I Popolari vincono, ma non abbastanza da avere una maggioranza in Parlamento. Inizia la partita delle trattative per la formazione del governo

 

Ieri, oltre 6 milioni di elettori si sono recati alle urne in Austria per le elezioni politiche anticipate. L’esito del voto ha visto i Popolari dell’ OEVP trionfare con il 37,1% ottenendo il 5,6% in più rispetto alle elezioni dell’autunno 2017. «Nessuno pensava ad un risultato del genere, ma potete essere certi che utilizzeremo con prudenza la fiducia che ci avete dato» ha dichiarato il leader popolare Sebastian Kurz al primo dibattito televisivo. «Raramente mi mancano le parole, oggi è uno di quei momenti. Molte, molte grazie, cari amici per il vostro supporto, grazie a tutte le elettrici e gli elettori: oggi il popolo ha scelto nuovamente per noi», ha proseguito il Cancelliere uscente e, probabilmente, entrante, rimarcando: «Per noi è una giornata storica. Io rifletterò con attenzione su ogni passo da compiere. Se avrò dal presidente della Repubblica Alexander van der Bellen l’incarico di formare il governo, andrò incontro a tutti i partiti».

Tradotto, il 33enne enfant prodige della politica austriaca, nonostante il grande risultato, dovrà cercare alleanze. «Non dirò ancora niente» a proposito delle possibili coalizioni – ha chiarito – perché quel che di cui c’è bisogno adesso «è un modo di trattarci più rispettoso» e «voglio dare il mio contributo affinché tutti insieme rimettiamo al centro la Repubblica». «Aspettiamo i dati definitivi e comunque non commenterò i voti degli altri partiti» ha affermato, evadendo la risposta, Kurz a chi gli chiedeva del crollo degli ex partner di governo, l’estrema destra dell’FPO.

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Trattasi di circa 10 punti (dal 26% del 2017 al 16% di ieri), di cui una buona parte confluita nell’OEVP e che l’FPO ha perso, con tutta probabilità, a causa del cosiddetto ‘Ibizagate‘, scoppiato nel Maggio scorso con la rivelazione del video girato nel luglio 2017 in cui si vede l’oramai ex Vicecancelliere del partito di estrema destra, Heinz-Christian Strache, promettere, in una villa di Ibiza, dopo aver bevuto, ad una sedicente nipote di un oligarca russo, appalti in Austria, anche a favore dei russi, in cambio di finanziamenti al suo partito. Kurz decide di aprire un’inchiesta sulla vicenda, estromettendo, però, l’allora Ministro degli Interni, Herbert Kickl, compagno di partito e fedele di Strache. Tale decisione non piace ai cinque ministri dell’FPO, che si dimettono in blocco causando la rottura dell’alleanza di governo. Subito dopo il Parlamento sfiducia Kurz per una mozione avanzata dai socialdemocratici della SPOE, sostenuta anche dai Liberali e dal piccolo partito ‘Jetzt’ e il governo cadde a neanche due anni dalla sua formazione. A quel punto, il Presidente Van der Bellen ritiene opportuno affidare l’incarico di cancelliere ad interim al ministro delle Finanze, il 53enne conservatore Hartwig Loeger, esponente dell’OEVP. L’incarico di Loeger si rivela provvisorio in quanto «lo Stato fortemente colpito dallo scandalo deve funzionare e tutti i ministeri devono essere operativi». Esortando i partiti a pensare al bene dell’Austria, il Presidente della Repubblica nomina Brigitte Bierlein, divenuta prima Cancelliera della storia della Repubblica d’Austria, traghettando il Paese fino alle elezioni odierne.

