Per non perdere consenso, si scaricano i danni ambientali alle future generazioni a scapito del futuro, della salute dei cittadini che spesso in modo masochistico evitano le azioni di tutela dell’ambiente per ‘vivere bene al presente’ e  ‘morire male in futuro’

 

 

 

La sindrome ‘NIMTO’ (‘not in my terms of office’), cioè “nessuna regolazione ambientale durante il mio mandato politico”, preclude il futuro sostenibile. Infatti, ‘NIMTO’ si applica per non perdere consenso: molti cittadini non rispettano l’ambiente perché il problema sarà in futuro e, quindi, egoisticamente e per opportunismo, scaricano sulle generazioni future  i danni ambientali.
Il richiamo alla sostenibilità del Rapporto Brundtland (1987), ove il mantra definitorio ed operativo era: «uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri», è stato ‘messo in cantina’.
Creare futuro vuol dire ‘co-creare’: con la dominante lessicale del ‘co’ e cioè ‘co-progettando’, ‘co-programmando’ e ‘co-producendo’ la valorialità. Essa ha nel suo ‘dna’ concettuale  la sostenibilità, la relazione e la reciprocità.
Un tema focus per ritardare la sostenibilità è la transizione tardiva (che ricorda la canzone dei Pooh ‘Ci penserò domani’). Tutto questo a danno del futuro, della salute dei cittadini che spesso in modo masochistico evitano le azioni di tutela dell’ambiente per ‘vivere bene al presente’ e ‘morire male in futuro’. Drammatizzazione ? Si stima che nei Paesi sviluppati, il 50% della popolazione all’età di 65 anni presenti almeno due patologie, e tale percentuale cresce progressivamente nelle decadi successive.
Alcune patologie sono molto comuni  come quelle cardiovascolari (ipertensione arteriosa, scompenso cardiaco, cardiopatia ischemica), neurologiche (demenza, depressione), endocrinologiche (diabete mellito e problemi tiroidei) e respiratorie (broncopneumopatia cronica ostruttiva). La causa, sempre più spesso, è ambientale, climalterante, l’inquinamento ecc. 
La decarbonizzazione al 2050 del mondo, dell’Europa e quindi dell’Italia è un obiettivo che fu assunto in modo molto scettico. Invece c ‘e’ stata una accelerazione ed alcuni Paesi potrebbero anticipare gli obiettivi raggiunti al 2045.
Ricordo che nel 2019 quando l’Europa disse che noi vogliamo essere decarbonizzati nel 2050, tutti si misero a ridere e poi invece tanti altri Paesi sono andati nella stessa direzione ed hanno assunto l’impegno per il 2060. Oggi alcune ultime stime parlano del 2045.
I 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dovrebbero essere oggetto di una progressione costante, di programmi d’azione, per il benessere delle persone e la tutela della prosperità: oggi per domani.
Invece, per esempio in Italia, 6 su 17 obiettivi (nel 2023), si sono rilevati in una posizione peggiore rispetto al 2010. Se guardiamo ancor più il futuro, notiamo che i dati di 22 dei 37 obiettivi specifici -target quantitativi, che l’Italia ha deciso di raggiungere anche sulla base degli impegni europei, non saranno raggiunti. Eppure i dati, e non la narrativa esornativa, ci obbligherebbero  ad una libertà condizionata per essere ancor più determinati verso la tutela dell’ambiente e la sostenibilità.
La sostenibilità e la misurazione/valutazione d’impatto dei prodotti e dei servizi offerti ai cittadini (siano essi ‘cittadini-clienti’ dello Stato o consumatori) sono il ‘mainstream’ operativo e danno sostanza al  civismo ‘applicato’.
Per costruire un futuro sostenibile ci vuole ‘civismo applicato’ per il tramite anche di imprese sociali civiche private e pubbliche che sono”inclusive” e non “estrattive” secondo la concettualizzazione di Daron Agemoglu e James A Robinson, premi Nobel dell’economia 2024.
Essi assumono il concetto di ‘estrattivo’, nella sua accezione economica, come aggettivazione negativa e cifra contro uno sviluppo del mondo equo e sostenibile, non generativo; un ‘minus’ imprenditoriale che fa del management strategico e operativo senza preoccuparsi di sviluppare business sostenibile che integra l’economico, il sociale, e l’ambiente. Per semplificare il messaggio: ESG (Environmental, Social, Governance) oriented.
L’approccio ‘estrattivo’ è una gestione con  ‘azione a somma zero’ dal punto di vista della sostenibilità, e quindi sfruttamento dell’esistente con l’obiettivo di mantenere un vantaggio per pochi ed elitario. E’ management distruttivo. Senza partecipazione e inclusione.
Attenzione: queste imprese possono anche essere apparentemente di successo riguardo alla loro capacità di efficienza, efficacia, economicità autoreferenziale senza investimento e con un assetto duraturo che si basa su un approccio opportunistico ed a favore di pochi. Fuori di metafora a favore dei pochi che mettono a disposizione risorse non come investimenti inclusivi, ma solo a vantaggio delle proprie esigenze utilitaristiche del presente. Senza futuro e con la massimizzazione assoluta del profitto senza relativizzarlo ad una visione utile per il futuro come bene comune e bene collettivo. Manca la continuità, la perdurabilità ed il futuro orientato al bene comune.

