Travolta dagli scandali e dai fallimenti nella gestione della seconda ondata di COVID-19, l’Unione rischia di incassare due sconfitte nei Länd di Stoccarda e Magonza. È solo l’inizio?

 

Deludente, almeno per la CDU, si preannuncia il primo appuntamento di questo Superwahljahr(l’anno dei tanti appuntamenti elettorali), ossia le elezioni statali che, di qui a due giorni, domenica 14 Marzo, si terranno in Germania, in particolare in due Länder occidentali, Baden-Württemberg(BW, capitale Stoccarda) e Renania-Palatinato(Rheinland-Pfalz, RP, Magonza) dove saranno chiamati alle urne, rispettivamente, 7,7 milioni di elettori e 3,1 milioni, quasi un quinto dell’anno popolazione tedesca. La pandemia, però, e il lockdown che ne consegue hanno già costretto i partiti politici a trasferire sulla rete molti eventi e, probabilmente, spingerà molti elettori a prediligere il voto per corrispondenza, dato in forte aumento. A detta del funzionario regionale della Renania-Palatinato, Marcel Huerter, mercoledì scorso il 44% degli aventi diritto al voto aveva presentato domanda per il voto per corrispondenza. “Ipotizzando un’affluenza alle urne complessiva del 70%, ciò corrisponderebbe a voti espressi per posta pari al 63%”, ha messo in chiaro Huerter. Per farsi un’idea, basti pensare che alle elezioni statali del 2016, la percentuale di voti postali con un’affluenza alle urne del 70,4% fu del 30,6%.

Del resto, se la Renania Palatinato presenta un’incidenza di 53 test positivi in sette giorni per 100mila abitanti (rispetto ai 76,1 dell’intera Germania), nel Baden Wurttemberg, l’incidenza settimanale rimane ancora di 69 positivi per 100mila abitanti.

Nonostante la pandemia, o forse anche a causa di essa, il dibattito politico tedesco, negli ultimi anni, si era attestato su toni piuttosto pacati, da almeno un anno a questa parte, la situazione sembra essersi surriscaldata. In ballo, nel medio termine, ci sono le tanto attese e (forse) temute elezioni nazionali previste per il 26 Settembre prossimo, le prime nelle quali l’attuale Cancelliera, Angela Merkel, non sarà ricandidata perché, come da lei ribadito, lascerà la politica. Ma anche le competizioni elettorali che precedono quell’appuntamento si preannunciano cruciali e quanto mai ‘incerte’.

Nella fattispecie delle elezioni di domenica, si tratta di due Länder molto rilevanti, il cui rinnovo delle Assemblee parlamentari avviene in concomitanza con il riacutizzarsi – nonostante il lungo lockdown degli ultimi mesi – della pandemia (della terza ondata), facilitata dal forte rallentamento della campagna vaccinale, e con il ritardo nei sostegni del governo a molte imprese.

Ma a rendere più complicato il quadro, soprattutto per l’Unione Cristiano Democratico(CDU), il partito di maggioranza relativa che ora guida il governo esprimendo la Cancelliera, ma che ha da poco rinnovato la sua leadership puntando sul Ministro-presidente della Nord Renania Westafalia, Armin Laschet, c’è uno scandalo a cui molti hanno dato il nome di ‘masks affair’, in quanto legato ad un’inchiesta sulla fornitura di mascherine in piena pandemia.

I protagonisti sono Nikolas Löbel e Georg Nüsslein, due deputati della CDU, dimissionari (solo il primo anche dagli incarichi parlamentari) su pressioni dei colleghi di partito, per aver incassato, rispettivamente, 250mila euro e 660mila euro dagli accordi governativi per l’acquisto di mascherine durante la prima ondata della crisi sanitaria.

Per la verità, nonostante rientrino entrambi negli ‘affari sulle mascherine’, afferiscono a due circostanze differenti: lo stesso 34enne Löbel, originario proprio del Baden-Württemberg in cui si voterà domenica, ha reso noto che una società a lui riconducibile aveva guadagnato 250mila euro per aver fatto da intermediaria tra un fornitore di mascherine e due aziende private. A sua discolpa ha detto di aver preso parte alla trattativa non nella sua veste politica bensì in quella di imprenditore, e di aver ottenuto un pagamento in linea con i prezzi del mercato.