Sin qui la cronistoria del terremoto politico che ha messo fine al primo governo Kurz. Nonostante siano passati quattro mesi, lo scandalo ha avuto i suoi strascichi fino a pochi giorni prima delle elezioni, quando è finita in manette una guardia del corpo di Heinz-Christian Strache, in seguito ad una perquisizione notturna. A quanto riferito dalla Procura di Vienna, il provvedimento rientra nell’ambito di una vasta inchiesta sull’utilizzo improprio di fondi pubblici destinati ai partiti. In particolare, la guarda del corpo, poi espulsa dall’FPOE, è sospettata di aver contribuito a realizzare una sistema di false rendicontazioni di spese delle quali avrebbe tratto vantaggio lo stesso Strache. «Un attacco alla democrazia» ha definito lo scandalo delle ‘spese pazze’ il successore di Strache alla guida del partito, Norbert Hofer, secondo cui «vi è la stessa rete criminale che ha fatto realizzare il video di Ibiza». Spiegazione che, tuttavia, non deve aver convinto gli elettori, come dimostrano i risultati del voto che hanno spinto al Segretario generale del partito, Harald Vilimski,  ad annunciare, via Twitter, che l’FPOE andrà all’opposizione.

Piuttosto grave anche il tracollo dei Socialdemocratici dell’SPOE, guidati da Pamela Rendi-Wagner, che hanno conquistato il 22,18%, 4,8% in meno rispetto a due anni fa: un risultato deludente che ha già causato le prime dimissioni di alcuni vertici. Tutt’altra aria si respira nel partito dei Verdi, l’altro vero vincitore di questa tornata elettorale, che è passato dal 3,8% del 2017 al 14,3%, rientrando, dopo due anni, in Parlamento, anche grazie alle recenti manifestazioni per i cambiamenti climatici e la difesa dell’ambiente di cui Greta Thumberg è stata promotrice. Mentre Birgit Heibein, Segretaria del partito ambientalista a Vienna, ha parlato di «risultato storico», il leader nazionale Werner Kogler ha voluto evidenziare la responsabilità del suo partito «verso i giovani», senza esprimersi esplicitamente su una possibile partecipazione al governo. L’Austria deve diventare «il Paese numero uno in quanto a difesa dell’ambiente e del clima» ha auspicato Kogler di fronte ai militanti, ricordando che «abbiamo sempre detto» della necessità di avviare un dialogo con il capo dei Popolari Kurz, ma «deve cambiare completamente le sue politiche». «Ora deve solo decidere in che direzione intende andare» ha ribadito a tal proposito Birgit Heibein.

Stando alle percentuali di consenso, i seggi in Parlamento della OEVP sarebbero 71, 41 quelli della SPOE, 30 quelli della FPO, 27 dei Verdi e 14 per Neos, il partito dei Liberali. Complessa, a questo punto, appare la partita delle trattative per la formazione del nuovo governo. Se, come è emerso, l’estrema destra andasse all’opposizione, le altre opzioni di Kurz comprenderebbero una nuova Grosse Koalition tra Popolari e Socialdemocratici, un’ alleanza tra Popolari e Verdi oppure uno schema ‘Salisburgo’ tra Popolari, Verdi e i Liberali di Neos. Se la prima pare essere un’ipotesi remota per l’avversione sempre manifestata da Kurz, un’intesa con i Verdi, sebbene difficile dal punto di vista programmatico, potrebbe avere maggiori chance di riuscita, visto che è un esperimento già riuscito a livello regionale, in 3 land (Tirolo, Salisburghese e Voralberg). Il Presidente della Repubblica, Alexander Van der Bellen, storico leader dei Verdi, sebbene abbia già fatto sapere che non eserciterà pressioni, potrebbe benedire un’alleanza del genere. Ma tutto dipenderà dalla capacità di Sebastian Kurz.

