“Dovremmo essere cauti nel dire che l’accordo è il più ambizioso che la Cina abbia firmato; sicuramente sarebbe meglio se fosse la Cina ad usare tale linguaggio”

 

‘Patti chiari, amicizia lunga’ recita un noto adagio popolare. Calzante anche per il ‘CAI-Comprehensive Agreement on Investment’, l’accordo globale sugli investimenti raggiunto tra Unione Europea e Cina il 31 Dicembre 2020?

È forse troppo presto per dirlo, anche perché il contenuto dell’intesa, che andrà a sostituire i 27 accordi bilaterali tra Paesi membri UE e Cina, non è ancora stato reso noto se non attraverso i pochi dettagli fatti trapelare nel documento ’Key elements of the EU-China Comprehensive Agreement on Investment. Ciò nonostante, si possono mettere in fila alcuni elementi per comprendere meglio l’intesa le cui negoziazioni, iniziate nel 2013 , hanno richiesto ben 35 round: quando Jose Manuel Barroso, ex Presidente della Commissione europea, e Herman Van Rompuy, ex Presidente del Consiglio europeo, visitavano  Pechino nel novembre 2013, si sperava che un trattato di investimento con la Cina potesse essere raggiunto entro 30 mesi. Ci sono voluti sette anni per mettere d’accordo i due blocchi, non ultimo una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo a livello sanitario ed economico.

L’accordo ha ricevuto semaforo verde dai Presidenti Ursula von der Leyen e Xi Jinping presenti ad una videoconferenza alla quale partecipavano anche Charles Michel, Presidente del Consiglio europeo. Celebrando la fine dei negoziati, il Presidente cinese ha definito il trattato “equilibrato, di alto livello e reciprocamente vantaggioso”; una pietra miliare della “globalizzazione economica e del libero scambio”. Proprio quello che serve per “sostenere la crescita mondiale nell’era post-pandemia”. «L’Ue ha il più grande mercato unico del mondo. Siamo aperti agli affari ma siamo attaccati alla reciprocità, alla parità di condizioni e ai valori» ha fatto eco la Presidente della von der Leyen mentre il suo vice, Valdis Dombrovskis,  responsabile per il Commercio, si è spinto a definire il CAI «una pietra miliare per l’economia» che migliora «l’accesso ad un mercato chiave globale e crea parità di condizioni per le nostre imprese».

Nelle intenzioni, il CAI vorrebbe aprire il mercato cinese alle imprese dei Paesi membri dell’UE e assicurare più reciprocità di trattamento per le aziende europee in Cina, aumentando, di conseguenza, la cooperazione economica tra Pechino e Bruxelles. Che, peraltro, è già piuttosto forte: stando alle statistiche Eurostat, nei primi dieci mesi del 2020 il volume degli scambi tra UE e Cina ha toccato i 477 miliardi di euro, il 2,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2019. I Paesi membri con il maggior interscambio con Pechino sono Germania (171 miliardi di dollari), Olanda (82 miliardi di dollari), Francia (59 miliardi di dollari) e Italia (59 miliardi di dollari). Inoltre, negli ultimi due decenni, gli investimenti diretti esteri dall’Unione Europea in Cina hanno superato quelli in direzione contraria, sfiorando i 140 miliardi di dollari. Numeri che non vanno dimenticati in piena crisi economica causata dalla pandemia e considerato che la Cina sarà il Paese che crescerà di più nel 2021.

Il CAI finisce per comprendere un’area che vale circa 25,8 mila miliardi di dollari, pari al 30% del PIL mondiale e al 24% della popolazione totale. Accesso al mercato, parità di condizioni per le aziende, sviluppo sostenibile: sono questi i principali punti cardine dell’intesa che dovrebbe riguardare alcuni settori, tra i quali l’automotive  elettrico, l’informatica, le apparecchiature sanitarie, la chimica, i servizi finanziari, le costruzioni.

L’Unione Europea potrà rivendicare di aver ottenuto la parità trattamento delle sue aziende: quindi nessuna discriminazione contraria al mercato e nessun trasferimento di know how. Pechino si è impegnata nel rispetto dell’accordo di Parigi sul clima e sul trattamento dei lavoratori. Per quanto concerne il lavoro forzato, che Pechino ancora infligge, stando ad alcune inchieste internazionali, alla minoranza musulmana degli uiguri nello Xinjiang, nel CAI la Cina si impegna a fare «sforzi continui e sostenuti» per ratificare le due principali convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) contro il lavoro forzato. Non abbastanza, a detta dei più critici dell’accordo: l’UE, che peraltro,  differenza dei suoi Paesi membri non è ancora entrata a far parte della CEDU, la Convenzione Europea per i diritti umani, avrebbe abdicato, sostengono, ai suoi valori fondanti in nome degli interessi, non di tutti i Paesi membri, incalzano, ma dei più ricchi e potenti .

A questo riguardo, va detto che, in un secondo momento, alla videocall di celebrazione dell’accordo, si sono uniti anche la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il Presidente francese Emmanuel Macron. In molti, hanno letto nel CAI, un successo di Merkel, tanto per dare fiato all’industria tedesca e continentale in affanno a causa della crisi economica conseguente al COVID-19, quanto per chiudere in bellezza la sua presidenza semestrale dell’UE, già vittoriosa per il raggiungimento dell’accordo sul Recovery Fund è quello su Brexit. Se il coinvolgimento della Francia, che assumerà la Presidenza di turno dell’UE nel 2022, non poteva non esserci, qualcuno ha mostrato stupore del mancato coinvolgimento dell’Italia, peraltro il primo Paese europeo a firmare il memorandum sulle Vie dell’anno Seta. Non ci dice dovrebbe dimenticare che chi, maliziosamente, sottolinea l’assenza dell’Italia alla videoconferenza, non ricorda la situazione che si è creata 10 giorni dopo: l’ennesima crisi di governo che di sicuro non aiuta il Belpaese a mostrare la credibilità necessaria per assumere ruolo di guida.

Uno dei maggiori ostacoli per la conclusione dell’accordo è il mancato rispetto dei diritti umani – in particolare quelli uiguri nell’occhio Xinjang  –  da parte del regime cinese in quanto il Parlamento europeo, che ha recentemente votato una risoluzione affinché il CAI includesse un impegno adeguato nel rispettare le convenzioni internazionali contro il lavoro forzato, potrebbe mettere i bastoni tra le ruote al processo di ratifica. Sulla base di alcune inchieste internazionali, gli uiguri verrebbero costretti in centri di detenzione dove subirebbero maltrattamenti inauditi. La Cina nega e parla di “Centri di formazione professionale”. Nonostante questo, l’accordo non prevede una disposizione contro il lavoro forzato, ma non è che l’UE possa introdurre nuove sanzioni contro  Pechino per le violazioni dei diritti.

Il CAI complicherà i rapporti transatlantici tra UE e USA? Più di un osservatore ha letto come uno sgarbo l’accelerazione dei negoziati, in piena transizione tra due Amministrazioni. Ma, forse, la congiuntura astrale non sarebbe stata migliore, affermano i più favorevoli all’accordo. Va detto che pochi giorni prima che l’intesa si concretizzasse, il futuro consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, aveva dichiarato: “L’amministrazione Biden-Harris si augura che i partner europei si confrontino sulle nostre preoccupazioni comuni sulle pratiche economiche della Cina”.