L’approccio manageriale deve trasformarsi da ‘estrattivo’ a ‘inclusivo e generativo’ ed il modello gestionale del civismo è ‘inclusivo e generativo’.
Superamento della dicotomia tra produttori di bene comune e produttori di profitto, non limitandosi alla ridistribuzione del reddito, ma sviluppando la creazione di un welfare che dia un ‘futuro di valori’. Per esempio, il ‘valore ambientale’ è uno dei presupposti per la sopravvivenza della società. Oggi purtroppo è sorta una levata di scudi, prevalentemente industriale, che, in nome della semplificazione (Decreto Omnibus 2025), rischia di compromettere il ‘futuro di valori’.
Al di la’ dell’approccio, a volte limitativo della co-programmazione e co-progettazione se visto come ‘istituto giuridico’ (art 55 del Codice del Terzo Settore) riconosciuto dalla Costituzione e da una sentenza della Corte Costituzionale (131/2020), è necessario sviluppare “processi”  come insieme di fasi di produzione di beni e servizi prodromici per costruire non un futuro ideale  e ‘metafisico’, ma un futuro ‘ontologico’ e  fisico. Per sfuggire dall’effimero fascino dei soli ‘principi di base’ senza mai tradurli in ‘applicati’, per trasformare l’’estrattivo’ in ‘inclusivo’. Tutto questo tradendo l’opzione della sostenibilità del Rapporto Brundtland (‘Our Common Future’-1987), ove si evidenziava la necessità di gestire il presente sostenibile per non compromettere la sostenibilità futura.
Per esempio, la sostenibilità complessiva ed economica in sanità non vuol dire ridurla solo alle regole del mercato ,ma sarebbe irresponsabile ignorare la  sua sostenibilità economica per mantenerla efficiente ed efficace nel futuro. Collegare il  concetto di valore economico (profitto) con i ‘valori di valorialità’ (benessere collettivo, sostenibilità, impatto sociale) non come un ossimoro, ma come un dover essere.
Però dobbiamo essere ottimisti e regolatori nell’applicazione del civismo.Infatti i dati, non le chiacchiere, ci dicono che le imprese italiane hanno scelto di investire sulla transizione ecologiche e digitale insieme. Questo  concetto assolutamente indispensabile migliora le condizioni economiche ,aumenta la produttività, la competitività e dunque anche i profitti. Il 73% delle imprese italiane ha investito sulla sostenibilità e continua a farlo.
Non ci potrà essere un futuro di valore senza un circuito virtuoso di integrazione fra valori come la partecipazione e la democrazia, l’equità di salute, l’uguaglianza sociale, la parità di genere, l’inclusione ed altri elementi che offrono un quadro produttore di ruoli e azioni positive. Essi danno un risultato positivo nell’ambiente, nel sociale e  nella partecipazione della governance.

Di Giorgio Fiorentini

Senior professor in Bocconi con la quale collabora, a vario titolo, dal 1981. Attuale posizione in Bocconi e SDA Bocconi nel Dipartimento di Analisi istituzionale e management pubblico (DAIMAP) e nell’Istituto di Pubblica Amministrazione e Sanità (IPAS); CERGAS (Centro di ricerca sull’assistenza sanitaria e sociale). Ideatore e direttore “Master in management delle imprese sociali” (23 ed)-Bocconi. Responsabile progetto:”Dai un senso al profitto”(XIV ed). Attuale posizione altre Università • Dal 2021 Codirettore scientifico e direttore MASTER IN MANAGEMENT delle IMPRESE SOCIALI e PREVIDENZA-LUM(Libera università Mediterranea)-Casamassima(BA) • Fino al 2015 Codirettore del MASTER in ETICA D’AZIENDA (MEGA)-in collaborazione con l’Istituto Marcianum-Patriarcato di Venezia-Venezia(7^ edizioni). Membro del Consiglio Direttivo LILT(Lega Italiana Lotta Tumori)MILANO e BRIANZA,vice presidente SOTTOVOCE-ass.volontari IEO-MONZINO,consigliere CdA Fondazione Salvatore Maugeri Group-Pavia;Volunteer association advisor,Ideatore e presidente PREMIO IMPATTO-Salone CSR e INNOVAZIONE SOCIALE-Koinetica e Univ.Bocconi,;Membro ETHICS COMMITEE di Lombardi Group sa;LOINGsa-Bellinzona. LIBRI:G.Fiorentini-TUTTE LE IMPRESE DEVONO ESSERE SOCIALI-Profitto e Impatto Sociale-FrancoAngeli 2021; G.Fiorentini, V.Saturni,E.Ricciuti-La VIS di AVIS-la valutazione socio economica delle donazioni del sangue-FrancoAngeli ed .-2016;Fiorentini G-M. Campedelli -La dote ed la Rete-una policy e un modello per le non autosufficienze-Fondazione Easy Care-Reggio Emilia;CD-ROM-2016;G.Fiorentini-G.Sapelli-G.Vittadini:Imprenditore: Risorsa o problema-BUR Saggi-Mi-2014;G.Fiorentini-V.Saturni-AVIS in the Italian transfusion System-FrancoAngeli –ed.Mi-2013; G.Fiorentini-V.Saturni ‘AVIS nel sistema trasfusionale italiano’; FrancoAngeli ed.-Mi 2013;G.Fiorentini-F.Calò-Impresa sociale &Innovazione Sociale –Franco Angeli ed.-mi-2013; D.Dal Maso-G.Fiorentini(a cura di)-Creare valore a lungo termine-Egea-2013