Circa un milione di profughi afghani sono deportati dall’Iran (dove si erano rifugiati) e consegnati ai Talebani. Cosa rischia l’Occidente?
Sono profughi afghani deportati dall’Iran, dunque chissenefrega. Come per i Curdi, o le popolazioni africane oppresse da dittature feroci e vittime di spietate organizzazioni terroristiche; come gli stessi afghani da quando si è lasciato che i Talebani prendessero il potere. Anche in questo caso, niente appelli, proteste, cortei, proposte di boicottaggio.
I fatti: circa un milione di profughi afghani sono deportati dall’Iran (dove si erano rifugiati) e consegnati ai Talebani. Sono accusati di essere spie degli Stati Uniti e di Israele, per questo “spediti in un Paese al collasso economico e governato dal regime oscurantista”. La denuncia viene dall’Unhcr, l’agenzia ONU per i rifugiati.
In sostanza accade che gli ayatollah iraniani accusano la comunità afgana di ‘intelligenza’ con Washington e Gerusalemme, di essere le quinte colonne che nei giorni del conflitto israelo-iraniano hanno indicato i nascondigli dei vertici militari iraniani. Accusa pretestuosa e bislacca; e tuttavia centinaia gli arresti, e la letterale deportazione di 30mila afghani al giorno: rastrellamenti nei quartieri a più alta densità afghana, raid nelle scuole e nei posti di lavoro. Intere famiglie rispedite senza tanti complimenti in un paese lasciato da anni. Drammatici i reportages di “Al Jazeera” e del “New York Times” d Islam Qala, una città al confine tra Iran e Afghanistan e dove approdano gli autobus e i camion carichi di deportati.
Save the Children, l’organizzazione che da sempre è impegnata per salvare i minori a rischio e garantire loro un futuro, stima che nel solo mese di giugno circa ottantamila bambini afghani (circa settemila di loro non accompagnati), abbiano dovuto attraversare il confine e rientrare in Afghanistan. Un numero totale di arrivi più che raddoppiato rispetto al mese precedente.
Gli operatori presenti a Herat, al confine con l’Iran, riferiscono di quotidiani arrivi al valico di frontiera, dopo giorni di penoso viaggio, la maggior parte dei profughi porta con sé solo i bagagli dopo aver venduto la maggior parte dei propri averi.
La ‘campagna’ risale al 20 marzo: l’Iran ha annunciato nuovi criteri che gli afghani devono soddisfare per rimanere legalmente nel Paese, costringendo potenzialmente circa 4 milioni di persone ad andare via.
I responsabili di Save the Children Afghanistan raccontano di centinaia di famiglie costrette a bivaccare “per giorni sotto il sole cocente, senza alcun riparo o ombra. Non hanno cibo a sufficienza e sono molto stressati. In Iran andavano a scuola. Ora si trovano ad affrontare un’emergenza inaspettata. Molti sono preoccupati e alcuni sono tristi perché i loro fratelli sono rimasti in Iran”.
L’Afghanistan registra già uno dei più alti numeri di popolazione di sfollati interni al mondo – 4,2 milioni di persone – cifre destinate purtroppo ad aumentare nel 2025, a causa degli afghani che vanno via o vengono deportati dall’Iran e dal Pakistan.
“Molti bambini afghani stanno lasciando l’Iran con quasi nulla con sé e le famiglie attraversano il confine con solo quello che riescono a portare. Le persone sono esauste, spaventate e non sanno come sopravvivranno in un Paese già alle prese con fame, povertà e le conseguenze di massicci tagli agli aiuti. La nuova ondata di rimpatri sta spingendo, infatti, un sistema già sovraccarico sull’orlo del baratro” dice Samira Sayed Rahman, direttrice dell’advocacy di Save the Children Afghanistan. “Abbiamo la responsabilità collettiva di non voltarci dall’altra parte. La comunità internazionale deve intervenire adesso per garantire che i bambini afghani e le loro famiglie non vengano lasciati senza il sostegno e la speranza di cui hanno urgente bisogno“.
Dovrebbe importarci, se non per ragioni umanitarie per ragioni egoistiche. L’Unhcr mette in guardia: queste deportazioni non resteranno senza conseguenza, aumenterà in modo esponenziale il flusso di profughi nelle rotte dell’Est. Dal ‘ponte’ della Turchia si riverserà in Europa e Occidente: “I rimpatri forzati aumentano l’instabilità della regione e il numero delle persone che tenteranno di raggiungere l’Occidente”.
Ma sono profughi afghani. Dunque, chissenefrega.