Come se non bastasse, oggi, come ultimo atto diplomatico dell’Amministrazione Trump, per la precisione il Segretario di Stato, Mike Pompeo, ha dichiarato ‘un genocidio’ e ‘un crimine contro l’umanità’ la campagna di “internamenti di massa, lavori forzati e sterilizzazioni coatte” da parte della Cina nei confronti di un milione di musulmani uiguri nella regione dello Xinjiang, nel nord-ovest della Repubblica popolare.

Con Ross Darrell Feingold, analista politico esorto di Asia, abbiamo provato ad approfondire l’accordo.

 

L’Unione Europea e la Cina hanno annunciato il raggiungimento del ‘Comprehensive Agreement on Investment’ (CAI). Il contenuto non è stato rivelato, ma perché l’accordo è molto importante dal punto di vista commerciale?

La risposta a questo è semplice;per le aziende europee è la speranza di un maggiore accesso al mercato cinese.Per le aziende cinesi, è la speranza che l’accesso al mercato relativamente facile di cui hanno goduto fino ad ora non sia più limitato in futuro, il modo in cui le aziende cinesi hanno affrontato cambiamenti legali e normativi negli Stati Uniti a causa delle maggiori preoccupazioni negli Stati Uniti riguardoAttività di investimento cinesi.

La Commissione Europea ha presentato l’accordo come “l’accordo più ambizioso che la Cina abbia mai concluso con un paese terzo” e il Commissario al commercio, Valdis Dombrovskis, ha dichiarato alla CNBC che “lo scopo principale di questo accordo è quello di aiutare ad affrontare lo squilibrio economico nelle nostre relazioni”. Anche il Presidente cinese Xi Jinping ha Xi Jinping ha definito il trattato “equilibrato, di alto livello e reciprocamente vantaggioso”. Chi esce vincitore e chi sconfitto da questa trattativa? Perché? La domanda deriva dalla perplessità di molti secondo cui il trattamento cinese degli IDE dell’UE in Cina è ancora, di fatto, inferiore all’apertura dell’UE agli investimenti cinesi e che, quindi, la reciprocità sia ancora lontana.

Come osservatori, o anche come imprese, dovremmo essere cauti nel dire che l’accordo è il più ambizioso che la Cina abbia firmato; sicuramente sarebbe meglio se fosse la Cina ad usare tale linguaggio. Invece, vediamo che la Cina usa un linguaggio più neutro come ‘equilibrato’ e ‘reciprocamente vantaggioso’. Se l’UE ratifica effettivamente l’accordo, i primi perdenti sono coloro che si sono opposti all’accordo per motivi quali preoccupazioni sui diritti umani e una visione generale che ora non è il momento opportuno per concludere nuovi accordi con la Cina. Come sappiamo, queste parti interessate diranno che i governi, le imprese e i consumatori dell’UE potrebbero tutti perdere dall’accordo perché non garantisce la reciprocità né affronta i diritti umani e altre preoccupazioni sulle politiche cinesi su molte questioni. Resta da vedere se i businesi dell’UE saranno vincenti. Il problema storico con molti di questi accordi è che spesso ci sono ragioni burocratiche, di sicurezza nazionale o di altro tipo che rallentano l’attuazione al punto in cui le aperture di mercato previste sono lente a verificarsi.

Secondo la versione rilasciata dalla Commissione europea, il CAI – che rimpiazzerà gli accordi siglati individualmente dai paesi del blocco – aiuterà a riequilibrare le relazioni economiche bilaterali concedendo “agli investitori europei un livello di accesso al mercato cinese senza precedenti”. Il CAI, rispetto agli accordi bilaterali che la Cina ha sottoscritto con i singoli 27, tutela di più le aziende dei Paesi UE?

Dobbiamo stare attenti alle affermazioni di accesso senza precedenti e a cosa significhi effettivamente.Potrebbe semplicemente significare un accesso migliore (almeno in base ai termini dell’accordo) rispetto a prima.Non significa un accesso buono, figuriamoci eccellente, alla Cina.

Quali sono i settori economici in cui opera l’accordo?

I settori con un migliore accesso alla Cina includono la produzione, il settore automobilistico, i servizi finanziari, la salute (ospedali privati), la ricerca e lo sviluppo (risorse biologiche), i servizi di telecomunicazione / cloud, i servizi informatici, il trasporto marittimo internazionale, i servizi relativi al trasporto aereo, le imprese (immobiliare, noleggio e leasing, riparazione e manutenzione per servizi di trasporto, pubblicità, ricerche di mercato, consulenza in materia di gestione e traduzione), servizi ambientali e servizi di costruzione.

Veniamo nello specifico, ai principali capitoli dell’accordo. Agli investitori di entrambe le parti, stando a quanto emerso, verrà garantito un trattamento equo e privo di pratiche discriminatorie. Cosa viene previsto al riguardo?

Per l’UE, ha ottenuto l’accordo della Cina per abbassare o non imporre limiti per gli investimenti azionari (o requisiti di joint venture) per i settori coperti dall’accordo.Per le aziende essere in grado di controllare le proprie attività in Cina è una vittoria importante (supponendo che sia implementata dalla Cina).Il trattamento equo si presenta anche sotto forma di un meccanismo di risoluzione delle controversie, sebbene, ad essere sinceri, in questo tipo di accordi è spesso difficile ottenere la cooperazione di uno Stato parte in un processo di risoluzione delle controversie, e se perdono, lo è anchepiù difficile ottenere l’attuazione di una decisione perdente.Un’altra sezione importante a questo proposito sono le disposizioni che tentano di garantire che i requisiti e le procedure di licenza e qualificazione siano pubblicamente disponibili, facilmente comprensibili e ragionevoli in modo che non agiscano da barriera agli investimenti.

Cosa viene previsto in tema di reciprocità?

Secondo l’UE, il CAI “stabilisce regole molto chiare contro il trasferimento forzato di tecnologia”. Poiché l’UE in genere non impone il trasferimento di tecnologia agli investitori stranieri, se questa sezione fosse fedelmente implementata dalla Cina, sarebbe di fatto un significativo passo avanti per la reciprocità. Ovviamente, la protezione della proprietà intellettuale in Cina è una preoccupazione e le aziende dell’UE che non sono tenute a condividere la tecnologia con un partner cinese devono ancora adottare misure appropriate per proteggere la loro proprietà intellettuale in Cina. Esistono anche disposizioni per proteggere le informazioni aziendali riservate raccolte dagli organi amministrativi (ad esempio nel processo di certificazione di un bene o di un servizio) dalla divulgazione non autorizzata, il che porterebbe una certa reciprocità perché normalmente le aziende cinesi non hanno questo rischio nell’UE.

Cosa cambia in tema di aiuti di stato e concorrenza?

Il CAI impone un requisito di trasparenza sulle sovvenzioni nei settori dei servizi e richiede alla Cina di avviare consultazioni al fine di fornire ulteriori informazioni sui sussidi che potrebbero avere un effetto negativo sugli interessi di investimento delle società dell’UE. Ciò non limita necessariamente gli aiuti di Stato; impone semplicemente alla Cina l’obbligo di condividere i dati. Pertanto, anche la fedele attuazione di questa sezione non creerà necessariamente condizioni di parità in Cina.

E cosa cambia in tema di joint venture?

