Si crea il nemico e lo si distrugge. Ma se, come è spesso accaduto, non si tiene alcun conto delle popolazioni locali e delle conseguenze politiche internazionali, a guerra finita e ‘regime’ distrutto, si finirà per perdere il controllo della situazione
Difficile sottarsi all’impressione che Trump sia caduto (ancora una volta) nel gioco di Netanyahu lasciandosi ‘trascinare’ in una situazione senza uscite nei confronti dell’Iran. Trump, mi sembra, è uno rancoroso e violento e quindi forse più facilmente ‘giocabile’ da uno scacchista come Putin e da una persona del tutto priva di qualsiasi etica che non sia quella dei presunti interessi di Israele come Netanyahu.
Sì, avete letto bene. Netanyahu non persegue (se non marginalissimamente) interessi personali: è convinto di essere una sorta di nuovo Mosè, o addirittura un Messia che assicura la patria definitiva ad un ‘popolo’ senza patria. Folle, dunque, brigante, ma non ladro.
Ma ciò che mi e vi avrebbe dovuto sorprendere di più, è stata la (incredibile fino a un mese fa) notizia di Merz, il cancelliere tedesco, che parla di ‘merito’ israeliano di avere fatto il ‘lavoro sporco’ per noi. Quando si parla di ‘lavoro sporco’ non si può non pensare anche a Gaza e quindi immaginare che Merz condivida, come del resto molti anche in Italia, il massacro dei palestinesi, sia pure con qualche invito alla ‘moderazione’. E infatti Israele ora distribuisce direttamente gli aiuti, e alla gente riunita per prenderli spara addosso; il che non sembra scandalizzare nessuno.
Ma, se interpretata come riferita all’Iran quella affermazione, fatta per di più da un tedesco, dovrebbe preoccupare moltissimo, perché implica un giudizio positivo sulla ‘legittimità’ del rovesciamento forzato (militare: a suon di bombe, insomma) dei regimi politici altrui e invisi ai tedeschi. Non si sa mai, al mondo non c’è solo l’Iran … e so bene di dire una cosa molo ‘pesante’: io che amo e rispetto i tedeschi.
Da giurista, peraltro, non posso negare o nascondere che una buona parte della (peggiore) dottrina internazionalistica odierna, afferma che ciò sarebbe legittimo. Ma chi lo dice ‘dimentica’ che ciò è il frutto non, come dicono molti, della ‘legge del più forte’, ma della legge del peggiore colonialismo in chiave moderna. Che si sostanzia in tre parole: se sei forte tratto, se sei debole ti uccido. Non il massimo della volontà di pace, del riconoscimento dei diritti altrui: circa 90 milioni di iraniani ostili al ‘regime’ e innamorati dell’American way of life? Mah!
Nemmeno posso omettere di dire che USA e Iran avevano in corso una trattativa sulla produzione nucleare iraniana e un incontro fissato in questi giorni, proprio per concluderla, oltre ad avere in piedi un Tribunale ad hoc proprio per risolvere alcune loro vecchie controversie, utilizzabile, alla fine, anche per le più nuove. Mi riferisco al fatto che fin dal 1979 esiste un Tribunale USA-Iran, destinato certamente a risolvere controversie nate dai problemi suscitati dalla ‘rivoluzione’ khomeinista, ma comunque ancora in funzione. In esso, al punto 1 della «General Declaration», emessa dall’Alegria – dato che i due “non si parlavano” – si afferma testualmente: «The United States pledges that itis and from now on will be the policy of the United States not to intervene, directly or indirectly, politically or militarily, in Iran’sinternal affairs», «gli Stati Uniti si impegnano che è e sarà d’ora in avanti politica degli Stati Uniti di non intervenire, direttamente o indirettamente, politicamente o militarmente, negli affari interni dell’Iran».
Orbene l’Iran, che ha mille torti a cominciare dal regime assurdo ivi instaurato, è un soggetto di diritto internazionale, quindi sovrano perfettamente legittimato a pretendere di avere come altri la bomba atomica. Cosa folle. Siamo d’accordo. Ma se la hanno gli altri … a cominciare dal regime, presunto democratico israeliano, non si vede perché non possano, legittimamente, averla anche altri. In realtà non dovrebbe averla nessuno. Comunque, se si ritenesse di poterglielo vietare, non sarebbe Israele da sola o con gli USA a poterlo legittimamente fare, ci sono le Nazioni Unite! L’Iran (come peraltro USA e Israele) non ha firmato il trattato di non proliferazione nuclare, e quindi ha gli stessi diritti di USA e Israele. In compenso, l’Iran ha sottoscritto (con USA, GB, Germania e altri) un «Joint Comprehensive Plan of Action» a Vienna il 14.7.2015 proprio sulla materia. Da esso, gli USA, ma non l’Iran, si sono ritirati il 8.5.2018 (Presidente Trump!), ma nel 2020 hanno indicato la loro volontà di rientrarvi! Di più non si sa.
