Israele sta cercando di realizzare il sogno sionista di acquisizione dell’intero territorio della Palestina, senza ‘non-ebrei’ sul proprio territorio

 

 

In una situazione sempre più largamente oltre i limiti dell’accettabile e del diritto internazionale, sono molto pesanti le parole del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato del Vaticano, Ministro degli esteri insomma, quando dice testualmente che del fatto che il bombardamento della Chiesa cristiana nella Striscia di Gaza è «lecito dubitare che sia stato un errore».

La frase si colloca in un discorso articolato nel quale il Cardinale parla positivamente della telefonata di Netanyahu al Papa per ‘spiegargli’ che quel bombardamento è stato un errore sul quale, così dice Parolin, in Israele si starebbe svolgendo una indagine per accertare perché … quell’errore sia stato commesso. E intanto, fatte le ‘scuse’, Israele annuncia una nuova operazione militare massiccia all’interno di Gaza, che vuol dire carri armati, cannoni, mitragliatrici, ‘evacuazioni’, ecc.

Mi permetto un commento, perplesso, molto perplesso, anzi per dirla tutta, indignato.

Intanto, confesso, avrei voluto essere dietro la porta dello studio in cui il Papa riceveva la telefonata (si dice, durata un’ora, mah) dopo che quel personaggio, alla morte di Papa Francesco, ha fatto cancellare tutti i messaggi di cordoglio della diplomazia israeliana. Ha, cioè, espresso nei fatti, assoluto disprezzo per il Vaticano e il Papa, col quale parla perché la cosa ha fatto molta sensazione sulla stampa.

Ma poi Parolin ci spiega che è in corso una indagine per sapere come mai sia avvenuto l’errore. Anche se aggiunge che l’episodio potrebbe mirare a «far fuori» (parole testuali!) ogni possibilità di dialogo o, forse meglio, di dialoganti. In realtà, ormai lo hanno capito tutti: è esattamente questa la volontà israeliana, pienamente sostenuta dagli USA.

Ora, che non si sia trattato di un errore essendo del tutto ovvio, come sospetta Parolin, ma ciò che è meno ovvio, almeno per il grande pubblico, è il perché ciò sia accaduto. Un perché che per chiunque oltre che per Parolin è semplicemente evidente: Israele sta perseguendo il suo fine, ormai, secolare: eliminare con qualunque mezzo la popolazione palestinese da Gaza e dalla Cisgiordania.

Se possibile, forse, con la ‘convinzione’ e la semplice deportazione, dalle «città umanitarie» in via di costruzione verso non è chiaro dove: il Sudan, la Libia, ecc. Lo ha detto esplicitamente il Governo israeliano, ma specialmente lo dicono ogni ora che passa e da tempo immemorabile, i cosiddetti ‘coloni’ israeliani in terra palestinese, siano o meno supportati politicamente ed economicamente da Ben Gvir. Non è, infatti, quest’ultimo che conta, ma la consolidata volontà dei coloni appunto (cioè persone venute da fuori, da lontano) fin dall’inizio della ‘storia’ di Israele: non due anni fa, né dal 1967 né ancora dal 1948, ma dal 1907, quando la scelta politica sionista di indicare la Palestina come terra da acquisire (anche perché “senza popolo”) sotto la sovranità di uno stato da costruire ad hoc. E anche, più precisamente, dal 1917 quando con il cinismo indifferente ai popoli e ai loro interessi, per non dire semplicemente oggetto del possesso britannico (e francese e poi anche italiano!) quando il Ministro degli esteri britannico (Balfour) ‘ offre’ agli ebrei di costruire in Palestina un loro stato, un «focolare», come lo chiama.

Come dicevo, le dichiarazioni di Parolin e le parole del Papa con Netanyahu, mi lasciano perplesso e perfino scandalizzato.

Per due motivi.

La reazione del Vaticano, innanzitutto, è stata particolarmente vivace e decisa quando sono stati toccati i cattolici e comunque i cristiani. Francamente non mi sembra che questo sia un atteggiamento corretto e meno che mai ‘caritatevole’, ma specialmente dà l’impressione di discriminare nelle decine di migliaia di vittime palestinesi tra cattolici e ‘gli altri’. Commettendo, a mio parere, non solo un grave errore etico, ma specialmente politico, perché in questa maniera il Vaticano si mette nella stessa logica degli israeliani: la logica discriminatoria, razziale e religiosa.

Da cattolico, confesso la cosa mi turba molto, ma, a dirla tutta, mi scandalizza un po’. Il Vangelo, mi pare, insegna l’eguaglianza tra tutti, indipendentemente dal colore della pelle e delle convinzioni. In questo caso è come se il Papa dicesse: ‘male ammazzare i palestinesi, ma peggio ammazzare i cattolici’.

E qui sta, a mio parere, il secondo punto. Perché si riconosce, o se si preferisce si accetta, la logica israeliana di distruzione dei palestinesi e di acquisizione del territorio, ma si cerca di ottenere un vantaggio, o magari un minor danno per i cattolici.

Eh sì, perché il Vaticano sa perfettamente che gli israeliani, fin dal lontano 1907, semplicemente non vogliono ‘non ebrei’ in quello che considerano il loro territorio, per cui si copre gli occhi di fronte alla dichiarata intenzione israeliana di espellere dalla Palestina chiunque non sia ebreo. Israele sta cercando di realizzare il sogno sionista di acquisizione dell’intero territorio della Palestina, e nemmeno solo di quello, perché, a quanto pare e come dimostra l’ennesimo fronte di guerra aperto da Israele, aspirano anche ad una parte della Siria, con la scusa di difendere i Drusi. In quello, dicevo, che considerano il ‘loro’ territorio, nonostante mai gli ebrei in quanto tali abbiano mai avuta una terra solo per loro, ma sempre contesa da loro quella degli altri (basta pensare a Gerico) o degli altri simmetricamente.

Quindi, e ciò mi dispiace profondamente come cattolic0o e persona civile, in questa – certamente volgare e rozza da parte israeliana – in questa ultima vicenda la Chiesa ha rinunciato al suo compito di ‘Magistero’. Di spiegare cioè, agli italiani e non solo, vista la diffusione universale della Chiesa, come stiano realmente le cose, in presenza di un massacro genocida senza precedenti nella storia, se non altro per la sua durata.

Di Giancarlo Guarino

Giancarlo Guarino è Professore ordinario, fuori ruolo, di Diritto Internazionale presso la Facoltà di Economia dell’Università di Napoli Federico II. Autore di varie pubblicazioni scientifiche, specialmente in tema di autodeterminazione dei popoli, diritto penale internazionale, Palestina e Siria, estradizione e migrazioni. Collabora saltuariamente ad alcuni organi di stampa. È Presidente della Fondazione Arangio-Ruiz per il diritto internazionale, che, tra l’altro, distribuisce borse di studio per dottorati di ricerca e assegni di ricerca nelle Università italiane e straniere. Non ha mai avuto incarichi pubblico/politici, salvo quelli universitari.