Sebbene l’accordo vari a seconda dei settori, le aziende dell’UE possono possedere percentuali maggiori, o addirittura il 100%, delle loro attività in Cina. È inoltre vietato il trasferimento forzato di tecnologia a partner di joint venture. Tuttavia, questo non significa che le società dell’UE non collaboreranno mai con una società cinese. Le sfide di fare affari in Cina potrebbero ancora renderlo necessario, soprattutto per le aziende di medie dimensioni che non hanno l’influenza o le risorse finanziarie o una grande multinazionale. In alcuni settori o località in Cina, il corretto partner di joint venture potrebbe essere ancora una necessità per fare affari con successo, non a causa di un requisito legale, ma semplicemente perché questa è la realtà del settore o del luogo.

Si dice che la disponibilità cinese a sottoscrivere gli impegni COP sia stata la svolta decisiva. Cosa viene previsto in tema di sviluppo sostenibile, di attenzione al clima e all’ambiente?

L’UE ha riassunto gli impegni della Cina come “non abbassare gli standard di protezione al fine di attrarre investimenti, non utilizzare standard di lavoro e ambientali a fini protezionistici, nonché rispettare i propri obblighi internazionali nei trattati pertinenti. La Cina sosterrà l’assunzione della responsabilità sociale delle imprese da parte delle sue aziende. È importante sottolineare che il CAI include anche impegni in materia di ambiente e clima, compresa l’attuazione efficace dell’Accordo di Parigi sul clima “. Il motivo per cui i critici sono preoccupati per questa formulazione è che gli impegni della Cina sono ampi piuttosto che specifici.

La questione know how viene affrontata nel CAI?

L’UE afferma che il CAI ha un “chiaro divieto di requisiti di investimento che obbligano al trasferimento di tecnologia”. Ciò sembrerebbe significare che le aziende dell’UE possono proteggere il proprio know-how e non essere costrette a trasferirlo.

Per quanto riguarda i servizi finanziari, le disposizioni sull’apertura del mercato corrispondono a quelle dell’accordo commerciale USA-Cina di ‘Fase Uno’. È corretto?

Le disposizioni relative ai servizi finanziari contengono definizioni, eccezioni e discipline specifiche su nuovi servizi finanziari, organizzazioni di autoregolamentazione, sistemi di pagamento e compensazione e trasparenza. In generale, l’UE si aspetta di avere la stessa flessibilità di proprietà (compresa la proprietà interamente controllata) che gli Stati Uniti hanno ottenuto nell’accordo di Fase Uno con la Cina.

Sui diritti umani, lavoro forzato, ecc.. cosa si è deciso?

La Cina ha accettato di non utilizzare le norme del lavoro a fini protezionistici, nonché di rispettare i suoi obblighi internazionali nei trattati pertinenti, di sostenere l’assunzione della responsabilità sociale delle imprese da parte delle sue società e di adoperarsi per la ratifica delle convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro in sospeso e prendere impegni in relazione alle convenzioni dell’OIL sul lavoro forzato che la Cina non ha ancora ratificato. Anche in questo caso, tuttavia, gli impegni generali e il modo in cui vengono attuati dalla Cina rappresentano un’area di preoccupazione per le parti interessate dell’UE ed è una delle maggiori critiche ricevute dai leader dell’UE.

La Commissione Europea ha affermato che il nuovo accordo “vincola le parti in una relazione di investimento basata sui valori” e che attraverso il CAI la Cina “si impegna a lavorare per la ratifica delle convenzioni fondamentali ILO [Organizzazione Internazionale del Lavoro] in sospeso e prende impegni specifici in relazione alle due Convenzioni fondamentali ILO sul lavoro forzato che non ha ancora ratificato”. Il CAI non prevede alcun termine per la ratifica di queste Convenzioni, ma, nell’ottica europea, stimola un cambio di passo di Pechino. Non è escluso che in futuro l’UE possa applicare sanzioni, ma tenendo presente quello che accade a Hong Kong, in Tibet, nello Xinjiang, molti, soprattutto europei, ma non solo, hanno criticato l’intesa accusando l’Europa di cinismo. Si poteva fare effettivamente di più per i diritti umani? L’UE poteva pretendere di più?

I critici potrebbero dire che se l’UE avesse voluto fare di più sui diritti umani, semplicemente non avrebbe firmato il CAI in questo momento. In alternativa, l’UE avrebbe potuto chiedere alla Cina di firmare prima le convenzioni dell’OIL o di assumere altri impegni più forti, come i meccanismi di applicazione delle disposizioni relative al lavoro. Non sorprende quindi che ci siano critiche e cinici. Sebbene l’UE possa disporre di meccanismi alternativi per imporre sanzioni per i diritti umani o violazioni legate al lavoro, resta da vedere la volontà di farlo, soprattutto in questo momento in cui l’UE e la Cina vogliono portare a termine la stesura e la ratifica del CAI.

La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha twittato che “questo accordo sosterrà i nostri interessi e promuoverà i nostri valori fondamentali. Ci fornisce una leva per sradicare il lavoro forzato “. È così? Va ricordato che Shi Yinhong, consigliere del Consiglio di Stato cinese, ha sottolineato che la Cina non accetterà mai di cambiare le sue regole sui diritti dei lavoratori.

Ursula von der Leyen è ottimista, ma forse questa è una parte importante del suo lavoro e sarebbe strano per lei affermare pubblicamente di aver contribuito a negoziare un cattivo affare su questioni relative ai “valori fondamentali”. Pertanto, le cose da tenere d’occhio a questo proposito non sono solo la formulazione finale, o l’attuazione, ma se l’UE imporrà o meno sanzioni per tali questioni sulla base di un’autorità legale non correlata (alla CAI).

Questo atteggiamento di Bruxelles le ha attirato le critiche rispetto alla coerenza dell’agenda e dell’identità valoriale dell’Unione europea.“L’UE è nelle tasche della Cina!” ha affermato l’euroscettico Verhofstadt. Quello che viene rimproverato all’UE, che non è ancora entrata a fare parte della Convenzione europea per i diritti dell’uomo (CEDU) come i suoi Paesi membri, è di passare sopra i valori, pur di salvaguardare l’aspetto economico. Che ne pensa?

Questo atteggiamento di Bruxelles ha suscitato critiche in merito alla coerenza dell’agenda e all’identità dei valori dell’Unione Europea. “L’UE è nelle tasche della Cina!” Ha detto l’euroscettico Verhofstadt. è passare oltre i valori, per salvaguardare l’aspetto economico.

L’assenza di concreti dispositivi in tema di lavoro forzato finisce per lasciare aperto il problema del dumping? Che ne pensa?

Il problema del dumping rimane non solo a causa del basso costo / lavoro forzato, ma anche a causa dei sussidi, vista la difficoltà che continuerà ad essere per l’UE e le aziende dell’UE ottenere informazioni accurate sugli aiuti di Stato nonostante le disposizioni del CAI. Le accuse di dumping continueranno sicuramente nell’UE, anche dopo la ratifica e l’attuazione del CAI.

Sebbene non ci siano date o scadenze, ma solo impegni di principio, Pechino potrebbe decidere, alla fine, di ratificare le convenzioni ILO?