Da un punto di vista politico, invece, il punto è che, come scrivevo qualche giorno fa, per parlare di armi nucleari, bisognerebbe prima leggere bene il trattato ABM, che certamente Trump ben conosce, dove è espressa la ‘filosofia’ dell’era nucleare.
Che, in due parole dice: l’equilibrio di potere (nucleare) sta nel fatto che, per dirla brutalmente, se tu puoi distruggere me e io posso distruggere te, tu e io non abbiamo alcun interesse a distruggere l’altro, perché ne subiremmo la conseguenza con la nostra distruzione. La conseguenza è che le parti di questa follia, si ‘garantiscono’ reciprocamente lasciando ‘indifesa’ una parte del proprio territorio. Insomma: entrambi possono colpire l’altro almeno una volta e quindi distruggerlo, pur venendo distrutti.
Quando la situazione, invece, è ‘squilibrata’, il rischio è enorme. È già accaduto, ma lasciamo perdere ora!
E qui, siamo ad un punto critico: Israele, che ha la bomba e comunque ha l’appoggio pieno degli USA, teme, anzi afferma insieme agli USA e altri, che l’Iran alla fine la abbia anch’essa e quindi giustifica così l’attacco preventivo (come ha già fatto varie volte e comunque nel 1967 e come fecero gli USA contro Saddam Hussein in Iraq) per impedirlo, sostenendo che o se me distrugge il regime o non se ne viene a capo: logica esattamente opposta al trattato ABM.
Questa idea, per di più, è sostenuta, talvolta anche rozzamente dagli europei, Italia inclusa.
E proprio ieri l’AIEA ha spiegato che non ha detto che l’Iran ha la bomba, ma che non ha le prove che sia vicina alla bomba … ma aspetta due settimane a spiegarlo: un caso?
Siamo in qualche maniera alla ripetizione della vicenda dell’Iraq: si crea il nemico e lo si distrugge. Ma se, come è spesso accaduto, non si tiene alcun conto delle popolazioni locali e delle conseguenze politiche internazionali, a guerra finita e ‘regime’ distrutto, si finirà per perdere il controllo della situazione. Nel caso dell’Iraq, il risultato è stato l’ISIS e comunque la attuale divisione del Paese, nel caso dell’Iran temo che vedremo perfino di peggio. Quasi mai i ‘liberatori’ sono accolti con gli applausi e mai la buona accoglienza dura a lungo. Anche se, in questo caso, il vero e proprio invito di Merz a Trump di ripetere il ‘D Day’ mi sembra preoccupante.
Resta, a mio parere, il tema di fondo: se non si rispettano e si precisano le norme internazionali esistenti, ma anzi si cerca di rovesciarle sulla base della presunzione di avere il ‘diritto’ di imporre ad altri un certo regime politico distruggendo con la forza quello esistente mediante l’uso unilaterale della forza, per pessimo che esso sia, siamo alla giungla: il più forte azzanna il più debole. Come accade per i palestinesi, ormai condannati al massacro plateale e sistematico, ignorato dalla Comunità internazionale.
Nulla a che vedere con i cosiddetti imperi, ma un ritorno in forma nuova del vecchio colonialismo: Occidente statunitense contro il resto del mondo e, nella specie, con una idea più ‘democratica’ per così dire. Appunto, la politica di Trump, che chiede all’Iran di arrendersi, ma poi ne riceve la richiesta di trattare, ma pianta in asso il G7 perché ha cose più importanti da fare, ecc.. perché Trump riconosce e tratta, ma da pari a pari perciò ‘democraticamente’, solo con i grandi Putin e Xi.
L’Europa avrebbe potuto entrare in gioco, mostrandosi capace di favorire la pace e invece è diventata più bellicosa, ma imbelle, che mai per cui Trump la abbandona sbeffeggiandola e ne ‘regala’ i rimasugli a Merz.