Ma se a carico di Löbel, almeno per il momento, non sono state aperte indagini, lo stesso non può dirsi per il 51enne esponente dell’Unione Cristiano-Sociale (CSU, alleato bavarese della CDU), Nüsslein, parlamentare dal 2002 e attualmente vice capo del gruppo che riunisce i due partiti, che risulta, invece, indagato per corruzione ed evasione fiscale, ed è accusato di aver fatto pressione sul governo federale per incaricare un fornitore di mascherine in cambio di 660mila euro. Per questo motivo, il Bundestag ha votato all’unanimità la revoca della sua immunità parlamentare e i dirigenti dei vari partiti al Parlamento hanno richiesto ai loro deputati di firmare una dichiarazione in cui metto nero su bianco di non aver tratto vantaggi economici dalla lotta alla pandemia. Secondo Annalena Baerbock, una dei due leader dei Verdi, CDU e CSU hanno mostrato di avere un “problema strutturale e sistematico” con “l’immoralità”.

Altri due scandali stanno travolgendo la CDU: uno di questi riguarda Axel Fischer, già membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa dal 2010 al 2018, sarebbe indagato per corruzione in Germania per le azioni compiute in quegli anni: dai magistrati gli viene contestata l’accettazione di soldi dall’Azerbaigian in cambio del voto su mozioni e risoluzioni pro-azere. Un guazzabuglio che ha costretto il Parlamento a togliere l’immunità parlamentare per consentire le indagini.

Un altro scandalo ha coinvolto Philipp Amthor, avvocato 28enne, militante fin da giovanissimo  nella CDU dove si è costruito una posizione importante, tanto da venire designato come candidato presidente per le elezioni nello stato di Meclemburgo-Pomerania che si terranno a settembre. Due anni fa, nel 2019, di Amthor era stata rivelata l’attività di lobbying per una società tecnologica americana, di cui appariva nel consiglio di amministrazione. Dopo aver ammesso di possedere delle quote della società, aveva concluso qualsiasi rapporto con l’azienda.

Una stagione turbolenta per la CDU che, già nel 1995, fu sconvolta dal polverone che colpì l’allora Cancelliere Helmut Kohl. Si venne a sapere che un lobbista delle armi, Karlheinz Schreiber, aveva versato contributi non dichiarati all’Unione. L’affaire si ingigantì nel novembre 1999, quando un tribunale emise un mandato di arresto per Walter Leisler Kiep, l’ex tesoriere della CDU, con l’accusa di evasione fiscale per non aver dichiarato la donazione del lobbista Schreiber. Questo costrinse Kohl ad ammettere immediatamente di aver accettato donazioni (due milioni di marchi tra il 1993 e il 1998) in contanti per il suo partito, pur continuando a negare “di essere corrotto” e a rifiutarsi di fare i nomi dei donatori: “Loro mi hanno dato fiducia versando questa somma di denaro a condizione che i nomi rimanessero segreti. Erano cittadini tedeschi che non avevano nulla a che fare con le decisioni del governo o con la politica in qualsiasi settore. Volevano aiutarmi. E non intendo rivelare questi nome perché ho dato loro la mia parola”, spiegò Kohl all’epoca.

Più di qualcuno scommette che le conseguenze, sul piano del risultato elettorale, saranno visibili già domenica. Il Baden-Württemberg è il terzo Land più forte economicamente – con il più alto indice di esportazioni, con 400mila posti di lavoro legati all’industria automobilistica, la quota di disoccupazione tra le più basse e con il quarto PIL pro capite tra i sedici Länder tedeschi – grazie alle grandi industrie automobilistiche di Mercedes-Benz o Porsche, ma figura anche tra i maggiori campioni a livello europeo.

A cercare la riconferma, il verde Winfried Kretschmann, 72 anni, Professore di biologia ed etica in pensione, che governa il Land, con buoni risultati, dal 2011 quando i Grüne riuscirono a battere la CDU, di cui il Land era stato fino a quel momento storica roccaforte, portando a casa la vittoria anche grazie al disastro nucleare di Fukushima di cui ieri si sono celebrati i dieci anni.

