Il Ministro della difesa non spiega come darebbe a ‘costringere’ Israele a cambiare strada, così come manca una condanna reale per Israele, o una proposta di sanzioni o di azione… militare
Quello che io ho spesso definito l’oligarca più alto del mondo, distraendosi un momento dagli ordini di acquisto di armi più o meno inutili e diverse da quelle degli altri europei, ha rilasciato un’intervista, che ha mandato in sollucchero quasi tutta la stampa italiana. Ha detto: «Il governo di Netanyahu ha perso ragione e umanità: cacciare un popolo dalla sua terra non è liberazione» e poi, ha aggiunto: «Penso che l’occupazione di Gaza e alcuni atti gravi in Cisgiordania segnino un salto di qualità di fronte al quale vanno prese delle decisioni che obblighino Netanyahu a ragionare. E non sarebbe una mossa contro Israele, ma un modo per salvare quel popolo da un governo che ha perso ragione e umanità. Bisogna sempre distinguere i governi dagli Stati e dai popoli come dalle religioni che professano. Vale per Netanyahu, vale per Putin, i cui metodi, ormai, pericolosamente si assomigliano».
Sorvolo sul ‘penso’ e anche sulla clamorosa affermazione di alto valore scientifico, secondo cui cacciare un popolo dalla sua terra non è liberazione: due cose sconvolgenti. Ma il momento più bello della dichiarazione è quello in cui dice che c’è un ‘salto di qualità’ nei comportamenti di Israele e che «vanno prese delle decisioni che obblighino … » e per di più si affretta a rassicurare Israele, dicendo che non si tratta di andare contro Israele, ma di «salvare un popolo da un governo che ha perso la ragione … », e raggiunge il culmine, il climax quando spiega con tono dottorale, che «bisogna sempre distinguere i governi dagli Stati e dai popoli».
Punto per punto, senza commenti.
Le cose che accadono a Gaza e in Cisgiordania (ah, bene, se ne è accorto anche lui!) sarebbero un salto di qualità dell’azione di Netanyahu. Due errori da matita blu. Uno: dove vede il salto di qualità? Sono decenni che Israele e prima di lei i sionisti trasferiti in Palestina ammazzano palestinesi sistematicamente. In modo più o meno scoperto, ma sulla sistematicità avere dubbi sarebbe assurdamente ipocrita. È, anzi, questa la politica ufficiale del partito sionista, di Ben Gurion nel 1947 (non 1948), è la pratica quotidiana di tutti i governi israeliani da sempre: non conta il numero dei morti, ma la sistematicità dell’operazione. I sionisti sono venuti in Palestina, considerandola un «territorio senza popolo, per un popolo senza territorio» (Lord Shaftesbury, 1854, lo ho già scritto), cioè un territorio da prendere per sé: certo, un popolo c’era e la maggioranza dei palestinesi era contrariaalla costituzione di Israele, ma, appunto, Israele non se ne è preoccupata.
Vero, i palestinesi erano contrari. Vero, hanno usato la forza come i sionisti. Vero, che la garanzia internazionale dell’autodeterminazione spetta al popolo palestinese, che Israele si propone di cacciare del tutto dal territorio.
Vero anche che gli israeliani sono stati attaccati da Stati consolidati in Medio Oriente: Egitto, Siria, Libano, Giordania. Vero, gli israeliani hanno vinto e quindi si sono consolidati come un soggetto legittimo di diritto internazionale.
Ma la volontà di acquisire per sé il territorio della Palestina (abitata o no) va riferita al soggetto di diritto internazionale Israele, anche prima della costituzione dello stato, perché i sionisti in Palestina già prima della II guerra mondiale erano un soggetto di diritto internazionale. E quindi è pura volgare ipocrisia ‘distinguere’ tra Israele e il suo Governo, cioè Netanyahu, dopo avere sostenuto senza esitazioni Israele anche nel periodo successivo al ‘7 Ottobre’. Da mesi (anzi da anni) sentiamo ripetere che Israele è un Paese democratico: bene, dunque il Governo di Israele rappresenta, fino a prova del contrario, tutta la popolazione israeliana, compresi perfino i pochi ‘arabi’ rimasti in Israele. A meno che l’oligarca non intenda dire che Netanyahu è un dittatore che ha fatto un colpo di stato e i poveri israeliani sono assoggettati al suo giogo. E quindi l’assassinio deliberato, oggi, di sei giornalisti sotto una tenda nel territorio devastato di Gaza, va ascritto ad Israele, non solo a Netanyahu… troppo comodo! Non dubito che si cercherà, a tempo debito, di sostenere che si è trattato di crimini, ma non prima di avere occupato tutta la Striscia di Gaza e magari anche la Cisgiordania. Francamente fanno un po’ pena i vari ‘intellettuali’, italiani e non, che si affannano a distinguere tra Stato di Israele e israeliani, tra genocidio e ‘semplice’ omicidio di massa, ecc. Diciamocelo chiaramente: sappiamo tutti ormai cosa sta accadendo a Gaza, in Cisgiordania e ciò che vi è accaduto finora. Basta nascondersi dietro i ‘distinguo’ e le sottigliezze giuridiche!
Secondo, resta il fatto che, nella ‘clamorosa’ dichiarazione di Crosetto, non vi sia una parola che sia una di spiegazione di come darebbe a ‘costringere’ Israele a cambiare strada, così come manca una condanna reale per Israele, o una proposta di sanzioni (e in materia di sanzioni Crosetto ne sa molto, non fa alto che proporne e darne alla Russia!) o di azione … militare. Eh sì, perché in certi casi, l’uso della forza, come espressione della dignità, non è legittimo ma doveroso.
Per dire che, per esempio, invece di gettare qualche panino col paracadute si potrebbero inviare delle navi, che vadano a portare gli aiuti a Gaza, che dispone di un mare territoriale inviolabile e di uno spazio aereo altrettanto inviolabile … e se Israele si oppone, beh usiamone un paio di quelle armi che compriamo a tonnellate. O sono di cartone? Non sarebbe nemmeno la prima volta. Certo, ‘l’anima’, con due paracadute, si può considerare salva!
Ultima cosa. Mi rendo conto di avere scritto che sorvolavo sul ‘penso’. Dato che so che le malelingue non mancano mai nel nostro Paese, segnalo che volevo soltanto dire ciò che è evidente, benché tristemente avvilente. E cioè che il già inventore e fondatore del partito para-fascista del quale fa parte la signora Meloni, sta facendo solo il suo mestiere di mosca cocchiera del «Signor Presidente del Consiglio on. le Giorgia Meloni», allo scopo di aiutarla a fare l’ennesima giravolta politica e diventare così avversario di Neta … pardon, Israele. Non per nulla poche ore dopo la predetta afferma che ciò che accade in Palestina è «inaccettabile»: una dichiarazione di guerra!
Mi ha colpito, intanto e credo sarebbe opportuno che molti ‘leader’ mondiali la leggessero, una frase di Jean-Pierre Filiu, noto storico francese (Comme la Palestine fut perdue, 2024), che afferma: «La sconfitta storica del nazionalismo palestinese non vuol dire che Israele abbia vinto, nel senso che le rivendicazioni del popolo vinto siano state cancellate. Il fallimento delle élites palestinesi … non ha ridotto per nulla l’intensità dell’attaccamento della popolazione palestinese alla propria terra». Che equivale a dire che è illusorio pensare che distruggere le case dei palestinesi basti a cancellarne il desiderio e il diritto ad avere uno stato sulla propria terra.
Forse sarà utile che l’oligarca e la sua pupilla, studino un po’meglio la questione.