Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è stato espulso dal ‘governo’ di Haftar, dopo essere stato a parlare con quello di Tripoli su ‘questioni relative al trattenimento dei migranti’ in Libia
Come si dice tra noi gente del popolo «tanto va la gatta al lardo … ». Che vale a dire, a fare i furbi non sempre si vince, anzi spesso si casca in un guaio maggiore e, magari nel ridicolo.
Per dirla con una punta di ironia, che faccio fatica a usare: il nostro Ministro alla ‘deportazione’ è stato … ‘deportato’. Come sapete: è andato in pompa magna a parlare con il ‘governo’ di Haftar (a Tobruk o Bengasi, dipende), dopo essere stato a parlare con quello di Tripoli su ‘questioni relative al trattenimento dei migranti’ in Libia: in entrambe le Libie. Un viaggio Roma-Tripoli-Tobruk (anzi Benina, perché dall’aeroporto non sono nemmeno usciti!) forse per risparmiare: un viaggio solo, due piccioni con una fava … vedrete che qualcuno lo dirà. Il guaio è che ad uno dei piccioni la fava non è piaciuta.
A Tobruk, infatti, sembra si siano offesi perché il Ministro al ‘deporto’ era stato prima a Tripoli e lo hanno cacciato in malo modo, manco lo hanno fatto scendere dall’aereo. Il gatto ha perso lo zampino.
Figuraccia incredibile non solo e non tanto del Piantedosi che è un esecutore di ordini di basso profilo, quanto per il nostro Governo e per l’Unione Europea. Ma insomma, poco male alla fine. Con la politica italiana e quella europea attuale, nel bel mezzo di una crisi gigantesca, già di figuracce ne facciamo ogni terzo minuto, e quindi figuriamoci. Certo che, a quanto pare i nostri rapporti con quella gente sono frequenti e continui, anche se poi uno esagera e gli sbattono la porta in faccia. “Si è trattato solo di un equivoco” (sic!) dice il Ministro, “non ci siamo capiti” … mah, Vuoi vedere che è solo una questione di soldi: magari a Tripoli hanno offerto di più … perché certo i libici non si trattengono i migranti solo per generosità di cuore!
Ma la domanda vera è un’altra, anzi due.
Primo: il solo fatto di andare a negoziare con un ‘Governo’ ostile a quello che si considera il Governo legittimo della Libia, quello di Tripoli da noi riconosciuto, è al tempo stesso un affronto molto grave verso il Governo di Tripoli, presunto ‘legittimo’ e, indirettamente un riconoscimento del Governo presunto ‘illegittimo’ di Haftar. Orbene, sia chiaro, sulla legittimità dell’uno e dell’altro Governo vi sarebbe molto da discutere, però noi con quello di Tripoli – che molti giornalisti della Domenica definiscono «Governo riconosciuto dalla Comunità internazionale», una assurdità assoluta – abbiamo molti rapporti e molto intensi. Tanto intensi che il Ministro Nordio con il solerte ed efficiente appoggio del Ministro Piantedosi, sulla base di un ordine del Presidente del Consiglio, se non altro in quanto capo dei servizi segreti, si sono a suo tempo affrettati a riconsegnare “all’amico Governo tripolino”, un tale accusato di crimini gravissimi dalla Corte Penale internazionale.
Ma forse le cose stanno anche peggio. Perché l’anno scorso, il 7 Maggio durante quello che venne definito un «viaggio istituzionale» (non so cosa significhi) del «Signor Presidente del Consiglio on. le Giorgia Meloni», il medesimo non solo si recò a parlare con Haftar ma insieme a lui e al Governo tripolino, decise di ‘ospitare’ non so quale campionato di calcio libico (di entrambe le Libie!) in Italia. Cosa puntualmente avvenuta a Luglio 2024 e conclusasi con una gran caciara, diplomatica e non, perché i ‘rappresentanti’ calcistici dei due presunti Stati, pare si siano insultati se non addirittura venuti alle mani.
Oggi, siamo riusciti a schiaffeggiare il ‘Governo legittimo’ di Tripoli e offendere il ‘Governo illegittimo’ di Tobruk: se questa è la diplomazia italiana, stiamo freschi davvero. Sta in fatto peraltro, che noi, sia pure offendendoli, abbiamo riconosciuto di fatto due Governi sul territorio libico: uno ‘sostenuto’ dagli USA e co., e l’altro dalla Russia e co.! Ma i nostri funzionari hanno dimenticato la regola elementare per cui in questi casi non si va mai prima dall’uno e poi dall’altro in maniera diretta … questo lo sanno anche i topi della Farnesina, ma forse hanno dimenticato di informarne il Governo.
La domanda importante, però, è la seconda, molto più significativa: che ci sono andati a fare in Libia? Le notizie di stampa dicono che ci sono andati per concordare maggiori ‘trattenimenti’ dei migranti in Libia per non farli arrivare in Italia.
Trattenimenti, come ben sappiamo, che significano prigione, botte, ricatti, stupri e spesso omicidi diretti e … indiretti. Indiretti quando delle persone vengono mandate in mare per arrivare in Italia, sapendo perfettamente chi li manda non solo che le probabilità di arrivare fino in Italia sono minime, ma anche che quelle di essere salvati in caso di incidenti sono ancora minori, specie per gli intralci posti dal nostro Governo. Del resto se sono ‘trattenuti’ lì, non è che siano rose e fiori.
È appena il caso di ricordare che la Corte Costituzionale ha appena espresso dubbi molto gravi sulla legittimità dei ‘trattenimenti’, che dunque non sono accettabili in Italia, ma nemmeno quando determinati dall’Italia, sia pure indirettamente. Nel caso, nemmeno indirettamente, perché, da quel poco che si comprende, gli accordi italiani con le Libie, prevedono una qualche forma di trattenimento dei migranti, di limitazione, insomma, della loro libertà di partire … che è loro diritto sacrosanto. Insomma con le Libie di rapporti singolari ne abbiamo eccome! E non tutti confessabili.
E allora, suggerirei a qualche Pubblico Ministero di buon umore di rileggersi l’art. 7 del Codice Penale italiano, che recita testualmente: «È punito secondo la legge italiana il cittadino o lo straniero che commette in territorio estero taluno dei seguenti reati: 4. delitti commessi da pubblici ufficiali a servizio dello Stato, abusando dei poteri o violando i doveri inerenti alle loro funzioni».
Quanto alla prassi instaurata dell’espulso Piantedosi di inviare le navi di soccorso in porti lontanissimi, limitandone anche la libertà di salvare chiunque trovino durante il viaggio, se da un lato potrebbe integrare il reato di tortura per i migranti sottoposti a viaggi troppo lunghi e disagiati, ma non necessari, potrebbe essere un ben più grave reato per i naufraghi non salvati per ordine del Governo, che ha stabilito che le navi private di salvataggio facciano un salvataggio alla volta, che è un modo indiretto di determinare la morte o danni gravi ad altri migranti bisognosi di aiuto e non soccorsi per la decisione del Ministro.