Dalla sua istituzione nel 1949 come patto di difesa collettiva incentrato sulla regione euro-atlantica, l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico ha gradualmente ampliato la sua portata per affrontare le minacce in tutto il mondo. Tuttavia, mentre la NATO si prepara a incontrarsi all’Aia nel giugno 2025, sono in corso intensi dibattiti su quanto dovrebbe estendersi oltre la sua area tradizionale, come organizzare le sue partnership e come bilanciare una strategia globale con la sua missione primaria di difendere gli Stati membri.
L’evoluzione della NATO in un’organizzazione di sicurezza globale affronta le sfide del XXI secolo come la competizione tra grandi potenze, la guerra ibrida e il terrorismo. La sua efficacia a lungo termine dipende dalla creazione di un consenso in merito alle partnership geografiche e dalla definizione della condivisione degli oneri tra gli Stati membri.
L’argomento per una NATO più espansiva è fondato sulla natura transnazionale dei rischi di oggi. L’invasione su vasta scala della Russia dell’Ucraina nel 2022 e le capacità militari in rapida crescita della Cina hanno evidenziato come le minacce in una regione possano rapidamente avere un impatto sulla sicurezza altrove. In risposta, il concetto strategico della NATO 2022 ha esplicitamente adottato una prospettiva di minaccia “a 360 gradi”, che ha portato a iniziative come esercitazioni militari rafforzate nell’Indo-Pacifico e partnership rafforzate con Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud. Recenti esercitazioni congiunte e accordi di condivisione della tecnologia dimostrano che gli sforzi di collaborazione tra la NATO e i suoi partner indo-pacifici sono aumentati di circa il 20 per cento negli ultimi due anni, indicando una significativa convergenza operativa tra i continenti. Nel marzo 2025, il Comitato per l’aviazione della NATO ha tenuto la sua riunione inaugurale a livello senior a Christchurch, in Nuova Zelanda, dimostrando l’impegno dell’Alleanza ad estendere le discussioni politiche oltre l’Europa e il Nord America.
Allo stesso modo, l’Alleanza mira a migliorare la sua difesa di margine attraverso una cooperazione più profonda in risposta alle minacce ibride emergenti. Gli attacchi informatici, le campagne di disinformazione e l’arma dell’intelligenza artificiale attraversano i confini in modi che la difesa territoriale tradizionale non può affrontare da sola. Il Centro di eccellenza cooperativo di difesa informatica della NATO a Tallinn e la sua esercitazione annuale “Shields Locked” esemplificano come la collaborazione in competenza e dottrina possa rafforzare la resilienza. Inoltre, l’istituzione di una cellula di risposta rapida per contrastare la disinformazione riflette un approccio agile al conflitto non cinetico. Queste iniziative evidenziano l’importanza di rafforzare i partenariati di sicurezza nelle regioni lontane, il che rafforza indirettamente la sicurezza delle terre d’origine della NATO.
Nonostante la logica strategica, esiste una divisione significativa all’interno dell’Alleanza per quanto riguarda la direzione della NATO. I sostenitori di un approccio assertivo e “NATO Global” si concentrano principalmente sui membri eurocentrici dell’Atlantico, lasciando l’Alleanza impreparata alle crisi in Medio Oriente o nell’Africa orientale che potrebbero alla fine minacciare l’Europa e il Nord America. I critici avvertono che questa sovraestensione rischia di deviare le risorse dalla difesa collettiva dell’articolo 5 e di minare la coesione politica. Il dibattito è tutt’altro che accademico: in vista del vertice del 2025, gli Stati Uniti Il Segretario di Stato Marco Rubio e il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul hanno sostenuto pubblicamente l’aumento dell’obiettivo di spesa per la difesa dal 2 al 5 per cento del PIL, sostenendo che sono necessari budget militari più solidi sia per le funzioni di sicurezza principali che per quelle più ampie, come riportato da Reuters. Mentre 22 dei 32 membri della NATO attualmente soddisfano il benchmark di spesa per la difesa del 2%, affrontano sfide nell’allocare fondi aggiuntivi ad aree emergenti come le capacità informatiche e spaziali. I critici del nuovo obiettivo avvertono che potrebbe mettere a dura prova i bilanci nazionali e provocare un contraccolpo se non implementato gradualmente, secondo Axios.
Al centro di questi dibattiti sulla spesa c’è la questione della condivisione degli oneri e dell’interoperabilità. I membri della NATO mostrano disparità significative non solo nelle spese per la difesa, ma anche nelle strutture di forza e nei livelli di prontezza. Gli alleati più piccoli spesso forniscono capacità di nicchia, come navi di contromisura in miniera o unità informatiche specializzate, mentre gli Stati Uniti contribuiscono con la più grande forza convenzionale, che rappresenta quasi il 70 per cento della spesa per la difesa della NATO nel 2024. Questi squilibri possono portare ad attriti per quanto riguarda la leadership e il processo decisionale, specialmente nelle operazioni “fuori area” in cui i rischi politici sono elevati. Pertanto, stabilire quadri equi per la condivisione dei costi e i ruoli di comando è fondamentale per mantenere la solidarietà all’interno dell’alleanza.
Il design della partnership introduce un ulteriore livello di complessità. La NATO utilizza vari modelli di impegno, tra cui il partenariato per la pace nell’Europa orientale e il dialogo mediterraneo, nonché l’iniziativa di cooperazione di Istanbul in Medio Oriente e Nord Africa. I critici sostengono che questi molteplici quadri di rischio creano mandati sovrapposti e contribuiscono all’inerzia burocratica. D’altra parte, i sostenitori sostengono coalizioni snelle e basate sui problemi, note come formati “Plus NATO”, che uniscono democrazie che la pensano allo stesso modo per affrontare sfide specifiche, come la sicurezza marittima e l’antiterrorismo. Il successo di questi raggruppamenti su misura dipenderà dal loro bilanciamento con il principio di un’alleanza inclusiva e basata sul consenso.
Guardando avanti, la NATO affronta tre imperativi interconnessi. In primo luogo, deve stabilire linee guida più chiare per l’impegno fuori dall’area, definendo quando e come l’Alleanza interverrà nelle crisi al di là dell’Atlantico del Nord, il tutto mantenendo la sua credibilità nella difesa collettiva. In secondo luogo, la NATO deve migliorare il suo kit di strumenti di partenariato spostandosi verso coalizioni flessibili e orientate alla missione che possono mobilitarsi rapidamente contro le minacce emergenti garantendo al contempo l’interoperabilità. In terzo luogo, deve affrontare le disparità interne garantendo un’equa condivisione degli oneri e aumentando gli investimenti in capacità condivise, comprese le risposte alle minacce ibride e ai rischi per la sicurezza climatica.
Per concludere, mentre il mondo entra in un’era di competizione strategica e sconvolgimenti tecnologici, la capacità della NATO di adattarsi sarà messa in discussione dalle stesse forze che guidano la sua sensibilizzazione globale. Bilanciare la tensione tra un patto di difesa strettamente regionale e un’ambiziosa rete di sicurezza richiede coraggio politico, sostanziali investimenti nella difesa e una visione condivisa dello scopo dell’Alleanza. Nei prossimi decenni, la credibilità della NATO dipenderà non solo dalla sua volontà di difendere il territorio, ma anche dalla sua capacità di forgiare partnership e costruire consenso in un panorama della sicurezza sempre più interconnesso.