Nella forma, un generoso consenso ad una sospensione di qualche bombardamento in attesa di concludere, così Trump potrà dire di ‘avere vinto’ e concorrere al Nobel per avere risparmiato sangue, ma lui, la Russia, si tiene il Donbass e la Crimea e si spartisce l’Artico, lasciandone un pezzetto a Trump, che, se vuole, si può prendere la Groenlandia
Al di là di tutto ciò che si potrà dire in seguito, anche sulla base delle dichiarazioni e delle conseguenze di quelle dichiarazioni, vi sono almeno due cose che mi hanno colpito, nell’incontro tra Trump e Putin. Ovviamente oltre il fatto, evidentemente mediatico, di tutto l’Ambaradan messo in piedi da Trump, ma, principalmente, ‘sotto-sotto’ come si dice, da Putin: tra il pokerista (un po’ invecchiato) e lo scacchista, attento, gelido, ma specialmente competente … un Kasparov intelligente.
Prima cosa, che appare qualcosa più di colore che altro, almeno a sentire i nostri famosissimi giornalisti ed ‘esperti’ vari: la maglietta di Lavrov. Lavrov è il Ministro degli esteri della Russia, l’erede, a dir poco, di Gromyko (e di Trotzki) il famosissimo ministro degli esteri della URSS: freddo, scostante, ‘roccioso’, competente fino all’inverosimile. Quella ‘comparsa’ poco prima dell’incontro, al quale, diversamente da ciò che ne dicevano le varie ugole di stato, italiane e non, ha partecipato in prima persona, quella comparsa, dico, non è casuale. In politica estera, come nel diritto internazionale (continuamente citato in maniera infantilmente incompetente) nulla è ‘casuale’, tutto è messaggio, comunicazione e, quindi, diritto. Non è questo il luogo per spiegarlo, ma credetemi.
Va bene, chiedo scusa, sta prevalendo il mio mestiere. Mi fermo subito. Ma quella maglietta, che oltre tutto deve essersi fatta stampare apposta, non è un caso o una smargiassata. Trump, può fare lo smargiasso; perfino Putin, può farlo anche se non ci credo. Ma un Ministro degli esteri vero (nulla a che fare, insomma, con Rubio, Tajani ecc,) non fa smargiassate, fa politica. E cioè, nel caso del diritto internazionale, fa proposte giuridiche e politiche. Che vuol dire, allora?
A mio modesto parere (ma mi dovete dare atto che lo dico da molto tempo) è una dichiarazione di forza e di posizione: siamo di nuovo qui, non ci avete battuti. La Russia (non la Unione sovietica) è di nuovo forte: potete cercare di ricreare una ‘cortina di ferro’ come allora fece Churchill, ma poi con me dovrete fare i conti e non siamo più con le spalle al muro … e da tempo.
Sì lo so. Tutta la stampa italiana e non, non fa che dire che Putin è finito, la Russia al collasso, l’economia russa alla canna del gas, la ribellione interna ormai vincente, ma … da anni si ripete la stessa cosa e Putin là stava e là sta e la Russia con lui. E Trump o, meglio, gli USA, non possono illudersi: non sono più la potenza più forte della terra, perché c’è anche la Russia, forte di nuovo come prima, e come prima rivendica la cosa più importante che le viene negata dal 1945: la seconda guerra mondiale non è stata vinta col ‘D-Day’, ma con la battaglia di Volgograd, Stalingrado. Tutte le chiacchiere su un progetto di nuovo accordo sulle armi nucleari è pura fantasia: non serve a nulla e lo sappiamo tutti!
E, secondo me, e qui rischio grosso, c’è, anche un bel trucco, uno sgambetto (senza la ‘s’ iniziale, si legge gambetto) fatto al bulletto Trump, al quale Lavrov fa credere che ora se la deve vedere con la Russia, mentre la Russia ha già da tempo intavolato trattative molto serie con i cosiddetti BRICS, che si candida a guidare, in una prospettiva multipolare: il diavolo per gli USA! La Russia, sembra dire, non riesce a vincere la guerra? vero. Ma sta combattendo contro gli USA e la NATO: uno contro 32. Non male.
Secondo messaggio, lo abbiamo visto tutti. Grande pompa. Putin atterra, dopo Trump!, circondato da aerei da combattimento USA in volo, mentre sulla pista passa in mezzo a quattro mostruosi F35 o non so cosa, con mezzo esercito USA a presentare le armi, e sorride tranquillo, stringe la mano a Trump, passa in mezzo ai marines (o quel che sia) USA senza fare una piega, mentre Trump fa il saluto militare, ma, se non sbaglio, non si ferma(no) a dare omaggio alla bandiera USA … per carità, sarà una mia impressione, ma insomma. Una immagine di tranquillità, di sicurezza di sé, addirittura di sberleffo, perfino ironico.
E poi i due, salgono su una auto che è una specie di doppio carro armato inespugnabile … in una delle basi USA più importanti del mondo! Anche lì hanno bisogne della super auto che manco Batman … Ma poi, salgono nel blindato e: Trump stringe la maniglia alla sua destra, e Putin, si adagia tranquillo, si volta verso le telecamere e sorride … e l’auto parte.
Un Trump in cravatta rossa, ma visibilmente teso; un Putin che sembra alla festa di nozze della ex-moglie!
Lì, credo, in quei pochi minuti di tragitto uno a fianco dell’altro, lì si è giocata la partita.
Quale?
Nella forma, un generoso consenso ad una sospensione di qualche bombardamento in attesa di concludere, così Trump potrà dire di “avere vinto” e concorrere al Nobel per avere risparmiato sangue … quello dei palestinesi oggi stesso umiliati e offesi da Ben G’Vir non conta, ma lui, la Russia, si tiene il Donbass e la Crimea e si spartisce l’Artico, lasciandone un pezzetto a Trump, che, se vuole, si può prendere la Groenlandia. Perché l’unica cosa su cui sono d’accordo i due è: dare una bella botta all’Europa, ridicolmente presa nella sua illusione di ripetere il colonialismo di un tempo, o magari il «great game», che ha contribuito a definire la Russia come il nemico, non ‘un’ nemico, ‘il’ nemico. Invaso da Napoleone, da Hitler, cioè dal ‘mondo occidentale’… e prima dai Teutoni, dagli svedesi, dai polacchi, ecc. Certo, per carità, anche da Est: “l’orda d’oro”, ma insomma, almeno era dorata!
Attenzione, non sono innamorato di Putin, ma cerco di ragionare su ciò che accade e sulla storia reale, non su quella della “grande stampa italiana ed europea.
E, per favore, non parlatemi di una Comunità internazionale, che non ‘riconosce’ l’annessione della Crimea e si limita ad un riconoscimento ‘de facto’ (dio solo sa che intendono!) della annessione del Donbass.
Per esperienza ho imparato, che quando ci si mette il latino di mezzo, c’è qualcosa che non va da qualche parte … non per nulla se ne serve il nostro «Signor Presidente del Consiglio on. le Giorgia Meloni»… si vis pacem … , dice dalle vacanze in Grecia….Gesù, Gesù!