Che fosse del tutto prevedibile, importa poco, anche se sottolinearlo fa bene al nostro, danneggiatissimo, orgoglio: anche altrove, il ceto politico se si tratta di dire balle e non realizzarle nei tempi previsti, mica ci scherzano.

Mi riferisco alla ‘settimana’ di Trump. Ve lo ricordate, già prima dell’insediamento, Trump disse che avrebbe risolto i problemi dell’Ucraina, della Palestina e dei dazi in meno di una settimana.

Ne sono passate ormai varie di settimane e … a parte qualche scena veramente disgustosa, non si è visto nulla. E sì che, dazi a parte, lo stesso Trump parlò della necessità di porre fine a quelle guerre per il loro prezzo umano. Che sarebbe pure una bella e pia osservazione, se non avesse fatto trasparire il suo disprezzo per taluni di quei morti. Ma, sia come si voglia, il fatto è che i morti ci sono, tutti i giorni e le distruzioni anche.

Invero, per quanto riguarda la situazione di Israele, l’impegno di Trump non mi sembra gran che, anzi certo non aiuta l’atteggiamento violento verso l’Iran, l’unico vero sostenitore della ‘causa palestinese’, minacciato di essere bombardato dagli USA con la scusa che sostengono, dice Trump, anche gli Houthi. Sta in fatto che, scaduta la tregua prevista  per scambiarsi, diciamo così, i prigionieri, nella prima parte del periodo di trattative, Israele ha ripreso a  bombardare … lo posso dire?: una popolazione inerme, che al massimo può opporre ai carri armati di ultimissima generazione, ai supercannoni, ai razzi micidiali, agli aerei da caccia e da bombardamento israeliani, al massimo, dico, può opporre qualche fucile magari a ripetizione e dei razzi poco più che da capodanno.  

È una cosa che non sottolinea mai nessuno, o almeno molto pochi, sia per quanto riguarda Gaza, sia per quanto riguarda la Cisgiordania, dove le cose sono forse anche peggiori! Tutti sono attentissimi a ricordare ‘l’orrore’ del 7 Ottobre, ma sul resto si sorvola o ci si limita a dire i presunti numeri … dei morti bambini, perfino di fame, di malattie, perfino di poliomielite per mancanza del vaccino e di freddo, per il blocco degli aiuti umanitari!

Eppure, diciamoci la, verità, la situazione non è poi tanto complicata in sé. Con la risoluzione 242 del 1967, il Consiglio di Sicurezza (per una volta e per una volta senza ambiguità vere) ha detto chiaramente che Israele deve tenersi il territorio della risoluzione 181 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e ritirarsi dai territori occupati. La cosa è stata ribadita in ben due sentenze consultive della Corte internazionale di Giustizia, dove si aggiunge anche che l’infame muro costruito da Israele per isolare i palestinesi, va abbattuto, per non parlare del mandato di cattura internazionale a carico di Netanyahu … certo, anche di Putin, ma questo non riduce l’importanza dell’altro. Noi tutti, di qualunque Paese, di qualunque partito ci siamo per anni indignati per il muro che fu eretto dalla Repubblica Democratica Tedesca, ma poi neanche parliamo (molti nemmeno sanno) del muro in Palestina!

Certo, si dice, come si può pensare che Israele si ritiri da tutti i territori illecitamente occupati dopo la sua costituzione nel 1948, a sua volta illecita ma che non rende illecito lo stato di Israele, come ho spiegato molte volte? Va bene, allora non ci resta altro, trattiamo: Arafat e Rabin, infatti, lo fecero e ci riuscirono … poi furono ammazzati.

Tutti si stracciano le vesti se c’è un attentato palestinese contro un israeliano, ma nessuno, proprio nessuno, ha l’onestà di dire la semplice e ormai chiarissima verità: Israele vuole prendersi tutto, ma proprio tutto il territorio abitato dai palestinesi e allontanarne gli abitanti. Come, non importa: Trump ha proposto di deportarli in Egitto e in Giordania così lui (sic!) ci fa una bella città vacanze! È una oscenità, certo: ma fingere che non sia questa l’intenzione di Israele e di chi la sostiene è una cosa indegna, anche da parte di chi sostiene di avere un piano (segretissimo) per risolvere la questione … una volta spodestata Hamas, che però in Cisgiordania non c’è: e dunque chi si dovrà spodestare lì?

L’altro tema su cui Trump si era data una settimana è quello dell’Ucraina. E sul punto, di atti clamorosi ne ha fatti, ma, nella sostanza, ben pochi.

