Il fondatore del celebre Forum ha saputo trasmettere a realtà come il non profit ed a persone di fasce deboli il protagonismo di riscatto e di ruolo nella società
Alfredo Ambrosetti è stato l’icona della consulenza. Pioniere della consulenza organizzata con la fondazione dello Studio Ambrosetti (1965) e con i suoi clienti ha creato una reciprocità d’immagine: il suo studio vantava (anche tuttora) clienti internazionali, nazionali e aziende familiari che gli davano notorietà ed immagine, ma nel contempo il suo Studio Ambrosetti offriva affidabilità al mercato perché se il consulente di una azienda era Ambrosetti sicuramente era una buona azienda di successo.
Il suo mentore fu il prof. Nino Andreatta che aveva visto in lui le doti di un grande manager capace di sviluppare networking efficace. Questo suo ruolo l’ha coronato con l’idea del Forum di Cernobbio (1974-1975) dove l’incontro con ospiti quali Gianni Agnelli, Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Mario Monti, Henry Kissinger, Mikhail Gorbachev, Joe Biden, Bill Gates, Joseph Ratzinger, Sergio Mattarella e molti altri dettava e detta scelte economiche planetarie.
Il forum Di Cernobbio era secondo solo al World Economic Forum di Davos. Comunque, i suoi clienti potevano avere i suoi servizi di consulenza strategica e di formazione a prezzi molto elevati.
Alfredo Ambrosetti controllava di persona i prezzi di vendita della consulenza e della formazione e si racconta che alcuni suoi partner vendevano formalmente una giornata di formazione (controllata da Ambrosetti), ma ne erogavano due in modo da dimezzare il valore pagato dal cliente e mantenere un equilibrio sul mercato. Ovviamente ‘si racconta’.
Oltre al Forum di Cernobbio Alfredo Ambrosetti, ha sviluppato il suo Studio (la dizione aziendale è The European House-Ambrosetti-TEHA) guadagnandosi il primo posto come think tank privato in Italia e quarto in Unione Europea (fonte Global Go To Think Tank Index-università della Pennsylvania), con un parco clienti di 1.500 aziende, organizzando 850 eventi e lavorando in 18 Paesi.
Un aspetto di Alfredo Ambrosetti è quello dell’impegno filantropico e sociale. Certamente non al pari di altri personaggi come Giorgio Armani, ricordato in questi giorni.
Era un filantropo -sociale in aree laiche come lo sport per esempio finanziando lo Special Olympics a Varese (dove era nato) nonché l’iniziativa Campionissimi; come operatore sociale e culturale con l’Associazione per il progresso del Paese.
Anche nella filantropia classica ed assistenziale si è speso a favore degli ospiti della Casa di Riposo Ambrosetti Paravicini. Si è anche impegnato professionalmente per la gestione e lo sviluppo organizzativo di Vidas, Telethon e il Carcere di Bollate.
The European House – Ambrosetti e il Carcere di Bollate hanno sviluppato l’inserimento lavorativo di 47 detenuti (tramite la collaborazione con la cooperativa sociale Bee4 altrementi; ha assunto due detenuti a tempo pieno (tramite l’associazione DOT-Do One Thing del gruppo Ambrosetti) e dal 2021 il TEHA Club (sempre del gruppo Ambrosetti) sta studiando la collaborazione fra imprese e carceri al fine di ridurre la recidiva dei detenuti.
Questi ultimi aspetti della filantropia di Alfredo Ambrosetti sono molto importanti (anche se non sono noti) perché rendono la funzione sociale e filantropica un modo operativo e concreto di sviluppo del bene comune. Alfredo Ambrosetti era anche questo: capace di trasmettere a realtà come il non profit ed a persone di fasce deboli il protagonismo di riscatto e di ruolo nella società.