È un modello di gestione del civismo riprendendo la differenza concettuale tradizionalmente riferita alla ricerca nella distinzione fra ‘di base’ e ‘applicata’
In questi giorni si parla molto di ‘dovere civico’ e voto per i referendum: è un dovere ‘doveroso’ e sacrosanto anche se emerge solo in queste occasioni collegandolo al voto. Il dovere civico, invece, deve essere strutturale e continuativo, un richiamo di sistema socio economico ed in senso pervasivo, un tema da prima pagina ad alta intensità.
Ad oggi, il civismo è considerato solo riguardo agli aspetti sociologici, antropologici, politici e banalmente elettorali, ma non come strumento di gestione operativa del rapporto fra Stato e cittadino. Infatti, non è stato sdoganato come modello attivo di gestione cioè insieme di servizi e attività a vantaggio delle attese dei cittadini che sono clienti del sistema. In sintesi, raramente, si è fatto un passaggio per la ‘messa a terra’ dei principi.
Assumendo la relazione concettuale della distinzione fra ‘scienza e ricerca di base’ e ‘scienza applicata e di ricerca applicata’ notiamo che si sono elaborati molti principi, ma poche traduzioni operative cioè ‘applicate’ del civismo.
Il dovere civico è componente del capitalismo sociale che affronta le disuguaglianze, sviluppa equità, e cerca di evitare danni ambientali, sociali per creare un sistema più equo e sostenibile. Propone un’alternativa alle pratiche capitalistico-tradizionali, che spesso privilegiano il profitto speculativo a scapito del bene comune.
Il capitalismo sociale si distingue per l’attenzione verso le comunità e l’ambiente, promuovendo pratiche aziendali responsabili e sostenibili.
Ed inoltre equità e sostenibilità:infatti il civismo del capitalismo sociale affronta le disuguaglianze e i danni ambientali, cercando di creare un sistema più equo e sostenibile. Propone un’alternativa ed una risposta alle pratiche capitalistico-tradizionali, che spesso privilegiano il profitto a scapito del bene comune; in sintesi rappresenta una risposta alle sfide contemporanee finanziarie di tipo speculativo tradizionale, puntando a un equilibrio tra finanza e profitto e responsabilità sociale.
Per esempio, Muhammad Yunus, premio nobel per la pace, ha gestito una sorta di capitalismo sociale per il tramite del microcredito. Negli anni “80 una violenta inondazione colpi il Bangladesh e Yunus, forse in un tentativo di riconciliarsi con le suo origini, si ritirò in un piccolo villaggio e si trovò così passivo osservatore della rudimentale ‘economia’ di un tipico villaggio del Bangladesh. In quegli stessi anni maturò la convinzione che la colpa della povertà del suo Paese non fosse da attribuire alla ignoranza e alla pigrizia dei suoi abitanti bensì al completo abbandono di quelle terre da parte di qualsiasi struttura finanziaria. Così Muhammad Yunus erogò il suo primo micro prestito, fornendo ad un gruppo di giovani donne, le quali producevano e rivendevano a scopo di lucro mobili di bambù, la cifra di 27 dollari. Muhammad Yunus attivò un circolo virtuoso; in seguito al successo ottenuto dal primo microprestito Muhammad Yunus continuò a erogare micro finanziamenti e dopo qualche hanno fondò la Graamen Bank. Era il civismo non di principio esortativo, ma ‘applicato’.
Civismo ‘applicato’? Perché è un modello di gestione del civismo riprendendo la differenza concettuale tradizionalmente riferita alla ricerca nella distinzione fra ‘di base’ e ‘applicata’.
Nel primo caso (‘di base’) ha la finalità di ampliare le informazioni e la comprensione dell’oggetto di studio, mentre nel secondo caso (‘applicata’) mira a fornire una soluzione al problema studiato.
Analogamente, la ‘scienza applicata’ indica tutte le discipline scientifiche che rendono impiegabili i risultati della ricerca pura nello sviluppo di prodotti e servizi. Quindi il concetto di “civismo ‘applicato’ è la traduzione operativa di tutte le concettualizzazioni ‘di base’ (aspetti sociologici, antropologici, politici e elettorali del civismo.
