Un atto simbolico, si affrettano a dire quasi tutti, per intendere che quell’atto non serve a nulla, non cambia nulla: ma le decine di migliaia di persone, non si possono cancellare
Come sempre più spesso accade, bastano quattro imbecilli a distruggere in un solo colpo, le anche più belle manifestazioni di pensiero … quando poi ci si aggiungono anche quattro politicanti di quart’ordine la frittata è fatta e ti ‘manda in vacca’ una manifestazione gigantesca, osteggiata solo da pochi, pochissimi politicanti, una manifestazione alla quale molti, molte mamme, hanno portato i bambini! E ti può venire perfino il dubbio che non si sia trattato di un caso.
Diceva un tale, che di queste cose si intendeva assai, ‘a pensare male si fa peccato … ‘.
Resta comunque il dato di fatto, più o meno ben presentato dalla stampa, del riconoscimento ormai quasi massivo della Palestina, dai popoli, prima che dagli Stati, anzi, nonostante gli stati.
Un atto simbolico, si affrettano a dire quasi tutti, per intendere che quell’atto non serve a nulla, non cambia nulla: ma le decine di migliaia di persone, non si possono cancellare, anche oscurando i video.
E quindi serve, eccome se non serve. Se non altro a mostrare, se nulla ne seguirà, quanto ormai abissale sia il distacco tra il popolo, la gente normale, e il potere.
In termini tecnici, è utile chiarire che il ‘riconoscimento’ è un istituto classico del diritto internazionale, che ha un contenuto di grande rilevanza: l’affermazione della ‘sovranità‘ di un ente, che si constata uguale. Del tutto indipendentemente dal fatto che abbia o meno una organizzazione di tipo statale, e anche dal fatto che disponga effettivamente di un territorio definito ed identificabile e governato autonomamente.
Il riconoscimento, per dirlo in altre parole, vuol dire che i due soggetti si riconoscono come tali, cioè sono entrambi ‘sovrani’, che è, nel diritto internazionale odierno, il requisito fondamentale, anzi unico perché un soggetto esista. E un soggetto esiste se riesce a farsi valere come tale, al punto che gli altri soggetti di diritto internazionale, si ‘accorgono’ che quel soggetto esiste e, quindi, in quanto esiste è titolare dei diritti corrispondenti.
Che poi riesca ad esercitarli, oggi o domani, non è di per sé rilevante.
Anzi colgo l’occasione per precisare sulla ricorrente affermazione della stampa italiana, secondo la quale si tratterebbe di un atto simbolico perché lo stato della Palestina non esiste, che è un errore non scusabile. Premesso che la Palestina in quanto soggetto di diritto internazionale esiste a prescindere da qualunque atto formale; lo ‘Stato’ della Palestina, rappresentato dalla ANP, è stato costituito proprio con quell’accordo del 1993, con il quale i due soggetti Israele e la Palestina, si sono reciprocamente riconosciuti, pubblicamente sul prato (infìdo) della Casa Bianca.
Quando il Ministro Tajani (che si è astenuto, a nome di una minoranza di italiani, sulla risoluzione proposta nella Conferenza di New-York, voluta da Francia e Arabia Saudita) dice che lo Stato di Palestina non esiste dice una cosa … inesistente. Lo Stato (o meglio il soggetto, espresso dalla ANP) esiste almeno dal 1993 ed è deprivato di gran parte del suo, ripeto suo, territorio dalla aggressione israeliana. Che poi a quella aggressione rispondano spesso azioni di natura terroristica, determina la responsabilità di chi quelle azioni svolge, non i soggetti di diritto internazionale e non certo quello aggredito: si dovrà pure essere coerenti una volta nella vita, no?
Ma questo è un discorso tecnico-giuridico, che andrebbe molto approfondito, e certo non è questo il luogo per farlo. Ciò che conta è l’aspetto politico del fatto. Ma, certo, almeno una cosa va detta: se due stati ‘si’ riconoscono, la prima cosa che fanno è ‘scambiarsi gli ambasciatori’: sarebbe un atto di coerenza, e di coraggio, se qualcuno degli stati che stanno riconoscendo la Palestina, ci provassero almeno a mandare un ambasciatore a Ramallah! Dimostrerebbe la differenza tra chi parla e chi “fa”, come direbbe Papa Francesco.
Innanzitutto perché a questo riconoscimento hanno dato seguito Stati molto lontani fisicamente e culturalmente dalla Palestina, come l’Australia e il Canada, due Stati nonché lontani dalla Palestina, molto vicini, fisicamente e politicamente agli USA! Ciò che ne deriva è che oramai gli Stati indifferenti alla necessità di superare finalmente il massacro che va avanti da oltre un secolo, sono pochissimi per non dire inesistenti.
Insomma, l’isolamento di Israele e degli USA non è mai stato così grande, benché servilmente aiutato dall’Italia, anche e specialmente da quando il riconoscimento è stato pronunciato addirittura da Keir Starmer, il primo ministro proprio di quello Stato che, violando le norme internazionali, con la dichiarazione Balfour del 1917, ha favorito l’occupazione del territorio palestinese da parte dei sionisti europei.
Ricordo solo, per concludere e ripeterlo per l’ennesima volta, che in quella data gli ebrei in Palestina non erano più di 60.000, contro 600/700.000 palestinesi, mentre, grazie alla dichiarazione e ovviamente al genocidio degli ebrei in Europa, nel 1948 gli ebrei erano circa 700.000, contro 1.200.000 palestinesi.
Chi sa che non sia l’inizio della controsvolta rispetto a quella di qualche decennio fa, che ci ha condotto a Trump e, per certi versi a Putin.
Chissà, ma su ciò ho molti dubbi, che qualcuno ‘a sinistra’ lo capisca.