Al loro arrivo al potere, imperversavano le proteste per Stuttgart 21, il progetto della nuova stazione centrale in grado di velocizzare e modernizzazione il traffico ferroviario ad alta velocità, facendo guadagnare,  con una spesa di 8,2 miliardi di euro, 15 minuti sulla tratta Stoccarda-Ulm. Le proteste, un po’ simili a quelle per la TAV in Italia, erano dettate dai dubbi che molti cittadini, tra cui anche elettori della CDU, nutrivano per il progetto, giudicato troppo costoso per i vantaggi che portava. Si arrivò anche allo scontro con le forze dell’ordine, ma la vera svolta fu Kretschmann, capofila della correre pragmatica (i cosiddetti ‘Realo’), flessibile nelle alleanze, solo a condizione di poter realizzare una parte del programma. Ecco che il realismo del governare li ha portati ad abbandonare gli eccessi dell’ideologia come dimostrato nello stesso dossier ‘Stuttgart 21’ i cui lavori termineranno nel 2025, ma di cui un referendum ha sancito la legittimità, ma anche nei rapporti con le case automobilistiche, screditate dallo scandalo del ‘dieselgate’, alle quali ha evitato alcune leggi sulle auto a diesel oltre a sostenere un programma di rottamazione per incentivare l’acquisto di nuove auto per aiutare le imprese alle prese con la pandemia di coronavirus.

Per lo stato di origine delle icone dell’era dei motori a combustione come Daimler, Porsche o Bosch, il passaggio alla mobilità elettrica rappresenta forse un pericolo maggiore rispetto a qualsiasi altra regione tedesca. Alcuni temono che la prospera regione di Stoccarda possa affrontare un declino economico strutturale se i principali attori si adattano troppo tardi ai cambiamenti tecnologici che rimescolano il campo di gioco a livello globale.

Nel dibattito, sia Kretschmann sia la candidata della CDU, Susanne Eisenmann, attuale Ministro della cultura e dello sport nel governo uscente, hanno tenuto a sottolineare la posizione chiave delle case automobilistiche nel Baden-Württemberg. Mentre Kretschmann li ha elogiati come “una delle colonne portanti della nostra economia”, Eisenmann ha sostenuto che voleva che “le migliori auto fossero sviluppate e prodotte qui ancora domani e dopodomani”. Ma nessuno dei due ha messo in dubbio che ci aspetta un grande disagio e la mobilità elettrica sarà il futuro E sebbene la candidata della CDU abbia gettato un’ancora di salvezza sui motori a combustione dicendo che “l’idrogeno, la batteria, i combustibili sintetici o persino il biogas” potrebbero anche offrire modi ecologici per spostare un’auto, nessuno di loro ha più insistito apertamente che le auto diesel o a benzina non hanno un futuro luminoso davanti a loro. Per Kretschmann, questo ha segnato un netto cambiamento rispetto ai tempi precedenti.

In qualità di politico verde di maggior successo nel Paese negli ultimi dieci anni, Kretschmann ha guadagnato una reputazione di premier statale con un fascino ben oltre la base dei Verdi, ma che è stato in parte costruito su concessioni sotto forma di favorevoli all’industria o almeno politiche di sostegno, non da ultimo nel settore automobilistico. Nonostante l’introduzione dell’obbligo di impianti solari per ogni edificio di uffici e la promozione delle biodiversità, alcuni hanno considerato questa la ricetta per una presa duratura sulle leve del potere del suo partito, che negli ultimi anni ha sviluppato con cura il suo rapporto con le imprese e ha sbloccato il potenziale di sostegno tra gli elettori centristi. Ma per alcuni attivisti per il clima, la strategia è stata equiparata all’abbandono della loro identità ambientalista da parte dei Verdi per assicurarsi il potere. Ciò ha portato al lancio della ‘Klimaliste’ (Climate List), una raccolta di gruppi elettorali che corrono su una piattaforma fermamente pro-clima e potrebbero raccogliere voti importanti dai Verdi. “I Verdi del Baden-Württemberg hanno perso molta credibilità. Non sono più un partito dei Verdi. Sono solo i CDU con un po ‘di vernice verde, secondo me”, ha detto Alexander Grevel, uno dei fondatori della lista che in 4 mesi ha raccolto 450 iscritti, tra cui molti giovani. Una concorrenza a sinistra non indifferente dato che, in poche settimane, ha già presentato candidati in 67 collegi su 70.

Mentre è improbabile che il Klimaliste ottenga il cinque per cento dei voti necessari al partito per entrare nel parlamento regionale, essa fa pressione sui Verdi e potrebbe costare voti preziosi nella corsa al primo posto. Il 32enne Grevel ha detto che il Klimaliste nello stato conta attualmente circa 440 membri, con circa due terzi con esperienza in gruppi di protesta per il clima come Fridays for Future o Extinction Rebellion. Ad esempio, contestano il fatto che il Baden-Württemberg abbia un record di espansione di energia rinnovabile relativamente scarso nonostante sia stato gestito dai Verdi per dieci anni. Mentre Kretschmann ha liquidato le critiche della Climate List definendole “impazienza dei giovani”, per Grevel e i suoi colleghi attivisti il ​​successo del Partito dei Verdi significa che sono diventati “parte dell’establishment che volevano combattere all’inizio”.