Il dovere civico è spesso associato a termini come “virtù civiche” o “educazione civica”, che riguardano il comportamento e le responsabilità dei cittadini all’interno di una comunità.
Il “civismo” può essere inteso come osservanza delle norme del vivere civile dettata dal rispetto dei diritti altrui e dalla consapevolezza dei propri doveri per cui comportarsi con “civismo” (dizionario Sabatini Coletti)
In Treccani il “civismo” è nobiltà di sentimenti civili, alto senso dei propri doveri di cittadino e di concittadino che spinge anche a trascurare o sacrificare il benessere proprio per l’utilità comune; per cui si da prova di “civismo” .
Nel dizionario Garzanti “civismo” è la coscienza che il cittadino ha dei suoi doveri civili.
Forse è necessario dare al “dovere civico” delle implicazioni più continuative e perduranti per far percepire che “dove si assume il “dovere civico” come costante di comportamento e stile di vita aumenta il benessere e la ricchezza,Dovere civico vuol dire essere pròdromo di formula imprenditoriale sociale e traduzione in imprese sociali civiche.
Il “civismo” è un modello socio economico e di servizio che permette alle imprese sociali profit,non profit e pubbliche di gestire e svolgere il proprio business e le proprie attività con maggiore successo ed efficacia;consiste nella capacità degli individui e segmenti di una comunità, soprattutto degli individui, di mettere il bene comune prima di quello individuale e di classe.
Il modello civismo riduce i costi della burocrazia che sono un vulnus per le imprese e per la popolazione.Secondo l’antropologoDavid Graeber, mai come in questo periodo storico il genere umano ha avuto un peso burocratico così alto.
“ il Rapporto Doing business della Banca mondiale segnala che l’efficienza burocratica costituisce uno dei principali fattori di competitività dei sistemi produttivi nazionali e locali, addirittura più rilevante dei livelli di tassazione e di altri fattori di natura finanziaria, e individua corruzione e mala-burocrazia come principali fattori degli effetti negativi sul sistema produttivo e di welfare.
Il costo della mala-burocrazia è molto difficile da quantificare, anche perché l’analisi degli effetti delle regole pubbliche e la misurazione degli oneri sopportati da cittadini e imprese nel rapporto con la pubblica amministrazione non sono mai entrate pienamente a regime, benché imposte dalla legge da oltre dieci anni.
Un pesante fardello di oneri e adempimenti burocratici obbliga i cittadini e le imprese a sostenere ingenti costi per gestire i rapporti con la Pa, stimati fino a 150 miliardi. Tutto ciò ha effetti negativi sul sistema produttivo e sul welfare.
Nella consapevolezza, direi quasi nell’intelligenza, che, così facendo, maggiore sarebbe il beneficio generale, quindi, in aggiunta, anche il beneficio particolare che naturalmente ogni individuo e ogni classe perseguono.
Il bene comune, a sua volta, consiste ,anche,in quei possedimenti, strutture e servizi di proprietà privata e civica, ispirati ai diritti fondamentali della persona, che la comunità, attraverso le istituzioni dello Stato, mette a disposizione dei cittadini secondo regole e leggi: come l’ambiente, il territorio e le loro ricchezze; come gli ospedali, le scuole, le strade e ogni infrastruttura; come la tutela dell’incolumità, del benessere, delle aspirazioni di ognuno, ecc…
Il “civismo”, a scanso di equivoci, è un concetto morale positivo, ma anche un concetto politico, persino opportunistico, ma di fondamentale utilità: esso potrebbe essere definito, infatti, come “opportunità di comunità”, nel senso di capacità utilitaristica di rendersi conto che i beni e i benefici diretti dall’individuo e dalla classe alla comunità ritornano sempre all’individuo e alla classe medesima moltiplicati e con un risultato produttorio.
In altre parole, il “civismo” integra l’ispirazione del cittadino verso il bene, e la bontà con l’egoismo come impulso alla conservazione,ove però la ragione riesce, o dovrebbe riuscire, a dirigere verso fini benefici per l’intera comunità.