Le elezioni in Austria avranno dei risvolti anche dal punto di vista europeo e delle relazioni tra Vienna e Roma? «Ci sono troppe poche sanzioni nella UE, ad esempio contro chi sfora le regole del debito o lascia passare i migranti irregolari da uno Stato all’altro», disse a maggio Kurz, non facendo mistero dell’intransigenza austriaca sui conti pubblici. Ugualmente dura è stata la sua linea sull’immigrazione: tra i responsabili della chiusura dell rotta lungo i Balcani, è arrivato anche a minacciare di innalzare muri ai confini con l’Italia e schierare plotoni di poliziotti e persino l’esercito. C’è poi la questione del doppio passaporto per i cittadini sudtirolesi, tema inserito già nel precedente programma di governo. Pochi giorni fa l’argomento è ritornato in auge quando i Popolari della OEVP, assieme agli ex partner di governo dell’FPOE, hanno rilanciato la proposta approvata poi dal Parlamento. Si tratta di avviare colloqui tra Vienna, Bolzano e Roma al fine di arrivare, successivamente, la presentazione di un disegno di legge, come del resto viene auspicato da anni dal movimento secessionista della Suedtiroler Freiheit fondato da Eva Klotz, nota per essere a favore della scissione dall’Italia e del ritorno della formazione del grande Tirolo mettendo insieme Innsbruck e Bolzano. Nella bozza presentata nel settembre 2018, era prevista una dichiarazione di appartenenza linguistica da depositare in Tribunale a Bolzano, dato che il doppio passaporto sarebbe riservato esclusivamente a chi ne facesse richiesta e solo ai madrelingua tedesca o ladina.

Il governatore altoatesino, Arno Kompatscher, commentando gli esiti del voto austriaco si è detto «convinto che l’Austria continuerà ad essere un partner affidabile, perché un rapporto stretto e di fiducia con il governo di Vienna è di importanza fondamentale per l’Alto Adige alla luce del ruolo di potenza tutrice e dell’ancoraggio internazionale dell’autonomia» e che «l’Austria potrà tornare a breve ad avere un governo stabile. In tempi difficili come questi è fondamentale avere un esecutivo solido e pienamente operativo per poter affrontare le grandi e importanti sfide che attendono non solo l’Austria, ma l’intera Europa». In quanto tempo tutto ciò sarà possibile? E con quale schema di alleanza Kurz riuscirà a risolvere il dilemma? Ne abbiamo parlato con Fabio Parola, ricercatore ISPI per il programma Europa e governance globale.

 

I Popolari vincono le elezioni con un risultato molto positivo, ottenendo il 37,1%. Giornata storica l’ha definita il leader dell’OEVP, Sebastian Kurz. Cosa ha determinato tale exploit? Abilità comunicativa, i risultati del primo governo o il tracollo dell’estrema destra, l’FPOe?

Sicuramente un primo dato da prendere in considerazione è osservare come ci sia stato un calo di 10 punti percentuali dell’FPO e un incremento, quasi speculare, di sei punti in più, dei Popolari. Andando a vedere come i giornali e le società di sondaggi avevano tastato il terreno, veniva fuori che per la stragrande maggioranza degli elettori dell’FPO, i Popolari sarebbero stati la prima alternativa. Quindi, indubbiamente una parte dei guadagni elettorali che Kurz ha potuto fare nel corso di queste elezioni sono dovuti ad un travaso di voti dall’estrema destra verso i Popolari. Dopodiché rimane l’immagine di Kurz come il giovane Cancelliere che promette una rottura con il passato, che ha sempre ridimensionato le possibilità di tornare ad una Grosse Koalition che c’è stata in passato: resta ancora l’uomo del rinnovamento e, per questo, la sua immagine ha ancora del capitale politico da spendere. I risultati del precedente governo sono stati soddisfacenti, ma bisogna ricordare che esso è caduto non per colpa di Kurz che è stato il Cancelliere che ha servito meno a lungo nella storia austriaca perché sarebbe stato inaccettabile proseguire quell’esperienza.

Quindi Kurz è riuscito a mantenere la distanza e un’identità definita rispetto all’alleato di estrema destra, colpito dallo scandalo ‘Ibizagate’?

Evidentemente sì e guardando all’esito del voto, ci sono due elettorati differenti con dei punti di contatto, ma che comunque restano separati: da un lato c’è lo zoccolo duro degli elettori dell’FPO che non ha ritenuto che lo scandalo fosse determinante per le loro scelte di voto; dall’altro, c’ è un elettorato, probabilmente tradizionale sostenitore dei Popolari, che, al tempo stesso, è rimasta fedele all’OEVP perché ha considerato lo scandalo come un problema solo dell’estrema destra. Quindi, due elettorati abbastanza indipendenti l’uno dall’altro, ai quali si è poi aggiunto questa fetta del 10% in uscita dall’FPO che si è trovata di fronte al bivio di votare i Popolari o la destra. Forse gli elettorati sono meno mobili di quanto pensasse Kurz.

