L’attacco di Israele all’Iran è il prosieguo della guerra cominciata dopo il 7 ottobre: al limite un suo allargamento, non un ‘inizio’
Il sospetto, meglio: la convinzione e’ di molti. Benjamin Netanyahu e il suo governo hanno scatenato la guerra preventiva contro l’Iran per distrarre l’attenzione del mondo dagli eccidi che si consumano a Gaza. Una sorta di gigantesco e brutale ‘chiodo scaccia chiodo’. Tutto può essere. Netanyahu e’ un personaggio che ha dimostrato ampiamente quanto riesca a essere cinico, spregiudicato, disposto a usare ogni mezzo, pur di mantenersi in sella e conservare il potere. E’ consapevole di essere inviso a una quantità di cancellerie anche occidentali; che nel suo stesso paese una maggioranza di israeliani non condivide e apertamente contesta le sue politiche e i tentativi di varare provvedimenti illiberali e autoritari che giustifichino legalmente il suo operato. Certamente fa sua una massima di Leonardo Sciascia: “La sicurezza (e l’impunità) del potere si fonda sull’insicurezza dei cittadini”. Netanyahu, insomma e’ un capace di tutto.
Sospetto e convinzione che possono avere un loro fondamento; al tempo stesso rischiano di essere riduttive. Il mondo dimentica e si “‘distrae’ in fretta da solo, senza bisogno di aiuti: nessuno si ricorda più dei curdi, usati per combattere lo Stato Islamico di Abu Musab al-Zarqawi e Abu Bakr al-Baghdadi; finita l’emergenza abbandonati al loro destino. La stessa cosa per quel che riguarda Irak e Afghanistan con gli oppositori di Saddam e dei talebani. Amnesie e ingratitudine sono la cifra dell’Occidente, il ‘grazie’ agli alleati che – a prescindere se la causa sia giusta o sbagliata – si schierano al suo fianco, e spesso ne pagano i prezzi più salati. E’ vero che quando si tratta di Israele e degli ebrei in generale la memoria del mondo e’ piu’ tenace. Ma il problema non e’ se il mondo si dimentica di Gaza. Della loro sorte se ne sono fregati e continuano a fregarsene in tanti, per primi i paesi arabi, che da sempre usano i palestinesi come carne da cannone per loro fini che non hanno nulla a che fare con la causa palestinese; anche in occasione dei recenti eccidi, i paesi arabi ‘fratelli’ (Egitto, Arabia Saudita, Emirati, Giordania) non battono ciglio: flebili e formali proteste e nulla più.
Il problema e’ che giorno dopo giorno si scava – ed e’ sempre più incolmabile – un baratro di odio tra israeliani, ebrei in generale, e palestinesi. Non reagire all’orribile eccidio del 7 ottobre perpetrato vigliaccamente e cinicamente dai terroristi di Hamas era chiedere l’impossibile. Il problema e’ che con questa spirale di cui non si vede la fine, si rischia davvero di creare un male infinitamente peggiore: i palestinesi non dimenticheranno facilmente quello che hanno subito, tanti di loro non diranno che tutto e’ conseguenza della follia fanatica di Hamas e di chi la sostiene; e’ più che probabile che molti di quei palestinesi saranno disposti a ingrossare le fila dei terroristi di Hamas o altre simili organizzazioni terroristiche. Questo per Israele e tutti noi e’ un problema con cui fare i conti.
Più in generale. All’indomani dell’eccidio del 7 ottobre, osservatori capaci di vedere e non solo guardare, prevedevano che l’unico modo di Israele di ripristinare la deterrenza era colpire e indebolire direttamente l’Iran: “Le organizzazioni terroristiche che fanno riferimento all’Iran non sono obbligate a rispettare alcuna legge internazionale, sono non statuali, quindi hanno un vantaggio gigantesco”. Le organizzazioni terroristiche a cui ci si riferiva sono Hamas, Hezbollah, Jihad Islamica, Kataib Hezbollah, Houthi, in grado di condizionare l’intero Medio Oriente.
L’obiettivo dichiarato ufficialmente è obbligare l’Iran a fare un passo indietro, colpire non solo obiettivi economici ma anche l’arsenale balistico iraniano e i centri di produzione nucleare. L’idea di fondo è risolvere il problema alla radice. Hamas, Houthi ed Hezbollah, senza le armi, i fondi e l’addestramento degli iraniani, sarebbero destinati a diluirsi fino a sparire.
E’ un cinico big game. In Medio Oriente più che altrove quello che appare spesso non è quello che accade. Districarsi in questi labirinti e’ davvero un’impresa.
E’ possibile o no far cadere il sanguinario regime imposto dagli ayatollah? La dittatura iraniana e’ al collasso, o invece è possibile, far cadere gli ayatollah è impossibile. L’Iran è in ginocchio, oppure è ancora sufficientemente forte per fare male a Israele? Netanyahu è un pazzo, ci porta all’anticamera dell’inferno, oppure non ha alternativa per proteggere il suo popolo dalle minacce islamo-iraniane?
Con grande prudenza e cautela al momento si puo’ provare a fissare alcuni punti. L’attacco di Israele all’Iran è il prosieguo della guerra cominciata dopo il 7 ottobre: al limite un suo allargamento, non un ‘inizio’. Abbattere il regime degli ayatollah è una conseguenza di un altro, principale, obiettivo: neutralizzare il mandante e il finanziatore dei gruppi terroristici che tormentano Israele da quando gli Stati arabi attorno hanno rinunciato, almeno ufficialmente, a muovergli guerra.
Forse il vero e grande errore di fondo e’ stato rispondere come si e’ risposto all’eccidio del 7 ottobre: polverizzare Hamas polverizzando Gaza, non solo ha comportato prezzi umani sconvolgenti; si e’ rivelato velleitario militarmente; disastroso politicamente: una immane carneficina, ostaggi ancora prigionieri, palestinesi carichi d’odio; terroristi non completamente neutralizzati; un’incognita l’attacco all’Iran. Figuriamoci se non ci si felicitera’, nel caso si elimini (anche con l’esilio in Russia) una congrega di feroci tagliagole che da troppo tempo opprime e tortura il suo popolo.
Il problema dei problemi e’ che i destini del mondo (e dell’umanità) spesso sono nelle mani di arroganti incompetenti pericolosi, stanno giocando con bidoni di benzina a pochi metri da un incendio furioso: un presente incerto che rende impossibile fare previsioni logiche per il futuro, perché a decidere sono personaggi che agiscono sulla base di impulsi che poco o nulla hanno a che spartire con la razionalità e il buon senso.
Ancora una volta tanti sanno con sicurezza cosa Israele NON deve (o dovrebbe) fare. Dire e proporre, per una volta, cosa fanno (o sono disposti a fare) loro, per impedire quello che accade, per aiutare gli iraniani a liberarsi dalla feroce dittatura che li opprime?