Mark Carney, dopo aver prestato giuramento a marzo, in seguito alle dimissioni del suo predecessore Justin Trudeau, ha indetto elezioni anticipate che ieri ha vinto, rimanendo Primo Ministro del Canada, anche se non è ancora chiaro se il suo Partito Liberale riuscirà a formare un governo di maggioranza, per cui sono necessari 172 seggi, o dovrà limitarsi a un governo di minoranza.
A scrutinio in corso, i Liberali sono dati al 42,7%, i Conservatori al 41,6%, il New Democratic Party al 5,3% e il Bloc Quebecois al 8,1%. Al momento sono stati assegnati 244 seggi su 343 – 109 sono andati ai Liberali e 115 ai Conservatori. Le percentuali rimanenti sono distribuite fra gli altri 17 partiti che si presentano alle elezioni e al momento solo il Bloc Quebecoisha ottenuto 19 seggi e il New democratic party 1.
L’andamento del voto per i distretti in cui si sta effettuando lo scrutinio vede però in vantaggio i liberali con 157 seggi contro i 148 dei conservatori. Il Bloc Quebecois 24 ed il New Democratic Party 10 e i Verdi con 2 seggi.
Sono 343 seggi da rinnovare, quelli della Camera canadese. Come negli Stati Uniti, per via della grande estensione del Canada in alcuni territori il voto si è concluso ma gli ultimi seggi – quelli della costa ovest- chiuderanno per ultimi.
I canadesi erano chiamati sostanzialmente a decidere se prolungare il decennio di potere del Partito Liberale scegliendo come nuovo premier Mark Carney o cambiare, affidando il potere ai Conservatori e al loro leader populista Pierre Poilievre.
La sua vittoria all’insegna del ‘Canada Strong’ segna uno smacco per il fautore del ‘MAGA–Make America Great Again’, Donald Trump, il quale, nel giorno in cui i canadesi si recavano ai seggi, ha voluto augurare sul social Truth «buona fortuna al grande popolo del Canada» affinché venga eletto «l’uomo che ha la forza e la saggezza di dimezzare le vostre tasse, di aumentare la vostra potenza militare, gratuitamente, al livello più alto del mondo, di far sì che le vostre aziende (…) diventino quattro volte più grandi». Arrivare a «zero tariffe o imposte» è possibile per Trump, ma a una condizione: che il Canada diventi l’ «amato 51simo Stato americano». «Niente più linea di demarcazione tracciata artificialmente molti anni fa. Guardate quanto sarebbe bella questa massa di terra. Libero accesso senza frontiere. Tutti gli aspetti positivi senza quelli negativi. Era destino che fosse così!”. «L’America non può più sovvenzionare il Canada con le centinaia di miliardi di dollari all’anno che abbiamo speso in passato. Non ha senso se il Canada non è uno Stato!”.
Una palese interferenza negli affari interni di un altro Paese, contro cui, peraltro, spaccando il Nord America, il tycoon ha già innescato una feroce guerra dei dazi, con relative minacce di ritorsioni. Appresa la vittoria, Mark Carney ha affermato che il suo Paese non dovrà mai dimenticare il «tradimento» americano. «Il nostro vecchio rapporto con gli Stati Uniti è finito» – ha detto – perché «il presidente Trump sta cercando di spezzarci per possederci», ha dichiarato, invitando il Paese a unirsi nei «difficili mesi a venire che richiederanno sacrifici».
Dopo i ripetuti commenti di Trump sulla possibilità di fare del Canada il 51esimo Stato degli Usa, Carney lo aveva paragonato al “cattivo dei libri di Harry Potter”. “Se pensi a cosa c’è in gioco in questi commenti ridicoli e offensivi del presidente, a cosa potremmo essere, penso che questi siano una sorta di commenti alla Voldemort”, aveva commentato Carney.
Secondo alcuni analisti politici, Poilievre ha pagato il fatto di essere considerato troppo vicino a Trump (e Musk) per stile e idee politiche, pur avendo più volte preso le distanze da lui. “Presidente Trump, resti fuori dalle nostre elezioni. Le uniche persone che decideranno il futuro del Canada sono i canadesi alle urne”. E poi: “Il Canada sarà sempre orgoglioso, sovrano e indipendente e non saremo mai il 51° stato”. Ma ormai era tardi.
Il leader conservatore canadese Pierre Poilievre ha promesso di collaborare con il governo liberale per contrastare la guerra commerciale e le minacce di annessione del presidente statunitense Donald Trump, dopo che le proiezioni hanno attribuito la vittoria al partito di Mark Carney . «Metteremo sempre il Canada al primo posto», ha detto ai sostenitori, aggiungendo: «I conservatori collaboreranno con il primo ministro e tutti i partiti con l’obiettivo comune di difendere gli interessi del Canada e ottenere un nuovo accordo commerciale che ci lasci alle spalle questi dazi, proteggendo al contempo la nostra sovranità”.