Se la Cina vuole ratificare le convenzioni dell’ILO o per un genuino desiderio di attuare le convenzioni, o per ottenere un valore di pubbliche relazioni globali, o per svolgere un ruolo nel processo decisionale dell’ILO come l’inserimento di più cittadini cinesi in posti di lavoro presso l’ILO, non dovremmo essere sorpresi. Il modo in cui la Cina attua le convenzioni è davvero la cosa più importante e i critici dell’UE non sono ottimisti.

È vero che anche gli Stati Uniti figurano tra i nove dei 187 paesi membri dell’ILO che devono ancora ratificare il trattato?

Gli Stati Uniti hanno ratificato la Convenzione del 1957 sull’abolizione del lavoro forzato, ma non la Convenzione sul lavoro forzato del 1930.

Si prevede inoltre che i legislatori cinesi ratifichino il Patto internazionale sui diritti civili e politici nel marzo del prossimo anno, ha riferito il Post questa settimana. Nel 1998, Pechino ha firmato la convenzione – che include clausole che concordano sul fatto che nessuno deve svolgere lavoro forzato o obbligatorio – ma non l’ha ratificata. Pechino, ora, la ratificherà?

La Cina potrebbe ratificarla, come parte del processo CAI e per dargli un risultato di pubbliche relazioni che può riportare nei suoi media statali e citare nelle sue interazioni con governi stranieri e organizzazioni multilaterali. Ancora una volta, però, la preoccupazione è l’implementazione.

“A parità di condizioni il vero problema è l’attuazione”, ha detto Reinhard Bütikofer, un europarlamentare tedesco dei Verdi. Chi controlla il rispetto delle clausole dell’accordo?

L’eurodeputato Bütikofer ha identificato una questione chiave, l’implementazione. L’UE e le sue agenzie (inclusa la rappresentanza dell’UE in Cina), i governi nazionali (compresa la loro rappresentanza in Cina), le organizzazioni non governative e l’industria hanno tutti un ruolo da svolgere nella conformità. Se l’industria non solleverà preoccupazioni, l’UE o i governi nazionali non saranno disposti a farlo. Come spesso accade negli accordi commerciali, le aziende con operazioni sul campo in Cina potrebbero essere più riluttanti a sollevare problemi, o lo faranno con attenzione, ma le aziende nell’UE (che non hanno operazioni in Cina) e credono di sentirsi vittime di , ad esempio, le aziende in Cina che ricevono sussidi statali o utilizzano il lavoro forzato citano violazioni della conformità.

A differenza delle controversie tra Stati, la gestione delle controversie per il singolo investitore non sembra essere affrontata in questo trattato, ma rimandata ad altri negoziati. Questo non finisce per ridimensionare l’importanza dell’accordo?

I meccanismi di risoluzione delle controversie da stato a stato o investitore-stato tendono ad essere usati raramente e spesso si applicano a circostanze molto limitate come l’appropriazione da parte di un governo delle attività di un investitore straniero. Non dovremmo essere ottimisti sul fatto che i meccanismi di risoluzione delle controversie nel CAI offriranno effettivamente un ricorso, un risarcimento, ecc. Appropriati a un singolo investitore. Invece, un investitore deve sperare che i negoziati da governo a governo siano sufficientemente efficaci.

Cosa cambia, concretamente, per un’azienda europea in Cina?

Probabilmente i cambiamenti più concreti sono la riduzione o l’eliminazione dei limiti di proprietà e l’eliminazione dei trasferimenti forzati di tecnologia.

E cosa cambia, concretamente, per un’azienda cinese in Europa?

Ci sono pochi cambiamenti concreti per le aziende cinesi in Europa, a parte il fatto che non hanno ottenuto alcuna riduzione nel loro attuale buon accesso all’UE. Per le aziende cinesi questa è una vittoria, soprattutto visti i recenti eventi come le restrizioni su Huawei.

Benefici dal CAI li riceveranno sia le grandi multinazionali che le piccole e medie imprese?

Ci sono disposizioni nel CAI che dovrebbero facilitare le PMI che fanno affari in Cina, come la facilità delle regole sul lavoro o in visita in Cina. Ciò è particolarmente utile per le aziende senza una presenza attuale in Cina o durante il periodo iniziale di attività in Cina.

La catena del valore esce rafforzata dal CAI?

Questa è una domanda molto difficile e molto dipenderà da quanta parte della catena del valore, o catena di approvvigionamento, un’azienda vuole avere in Cina. Nessuna restrizione alla proprietà e nessun trasferimento forzato di tecnologia potrebbe spingere alcune aziende dell’UE a collocare la produzione interamente controllata in Cina, sia per le vendite sul mercato cinese che per l’esportazione. Ovviamente, le aziende devono ancora bilanciare altre preoccupazioni come la protezione dei diritti di proprietà intellettuale, il costo del lavoro, i diritti umani, la convertibilità delle valute, ecc.

Alcuni osservatori parlano di “una notevole incertezza sull’accordo di investimento Cina-UE”. Perché? E siccome da ambo le parti, per esempio, rimane effettiva la possibilità di tutelare unilateralmente gli interessi nazionali attraverso meccanismi di screening ad hoc degli investimenti in entrata, tali ‘eccezioni di sicurezza’ rendono il quadro labile?

Le incertezze includono l’ampio accordo iniziale che richiede ancora un’ulteriore elaborazione, il processo di ratifica e, in ultima analisi, l’attuazione. Per quanto riguarda l’impianto, non solo le eccezioni di sicurezza creano molte incognite su come verrà implementato il CAI, ma, il “passo lento” burocratico generale può essere un ostacolo significativo e sarà difficile dimostrare che la lenta velocità delle decisioni burocratiche viola il CAI.

Il 16 dicembre 2019, rispondendo a una domanda in un evento a Bruxelles, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha dichiarato che era improbabile che la Cina potesse firmare un accordo di investimento con l’Unione europea, perché la Cina era una “economia in via di sviluppo”. Come si spiega l’accelerazione dell’ultimo mese?

L’effetto economico del COVID-19 ha probabilmente spinto sia l’UE che la Cina a finalizzare un accordo. L’imminente pensionamento di Angela Merkel potrebbe anche essere un fattore nei suoi sforzi per incoraggiare l’UE a prendere il miglior accordo che potrebbe ottenere dalla Cina. Per la Cina, sappiamo che dopo il COVID-19 vuole ripristinare la sua precedente immagine di luogo in cui le multinazionali devono essere sia per il grande mercato interno che per la produzione e l’esportazione.

Il clima di guerre commerciali creato dall’amministrazione Trump ha favorito un’accelerazione?

L’UE e la Cina hanno avviato i negoziati prima di Trump; infatti anche altri accordi commerciali come RCEP che è stato recentemente concluso sono precedenti a Trump. Potrebbe essere che ci fossero altri fattori, non Trump e non USA-Cina, che hanno spinto le parti a completare il CAI in questo momento. In effetti, Biden potrebbe adottare un approccio diverso sulle questioni commerciali, il che darebbe all’UE e alla Cina maggiore flessibilità nei negoziati commerciali senza la pressione delle tensioni commerciali USA-Cina, o USA-UE. In definitiva, sembra che i leader dell’UE e della Cina volessero finire il CAI per i propri interessi, quindi forse non dovremmo sopravvalutare l’importanza di un “fattore Trump”.

L’accordo «stimolerà con forza la ripresa mondiale nel periodo post-epidemia» ha dichiarato Xi Jinping. La pandemia di Covid-19 e la conseguente crisi economica ha accelerato le trattative? E il CAI effettivamente stimolerà la ripresa mondiale?