“Civismo” istituzionale ,educativo, il “civismo” di responsabilità e di capacità di tradurre la responsabilità dell’offerta istituzionale di servizi rispetto alla domanda.Cioè il “civismo” non è “bon ton” istituzionale fine a se stesso,ma modalità di vita della popolazione
Tutto questo porta alla gestione degli interessi generali e del bene comune e anche un rapporto di fiducia fra lo Stato e i cittadini.
La logica economico-aziendale del civismo “applicato”determina due importanti conseguenze sulla natura dell’attività dell’azienda civica:l’insieme delle operazioni non costituiscono “esercizio di funzioni o poteri”, ma sono posti in essere per ottenere un certo risultato che consiste nel dare una risposta ad un problema di civica utilità;l’insieme delle operazioni non possono essere analizzate ed interpretate come applicazione di “modelli di comportamento predefiniti”, ma devono essere svolti secondo sequenze ricostruite partendo da quantità e qualità dei risultati che si intendono conseguire.E’ importante ricordare, tuttavia, che nell’applicazione dei principi e dei criteri dell’economia aziendale si devono considerare i differenti contesti istituzionali, ossia le differenti regole che stanno alla base dell’esercizio dei poteri di prendere decisioni su produzione, trasferimento ed impiego di ricchezza]; si è infatti, affermata l’esigenza di spostare l’indagine economico-aziendale riferita agli enti civici secondo approcci più “sensibili alla differenza fra unità di produzione autoreferenziali da quelle di erogazione eteroreferenziali.”
Senior professor in Bocconi con la quale collabora, a vario titolo, dal 1981. Attuale posizione in Bocconi e SDA Bocconi nel Dipartimento di Analisi istituzionale e management pubblico (DAIMAP) e nell’Istituto di Pubblica Amministrazione e Sanità (IPAS); CERGAS (Centro di ricerca sull’assistenza sanitaria e sociale). Ideatore e direttore “Master in management delle imprese sociali” (23 ed)-Bocconi. Responsabile progetto:”Dai un senso al profitto”(XIV ed). Attuale posizione altre Università • Dal 2021 Codirettore scientifico e direttore MASTER IN MANAGEMENT delle IMPRESE SOCIALI e PREVIDENZA-LUM(Libera università Mediterranea)-Casamassima(BA)
• Fino al 2015 Codirettore del MASTER in ETICA D’AZIENDA (MEGA)-in collaborazione con l’Istituto Marcianum-Patriarcato di Venezia-Venezia(7^ edizioni). Membro del Consiglio Direttivo LILT(Lega Italiana Lotta Tumori)MILANO e BRIANZA,vice presidente SOTTOVOCE-ass.volontari IEO-MONZINO,consigliere CdA Fondazione Salvatore Maugeri Group-Pavia;Volunteer association advisor,Ideatore e presidente PREMIO IMPATTO-Salone CSR e INNOVAZIONE SOCIALE-Koinetica e Univ.Bocconi,;Membro ETHICS COMMITEE di Lombardi Group sa;LOINGsa-Bellinzona.
LIBRI:G.Fiorentini-TUTTE LE IMPRESE DEVONO ESSERE SOCIALI-Profitto e Impatto Sociale-FrancoAngeli 2021; G.Fiorentini, V.Saturni,E.Ricciuti-La VIS di AVIS-la valutazione socio economica delle donazioni del sangue-FrancoAngeli ed .-2016;Fiorentini G-M. Campedelli -La dote ed la Rete-una policy e un modello per le non autosufficienze-Fondazione Easy Care-Reggio Emilia;CD-ROM-2016;G.Fiorentini-G.Sapelli-G.Vittadini:Imprenditore: Risorsa o problema-BUR Saggi-Mi-2014;G.Fiorentini-V.Saturni-AVIS in the Italian transfusion System-FrancoAngeli –ed.Mi-2013; G.Fiorentini-V.Saturni ‘AVIS nel sistema trasfusionale italiano’; FrancoAngeli ed.-Mi 2013;G.Fiorentini-F.Calò-Impresa sociale &Innovazione Sociale –Franco Angeli ed.-mi-2013; D.Dal Maso-G.Fiorentini(a cura di)-Creare valore a lungo termine-Egea-2013