Ci aspettavamo che sarebbe dovuto accadere ma, sinceramente così presto lascia perplessi.

Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ora sta facendo i conti con la realtà, che è molto diversa dalla sua fantasia perversa e senza costrutto. Nonostante durante la campagna elettorale (nel maggio 2023, durante un townhall della CNN) avesse assicurato di avere il potere e la capacità di porre fine alla guerra in Ucraina in 24 ore, le bombe di Putin stanno ancora martellando la regione europea così tanto vicina a noi.

E mentre stava per giurare di nuovo, il capo in pectore della Casa Bianca sembrava che con una mossa spettacolare stesse per svincolare la pioggia quotidiana di missili sul Medio Oriente, ovvero – come scriveva il ‘Corriere della Sera’ – immaginando «una pace che dia uno Stato ai palestinesi e la vera sicurezza a Israele». E sappiamo che la situazione in quella terra è sempre più infuocata.

Va bene, accertato che sia Trump che i suoi consiglieri non capiscono nulla di politica estera, notiamo che anche i temi della politica economica sono profondamente lacunosi per il palazzinaro tedesco-americano. E anche per chi ne fa le veci.

E infatti, nei salotti di Washington si iniziano a contare le serie sconfitte di Trump, dove autorevolezza e autorità di bottega si mischiano in una girandola di nozioni svalvolate, a cominciare dal tira e molla delle normative daziarie che hanno mandato in saliscendi la borsa, a tutto profitto di chi ha saputo fare del mostruoso insider trading.

Va bene, anzi no perché chi ha dato fiducia alle istituzioni americane sta pagando a caro prezzo le scelte senza dignità e senza coscienza.

Infatti, non contento, Trump ha lanciato una serie di attacchi al presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, sul cui nome i giuristi del presidente n. 47 si sono messi al lavoro per licenziarlo prima della fine del suo mandato, il prossimo anno. Ma sembra senza particolare successo.

Ma poi c’è la parte più coreografica. Quella toccata all’uomo più ricco del mondo, Elon Musk. Il buon amico del nostro governo centrale.

Da maggio, il riccone lascerà anzitempo la guida del dipartimento creato su misura per lui (DOGE) e si concentrerà sulla Tesla, che ha avuto un crollo in borsa negli ultimi mesi con un calo del 20% nelle vendite, mentre gli utili sono scesi di oltre il 70%. Così come sembra che la sua popolarità sia precipitata dopo che il suo programma di tagli indiscriminati alle spese del governo ha scatenato proteste e ritorsioni in tutti i potentati degli Stati Uniti.

Insomma, il bravo sudafricano ha mostrato che non si può essere tuttologi a questo mondo. È come se si fosse chiesto ad Albert Einstein -tra un passaggio e l’altro della sua Teoria della Relatività- di andare a fare la spesa e acquistare il suo necessario a buon prezzo. Ma lasciamo perdere, quello è uno spot pubblicitario e l’umanità dovrebbe svegliarsi da questo torpore immaginario e comprendere che la politica è un’altra cosa. Non quella di imprenditori senza scrupoli, di ignoranti e di Masanielli senza storie.

Insomma, Elon Musk se ne torna a fare il suo lavoro di imprenditore, un po’ più povero e non sappiamo quanto soddisfatto. Secondo il ‘Washington Post’, lui sarebbe stanco di dover affrontare quella che considera una serie di attacchi alla sua persona, sia da parte dei democratici che di frange di repubblicani.

Naturalmente non esce di scena. E sì, perché il suo Presidente, sulle orme di quel Ronald Reagan che si inventò lo ‘scudo spaziale’ negli anni del suo potere, ha previsto di far investire al suo Paese (di adozione) diverse centinaia di miliardi di dollari per un progetto denominatoGolden Dome’, la cupola d’oro che una volta in funzione sarebbe in grado di assaltare missili balistici e armi ipersoniche, attraverso una costellazione di un migliaio di satelliti per il tracciamento dei vettori ostili e circa 200 piattaforme orbitanti pronte ad abbattere con laser e proiettili di alto calibro l’artiglieria rivale, lasciando la proprietà al costruttore, pagandolo solo a richiesta. Il che significa che l’amministrazione Trump sta mettendo in mano a privati la difesa pubblica, con tutti i rischi che può comportare un’intromissione senza controllo. E uno di questi è proprio Musk, che detiene le chiavi del comando nell’armadietto più prezioso, assieme ad altri prodotti su cui è il caso di sorvolare.

Speriamo bene, perché la consapevolezza di mettere in mano, sia pure part-time a uno che ha ammesso di far uso di droghe il destino del mondo, è poco propizia. Un bel problema e come tale non se ne fa parola nei parlamenti di tutto il mondo.

A chi si domanda, a questo punto, cosa accadrà al dipartimento che il patron di SpaceX ha modellato a sua immagine e somiglianza, assumendo giovanissimi senza esperienza per cancellare migliaia di posti di lavoro e costi ritenuti superflui secondo i loro buffissimi calcoli, diamo subito la risposta.

Si fa il nome di Russell Vought, che sarebbe il vero architetto dello smantellamento dello Stato federale, ideologo chiave del Project 2025, promosso dalla Heritage Foundation, uno dei think tank di conservatori più influenti degli Stati Uniti, fondato nel 1973.

Chi è la padella e chi la brace?