Il crollo di 10 punti percentuali dell’FPO può essere ascritto quasi esclusivamente allo scandalo dell’’Ibizagate’ e a quello più recente legato alle spese di lusso di Strache?

Evidentemente, a parità di condizioni, direi di sì: c’è una parte dell’elettorato, vista la gravità dello scandalo, che ha preferito ripiegare su un partito con un’immagine più definita. Bisogna però considerare che, nonostante questo, Kurz, durante la campagna elettorale, ha lanciato dei segnali a questo elettorato in uscita da destra, dicendo che avrebbe continuato a portare avanti le politiche adottate nel primo governo. Si afferma come un riformatore liberale e quindi voleva parlare anche a quell’elettorato.

Poco prima delle elezioni europee, Strache aveva deciso di dimettersi dalla leadership del partito. Questo ha influito nella capacità comunicativa e, quindi, nella perdita di consenso? 

Probabilmente sì. Uscendo di scena un leader che era prominente nella comunicazione del partito, questo ha comunque lasciato un segno. Del resto, quando si cambia un leader con un volto riconosciuto per una nuova segreteria più anonima, ne risente anche il consenso del partito.

Strache è sulla graticola, soprattutto dopo l’ultimo scandalo sulle spese. C’è chi parla addirittura di espulsione. E’ possibile che l’FPO decida di espellere il suo ex leader?

Queste sono considerazioni che ogni partito fa per sé. Bisogna dire che l’FPO non si vive e non si pensa come un partito di un uomo solo: quindi, potrebbe anche decidere di espellerlo. Certo è che adesso l’FPO si prepara ad andare all’opposizione e lì il ruolo più semplice permette di fare nuova campagna elettorale, ricostruendosi un’immagine con calma e coltivando anche una nuova dirigenza.

In molti parlano anche di una possibile scissione dell’FPO. Le sembra un’eventualità all’orizzonte?

Non lo so. Lì bisognerebbe sapere se ci sono delle correnti ‘strachiane’ in polemica con delle correnti più ‘riformatrici’. Diciamo che in panorama politico abbastanza tradizionale come quello austriaco, le scissioni non vanno così di moda.

Anche la socialdemocrazia non ha avuto un risultato particolarmente brillante. A cosa è dovuto questo crollo? C’è stata una mancanza di proposte convincenti, delle lacune dal punto di vista della comunicazione? 

Probabilmente, questo risultato rientra nel trend delle forze socialdemocratiche europee: quindi una mancanza di originalità e di coraggio nel programma elettorale. Inoltre, l’Austria ha una situazione economica, tutto sommato, tranquilla. Quindi non ci sono particolari istanze di malcontento popolare.  Bisogna poi considerare l’assenza di leader un po’ carismatici. La perdita di voti è andata in direzione dei Verdi che hanno una marcata sensibilità verso l’ecologia che la socialdemocrazia non ha ancora sviluppato. Difficile che siano andati verso Kurz. Più probabile che i Verdi siano riusciti ad attirare l’elettorato più giovane, più sensibile alle istanze ecologiche, e quello delle città, dove hanno ottenuto molti consensi. In parte, sicuramente c’è stato un travaso di voti verso i liberali di Neos, un partito di centro che cattura un po’ di voti sia alla sinistra dei popolari che alla destra dei socialdemocratici.

A quanto pare, appreso il risultato deludente, alcune figure di vertice dell’SPOE hanno già dato le dimissioni. Pensa che sia in bilico anche la leader, Pamela Rendi-Wagner?

Penso che molto dipenda da quanto verrà presa in considerazione la possibilità di dialogare con i Popolari. E’ molto improbabile che la cosa vada in porto, ma in parte dipenderà dall’atteggiamento della socialdemocrazia.

I Verdi rientrano in Parlamento dopo due anni e ottengono il 14,3% dei consensi. Quanto hanno influito, su questo risultato, le recenti manifestazioni mondiali a difesa dell’ambiente?

