Che il livello del nostro ceto politico, quello che insiste a farsi chiamare ‘classe’, sia largamente al di sotto del minimo sindacale, è cosa, ahimè, nota da tempo, ma da qualche settimana lo sfaldamento di ogni logica, lo spappolamento di ogni ‘politica’ in una zuppa maleodorante e dal contenuto misterioso si manifestano sempre più evidenti.

Al punto che qualcuno pensa che la ‘ducetta’ (così Magri su ‘Huffingtonpost’, io direi la ‘ducia’, mi sembra più corretto e  … virile) sia stanca o ormai incapace di mettere in riga i suoi ministri e specialmente i suoi (diciamo la verità, ridicoli) vice. La figura del vice-presidente del Consiglio dei Ministri, fu inventata con una legge del 1988, allo scopo di qualificare qualche ministro un po’ più importante di altri … in un sistema di governo che non prevede, come altrove, uno che ‘comanda’ (come direbbe la ducia), ma uno che dirige: primus inter pares, dicono quelli che sanno tutto. E infatti l’art. 8 della legge si limita ad affermare che il vice è lì, pronto a sostituire il ‘capo’ se è impossibilitato: sta male, muore, impazzisce. Ma poi, siccome siamo nel Paese di Pulcinella, si prevede che possano esservene addirittura due … perché in realtà serviva solo a dare importanza ai membri, in genere numerosi, delle nostre maggioranze.

Importanza, appunto, solo formale: una sorta di buffetto sulla guancia del vice in questione. Ma, come sempre c’è vice e vice. E il nostro Matteo Salvini, che ci tiene da morire (anche perché governa un partito in evidente stato comatoso) si dà un gran daffare, e specialmente impazza contro le decisioni europee in materia di riarmo e di alleanze, e cerca di creare un rapporto diretto con il suo ‘omologo’ (così direbbero i giornali importanti!) statunitense.

Da un lato, dunque, fa perfino piacere alla ducia, che odia l’Europa, non sopporta i francesi, non ama i tedeschi, considera brutta gente i britannici e punta ad una sorta di autarchia ‘nazionale’ (termine che usa sempre e sempre a sproposito), ma – follie di un nazionalista, che dovrebbe dire e fare esattamente l’opposto – all’ombra degli USA, con i quali vorrebbe avere rapporti privilegiati, fare da ‘ponte’, eccetera senza minimamente riuscirci, tanto più che Trump sembra sempre più intenzionato a porre dazi anche contro l’Italia e nei suoi ambienti Salvini è considerato il più trumpiano di tutti.

E fin qui, già vi sarebbe molto da criticare e moltissimo da vergognarsi, ma tant’è. Il punto è, però, che c’è un altro vice (che, tra l’altro, lo dico per completezza di informazione, prevarrebbe sull’altro al bisogno per anzianità: 71 contro 52 anni) noto in USA come ‘tagliatelle’ e che svolge il ruolo (si fa per dire) di Ministro degli Esteri, invero un po’ tagliato fuori sia dal «Signor Presidente del Consiglio on. le Giorgia Meloni», sia da Salvini; e infatti non viene preso molto sul serio. Con, però due aggravanti.

La prima è che la linea politica della ‘ducia’ si riduce in sostanza a quella che ho definito della «Zita contegnosa», ci sta, ma si vede che vorrebbe non starci, o almeno non fino in fondo, però fino ad un certo punto … Lo stiamo vedendo ogni giorno sulla questione ucraina: ‘mai un soldato italiano sul terreno’, siamo pronti a partecipare alla, forza di pace NU in Ucraina’, ‘niente soldi per armi’, ma ‘compriamo armi solo statunitensi’ eccetera. Insomma, un pasticcio per noi italiani, figuriamoci all’estero.

Ma, appunto non basta perché mentre i due litigano e si fanno i dispetti, ma specialmente si soffiano la sedia sotto al sedere nel momento di incontrare esponenti statunitensi, c’è un terzo incomodo e, in Italia, che incomodo!

Si tratta di quella che io chiamerei la ‘cavallerizza’, nominata tale dal Presidente Mattarella per la mirabile gestione delle grosse imprese … lasciategli in eredità dal padre (a sua volta cavaliere, ma poi dimessosi per i noti motivi) dopo quella ben nota lotta ‘corpo a corpo’ con De Benedetti, al quale, per averle, dovette versare 500.000.000,00 di euro ‘cash’!

Che c’entra, direte voi? C’entra, c’entra (come direbbe Renato Pozzetto in una famosa scenetta) perché a lei, la cavallerizza, non piace la politica di diffidenza verso l’Europa della ‘ducia’, malamente controllata da ‘tagliatelle’, anche perché ostacolato dal terribile Matteo!

Come scrivevo all’inizio di queste righe, pare che la ‘ducia’ sia un po’ arrabbiata (lei userebbe di sicuro un altro termine) perché già le crea problemi il litigio tra i due vice, ma ora ci si mette anche la cavallerizza, che ha, ecco il punto, un potere enorme e assolutamente non dovuto sul Governo.

Tutti sappiamo, tutti sanno, che il suo partito (suo: della Berlusconi) non ha certo idee politiche particolarmente significative o dirimenti, ma certamente non vuole correre il rischio di apparire troppo spencolato da una parte o dall’altra e, per di più, date le cose di cui si occupa (giornali, libri, televisione, cinema, ecc.) un buon rapporto con i maggiorenti europei è fondamentale e quindi non guarda con favore le continue punzecchiature, per esempio, a Macron e l’eccessiva dipendenza dagli USA. Nulla di più, ma nulla di meno e, certo, la posizione mezzo dentro e mezzo fuori della ducia con l’Europa è per la Berlusconi fumo negli occhi. E quindi fa constare il proprio forte, sottolineo ‘forte’, dissenso … nell’unico modo che può e sa: facendo balenare l’idea che Tajani-Tagliatelle esca dalla maggioranza, mandando a gambe all’aria il Governo.

E non si tratta di semplici fantasie. Da quando è irrotto Trump sulla scena, le carte della politica italiana si stanno rimescolando in fretta, le posizioni cambiano all’improvviso e … la volontà o velleità di cercare di formare una forza politica centrista, mai sopita in Italia è sempre più forte: Renzi è lì, Tajani si fa presto a cambiarlo (o cucinarlo, visto il soprannome), e nulla esclude che il PD, grazie al lavoro ai fianchi continuo di Bonaccini e compagni, si spacchi.

Sarebbe, direte, un ‘centro’ abborracciato, instabile e privo di idee … forse, ma in Italia la DC ha governato per decenni chiara su un solo punto: il potere.

Di Giancarlo Guarino

Giancarlo Guarino è Professore ordinario, fuori ruolo, di Diritto Internazionale presso la Facoltà di Economia dell’Università di Napoli Federico II. Autore di varie pubblicazioni scientifiche, specialmente in tema di autodeterminazione dei popoli, diritto penale internazionale, Palestina e Siria, estradizione e migrazioni. Collabora saltuariamente ad alcuni organi di stampa. È Presidente della Fondazione Arangio-Ruiz per il diritto internazionale, che, tra l’altro, distribuisce borse di studio per dottorati di ricerca e assegni di ricerca nelle Università italiane e straniere. Non ha mai avuto incarichi pubblico/politici, salvo quelli universitari.