Un emblema della metamorfosi dei Verdi che, a detta della candidata Petra Olschowski, è causata dal fatto che “il contesto è cambiato. La politica è cambiata. Ma anche io sono cambiata. Da quando avevo diciotto anni, le stesse posizioni dei Verdi sono evolute. Non sono più le stesse di trenta, trentacinque anni fa. Eppure oggi rivestono un ruolo cruciale. Il loro percorso è del tutto coerente”.

Nella prima legislatura, i Verdi di Kretschmanngovernarono con i socialdemocratici, ma nell’ultimo mandato hanno governato con la CDU, che fino a non molte settimane fa, i sondaggi davano ancora in grado di contendere la presidenza con la candidata Eisenmann. Ad oggi le rilevazioni del ‘Politbarometer’ del secondo canale della TV pubblica ZDF sarebbero ben più nette, riconoscendo ai Verdi un consenso che si aggirerebbe tra il 32 e il 35% (almeno il 2,7% in più, rispetto all’ultima consultazione), quasi 10 punti sopra la CDU (25%), che crollerebbe di 4 punti percentuali. Distaccati gli altri partiti, con l’estrema destra dell’Afd all’11%, la SPD e i liberali dell’FDP al 10%.

“Abbiamo dimostrato che può funzionare, anche se a volte è complicato”, ha affermato Winfried Hermann, ministro dei trasporti del Baden-Wuerttemberg, un posto chiave in una regione che Mercedes, Daimler e Porsche chiamano casa. “Chi avrebbe potuto immaginarlo anni fa, quando le differenze tra nero e verde erano così grandi e l’animosità personale così forte” -“Possiamo vedere che la CDU si è spostata sulle questioni climatiche, mentre i Verdi non sono così radicali come lo erano 10 o 15 anni fa”, ha rimarcato.

Diversi fanno notare, infatti, che, come i Verdi, negli ultimi anni, hanno rinunciato al radicalismo, anche i cristiano-democratici hanno perso la connotazione conservatrice che avevano in passato, la cosiddetta ‘socialdemocratizzazione’ tanto rimproverata a Merkel, che ha favorito il compromesso tra le due parti. Ciò che queste elezioni stabiliranno, forse, sarà quale delle due ci ha rimesso meno di fronte agli elettori.

Sebbene improbabile, un balzo in avanti della CDU, nonostante gli scandali, potrebbe consentire all’Unione di riprendere la guida del BW, offrendo ad Armin Laschet un primo buon risultato. Tuttavia, Kretschmann è ad oggi l’unico governatore verde di tutti i Land tedeschi e la sua serietà, il suo attaccamento alle radici cristiane, oltre che grande simpatia ne hanno fatto un leader popolare – ‘Mi conoscete’ è il suo slogan – in grado, addirittura, di far aumentare di oltre il 60% le iscrizioni al partito dei Grüne in questa regione. Come qualche funzionario della CDU nel Baden-Wuerttemberg confessa in privato, l’Unione avrebbe una possibilità di vincere solo se Kretschmann non fosse in carica: in un’ipotetica competizione diretta, Kretschmann prevarrebbe sulla sua avversaria 70 a 13, riuscendo a convincere anche il 65% degli elettori della CDU. L’utilizzo di temi conservatori, parlare di Heimat spesso in dialetto, discutere di tutela dell’ambiente ricorrendo a concetti religiosi lo rende un leader con uno stile molto simile, anche per l’umiltà sempre dimostrata, a Merkel.

Da questo punto di vista, un altro trionfo dei Verdi potrebbe essere favorito dalla più grande sensibilità ambientale che la pandemia ha inserito tra le priorità. Ma segnerebbe anche la volata di questo partito a livello nazionale (dove è dato al 20%), dopo 16 anni passati all’opposizione.  “Il messaggio di una vittoria elettorale nel Baden-Wuerttemberg sarebbe: possiamo battere l’Unione”, ha dichiarato il direttore nazionale del Partito dei Verdi, Michael Kellner. Costituendo il BW una testimonianza della capacità di governo dei Grüne, quantomeno un loro coinvolgimento in una coalizione nazionale potrebbe diventare probabile.