Certamente, la pandemia COVID-19 e la crisi economica hanno accelerato i negoziati. Il CAI potrebbe favorire un flusso di capitali in entrambe le direzioni e portare alla creazione di posti di lavoro. Ma ciò richiederà tempo, e di certo non è sufficiente da solo a stimolare la ripresa globale. Sarà interessante vedere se i governi nazionali dell’UE tenteranno di “vendere” il CAI al loro pubblico sostenendo che il CAI aiuterà la ripresa economica e, se provano questo approccio, che tipo di accoglienza riceverà l’argomento dal pubblico .

Quanto ha contato nell’accelerazione delle trattative il fatto che in questo mese entrerebbe in atto la nuova legge sugli investimenti esteri in Cina che vedrebbe comunque un’apertura del mercato?

La Cina ha recentemente implementato un sistema di revisione della sicurezza degli investimenti esteri per condurre una revisione della sicurezza degli investimenti esteri che ha un impatto o può avere un impatto sulla sicurezza nazionale ”, simile al sistema di revisione del CFIUS (il Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti) negli Stati Uniti. È certamente interessante che la Cina abbia attuato ciò, previsto dalla nuova legge sugli investimenti esteri, più o meno nello stesso periodo in cui si sono concluse le trattative CAI. Sembra che sia stato un atto di bilanciamento per vari stakeholder interni in Cina. Altre parti della legge cinese sugli investimenti esteri che facilitano gli investimenti esteri quando combinate con il CAI consentono al governo cinese di sostenere l’argomento che la Cina è una buona destinazione per gli investimenti, e dovremmo aspettarci di vedere più di questo tipo di argomenti dalla Cina nei prossimi mesi come il mondo si riprende da COVID-19. Per la Cina, se ci sono notizie più positive che può diffondere a società e investitori globali, cercherà di farlo, ad esempio finalizzando contemporaneamente il CAI e implementando la nuova legge sugli investimenti esteri.

Tra Cina e UE, di chi saranno i maggiori benefici economici?

Inizialmente dovremmo aspettarci che le società cinesi traggano maggiori benefici, se decidono di espandere la loro presenza nell’UE. Tipicamente le aziende cinesi sono ancora disposte a investire in situazioni di incertezza come l’agitazione pubblica; questo potrebbe applicarsi anche a una situazione di pandemia. In Cina, le aziende dell’UE potrebbero rimanere più conservatrici per alcuni mesi a causa del COVID-19.

Quanto è importante per Pechino il CAI, per supportare la crescita e consolidare il mercato interno stabilizzando il flusso di capitali in entrata a fronte di un possibile decoupling americano?

La cosa fondamentale qui è che la Cina vuole inviare al mondo un messaggio che è aperta agli affari nonostante COVID-19, le critiche degli Stati Uniti, le preoccupazioni sui diritti umani o altre questioni come la guerra commerciale degli Stati Uniti o il potenziale disaccoppiamento. Essere aperti agli affari significa non solo la Cina è aperta agli investitori stranieri, ma la Cina si aspetta anche che altri paesi (inclusa l’UE) rimangano aperti alle società, ai beni e ai servizi cinesi. Pertanto, la motivazione non riguarda solo il mercato interno e l’obiettivo del messaggio è l’UE e anche altri paesi chiave per gli investimenti in entrata in Cina, gli investimenti in uscita dalla Cina, la fonte di importazione in Cina o le destinazioni verso le quali la Cina esporta, eccetera.

E per l’UE, quanto è importante un maggiore acceso al mercato cinese? Il CAI è «una pietra miliare per l’economia» che migliora «l’accesso ad un mercato chiave globale e crea parità di condizioni per le nostre imprese» ha detto Valdis Dombrovskis, Vicepresidente della Commissione europea responsabile per il Commercio.

Certamente l’accesso è importante per le aziende dell’UE, ma il testo finale e l’attuazione sono al momento incerti. Le aziende dell’UE non riporranno molte aspettative sul CAI per ora, fino a quando non ci sarà una migliore visibilità sul testo e, successivamente, sull’attuazione. Dombrovskis sta sicuramente dando una svolta positiva al CAI.

Come rispondere a chi sostiene che l’accordo ha smascherato la debolezza dell’UE?

È giusto dire che il CAI per ora mostra alcuni punti deboli dell’UE, soprattutto se il testo finale è ampio piuttosto che specifico su questioni chiave come i diritti dei lavoratori. La controargomentazione è che questo è un buon affare, meglio di altri accordi che la Cina ha firmato con altri paesi. In realtà, potrebbero essere entrambe viste corrette.

Una critica che viene mossa in Europa all’accordo CAI è che, alla fine, i benefici non saranno equamente distribuiti tra i 27. Anzi, l’UE sarebbe stata asservita agli interessi di Germania e Francia che saranno i maggiori beneficiari. Come rispondere a queste critiche?

La realtà è che diversi membri chiave dell’UE come Francia e Germania hanno grandi società globali con anni di esperienza che investono al di fuori del loro mercato interno, inclusa la Cina. Il CAI è qualcosa che queste aziende possono sfruttare in modo molto più rapido e semplice rispetto alle aziende più piccole e / o alle società che non hanno fatto affari in Cina. Spetterà all’UE e ai governi nazionali creare meccanismi e fornire risorse per aiutare le aziende più piccole di altri paesi ad entrare (in sicurezza) nel mercato cinese.

Questa differente ‘sensibilità’ dei Paesi europei porta un motivo di tensione nell’Unione, rende meno coesa l’UE sul dossier cinese?

Anche senza il CAI, l’UE non è coesa sulle questioni cinesi. Le questioni più importanti per un determinato paese variano e alcune sono molto più delicate (come i diritti umani) di altre (vari tipi di questioni di politica economica o commerciale). Alcuni sono sensibili ed economici, ad esempio se consentire o meno le apparecchiature Huawei nelle reti 5G. Il processo di ratifica esporrà sicuramente ulteriore disunione dell’UE sulle questioni politiche della Cina.

Circa la metà degli investimenti dell’UE in Cina è nel settore manifatturiero, con l’industria automobilistica tedesca come principale investitore. La Germania ha anche ricoperto la presidenza di turno dell’UE nella seconda metà del 2020. La Merkel aveva considerato una priorità concludere l’accordo entro la fine della presidenza tedesca. Quanto è perché è stata determinante la Germania nel raggiungimento dell’intesa? È un successo di Angela Merkel? E quanto è importante per Berlino un accordo simile con la Cina, soprattutto in questa fase storica, con, per esempio, le aziende automobilistiche in grande difficoltà?

È chiaro che la Merkel e la Germania hanno svolto un ruolo decisivo nella finalizzazione del CAI. Le ragioni di ciò includono il desiderio della Merkel di ottenere qualcosa di significativo per l’UE, così come per le aziende tedesche in particolare. Le disposizioni CAI del settore manifatturiero / automobilistico sono qualcosa di importante per le case automobilistiche tedesche, che possono espandere le loro operazioni in Cina in base a queste disposizioni. Si prevede che le vendite di auto in Cina aumenteranno nel 2021 rispetto al 2020 e queste aziende vogliono conquistare una quota di mercato maggiore di quella che avevano prima del COVID-19. È comprensibile che la Cancelliera tedesca Merkel voglia consegnare questo alle aziende tedesche durante il rallentamento economico del COVID-19.

