Le due superpotenze mondiali hanno raggiunto un accordo per sospendere per 90 giorni la maggior parte dei dazi

 

 

E’ tregua fra gli Stati Uniti e la Cina. Anzi, per Trump è un “reset”. Le due superpotenze mondiali hanno raggiunto un accordo per sospendere per 90 giorni la maggior parte dei dazi, imposti progressivamente e reciprocamente dal ‘Liberation day’ in poi. La guerra commerciale è disinnescata, almeno per il tempo necessario per provare a trattare un accordo più ampio. Donald Trump festeggia l’intesa storica e guarda già alle trattative con l’Europa, descritta come “più cattiva” di Pechino sul fronte commerciale.

Dopo 48 intense ore di trattative a Ginevra in Svizzera, tenutesi tra sabato 10 e domenica 11, le delegazioni di Stati uniti e Cina hanno firmato un documento congiunto la cui esistenza è già di per sé un risultato non scontato.

“Avevamo il vice premier, due vice ministri, che erano pienamente coinvolti, l’ambasciatore Jamieson e me”, ha detto Scott Bessent. “E ho parlato con il presidente Trump, così come l’ambasciatore Jamieson, ieri sera, e lui è pienamente informato di ciò che sta accadendo. Quindi, ci sarà un briefing completo domani mattina.”

Bessent e l’ambasciatore commerciale Jamieson Greer hanno detto che gli incontri sono stati “costruttivi” e che gli ospiti svizzeri sono stati determinanti nell’aiutare a far andare avanti le cose.

“È importante capire quanto velocemente siamo stati in grado di raggiungere un accordo, il che riflette che forse le differenze non erano così grandi come forse si pensava”, ha detto Greer nella dichiarazione della Casa Bianca. “Detto questo, c’è stato molto lavoro di base che è andato in questi due giorni”.

E ha aggiunto: “Ricorda perché siamo qui in primo luogo: gli Stati Uniti hanno un enorme deficit commerciale di 1,2 trilioni di dollari, quindi il presidente ha dichiarato un’emergenza nazionale e imposto tariffe, e siamo fiduciosi che l’accordo che abbiamo raggiunto con i nostri partner cinesi ci aiuterà a lavorare per risolvere quell’emergenza nazionale”.

Tra «cooperazione vantaggiosa» e «rispetto reciproco», i due rivali annunciano l’intesa sulla de-escalation. In base all’intesa raggiunta, la sospensione entrerà in vigore “entro il 14 maggio“, gli Stati Uniti e la Cina taglieranno le loro tariffe reciproche del 115%, riducendo in modo significativo l’embargo che di fatto si erano imposte. Gli Stati Uniti porteranno a partire da mercoledì quelle sul made in China al 30% dal 145% attuale, mentre la Cina le porterà al 10% dal 125%. Per entrambi, si tratta di un taglio effettivo del 91% e di un congelamento del 24% che porta le nuove aliquote al 30% per i prodotti cinesi importati negli Stati uniti e al 10% per i prodotti americani importati in Cina.

Uno squilibrio dovuto ai primi due round tariffari imposti da Trump fra febbraio e marzo e motivati con il mancato contrasto del governo cinese al flusso di sostanze chimiche utili alla produzione del fentanyl. Nonostante l’oppioide non compaia nel documento finale, la presenza in Svizzera del ministro della pubblica sicurezza Wang Xiaohong lascia intendere che Pechino ha fornito garanzie sul tema e che i dazi della Casa bianca potrebbero scendere di un ulteriore 20%.

L’accordo è una “vittoria per gli Stati Uniti”, ha festeggiato la Casa Bianca. Trump ha parlato invece di “rapporti riavviati” con Pechino e annunciato che parlerà con il presidente Xi Jinping nel fine settimana, dopo quindi il suo “storico viaggio” in Medio Oriente con tappe in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar.

