Il tribunale di Parigi ha dichiarato la deputata e leader del partito di estrema destra francese Rassemblement National, Marine Le Pen, e altri 8 eurodeputati della sua formazione politica colpevoli di appropriazione indebita di fondi pubblici. La leader del RN ha lasciato l’aula del tribunale prima che il suo verdetto fosse annunciato ufficialmente.

Le Pen avrebbe sottratto 474.000 euro di fondi per pagare quattro dei suoi assistenti. “Tutti i parlamentari europei sono stati condannati per appropriazione indebita di fondi pubblici e tutti gli assistenti parlamentari per aver nascosto questi fondi”, ha sostenuto la Corte. Le Pen e altri funzionari del partito sono accusati di aver utilizzato denaro destinato agli assistenti parlamentari dell’Unione Europea per pagare invece il personale che lavorava per il partito.

Le Pen, che mirava alla candidatura alle elezioni presidenziali del 2027, è stata condannata all’ineleggibilità immediata (stessa condanna per gli altri coimputati eletti). Per meglio dire, a cinque anni di ineleggibilità con esecuzione provvisoria – e a quattro anni di carcere, due dei quali sospesi.

Lo scorso novembre, la procura aveva chiesto per Marine Le Pen una pena di ineleggibilità di cinque anni, con esecuzione provvisoria (applicabile immediatamente, anche in caso di appello), oltre a cinque anni di carcere, di cui due con pena definitiva (pena riducibile) e una multa di 300.000 euro.

I media francesi riferiscono che anche i dodici assistenti processati insieme a Le Pen e agli altri 8 eurodeputati sono stati giudicati colpevoli di ricettazione.

Ancora più significativo è il fatto che la leader dell’estrema destra sia stata ritenuta al centro di un “sistema” di appropriazione indebita che ha dirottato fondi dell’UE verso il suo partito tra il 2004 e il 2016, allo scopo di “alleggerire l’onere finanziario del partito”. “Le Pen è colpevole di complicità in appropriazione indebita durante il suo mandato di presidente del partito tra il 2011 e il 2016, per un importo complessivo di 1,8 milioni di euro”, ha affermato la giudice Bénédicte de Perthuis.

Sebbene la corte abbia riconosciuto che nessuno degli imputati ne aveva tratto personalmente profitto, ha sottolineato che i fondi sottratti hanno favorito il partito nel suo complesso, “minando i principi democratici” ed erodendo “la fiducia degli elettori francesi”.

La già tre volte candidata (senza successo) del RN alla presidenza per tre volte, senza successo, aveva affermato di “non credere” che i giudici sarebbero giunti al punto di pronunciare nei suoi confronti una sentenza di ineleggibilità con esecuzione provvisoria. “Ho letto qua e là che saremmo nervosi. Personalmente, non lo sono, ma capisco che si potrebbe esserlo: con l’esecuzione provvisoria, i giudici hanno diritto di vita o di morte sul nostro movimento”, aveva commentato il leader del partito dell’estrema destra francese su ‘La Tribune Dimanche’ poche ore prima della sentenza.

Come ovvio, il Rassemblement National punterà probabilmente su Jordan Bardella, eurodeputato e presidente del gruppo Patrioti per l’Europa al Parlamento europeo (PfE), che in un post su X ha affermato: “Oggi non è solo Marine Le Pen a essere ingiustamente condannata: è la democrazia francese a essere messa a morte”.

Mentre il suo alleato di destra, Éric Ciotti ha a sua volta denunciato una “cabala giudiziaria” che confisca “il destino democratico della nostra nazione. Non si tratta di un semplice malfunzionamento, è un sistema di presa del potere che esclude sistematicamente qualsiasi candidato troppo a destra e in grado di vincere, da François Fillon a Marine Le Pen”, ha sottolineato. “Non spetta ai giudici decidere per chi votare il popolo”, ha precisato il suo rivale nazionalista e presidente di Reconquête, Éric Zemmour. Estremamente contrariato anche il leader del partito di estrema sinistra La France Insoumise, Jean-Luce Mélenchon, secondo cui “la decisione di rimuovere un rappresentante eletto dovrebbe spettare al popolo”.

Critiche dure alla condanna di Le Pen sono giunte anche dall’estero, a partire dalla Russia. Il portavoce del Cremlino, Dmitrj Peskov, ha denunciato una “violazione delle norme democratiche”, mentre la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, interpellata dall’agenzia di stampa Tass, ha definito la sentenza del processo a Marine Le Pen “agonia della democrazia liberale”.

Aspra la reazione degli alleati europei del Rassemblement National del gruppo europeo dei Patrioti, comprendenti, tra gli altri, il premier ungherese, Viktor Orbán, e il leader della Lega, Matteo Salvini. Entrambi su X hanno postato messaggi con l’hashtag #JeSoutiensMarine. Anche il co-presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti (ECR) al Parlamento europeo ed europarlamentare di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini, ha espresso “stupore e preoccupazione per un’altra terribile sconfitta dello Stato di diritto in una nazione cardine della Ue come la Francia”.

Preoccupato il capo del governo francese François Bayrou dopo che, parlando ai media francesi domenica, Marine Le Pen aveva affermato che una ineleggibilità provvisoria non le avrebbe impedito “affatto di censurare il governo”.

Secondo quanto riportato dal quotidiano francese ‘Le Figaro, prima della sentenza del Tribunale di Parigi, Bayrou avrebbe dichiarato in privato che “se Marine Le Pen non potrà candidarsi, si correrà il rischio di uno shock nell’opinione pubblica”. A detta dello stesso quotidiano, ai membri del governo sarebbe stato ordinato di non soffermarsi sull’argomento.

“La giustizia, tutta la giustizia e nient’altro che la giustizia deve prevalere. Anche così, ovviamente, questo avrà ripercussioni politiche” , ha dichiarato la ministra Delegata per l’Uguaglianza di Genere, Aurore Bergé, su BFMTV questa domenica.