In molti hanno criticato la presenza della Francia ai negoziati. Tuttavia, Parigi assumerà la presidenza del Consiglio dell’UE proprio mentre si prevede che entrerà in vigore il nuovo accordo con Pechino. Qual è stato il ruolo della Francia in questa trattativa? Anche Parigi non poteva mancare a questa trattativa?

Nella misura in cui Francia e Germania hanno un interesse comune a consegnare il CAI alle loro principali società e, a causa dei loro cattivi rapporti con Trump, volevano dimostrare che l’UE è un contrappeso in un mondo multipolare, è comprensibile che la Francia si è unita alla Germania per svolgere un ruolo chiave nella finalizzazione del CAI. È possibile che Macron voglia essere il successore della Merkel su una serie di questioni multilaterali, compreso il commercio.

Perché la Polonia ed altri Paesi più piccoli hanno manifestato contrarietà all’accordo. Quanto ha pesato la vicinanza a Trump e quanto hanno contato le preoccupazioni economiche legato alle delocalizzazioni e al fatto che, magari, non trarranno molto beneficio dall’intesa?

Con gli Stati Uniti e il Presidente Trump così impegnati con le elezioni statunitensi, è solo una speculazione che il buon rapporto di Trump con i leader polacchi abbia causato ai leader polacchi una visione negativa del CAI.La realtà è che poche aziende polacche sono grandi o hanno abbastanza successo da avere una presenza in Cina, e la Cina potrebbe avere più da guadagnare rispetto alla Polonia, specialmente se le aziende cinesi forniscono beni e servizi alla Polonia e avranno una migliore capacità di farlo dopo la CIAè implementato.

Cosa ci guadagna Pechino dal punto di vista geopolitico? E la distensione con l’Occidente è uno dei vantaggi che questo accordo dà a Pechino?

Da un punto di vista geopolitico, la Cina può sostenere che è aperta alle imprese, è un luogo preferito (per le aziende dell’UE) per investire, che supporta iniziative e organizzazioni multilaterali e che è sulla strada per la ripresa da COVID- 19. Questi sono gli argomenti che possiamo aspettarci di vedere dalla Cina nei prossimi mesi. Tuttavia, si scontrerà con il motivo per cui una distensione politica con l’Occidente è attualmente difficile per la Cina, dato che la sua reputazione è ora così negativa in Occidente.

Secondo molti, Pechino potrebbe aver creato un cuneo tra UE e USA? È d’accordo?

È probabile che le relazioni USA-UE migliorino sotto l’amministrazione Biden, almeno per quanto riguarda le relazioni di Biden con paesi chiave dell’UE come Francia e Germania e alcune questioni chiave come il cambiamento climatico. I rapporti di Biden con Boris Johnson sono sconosciuti, ma iniziano con l’eredità del sostegno di Trump, l’opposizione di Biden alla Brexit. Sappiamo che il cambiamento climatico è un problema in cui molti paesi dell’UE sono felici di vedere un cambiamento nell’approccio degli Stati Uniti sotto Biden. Sappiamo anche che alcuni paesi europei come la Polonia e l’Ungheria avevano buoni rapporti con l’amministrazione Trump e, come il Regno Unito, preferivano un secondo mandato Trump. Resta da vedere cosa significhi tutto questo per le relazioni UE-USA e se il CAI sia un cuneo, ma si può anche ritenere che le relazioni UE-USA avrebbero incertezze e aree di potenziale cooperazione indipendentemente dal CAI. La Cina dovrebbe stare attenta a non promuovere l’argomento del cuneo.

Il CAI potrebbe facilitare la penetrazione di Huawei nel 5G europeo?

È improbabile che il CAI cambi l’opinione secondo cui le apparecchiature Huawei sono troppo rischiose per i paesi dell’UE. Nella migliore delle ipotesi, il CAI potrebbe aiutare altre società cinesi a mitigare il rischio che venga loro impedito di fare affari nell’UE per ragioni simili.

Il CAI potrebbe facilitare la strada delle Vie della Seta in Europa?

Non dovremmo essere ottimisti sul fatto che il CAI possa facilitare la Via della Seta in Europa.L’UE potrebbe accogliere alcuni produttori cinesi per espandersi nell’UE, ma l’UE ha scarso interesse a vedere le società cinesi espandere la proprietà o la gestione di infrastrutture nell’UE come i porti o ferrovie. L’esperienza in Grecia e in Italia è qualcosa che altri paesi dell’UE vogliono evitare al momento, quindi, l’UE guarda al CAI più per le opportunità che crea per le aziende dell’UE in Cina piuttosto che accogliere le aziende cinesi per investire nelle infrastrutture dell’UE.

Pechino potrebbe avere interessi ad entrare nella partita legata al Recovery Plan europeo e quindi a far partecipare le aziende cinesi nella ‘ricostruzione’ europea post-COVID-19?

L’UE probabilmente non accoglie favorevolmente gli investimenti cinesi nei piani di ripresa per la ricostruzione post-COVID. Gli investimenti di alto profilo da parte delle società cinesi sono attualmente troppo sensibili dal punto di vista politico e, data l’immagine negativa che la Cina ha a causa delle origini di COVID-19, sarebbe troppo ironico se i leader dell’UE accogliessero con favore gli investimenti cinesi nella ripresa di COVID-19.

Secondo l’opinione di diversi osservatori, per l’UE, questa è stata anche un’opportunità per mostrare la sua ‘autonomia strategica’ nelle relazioni estere prima che la nuova amministrazione statunitense si insediasse. È così?

Tenendo presente per quanto tempo sono proseguiti i negoziati CAI, e che hanno preceduto la presidenza di Trump, e l’obiettivo spesso dichiarato dell’UE di avere una politica estera unificata, è probabile che l’UE cercherebbe una certa autonomia strategica, indipendentemente dalle relazioni UE-USA o da chi lo sia. Presidente degli Stati Uniti al momento. L’UE mostrerà anche autonomia strategica dagli Stati Uniti sotto l’amministrazione Biden, anche se UE-USA troveranno alcuni obiettivi comuni come il cambiamento climatico.

L’amministrazione Biden si augura che i partner europei si confrontino sulle nostre preoccupazioni comuni sulle pratiche economiche della Cina”, aveva dichiarato alla vigilia della firma il futuro consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. Ora che l’intesa è stata raggiunta, l’amministrazione Biden la considererà uno sgarbo? E ci saranno conseguenze per le relazioni transatlantiche: il CAI potrebbe essere un ostacolo o uno strumento per rilanciare una partnership USA-UE sul dossier cinese attraverso lo EU-US Dialogue on China, vista la parità di trattamento delle aziende americane ed europee ottenuta da questo accordo?

È stata una buona lezione per l’amministrazione Biden. Se vogliono fare una dichiarazione all’UE sulle questioni relative alla Cina, un tweet non è sufficiente. Piuttosto, potrebbe essere necessario un approccio più energico. La pressione è su Sullivan e altri funzionari chiave della sicurezza nazionale per mostrare quale sia l’agenda degli Stati Uniti per l’UE riguardo alle questioni cinesi.

L’accordo CAI complica l’approccio della nuova Amministrazione Biden alla Cina? Perché?