Pechino ritiene un successo l’istituzione di un meccanismo di consultazione, guidato dagli stessi funzionari presenti a Ginevra: Bessent e il rappresentante al commercio Jamieson Greer da una parte, He dall’altra. Ciò garantisce che i negoziati proseguiranno lontano dai riflettori, senza il coinvolgimento diretto dei leader col rischio di colpi di testa di Trump e conseguenti imbarazzi per Xi.

Descrivendo il “grande accordo” raggiunto, il presidente ha spiegato che i dazi sulle auto, l’acciaio e l’alluminio restano in vigore e ha osservato come la “parte migliore dell’intesa è che la Cina si è detta d’accordo ad aprire il suo mercato” e a “rimuovere tutte” le barriere non tariffarie, oltre che a fermare il flusso di fentanyl. Pechino e Washington, in una nota congiunta, sottolineano “l’importanza delle loro relazioni economiche e commerciali bilaterali” e di avere rapporti commerciali ” sostenibili, di lungo termine e reciprocamente vantaggiosi”.

«Vogliamo un commercio più bilanciato e credo che entrambe le parti siano impegnate a raggiungere questo obiettivo», ha spiegato lunedì il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, durante un incontro con la stampa a Ginevra. «Nessuna delle due parti desidera un disaccoppiamento».

Wall Street chiude in volata dopo l’accordo sui dazi tra Usa e Cina. Il Dow Jones sale del 2,81% a 42.410,10 punti, il Nasdaq guadagna il 4,35% a 18.708,34 punti e lo S&P 500 avanza del 3,26% a 5.844,20 punti.

L’accordo con la Cina – ha sottolineato Trump – è arrivato al termine di una settimana di successi per l’amministrazione, che sono andati dal cessate il fuoco con gli Houthi alla liberazione da parte di Hamas dell’ostaggio americano Idan Alexander, passando per la tregua raggiunta fra India e Pakistan.

“Ho usato la leva del commercio per convincere” New Delhi e Islamabad: “Stiamo già trattando un accordo con l’India, a breve avvieremo trattative anche con il Pakistan. Nessuno ha mai usato il commercio come me”, ha messo in evidenza Trump. L’accordo è stato raggiunto dopo che tutte e due le parti sono arrivate alla conclusione che “nessuno voleva un decoupling generalizzato delle loro economie. Gli Stati Uniti ne cercheranno uno strategico sui beni e prodotti che, durante il Covid, abbiamo scoperto essere di interesse per la sicurezza nazionale”, ha spiegato il segretario al Tesoro Scott Bessent.

Le borse hanno brindato alla tregua con la Cina. Le piazze finanziarie europee hanno chiuso tutte in rialzo, con Milano che ha segnato un +1,40%.

Wall Street corre con i listini che guadagnano più del 2%. L’accordo comunque non convince del tutto gli investitori e le aziende. Anche se positiva l’intesa non rimuove infatti l’incertezza ma la rimanda di 90 giorni, hanno affermato alcuni economisti convinti che la tregua temporanea non mette fine in via definitiva alla guerra commerciale. Trump – hanno fatto notare – lo ha fatto capire chiaramente spiegando che i dazi nei confronti della Cina saliranno se dopo 90 giorni non ci sarà un’intesa. Il presidente ha comunque aperto alla possibilità di un prolungamento della tregua nel caso in cui le trattative procedessero in “buona fede”. Gli analisti hanno inoltre osservato come dall’intesa, al di là dei proclami, gli Stati Uniti non hanno spuntato concessioni dalla Cina. Anzi l’accordo appare, secondo i critici, come una “resa” di Trump.

Il presidente – a loro avviso – è stato costretto a cedere alle pressioni dei mercati e allo spettro di scaffali vuoti aleggiato da molte grandi aziende. Invece della guerra alla Cina promessa dal presidente, la Casa Bianca – aggiungono – sembra aver optato per una ritirata tattica inviando allo stesso tempo un segnale chiaro, ovvero che anche gli aspetti più aggressivi delle sue politiche commerciali possono essere negoziabili.