Sicuramente questo è stato un fattore determinante anche perché il tema è sempre più attuale, sempre più influente sull’agenda politica anche di Paesi dove i Verdi non esistono come l’Italia. In più c’è da dire che in Austria come in Germania esiste una sensibilità molto più storicamente radicata: in Austria, per esempio, i Verdi, anche se come partner di minoranza, sono al governo locale.

Nonostante il risultato molto positivo, Kurz non ha ottenuto un numero di seggi tale da garantirgli una maggioranza in Parlamento. Kurz ha sempre rigettato la possibilità di riesumare la Grosse Koalition e, all’interno della socialdemocrazia, altrettanto recalcitrante sembra essere la leader Randi-Wagner. Quali sono gli ostacoli di natura programmatica, di base elettorale e di resistenza all’interno delle due forze politiche ad una nuova alleanza tra OEVP e SPOE?

Dal punto di vista programmatico, ci sarebbero molti punti critici, dalla linea sull’immigrazione ad eventuali piani di riforma economici che vadano più nella direzione della transizione ecologica. E’, però, in corso di valutazione l’alleanza con un partito che è molto più distante dal punto di vista programmatico, come i Verdi: questo vuol dire che non è tanto una questione sul potersi mettere d’accordo o meno su un programma politico. Quello si può fare. La vera questione è se è veramente conveniente farlo politicamente: la Grosse Koalition è stata una tradizione dell’Austria e Kurz ha costruito la sua carriera politica facendo un po’ il ‘rottamatore’ di questa linea. Quindi, far tornare indietro le lancette dell’orologio sarebbe molto difficile.

Quindi sarebbe molto costoso sia per i socialdemocratici che per i popolari stringere una nuova alleanza. Questo spiega anche le resistenze da parte delle dirigenze dei due partiti.

Sì, indubbiamente sarà un ragionamento che i partiti dovranno fare considerando le varie anime che hanno al loro interno.

Verdi e Popolari già governano a livello regionale, in ben 3 Land (Tirolo, Salisburghese e Voralberg) su 9. Nonostante l’incompatibilità programmatica evidente, ci sono buone possibilità per trasporre questa alleanza su scala nazionale, anche dal punto di vista del consenso elettorale e del punto di vista delle dirigenze dei Partiti?

L’esperimento è già stato tentato a livello e c’è il vantaggio che il Presidente Van der Bellen è uno storico leader dei Verdi: quindi, qualora nascesse, questa alleanza a livello nazionale avrebbe la probabile ‘benedizione’ del Capo dello Stato. E poi occorre vedere quanto Kurz è disposto a concedere ai Verdi che, se dovessero entrare in trattativa per formare il governo, avrebbero delle richieste piuttosto importanti per un cambio di rotta.

Infatti hanno già detto che i Popolari devono cambiare totalmente la loro politica. Da questo punto di vista, è possibile che si possa creare una sorta di coalizione ‘modello Salisburgo’, formata, cioè, da Popolari, Verdi e i Liberali di Neos? In altri termini, Neos potrebbe giocare un ruolo di facilitatore per la nascita di un’alleanza tra Verdi e Popolari?

Non lo so e comunque i Verdi vorrebbero un cambio di rotta da parte dei Popolari. Consideriamo poi che i voti dei Liberali non servirebbero dato che Popolari e Verdi avrebbero già da soli seggi superiori alla soglia di maggioranza. Fare una coalizione in due sarebbe meglio che farla in tre: avere una terza gamba con le sue legittime richieste complicherebbe la situazione. L’opzione dei Liberali potrebbe quindi rimanere a margine dei giochi.

In caso di fallimento di tutte le trattative, sia con l’SPOE che con i Verdi, Kurz potrebbe riesumare l’alleanza con l’FPO?

Qui la domanda vera non è se Kurz sarebbe disposto o meno a farlo. Probabilmente lo sarebbe. La domanda vera è se l’FPO sarebbe disposta a rientrare in un governo di coalizione dopo che Kurz ha fatto saltare il governo precedente. La risposta potrebbe essere negativa e quindi rimanere all’opposizione.

