Il Presidente della Repubblica ha ribadito ciò che nessuno osa dire apertamente. E cioè che lo Stato di Palestina, non solo deve essere costituito – in osservanza del principio di autodeterminazione –ma che deve esserlo nei ‘confini’ indicati dalla famosa risoluzione 181 del 1947 della Assemblea Generale delle Nazioni Unite
Non so quanti abbiano rilevato una frase nel bel discorso della sera del 1º giugno 2025 del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della ‘Festa della Repubblica’ e del relativo consueto concerto al Quirinale.
La frase, e in essa la parola che mi hanno colpito è: «I Palestinesi hanno diritto al loro ‘focolare’ entro confini certi», che segue ad una affermazione ancora più significativa: «È grave l’erosione di territori attribuiti alla Autorità Nazionale Palestinese». In verità, lo dico da pignolo internazionalista, l’attribuzione è errata, ma non importa, il senso è perfettamente chiaro e corretto.
Queste due frasi, dette di fronte alla faccia inespressiva e incapace di emozioni di membri del Governo, del nostro ceto politico e di indifferenti e annoiati, ma molto composti, diplomatici, pongono noi tutti e il mondo di fronte ad una realtà durissima, che si cerca sempre di negare e che, per di più, se viene affermata, determina in chi la dice l’immediata e irreversibile accusa di anti-semitismo. Semitismo e anti-semitismo – anzi, anche ‘ebraismo’ – non c’entrano assolutamente nulla con la questione della Palestina.
Il riferimento al ‘focolare’, invece, è uno schiaffo certamente nemmeno percepito dalla gran parte degli astanti, perché è la stessa identica parola usata in un documento criminale (dal punto di vista del diritto internazionale) del Ministro degli Esteri britannico Balfour, nella quale la Gran Bretagna, il 2.11.1917, emise una «declaration of sympathy with Jewish Zionist aspirations», in cui ‘prometteva’ a un non meglio identificato ‘Jewish people’, popolo ebraico o ebreo di creare in – «in» – Palestina (non ancora sotto la sovranità britannica, ma già autoassegnatasi nel Maggio 1916 nell’accordo franco-britannico Sykes-Picot!) un ‘focolare’ per loro: non uno Stato, come poi sarà, ma una ambigua definizione territorialmente indefinita. Con un pizzico di ironia, si potrebbe dire che Balfour ‘imitava’ un certo Yahweh, a sua volta con conseguenze non proprio innocue!
Perché quel territorio era già abitato da migliaia di anni da quelli che oggi chiamiamo palestinesi e in passato erano, tra gli altri, i filistei, che convivevano conflittualmente con altre collettività, incluse comunità ebraiche! Si trattò non solo e non tanto di un evidente abuso, ma specialmente di un atto tipicamente ‘coloniale’. Come dire: “io la Gran Bretagna, faccio di questo territorio quello che voglio”, in aperta contraddizione (non occorre nemmeno dirlo) con il principio di autodeterminazione dei popoli, rivendicato, a parole, poco dopo da W.Wilson, Presidente USA, nel Gennaio 1918, ma solo con riferimento aipopoli europei! E infatti nel Patto della Società delle Nazioni, quei territori sono e restano coloniali.
Ma Mattarella, ha fatto di più, perché ha premesso ciò che nessuno osa dire apertamente. E cioè che lo Stato di Palestina, non solo deve essere costituito – in osservanza del principio di autodeterminazione –ma che deve esserlo nei ‘confini’ indicati dalla famosa risoluzione 181 del 1947 della Assemblea Generale delle Nazioni Unite, richiamata testualmente e riconosciuta come fondante nella Dichiarazione sulla Costituzione dello Stato di Israele del 1948.
L’esatto contrario della ‘politica ufficiale’ del nostro Governo, come confermato il 2 giugno dal «Signor Presidente del Consiglio on. le Giorgia Meloni», che si limita a dire, come al solito scappando dai giornalisti, che l’Italia sta facendo moltissimo per aiutare i cittadini di Gaza, come non si sa. Come nulla, pare, intende fare, sfuggendo vigliaccamente alle sue responsabilità, andando a votare sul Referendum… senza prendere la scheda: un vero e proprio sfregio verso il popolo italiano, una presa in giro, uno sberleffo!
Non ha saputo sfuggire, però, anche Mattarella e duole dirlo, alla solita affermazione della difesa della Ucraina dalla ‘aggressione’ russa, del resto in buona compagnia del nuovo Papa, il che aggrava i timori sulla continuazione delle guerre.
La cosa sorprende per la mancanza di equilibrio giuridico di un buon giurista come Mattarella. Capo o meno dello Stato che sia, un giurista resta sempre un giurista, in qualunque situazione e in qualunque momento. Voglio dire, come ho scritto moltissime volte, che per un giurista un morto è un morto, chiunque egli sia, da qualunque parte provenga chi lo ha ucciso. E uccidere non si può.
E, dunque, il Presidente Mattarella al quale resta tutta la mia profonda stima (so bene che non sa che farsene e certo non leggerà queste righe, ma tant’è!) aggiunge una frase dura e secca (altro che la Meloni, che «non condivide le scelte di Netanyahu»!): «che venga ridotta alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani, è disumano», ma anche assai più fortemente sottolinea il dovere del: «rifiuto della categoria del ‘nemico’, la vocazione al dialogo, il ripudio della guerra» e continua in toni perfino drammatici con un crescendo veramente rossiniano (non per nulla per il concerto al Quirinale è stato scelto un brano di Rossini) per aggiungere: «È inaccettabile il rifiuto di applicare le norme del diritto umanitario nei confronti dei cittadini di Gaza» e quindi: «Si impone, subito, il cessate il fuoco … In qualunque caso, è indispensabile che l’esercito israeliano renda accessibili i territori della Striscia»: uno schiaffo, anzi una serie di schiaffi in pieno viso non solo a Netanyahu, che è e resta un delinquente ma a tutti i presenti. Ma se le dice, poi non può ‘contare’ o peggio ‘scegliere’ tra i morti: quelli di Gaza sono ‘buoni’, quelli di Ucraina anche, perfino quelli israeliani, ma quelli russi o filo–russi non vengono nemmeno citati da lui stesso, e, purtroppo anche dal Papa. Che «diritto» è quello che sceglie i morti: quello della «guerra giusta» di Sant’Agostino? Quella, lasciamola al Papa …
Come dico, non capisco il discorso di Mattarella, lo trovo incoerente e quindi incomprensibile, specie quando aggiunge, il 2 Giugno rivolto alle Forze armate italiane: «L’Italia è fermamente schierata a sostegno di quanti operano affinché prevalgano i principî del diritto internazionale contro ogni aggressione e prevaricazione» e, con una ironia dolorosa e un po’ schifata, che mi permetto di supporre, scrive a Crosetto, ‘l’oligarca’ come lo chiamo io: «Un impegno del quale avvertiamo più che mai l’importanza per concorrere al perseguimento delle condizioni di sicurezza collettiva e sviluppo dei diritti umani, necessari a garantire una vita dignitosa e una pacifica convivenza tra i popoli».
Peccato. Mattarella riesce spesso ad emozionarci. Oggi c’era quasi riuscito di nuovo, ma alla fine mi resta solo la fantastica esecuzione del coro enorme che canta senza orchestra l’Inno d’Italia diretto da Riccardo Muti … indimenticabile.