È improbabile che il CAI complichi l’approccio dell’amministrazione Biden alla Cina. Gli aggiustamenti che Biden vuole fare o le questioni su cui vuole cooperare con la Cina (cambiamento climatico, Iran, esportazioni agricole statunitensi) e le questioni in cui è probabile che Biden mantenga le politiche di Trump (diritti umani, Hong Kong) e le questioni (come come Taiwan e Mar Cinese Meridionale) per i quali le polizze di Biden sono sconosciute, non vengono effettuate dal CAI. Infatti, dato il desiderio di Biden di lavorare con l’UE, se ci sono questioni relative alla Cina su cui gli USA vogliono lavorare con l’UE, dovremmo aspettarci che inizialmente Biden tenterà una discussione amichevole con l’UE, perché questo è il suo stile.

Il CAI tra UE e Cina potrebbe facilitare un accordo simile tra Cina e Stati Uniti, dopo l’accordo di Fase 1 siglato lo scorso anno al termine di una dura guerra dei dazi?

A breve termine, Biden potrebbe voler negoziare un migliore accesso alla Cina per i prodotti agricoli statunitensi, ma altrimenti il ​​suo punto di partenza nei colloqui commerciali dovrebbe essere quello di chiedere alla Cina di attuare pienamente l’accordo di Fase Uno. Un accordo di investimento, o accordo di fase due, è troppo ambizioso a questo punto. Nella misura in cui la Cina chiederebbe reciprocità in un accordo di investimento, questo è improbabile nell’attuale contesto delle relazioni USA-Cina.

È da escludere, in futuro, un allargamento del CAI anche agli Stati Uniti?

Ci sono poche probabilità che gli Stati Uniti vogliano entrare a far parte del CAI, soprattutto se richiedono agli Stati Uniti di offrire un maggiore accesso agli Stati Uniti di quanto gli Stati Uniti attualmente consentano alle società cinesi. Negli ultimi anni, come con le recensioni CFIUS più forti, c’è poca accoglienza per le aziende cinesi negli Stati Uniti.

L’accordo ora deve essere sottoposto a “scrubbing legale” e deve essere firmato dalle due parti, prima di essere ratificato ed entrare in vigore. Da parte dell’UE, dovrà essere ratificato dal Parlamento europeo. Si stima che questo processo richieda circa un anno. Inoltre, la Cina e l’UE si sono fissate un termine di due anni per la conclusione dei negoziati su un accordo aggiuntivo sulla protezione degli investimenti. Secondo i detrattori, questo significa che l’UE dovrà ancora mantenere il suo atteggiamento nei confronti della Cina per diversi mesi se vuole firmare l’accordo, e la Cina potrebbe usarlo come leva in altre aree politiche o comunque l’UE potrebbe essere meno incline a condannare apertamente qualsiasi violazione qualsiasi comportamento sconsiderato della Cina. È d’accordo?

È vero che l’UE vuole che il processo per l’entrata in vigore vada liscio e rapidamente e, per far sì che ciò accada, la Cina sembra avere più influenza sull’UE. È possibile che questo porti l’UE a limitare le sue critiche alla Cina su questioni come Xinjiang e Hong Kong. Tuttavia, l’UE sa anche che, anche se limita le proprie critiche, ci saranno eurodeputati o parlamentari nazionali che criticano Chian su questi temi. In un certo senso, è una buona situazione per l’Unione europea, se l’obiettivo è limitare le critiche e facilitare i negoziati con la Cina.

Secondo il comunicato stampa dell’UE sul CAI, “L’UE continuerà a condurre la sua politica nei confronti della Cina in linea con l’approccio multiforme approvato al Consiglio europeo dell’1-2 ottobre”. Tre le sfaccettature riconosciute: la Cina come partner, la Cina come concorrente e la Cina come rivale sistemica. Come cambierà, se cambierà, nel prossimo futuro, l’approccio UE alla Cina?

L’UE dovrà far fronte alla pressione dei parlamenti nazionali e delle ONG affinché si concentrino sugli aspetti concorrenti e rivali sistemici e non sugli aspetti dei partner. Ma in realtà, l’UE vuole facilitare la finalizzazione del CAI. Ci sono sicuramente alcune contraddizioni in questi tre approcci che rendono difficile perseguirli tutti e tre contemporaneamente. La mia ipotesi è che il CAI abbia la priorità, per aiutare l’espansione delle grandi aziende europee in Cina.

Il CAI porterà a un rapporto UE-Cina più forte e coerente o a uno più conflittuale?

Se le aziende dell’UE si espandono in Cina e la Cina ha un record di implementazione accettabile, è probabile che le relazioni UE-Cina possano migliorare. L’UE potrebbe ritenere che le critiche relative alla Cina dovrebbero venire più dai governi nazionali piuttosto che dall’UE, soprattutto perché l’UE è la madre del CAI e quindi vuole che abbia successo.

L’Europarlamento ha recentemente votato una risoluzione affinché il CAI includesse un impegno adeguato nel rispettare le convenzioni internazionali contro il lavoro forzato, in riferimento alla minoranza musulmana degli uiguri nello Xijang. Siccome l’accordo non prevede una disposizione contro il lavoro forzato, la ratifica dell’Europarlamento sarà più complicata? Alla fine, verrà approvata?

È troppo presto per dire se il Parlamento europeo approverà o meno il CAI. L’UE e le grandi aziende devono impegnarsi in una campagna di sensibilizzazione sul motivo per cui il CAI è un buon accordo in questo momento. Altrimenti, l’immagine negativa della Cina e il rischio di una cattiva pubblicità per i deputati che votano a favore dell’accordo creano troppi rischi per i deputati.

Il caso del CAI sembra mettere ancora una volta in evidenza il conflitto, la mancanza di coordinamento tra le varie istituzioni europee. Che ne pensa?

È chiaro che il CAI mostra che le istituzioni dell’UE non si coordinano bene. Una strategia coerente si concentrerebbe sulle questioni sistemiche rivali, poiché queste sono più importanti per la sicurezza dell’UE, che normalmente sarebbe la priorità dell’UE al di sopra del commercio.

Ci sarà la ratifica da parte dei Parlamenti nazionali dei 27 Paesi e sarà problematica? Oppure si procederà con una procedura fast-track evitando il passaggio nei Parlamenti nazionali?

L’UE cercherà di utilizzare la procedura accelerata per evitare il passaggio nei parlamenti nazionali. Molto dipenderà da eventuali “accordi collaterali” che la Commissione Europea farà con la Cina o con il Parlamento Europeo su questioni di implementazione. Date le vacanze di Capodanno e il COVID-19, è troppo presto per dire se c’è o meno un sostegno sufficiente per il passaggio nel parlamento dell’UE.

Cosa potrebbe accadere se Pechino dovesse ritardare nell’applicazione?

Se Pechino ritarda i prossimi passi, potrebbe aiutare piuttosto che danneggiare l’UE oi leader dell’UE. Possono dare la colpa alla Cina e anche cercare di raggiungere ulteriori accordi con i deputati al Parlamento europeo sull’attuazione. Per la Merkel, un ritardo fuori dal suo controllo spinge il dibattito sul CAI nel futuro dopo il suo pensionamento, e potrebbe così limitare la propria responsabilità politica personale.

Il CAI potrebbe rappresentare un primo passo verso un accordo di libero scambio più ampio con l’inclusione di clausole riguardanti gli appalti pubblici e la sovrapproduzione industriale?