Alcuni analisti pensano che, invece, mettendo in risalto il fallimento delle trattative per colpa degli altri partiti, l’FPO potrebbe ritornare al governo, presentandosi come quella forza che si mette al servizio della Patria. Lei che ne pensa?

Potrebbe essere un’ipotesi, ma anche lì ci sarebbe un rischio di finire cannibalizzati da Kurz, entrando come seconda scelta e senza un programma forte.

Posto che le trattative per la formazione del governo devono ancora iniziare e che non si sa quale accordo e con quale forza verrà preso, il fatto che i Popolari abbiano intercettato una parte dei voti in uscita dall’estrema destra rende la linea di Kurz più rigida su alcuni temi, immigrazione in primis? Oppure sarà costretto a mitigarla? 

Dipenderà molto da quali richieste faranno i partner di governo. Probabilmente sarà costretto a mitigare la linea sull’immigrazione

E questo anche a livello europeo?

Non necessariamente. Si può mantenere una retorica conciliante, ma di fatto essere molto netti in Europa: facendo buon viso a casa, si può comunque rimanere fermi a livello europeo. Quindi non è necessariamente detto che ci sia un cambio.

Sulla flessibilità economica, invece, l’intransigenza non verrà modificata?

Il tema dei conti in ordine risale storicamente a tutti i partiti dell’area austriaca e tedesca. o comunque del Nord Europa. Quindi al di là che ci sia una coalizione con Socialdemocratici o Verdi, penso che la linea da tenere in Europa non cambierebbe.

Sebbene occorra aspettare per vedere l’esito delle trattative, la questione della doppia cittadinanza per i sudtirolesi potrebbe continuare ad essere in agenda e diventare un punto di tensione con l’Italia?

Sarebbe un tema non semplice da gestire dal punto di vista dei rapporti bilaterali. Poi il contesto sudtirolese è complicato ed è giusto riconoscere la complessità. La questione della doppia cittadinanza non si è mai capito se fosse a metà tra la boutade propagandistica o ci fosse l’intenzione seria di riconoscere l’identità multipla di queste realtà di confine. Bisogna capire se Kurz ci tiene così tanto da riportarla sul tavolo anche dopo la trattativa per il nuovo governo oppure se era una proposta che andava a stimolare la sensibilità nazionalistica del partner di estrema destra del precedente governo. Riportare sul tavolo con Verdi e Socialdemocratici una questione così marginale che però può portare tensioni con un Paese confinante dovrebbe essere messa da parte o, comunque, giocata sottotraccia, attraverso canali diplomatici.

I toni con l’Italia sono destinati ad abbassarsi?

L’abbassamento dei toni risponde anche ai messaggi che arrivano dall’Italia: se un Paese confinante è molto critico verso l’Europa, la risposta degli altri Paesi europei è specularmente più o meno forte. Quindi probabilmente il tipo di messaggio che Kurz invierà all’Italia sarà estremamente funzionale al tipo di messaggi che l’Italia manderà in Europa. Ci saranno di sicuro dei punti fermi come il rigore sui conti, la possibile modifica del Trattato di Dublino per la gestione dei migranti.

A livello europeo, i sovranisti sembrano all’angolo. 

Indubbiamente, le elezioni europee hanno mostrato un’ondata sovranista più corta di quanto non si temesse. Di fatto hanno preso 4-5 punti percentuali in più rispetto a cinque anni fa. Dopodiché basta osservare come sono state gestite le nomine e si vede che sono stati messi all’angolo.

Per quanto riguarda i tempi, in quanto pensa si concluderanno le trattative di governo? C’è chi dice che potrebbero prolungarsi anche due o tre mesi, a ridosso delle elezioni regionali in Voralberg e Stiria. 

Potrebbero effettivamente prolungarsi. Se con i socialisti si tratterebbe solo di aggiornare una piattaforma che è quella della tradizione della Grosse Koalition, con i Verdi sarebbe comunque molto più complicato.

Dovendo scommettere, quale coalizione pensa abbia più chance? 

Se dovessi scommettere, direi Popolari e Verdi, senza nessun altro.