Il sentiero intrapreso di una prosecuzione dell’alleanza Verdi-Cdu nel BW non è scontata: non è da escludere una coalizione con solo l’SPD, oppure allargata anche ai liberali. Il che vorrebbe dire una debacle nella debacle per la CDU. Gli analisti sono convinti che la scelta ricadrà sulla continuità, anche in vista nazionale, sebbene si faccia più pressante la necessità di dare un segnale alla fazione dei Grünen che mal digerisce una maggioranza con i conservatori nel ruolo di junior partner.

Le recenti dichiarazioni di Kretschmann a difesa della CDU per lo scandalo delle mascherine, tuttavia, sembrano andare nella direzione di una possibile continuazione dell’alleanza nero-verde a livello locale e potrebbe non escludere uno schema analogo anche a livello nazionale. “Se Kretschmann vincesse un terzo mandato, questo è un mandato per una maggiore azione per il clima. Darebbe il tono alla campagna federale”, ha detto Arne Jungjohann, analista politico del BW. I Verdi a livello federale, però, tendono ad essere anche significativamente più a sinistra di quelli del Baden-Wuerttemberg e devono fare appello a un elettorato molto più diversificato. Secondo Johanna Molitor, candidata al partito liberale FDP a Stoccarda, “una simile coalizione a livello nazionale sarebbe troppo instabile”. I conflitti non sono mancati anche in BW, ma non c’era alternativa.

L’altra sfida riguarda il Rheinland-Pfalz, governato finora dai socialdemocratici in una coalizione a tre con i Liberali e i Verdi (rosso-verde-gialla), guidata da Malu Dreyer. Qui, siccome l’SPD della Presidente uscente è data al 33% (era al 36% nel 2016) e la CDU di Christian Baldauf al 29% (era al 32% nel 2016), i giochi sono tutt’altro che fatti, ma sempre più in salita per la CDU. I Verdi non andrebbero oltre l’11% (circa il doppio dei voti di cinque anni fa), l’AfD arriverebbe al 9% con una crescita di 2 punti, l’FDP al 7% aumentando di 1 punto i suoi consensi. La Linke rischierebbe di non superare il 3%, rimanendo al di sotto della soglia di sbarramento del 5%, che la taglierebbe fuori dal Landtag.

I socialdemocratici potrebbero sicuramente avvantaggiarsi dello scandalo delle mascherine che ha colpito la CDU, ma è anche vero che Malu Dreyer può far conto su un’esperienza di buon governo che potrebbe venire premiata alle urne. Se così fosse, la coalizione a tre (SPD-Grünen-FDP) avrebbe una conferma delle sue potenzialità anche a livello federale, dove potrebbe aspirare alla maggioranza parlamentare, sebbene non larga.

Non era scontato per l’SPD poter tornare ad essere protagonista delle dinamiche elettorali: a metà mandato, il consenso riconosciuto ai socialdemocratici dai sondaggi era di circa il 22%, con un crollo di quasi quindici punti rispetto alle elezioni del 2016. A facilitare la ripresa di quota (fino al 30% ipotizzato, comunque al di sotto del 36,2% del 2016), la buona gestione della pandemia e l’ottimo avvio della campagna vaccinale da parte della governatrice socialdemocratica Dreyer.

Se quest’ultima venisse riconfermata, a trarne giovamento sarebbe anche Olaf Scholz, il candidato alla cancelleria federale per la SPD, che, a fronte di una probabile sconfitta del suo partito a Stoccarda, potrebbe beneficiare di un ‘pareggio’ o addirittura un successo in Renania, scongiurando quanto accadde, nel 2017, a Martin Schulz che, appena eletto alla guida del partito e candidato designato alla cancelleria federale, subì le dure sconfitte in Renania Settentrionale Westfalia, ma anche in Schleswig-Holstein e nel Saarland.

Va detto che, in RP, non è remota la possibilità di una continuazione dell’alleanza SPD-FDP-Verdi, ma nulla impedirebbe una Grosse Koalition tra SPD e CDU, anche se un’eventuale coalizione SPD-Verdi otterrebbe il 44% dei voti, contro il 45% ottenuto da tutti gli altri partiti messi insieme.

Una rimonta della CDU potrebbe consentire all’Unione di riprendere la guida del RP, perso dopo la riunificazione. Nel caso di sconfitta, si ripeterebbe quanto già accaduto nel 2016, quando la CDU, data per vittoriosa per mese, perse alle urne. Il fatto che Baldauf non sia stato finora in grado di fare un’opposizione credibile al governo democratico di Dreyer non aiuta l’Unione, già fiaccata dalle critiche rivolte al Ministro della Sanità, Jens Spahn, accusato, dopo due mesi di lockdown, di non saper gestire questa fase della pandemia, tanto da chiederne, addirittura, le dimissioni.