È troppo presto per ipotizzare se l’UE e la Cina saranno in grado di basarsi sul CAI per firmare accordi aggiuntivi su altre questioni come gli appalti pubblici e la sovrapproduzione industriale. Per ora, la priorità dell’UE è terminare la stesura e ottenere l’approvazione degli eurodeputati. Ci dovrebbe essere un periodo di attuazione positiva prima che l’UE possa vendere ai deputati o al pubblico ulteriori accordi con la Cina.

Perché la Cina ha spinto per sottoscrivere, negli ultimi due mesi del 2020, dopo la vittoria di Biden, ma prima del suo insediamento, due grandi accordi commerciali come il RCEP e il CAI? Battere sul tempo gli USA, impedendo alla nuova Amministrazione USA di creare un solido fronte anti-cinese?

La Cina avrebbe spinto per questi accordi indipendentemente da chi avesse vinto le elezioni statunitensi, perché la Cina vuole essere una paladina per gli approcci multilaterali e vendere l’idea che la Cina sia aperta agli affari soprattutto dopo COVID-19.

Che differenze ci sono tra RCEP e CAI?

RCEP si concentra maggiormente sul commercio di merci. L’UE sostiene inoltre che il RCEP non include impegni in materia di ambiente, clima e lavoro né su imprese di proprietà statale o sussidi come quelli inclusi nel CAI; questo mostra quali questioni sono importanti per i negoziatori dell’UE e la Commissione europea.

Dopo il RCEP e il CAI, il multilateralismo è più o meno forte?

Senza una solida partecipazione degli Stati Uniti a una serie di istituzioni e questioni multilaterali, il multilateralismo rimane debole. Dobbiamo tenere a mente che, nonostante l’elezione di Biden, molti americani e membri del Congresso degli Stati Uniti (per lo più repubblicani e alcuni democratici) non sono entusiasti delle organizzazioni multilaterali o degli approcci multilaterali a varie questioni. L’amministrazione Biden ha indicato di essere entusiasta di alcuni approcci multilaterali come il cambiamento climatico, l’accordo nucleare iraniano (JCPOA) e l’Organizzazione mondiale della sanità. Ma non si tratta di tutte le organizzazioni o questioni, e con un’agenda fitta, al momento non si sa esattamente come le risorse che l’amministrazione Biden metterà nel multilateralismo o quali questioni aggiuntive vuole vendere al pubblico americano accettando un approccio multilaterale.

Secondo Xi Jinping, il CAI è una pietra miliare della “globalizzazione economica e del libero scambio”. La globalizzazione è più forte a suon di accordi bilaterali?

La globalizzazione è più forte con accordi multilaterali equi e rispettati da tutti i partecipanti. Una delle frustrazioni che molti negli Stati Uniti (e certamente l’amministrazione Trump) hanno con gli accordi multilaterali è che sono spesso ingiusti nei confronti degli Stati Uniti e, in alcuni casi, favorevoli alla Cina, e in molti casi il rispetto degli accordi è scarsa . Sarebbe quindi peculiare per gli osservatori della Cina negli Stati Uniti concordare con la descrizione di Xi del CAI come pietra angolare della globalizzazione economica e del libero scambio.

Il CAI “un regalo di Buon Anno [dalla Cina]al mondo”, ha scritto la stampa cinese. I più critici ritengono l’intesa tra UE e Cina un‘altra operazione cinese di maquillage, insieme al RCEP, per rifarsi, dopo gli scandali legati alla pandemia, un’immagine di leader mondiale affidabile, di promotore di benessere e multilateralismo. In altri termini, ottenere nuova legittimità. Condivide?

Non sorprende che i media governativi in ​​Cina abbiano descritto il CAI in modo così positivo e che la Cina voglia citare il CAI come prova che la Cina è aperta agli affari e ha affrontato la situazione COVID-19. Non ci sono prove che l’opinione pubblica europea creda che il CAI renda la Cina un leader mondiale affidabile, un promotore di benessere e multilateralismo. La realtà è che il CAI è controverso nell’UE ed è stato criticato dal vice consigliere per la sicurezza nazionale uscente dell’amministrazione Trump e, in misura minore, dal consigliere per la sicurezza nazionale entrante dell’amministrazione Biden.

Come cambia l’approccio di Pechino all’Europa?

Forse a breve termine i media e i funzionari cinesi diranno cose positive sull’UE, nella speranza che il CAI venga ratificato con il minimo sforzo, obiezioni e pubblicità negativa.Ma nel medio termine c’è poco che la Cina possa fare per conquistare “i cuori e le menti” del pubblico europeo, al di fuori di coloro che beneficiano economicamente dal fare affari in o con la Cina.A lungo termine, l’UE deve ancora affrontare tutti gli aspetti della sua politica che identificano la Cina come concorrente e rivale sistemico.In caso contrario, è probabile che si verifichino le elezioni dei governi nazionali e dei membri del parlamento disposti ad adottare un approccio più duro nei confronti della Cina e le successive battaglie tra i governi nazionali e dell’UE sulla politica cinese.

C’è chi afferma che, invece di essere un punto finale, l’accordo di investimento globale Cina-UE è un nuovo inizio per la diplomazia economica cinese. Condivide? Perché? E come sta cambiando la diplomazia cinese?

L’utilizzo di approcci multilaterali non è una novità per la Cina, sia nelle sue relazioni commerciali con altri paesi che su questioni come il Mar Cinese Meridionale.La Cina ha anche cercato a lungo di mettere i suoi funzionari a lavorare presso le sedi delle organizzazioni multilaterali.Quindi, c’è una tendenza a lungo termine per la Cina a sostenere il multilateralismo, e il CAI è coerente con questo.D’altra parte, la Cina utilizza anche approcci bilaterali, come con gli Stati Uniti nell’accordo di Fase Uno. Ciò dimostra che la Cina ha le risorse per adattare la sua strategia a seconda di chi ha a che fare e, sebbene la cosiddetta “diplomazia del guerriero lupo” attiri spesso critiche, la realtà è che le strategie diplomatiche della Cina sono progettate anche per raggiungere gli obiettivi strategici della Cina.I paesi devono riconoscerlo per avere relazioni più realistiche con la Cina.

L’attivismo in politica estera di Xi Jinping è funzionale al rafforzamento della sua leadership nel PCC e nell’opinione pubblica?

L’anno scorso, il 2020, non è stato un buon anno per l’immagine straniera della Cina, a causa di COVID-19, accuse di diplomazia della trappola del debito, Hong Kong, Xinjing o altre questioni.Se sia necessaria o meno una maggiore attività di politica estera come quella che abbiamo visto negli ultimi mesi del 2020 (con il negoziato CAI, la partecipazione a riunioni multilaterali come l’APEC o il G-20) per rafforzare la leadership di Xi e l’opinione pubblica è probabilmente bassa.Cioè, la fonte della forza politica di Xi non dipende dall’attivismo della politica estera e proviene invece dalle politiche interne.

L’accordo potrebbe essere migliorato dopo la ratifica da parte del Parlamento europeo?

L’UE cercherà di evitare qualsiasi modifica proposta dai deputati e cercherà di rispondere alle loro preoccupazioni tramite accordi collaterali o altri tipi di metodi che non richiedono modifiche al testo come concordato con la Cina. Ai funzionari del governo non piace mai quando i parlamentari modificano un accordo negoziato con altri Paesi.