Giusta la scelta di non demonizzare l’avversario, giusta anche l’accettazione, sia pure a mezza bocca, che la Russia proprio tutti i torti non aveva, ma ora, poste che siano state (e lo sono state!) le carte in tavola, si può passare alla partita vera e propria, che consiste in maniera tanto evidente che dirlo è ingenuo: la Russia vuole che i territori del Donbass (che tre anni fa avrebbe accettato fossero autonomi, un po’ come il nostro Alto Adige) restino sotto la propria sovranità e che il resto dell’Ucraina entri pure, se vuole, nella UE (una polpetta avvelenata per noi!) ma non nella NATO. E su ciò, tra l’altro, se in Europa vi fosse qualcuno in grado di pensare noi europei, avremmo tutto da guadagnarci. A patto di avere il tempo necessario (quattro – cinque anni), e un ceto politico meno infingardo di quello che abbiamo, l’Europa potrebbe fare a meno della NATO e gli USA, cui costa tantissimo, a loro volta potrebbero lasciarla cadere e occuparsi della Cina, che pensano loro vero avversario! L’Europa, al contrario, potrebbe evitare una sorta di ‘balcanizzazione del commercio di armi’, che sembra nei progetti statunitensi, come afferma Jack Watlink su Foreign Affairs.

Chiaramente non sto proponendo un progetto, ci vorrebbe ben altro!, ma un fine politico, che darebbe all’Europa quella autonomia che dice di cercare da tempo, e che le permetterebbe di mettere in campo e fare funzionare le nostre invidiabili (e invidiate!) scienza e tecnologia e il nostro potenziale economico in termini di prim’attore.

Colpisce, oggi, che da un ex dipendente dei servizi segreti russi fuggito all’estero, dal quale ti aspetteresti parole di fuoco e di guerra, Evgeny Savostianov, arrivi questo giudizio, ovvio e razionale sul riarmo europeo: «Ma da solo non basta. Oggi siete sotto schiaffo di due potenze come la Russia e questi nuovi Usa, che detestano profondamente le vostre basi di valori. Sono uniti da quello che ritengono essere un nemico comune: voi. Siete circondati, in qualche modo. Ogni piano di rafforzamento della capacità difensiva dell’Europa deve cominciare da una potente campagna di informazione che spieghi ai cittadini la nuova realtà, che smascheri e isoli i complici di quella che non è una rivoluzione culturale in corso, ma un’aggressione mascherata», ‘aggressione’, ma da entrambi USA e Russia, anche (nel caso, USA principalmente) contro l’Europa, per la quale aggressione l’Ucraina è solo una comoda (benché sanguinosa) scusa. La Russia, Putin sottolinea Savostianov: «Accetterà una tregua completa solo quando sarà sicuro di poter raggiungere i suoi grandi obiettivi. Nel piccolo che per lui rappresenta l’Ucraina, appare evidente che ha bisogno di un avamposto russo sulla riva destra del Dnepr … » e, per quanto riguarda l’Europa dovrà: «Assumersi il fardello della responsabilità per il proprio destino. A cominciare dall’Ucraina. Oppure, può rassegnarsi a una sottomissione de facto … ».

Questa è una verità banale, che però nessuno vuole affrontare: la guerra nasce dalla volontà di ‘zittire’ la Russia, già in ginocchio con la fine dell’URSS, ma non ha ottenuto lo scopo prefissato.

Dovrebbe colpire, come colpisce me anche se è troppo presto per parlarne, che un minimo accordo di cessate il fuoco sul Mar Nero, e solo sul Mar Nero, sia stato “l’stipulato’ tra USA e Russia, in cambio di libertà di commercio dei prodotti agricoli russi!

L’Europa è fuori, non c’è da fare: è fuori. E allora?

Come in Palestina: ora si deve trattare, trattare, trattare sul serio e lasciare i miracoli a chi ne può mettere in campo.

Di Giancarlo Guarino

Giancarlo Guarino è Professore ordinario, fuori ruolo, di Diritto Internazionale presso la Facoltà di Economia dell’Università di Napoli Federico II. Autore di varie pubblicazioni scientifiche, specialmente in tema di autodeterminazione dei popoli, diritto penale internazionale, Palestina e Siria, estradizione e migrazioni. Collabora saltuariamente ad alcuni organi di stampa. È Presidente della Fondazione Arangio-Ruiz per il diritto internazionale, che, tra l’altro, distribuisce borse di studio per dottorati di ricerca e assegni di ricerca nelle Università italiane e straniere. Non ha mai avuto incarichi pubblico/politici, salvo quelli universitari.