L’unica cosa certa è lo stato confusionale in cui si sta piegando il nostro Paese
Sembrava singolare che non si parlasse più di Elon Musk e del proposito del governo italiano di acquistare i servizi di Starlink da SpaceX dopo tutto il clamore dei mesi scorsi, gli abbracci, i knowing smiles e i segnali di complicità offerti dai media di tutto il mondo. E invece, come brace sotto la cenere, il caso riemerge e tanto per non sbagliare, diventa polemica e chiacchiere di bassa lega.
La rivelazione viene ancora una volta da Andrea Stroppa, l’hacker prescelto dall’imprenditore sudafricano per intrattenere i rapporti con il mondo politico italiano. Proprio lui, il perito ancora sotto inchiesta per un presunto giro di corruzione, accusato di aver ricevuto informazioni riservate da un ufficiale della Marina militare di stanza al ministero della Difesa.
Ebbene -sarebbero sue le dichiarazioni pubblicate da ‘La Stampa’ – su Starlink c’è già un accordo con l’Italia, ma da parte dell’esecutivo sussiste un tentativo di blocco. Il dicastero interessato sarebbe quello di Adolfo Urso, a capo del dicastero delle Imprese e del Made in Italy.
La reazione è stata immediata.
«Quello che mi stupisce di quello che ho letto –risponde il Ministro da Mestre– è che il signor Stroppa ritiene di conoscere quello che è stato detto al Consiglio Supremo di Difesa, che ovviamente lavora in piena e necessaria segretezza».
Il botta e risposta è continuato come una noiosa partita di ping-pong cinese: «Prendo atto dalle parole del ministro che la costellazione nazionale è stata effettivamente trattata al Consiglio Supremo di Difesa. Non sapevo fosse uno dei temi all’ordine del giorno». E no che non doveva saperlo. Ma perché lo sapeva?
Non entriamo in questo dettaglio, perché la cosa alla fine non cambia molto il nostro racconto. Riteniamo tuttavia che se il Ministro Urso, nei suoi poteri di membro dell’esecutivo centrale, ha dubbi al riguardo, ha doveri istituzionali per far luce su questi spifferi che escono dagli apparati militari e di riferire al Parlamento possibili falle del sistema di sicurezza interno. Ma andiamo oltre.
Se è vero che la possibile collaborazione tra Starlink e l’Italia sarebbe stata discussa al Consiglio Supremo, prendiamo per vere le parole del portaborse italiano di Elon Musk rilasciate a La Stampa: «Da italiano, questa prospettiva mi riempie d’orgoglio e faccio il tifo per un progetto nazionale ma da tecnico -sic!- mi chiedo con quali mezzi si pensa di portare a termine l’operazione: chi realizzerà i satelliti? Chi si occuperà dei lanci? Chi gestirà l’hardware come antenne e router? Servono anni per ottenere le certificazioni, soprattutto per installazioni su aerei o navi».
Insomma, abbiamo ben ragione di domandarci che cosa sta succedendo in Italia in questo momento in cui l’unica cosa certa è lo stato confusionale in cui si sta piegando il nostro Paese, poco presente nelle assise europee e sempre più marginalizzato nei contesti internazionali e più volte sputtanato per affermazioni che poi si rivelano non vere su dati di economia e finanza. L’opinione pubblica ha il diritto di sapere che si sta pensando di fare con i soldi dei contribuenti e con tutto quanto riguarda i destini nazionali.
Se andiamo solo un po’ indietro con le dichiarazioni, ricordiamo che la premier Meloni, nell’incontro di fine anno con la stampa nazionale, escluse di aver preso decisioni sulla scelta di un sistema avanzato di telecomunicazioni sicure. Insomma, non disse di sì a un accordo con Musk ma non disse nemmeno di no.
Ma qualche settimana dopo, proprio Urso, in una conversazione con alcuni giornalisti al suo ministero, parlò di un progetto di una flottiglia di satelliti certamente più modesta della mega costellazione di Musk ma sufficiente a servire il fabbisogno della nostra domanda in fatto di connessioni di nuova generazione. Non fu dato sapere se questo piano sia stato validato dalla grande industria nazionale, per oltre il 70% in mano alla Francia o se le piccole e medie imprese sono già in grado di avere le necessarie capacità sistemistiche acquisite con la costellazione IRIDE, di cui siamo ancora ai primi emozionanti vagiti. Nell’un caso o nell’altro si tratterebbe -a nostro avviso- di una sostanziale rivoluzione della politica spaziale nazionale, che per altro è in attesa del varo di un decreto legge ad hoc che non riesce a vedere luce.
Nell’un caso o nell’altro, resterebbe sicuramente l’incognita di chi porterebbe in orbita i satelliti costruiti in Italia, da quale base di lancio e come saranno realizzati tutti i sistemi delle stazioni di terra necessarie alla garanzia del servizio a istituzioni e pubblico commerciale. E non ultimo, quanti soldi ci sono per la realizzazione di questo progetto e da quale piega di bilancio verrebbero scuciti.
Siamo fiduciosi. Se c’è qualcuno competente prima o poi ce lo spiegherà. E se no?