesto «che si rafforzi la volontà di una Nato più attenta al Mediterraneo» che dia sostegno all’Italia e anche all’Ue sulle «principali sfide che ci troviamo di fronte: lotta al terrorismo e lotta al traffico di esseri umani».
«Vediamo le differenze sul commercio … sui cambiamenti climatici e l’accordo sul nucleare iraniano, e queste sono gravi differenze tra gli alleati della NATO», aveva detto il segretario generale ai giornalisti ieri. Ma aveva altresì ricordato che l’alleanza ha superato le divisioni nel corso della sua storia. Quindi, nonostante essere diverse visioni su vari temi, la coralità non tarderà a mancare.