Come ha già iniziato a fare per altri ruoli chiave della sua futura Amministrazione, il neo-Presidente eletto Donald Trump ha già nominato il suo inviato speciale per la guerra tra Ucraina e la Russia (ruolo che finora non c’era), affidandosi al fedelissimo generale in pensione, 80enne, Keith Kellogg. “Insieme renderemo il mondo di nuovo sicuro”, ha scritto Trump su Truth annunciando la sua scelta, facendo eco alla promessa fatta più volte in campagna elettorale di risolvere il conflitto in 24 ore. «Keith ha condotto una carriera militare e imprenditoriale. Ha lavorato in delicatissimi ruoli nell’ambito della Sicurezza Nazionale nelle mia prima amministrazione. Assieme, otterremo la pace tramite la forza e renderemo sicura l’America», ha concluso Trump.
Chi è Keith Kellogg? Ex consigliere alla sicurezza di Mike Pence durante il primo mandato del tycoon, Kellogg è membro dell’America First Policy Institute, uno dei think tank che si è formato quando Trump ha lasciato l’incarico per contribuire a spianare la strada alla prossima amministrazione repubblicana. “Per mettere fine alla guerra fra Russia e Ucraina servirà una forte leadership dell’America First”, aveva scritto Kellogg lo scorso aprile in un documento di ricerca dal titolo ‘America First, Russia and Ukraine’ in cui definiva il conflitto in corso una “evitabile crisi che, a causa delle politiche incompetenti dell’amministrazione Biden, avevano infilato l’America in una guerra senza fine”: in particolare, a detta del generale, Biden avrebbe dovuto avviare subito negoziati per allentare la tensione e prevenire l’invasione russa dell’Ucraina, invece di imporre “sanzioni senza precedenti” che hanno costretto Putin a non fermarsi più. A guerra iniziata, secondo Kellogg, la Casa Bianca avrebbe dovuto dare subito il massimo degli aiuti militari all’Ucraina, invece di approvare pacchetti a distanza di mesi l’uno dall’altro.
Per Kellogg, cruciale è il ritorno dell’ ‘America First’ in politica estera. “Biden ha sostituito l’approccio di Trump con un approccio internazionalista liberale che promuove i valori occidentali, i diritti umani e la democrazia. Si tratta di una base piuttosto triste da cui partire per costruire un compromesso sulla sicurezza europea”, sentenziava nel documento.
A parte le critiche all’Amministrazione Biden, nel documento, il Generale chiedeva che “i futuri aiuti militari americani richiederanno che l’Ucraina partecipi ai colloqui di pace con la Russia”. Occorre una “formale politica degli Stati Uniti per cercare un cessate il fuoco e una soluzione negoziata del conflitto”, aveva rimarcato Kellogg, auspicando un’America comunque pronta a continuare ad armare l’Ucraina e rafforzare le sue difese una volta raggiunto un accordo di pace per garantire che non ci fossero ulteriori progressi russi.
Partendo dal congelamento delle linee di battaglia nelle posizioni prevalenti e la creazione di zone demilitarizzate, il piano di Kellogg si basa su un’idea di fondo: «Diciamo agli ucraini: “Dovete venire al tavolo, e se non ci andate, il sostegno degli Stati Uniti si esaurirà”», aveva detto Kellogg presentando il piano citato da Reuters, precisando che Putin «deve venire al tavolo», altrimenti «daremo agli ucraini tutto ciò di cui hanno bisogno per uccidervi sul campo». «La nostra preoccupazione è che questa sia diventata una guerra di logoramento che ucciderà un’intera generazione di giovani uomini», aveva aggiunto per poi aprire alla possibilità di armare «l’Ucraina fino ai denti» per mantenere l’eventuale pace.
Nel piano, a cui ha contribuito anche Fred Fleitz -ex analista CIA che, come Kellogg, aveva precedentemente ricoperto la carica di capo del personale del Consiglio di Sicurezza degli Usa- si leggeva anche di nuovi confini tracciati sugli attuali fronti di guerra e di un’adesione alla NATO esclusa, almeno nell’immediato futuro. Una prospettiva che era stata criticata dal consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak e che, di fatto, imporrebbe a Kiev di rinunciare a diversi punti cardine del ‘piano per la vittoria’ ucraino. A margine, tra i punti in discussione, anche l’idea di mettere tra gli eserciti russo e ucraino, soldati NATO, assieme a forze di Paesi non allineati. Se accettasse, Mosca otterrebbe un alleggerimento limitato delle sanzioni, che diventerebbe completo solo dopo la firma di un accordo di pace soddisfacente per l’Ucraina. A Zelensky non verrebbe chiesto di rinunciare al recupero dei territori occupati, ma dovrebbe accettare di perseguirlo solo attraverso la diplomazia.
L’amministrazione di Joe Biden finora ha sempre rifiutato qualsiasi accordo di pace che in qualche misura fosse favorevole alla Russia e non ha mai usato gli aiuti statunitensi come strumento di pressione. Non è chiaro in che misura il documento rappresenti le idee di Trump che, ad ogni modo, lo aveva accolto favorevolmente. Certo è che, dal punto di vista di Kellogg, così non si può andare avanti: i critici della prosecuzione degli aiuti illimitati all’Ucraina (come lui stesso) sarebbero “preoccupati del fatto che gli interessi strategici vitali dell’America siano in gioco nella guerra d’Ucraina, del potenziale coinvolgimento delle forze militari statunitensi e del fatto che l’America sia impegnata in una guerra per procura con la Russia che potrebbe degenerare in un conflitto nucleare”. Anche se, come riconosce lo stesso Kellogg, il semaforo verde di Biden all’utilizzo di missili a lungo raggio ha dato «al presidente Trump uno strumento. Ora avrà più opzioni per convincere Putin a negoziare la pace».
Tra le altre cose, le idee contenute nel piano, per ammissione dello stesso Generale in pensione, proverrebbero da un articolo scritto nel 2023 da Richard Haas, diplomatico nell’amministrazione di George W. Bush oltre che già inviato per l’Irlanda del Nord, e Charles Kupchan, docente di relazioni internazionali ed ex direttore per gli affari europei presso il Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Oltre ad incontrare le inevitabili resistenze ucraine, il piano partirebbe in salita anche al Congresso, dove molti repubblicani potrebbero rifiutare maggiori aiuti all’Ucraina, anche se solo in forma ipotetica. Inoltre, potrebbe spingere Mosca a intensificare gli attacchi nei prossimi due mesi, prima che Trump torni alla Casa Bianca, in modo da arrivare a una tregua nella migliore condizione possibile.