La volgarità di Trump ha fatto infuriare molti canadesi, spingendoli a cancellare le vacanze negli Stati Uniti, a rifiutarsi di acquistare beni americani e forse persino a votare in anticipo. E sembra avere spinto anche un numero record di 7,3 milioni di canadesi a votare con il voto postale, prima del giorno delle elezioni.
La politica estera non dominava così tanto un’elezione canadese dal 1988, quando il libero scambio con gli Stati Uniti era la questione controversa: non c’è dubbio, infatti, che l’atteggiamento aggressivo degli Stati Uniti di Trump che, in stile imperiale, promette che il Canada diventerà il 51esimo Stato, non ha premiato la linea conservatrice agli occhi dei canadesi, che sembrano, al contrario, sempre più affascinati dall’idea di entrare a far parte dell’Unione Europea. “I legami tra Unione europea e Canada sono forti e lo saranno ancora di più in futuro” -ha affermato il 29 aprile la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, congratulandosi con Carney- “Lavoreremo insieme per difendere i nostri valori democratici comuni, incoraggiare il multilateralismo e promuovere un commercio libero ed equo”, ha aggiunto.
In quest’ottica, Carney, il ‘Mario Draghi’ canadese, economista e già governatore della Banca Centrale, al primo impegno attivo in politica, è stato scelto dai suoi connazionali proprio come difensore rispetto alla linea minacciosa del Presidente USA.
Ma chi è Mark Carney? è Nato nel 1965 nella piccola cittadina di Fort Smith, nei Territori del Nord-Ovest, con tre nonni su quattro provenienti dall’Irlanda, ha doppia cittadinanza, irlandese e canadese di nascita e, nel 2018, ha acquisito quella britannica. Un profilo internazionale, sebbene abbia recentemente dichiarato di voler rinunciare ai due passaporti d’oltreoceano perché ritiene che il primo ministro debba essere cittadino unicamente canadese.
Figlio di un preside di una scuola superiore, beneficiando di una borsa di studio, venne ammesso all’Università di Harvard. Nel 1995 conseguì il dottorato di ricerca in Economia presso l’Università di Oxford, realizzando una tesi sulla possibilità che la concorrenza interna possa rendere un’economia più competitiva a livello nazionale.
Dopo aver lasciato il settore privato in Goldman Sachs, nel 2003 inizia a lavorare nella Banca Centrale del Canada come vicegovernatore per poi divenire viceministro presso il Dipartimento delle Finanze. Nel 2007, venne nominato governatore della Banca del Canada, poco prima del crollo dei mercati globali, che causò una profonda recessione. In quella circostanza, Carney si distinse come colui che più aiutò il Paese ad evitare di sprofondare, mantenendo all’1% i tassi di interesse per almeno un anno, dopo averli tagliati drasticamente, aiutando le aziende a continuare a investire anche quando i mercati crollarono.
Il medesimo atteggiamento venne usato da Carney anche quando fu chiamato a Londra, nel 2013, a dirigere -il primo non britannico ad essere scelto come governatore dal 1694- la Banca d’Inghilterra, che innovò profondamente: nel 2015 la Banca inglese ridusse il numero delle riunioni sui tassi di interesse da 12 a 8 all’anno e iniziò a pubblicare i verbali insieme all’annuncio delle decisioni. Fu lui ad introdurre una politica di ‘forward guidance’, in base alla quale la Banca avrebbe cercato di sostenere ulteriormente l’economia e incoraggiare i prestiti impegnandosi a non aumentare i tassi finché la disoccupazione non fosse scesa al di sotto del 7%. La confusione suscitata da questa politica portò un parlamentare a paragonarlo a un ‘fidanzato inaffidabile’ (‘unreliable boyfriend’), un soprannome che è rimasto in circolazione a lungo anche dopo la fine della controversia iniziale. A differenza dei governatori precedenti, che in genere si astenevano da commenti, è intervenuto in modo controverso in vista di due importanti referendum costituzionali: nel 2014 avvertì che una Scozia indipendente avrebbe potuto dover cedere poteri al Regno Unito se avesse voluto continuare a utilizzare la sterlina; nel 2016, prima del referendum sulla Brexit, aveva pronosticato che l’uscita dall’UE avrebbe potuto innescare una recessione.
Dal 2011 al 2018, Carney è succeduto a Mario Draghi alla presidenza del Financial Stability Board, che ha coordinato il lavoro delle autorità di regolamentazione di tutto il mondo, conferendogli un ruolo chiave nella risposta globale alle politiche della prima presidenza Trump. Da premier canadese, ora dovrà confrontarsi con il Trump 2.0, soprattutto in merito alla guerra dei dazi, rispetto alla quale continuerà a imporre tariffe doganali reciproche “finché gli americani non ci mostreranno rispetto e non prenderanno impegni credibili e affidabili per un commercio libero ed equo”.