Su tutti i fronti, il Presidente USA ‘scarta’ cartine varie, per nascondere le ‘pinelle’ e ‘rubare il mazzo’!
Sarà pure un giocatore di poker e certo quanto a ‘colpi’ da pokerista della Domenica non ne ha fatti pochi, ma ormai mi sembra più che altro un modesto giocatore di Canasta, che ‘scarta’ cartine varie, per nascondere le ‘pinelle’ e ‘rubare il mazzo’! Mi riferisco all’ultima trovata, non priva di ridicolo, di mandare in giro per il mondo lettere minacciosamente annunciate, una per una, sul proprio personale sistema di comunicazione, per dire a tutti e non solo ai destinatari che gli porrà dazi enormi, a partire dal primo Agosto, ma forse anche Settembre chi sa … , a meno che qualcuno di essi non gli baci, ecc., ecc..
Mi riferisco al Presidente Donald Trump, che ogni giorno ne riserva una nuova … dico di ‘sparata’: ma il gioco è sempre lo stesso, la canasta: una guerra commerciale scatenata sulla base di una mentalità men che ottocentesca, che ignora la realtà del mondo moderno, che è talmente interconnesso, che per alti e selettivi che siano i dazi, prima o poi si ritorcono contro chi li pone, sia pure dopo avere provocato danni alle varie popolazioni interessate, e, certo, grandi guadagni a pochi plutocrati, però sempre meno numerosi, assediati come sono da affamati plutocrati in crescita, magari negli odiati ambienti BRICS.
Per quanto riguarda noi europei, invece e per tornare al linguaggio delle carte da gioco, siamo sempre più degli sparuti ‘angolisti’, che al massimo fanno il tifo e sperano di non essere chiamati in gioco troppo presto a pagare di persona. Nella speranza, voglio dire, che qualche negoziatore un po’ più furbo riesca a ottenere nel gioco selvaggio dei dazi qualche sconto, contando sul fatto che sono troppe e troppo varie le interconnessioni tra i mercati europeo e statunitense.
Dovrebbe, in realtà rassicurare relativamente il fatto che il negoziato sarà condotto dalla signora Ursula von der Leyen e non dal nostro «Signor Presidente del Consiglio on. le Giorgia Meloni», che furbamente ha già detto che a noi (parlando degli italiani da buon nazionalista, ma anche “scoprendo le carte” agli europei) andrebbe bene il 10%: come un giocatore di canasta, appunto, che annunci bellamente le carte che ha in mano, ‘pinelle’ incluse! Dovrebbe, dico, perché la performance violenta e vendicativa della signora di Bruxelles in risposta alla mozione di sfiducia delle destre più destre perfino della nostra, non è del tutto comprensibile e men che mai affidabile. Anche se torna utile a tutti nel bloccare qualunque estremo tentativo di ritardare se non fermare il progetto di ‘riarmo’ nazional-europeo, che, a quanto pare, sta molto a cuore al suo vero capo: il Cancelliere Merz, quello che spera in un altro ‘D-day’. Merz, infatti, sembra stia cercando di ritagliarsi un ruolo di leader bellicosissimo anti-russo e strenuo difensore di quell’Ucraina che un suo predecessore invase per prima nella sua disgraziata marcia verso est, allo scopo di lanciare un piano di riarmo della Germania (non dell’Europa) di dimensioni gigantesche: strategiche, a mio parere, tanto da mettere in crisi ‘l’asse’ franco-tedesco.
A conti fatti, comunque, la confusione mi sembra massima e senza precedenti … salvo forse la Monaco di quel dì.
Invero in questo grande pasticcio, certamente la Russia di Putin non può che guadagnarci, specie nella misura in cui l’Europa in quanto tale affonda ogni giorno di più nei suoi protagonismi da ‘vedova allegra’ alla ricerca di un sempre più evanescente principe di Pontevedro.
In tutto ciò, peraltro, passa quasi sotto silenzio la sconvolgente, non saprei come altrimenti definirla anche solo sul piano giuridico, conclusione del viaggio di Netanyahu a Washington.
Non tanto, per carità, per la scenetta, da vedova allegra appunto, con la quale un bel tipo come Bibi ‘offre’ al suo compare Donald il … premio Nobel per la pace. Oddio, lo ebbe anche Begin, noto terrorista capo dell’Irgun, bombardatore di ‘Babilonia’, complice delle stragi di Sabra e Shatila, ecc., e quindi figuriamoci se non potrebbe averlo anche Trump! Se solo odiasse un po’ di più Putin, scommetterei su di lui.
Ma la cosa veramente importante di quell’incontro è ignorata o almeno molto sottovalutata dalla stampa: i due si sono messi d’accordo su una soluzione, a modo loro, geniale della situazione di Gaza.
Cessate il fuoco a parte (e dubito molto che vi sarà e che sarà duraturo) i due sembra che siano d’accordo per ‘trasferire’ (deportare direbbe Trump, che nell’interpretazione di Rampini equivale a portare in vacanza) circa 600.000 (avete letto bene: seicentomila) palestinesi di Gaza in una città costruita apposta (possiamo immaginarne la qualità) nel sud della Striscia, dalla quale nessuno potrà uscire … salvo per andarsene definitivamente. Intanto, sulle spiagge di Gaza, si realizzerebbe qualche bel Resort … non troppo di lusso: qui siamo a un passo da una crisi economica universale.
Sta in fatto, a leggere le agenzie di stampa, che nel rispetto del sacrosanto principio di libertà caro ai veri democratici come Netanyahu, tutti i palestinesi della Striscia di Gaza, potranno liberamente uscirne, per andare fuori della Palestina … dove, per ora, non si sa, ma un po’ di posto si trova c’è tanto spazio nel deserto. A suo tempo si chiamò «Nakba»!
Non vale la pena di aggiungere commenti, salvo che sarebbe un record mai sognato da alcuno.
Concludo con una frase un po’ disperata per la freddezza scientifica che la pervade, di uno storico molto conosciuto, Jean-Pierre Filiu (Comme la Palestine fut perdue et pourquoi Israël n’a pas gagné, Parigi 2024) collega di Letta a “SciPo”: «Ce conflit, long de plus d’un siècle, ne concerne pas que les deux peuples qui s’affrontent pour et sur la même terre. La persistance de l’injustice faite au peuple palestinien n’a en effet pas peu contribué à l’ensauvagement du monde actuel, à la militarisation des relations internationales et au naufrage de l’ONU, paralysée par les États-Unis au profit d’Israël durant des décennies, bien avant de l’être par la Russie sur la Syrie, et désormais sur l’Ukraine. Comprendre comment la Palestine fut perdue, et pourquoi Israël n’a pas gagné, participe dès lors d’une réflexion ouverte sur le devenir de ce nouveau millénaire».
È vero: il disonore di Israele è la sconfitta di un sogno più che millenario, universale.