Non è escluso che la flessione nei sondaggi per la CDU possa anche essere una conseguenza del calo di popolarità registrato nel Paese del governo federale: come certificato dal “Deutschlandtrend” dell’emittente Ard, per la prima volta da oltre un anno, appaiono in discesa i consensi della cancelliera, il cui operato è oggi approvato ‘solo’ dal 64% degli interpellati, cinque punti meno di febbraio. Se si considera che fino a pochi mesi fa, il consenso personale di Angela Merkel veniva dato superiore al 74%, ben si comprende quanto, oltre ai recenti scandali dell’Unione, quell’alta soddisfazione dei cittadini dei primi mesi abbia lasciato il posto alla frustrazione derivante dalla continua crescita (nonostante il duro lockdown) dei contagi e dei decessi (che hanno superato le 73mila) oltre che dai fallimenti in campo vaccinale (anche dalla tedesca Presidente della Commissione UE, Ursula Von der Leyen). Stando a quanto scrive la ‘Suddeutsche Zeitung’, ad aprile 2020, “il 72 per cento dei cittadini era soddisfatto dell’operato del governo nella pandemia, ora la percentuale è scesa al 50 per cento”. Il ceto medio è ‘sfiduciato’ e questo spiega il calo a livello nazionale della CDU/CSU al 33%, il risultato più basso rilevato dal ‘Deutschlandtrend’ dal marzo 2020.

Di certo, non superare il 30% in nessuno dei due Land, venire escluso dalle coalizioni di governo che si formeranno nei due Stati, in altri termini ‘perdere’, se anche non compromettesse la tenuta del governo, indebolirebbe molto la leadership di Lanschet – il cui Vice è, peraltro, proprio Spahn –  che si dimostrerebbe, almeno per questa volta, di non sapere portare la CDU a vincere. In questo senso, uno dei problemi in Renania-Palatinato e nel Baden Wuerttemberg è la notevole popolarità dei due governatori uscenti, che rendono ancora più difficile la partita per il neo-Presidente della CDU, Armin Lanschet che si gioca anche la nomina a candidato cancelliere – che verrà decisa entro il 23 Maggio prossimo – contesa con il Ministro-presidente della Baviera, Markus Söder, leader della CSU, molto apprezzato soprattutto per il suo rigore durante la pandemia, e per l’apertura ad un’alleanza con i Verdi a livello nazionale. Sebbene nessuno dei candidati cancelliere espressi dalla CSU sia riuscito a portare l’Unione a vincere, non è escluso che Söder possa venire comunque scelto.

Inoltre, contemporaneamente a BW e RP, si vota anche in Assia, il Land con capitale Francoforte, per il rinnovo delle cariche comunali: in totale, saranno chiamati al voto 4,7 milioni di elettori in 422 comuni.

Bisogna ricordare che queste elezioni regionali sono solo il primo grande test elettorale prima delle politiche di settembre: a seguire, il 25 aprile, sarà la volta della Turingia, feudo della destra populista dell’AFD ed epicentro del terremoto politico che lo scorso anno costrinse la leader della CDU, Annegret Kramp-Karrenbauer, a dimettersi. A giugno, i seggi si apriranno in Sachsen-Anhalt e, a settembre, nei comuni della Bassa Sassonia.

Tra le altre preoccupazioni della CDU, la possibile ascesa dell’AfD, attenzionata dai servizi d’intelligence tedeschi che hanno aperto un’indagine a causa dei sospetti di estremismo di destra dopo una decisione dell’Ufficio federale per la difesa della Costituzione. Sorveglianza, poi, revocata, scatenando un’acceso dibattito sulla libertà di espressione e sulla censura. Dirimente, sarà, in questo senso il Baden Wuerttemberg, dove l’Alternative fuer Deutschland, nel 2016, conseguì il suo miglior risultato in un Land occidentale.

Un timore non da poco specialmente in vista delle politiche di settembre che restano certamente l’obiettivo più importante, ma tutt’altro che dal prevedibile esito: in base ai sondaggi, a livello nazionale, la CDU/CSU è al 35%, i Verdi sono al 18%, e l’SPD è data al 15%. Chi vuole intendere, intenda.