Se avessi scritto queste due righe la sera del 18.3.2025, cioè poco dopo le dichiarazioni del «Signor Presidente del Consiglio on. le Giorgia Meloni» al Parlamento e le prime repliche al Senato, avrei fatto notare una cosa semplicissima e ovvia, chiara a tutti.
Il Presidente afferma, infatti, in sostanza: ‘dobbiamo garantire la difesa dell’Europa nell’ambito della NATO, senza danneggiare i rapporti con gli USA’ per poi soggiungere in altra fase del discorso con riferimento al progetto (dal nome idiota, ma tant’è, almeno è realistico e serve a ben altro, come ho spiegato, di finanziamento degli armamenti per una difesa europea, anche se ad opera per ora dei singoli Stati: “Non si fa sicurezza dividendo Europa e USA … se si vuole avere un ruolo bisogna difenderci da soli, che non implica ridurre la sanità”.
Non sono beninteso le parole testuali, ma una sintesi del contenuto dei suoi interventi.
Ebbene, appunto fimo all’altra sera, avrei giudicato il suo intervento ragionevolmente pacato e formalmente ragionevole. Poi, avrei osservato due banali cose evidenti a tutti. Primo, non è l’Europa che si vuole separare dagli USA, ma, allo stato dei fatti, è esattamente il contrario, il che spiega la concitazione della risposta e perfino l’ansia. Che poi ciò sia in gran parte fatto anche ad arte, per accelerare le spese folli in armamenti, grandemente ambìte dall’’oligarca’ Crosetto, per esempio, è altrettanto evidente, specie nella misura in cui il discorso parte proprio dalla pretesa statunitense di essere, per così, dire, risarciti delle grandi spese in ‘difesa dell’Europa’ fatte in questi ultimi anni.
Seconda cosa, accanto alla volontà incrollabile di restare uniti, vicini agli USA – perfino succubi, visti i messaggi di continua ammirazione pe gli USA – poi, da buona, anzi da pessima nazionalista non riesce a non rivendicare le frasi fatte del peggior nazionalismo, riferendole strumentalmente all’Europa e quindi afferma che se si vuole avere un ruolo bisogna difendersi da soli, lasciando volutamente nell’ambiguo se si riferisca all’Europa (come appare ovvio visto il discorso) o all’Italia, vista come nazione, ma dicendo che va bene spendere quei soldi per armi.
E qui, appunto, traspare in maniera perfino ingenua e, perciò, perfino non arrogante contrariamente al suo solito, la sua concezione infantile e distorta di concetti difficili e articolati, ma tutti politici e culturali, come quello di nazione.
Infatti, appare chiaro che, per ‘lui’, il «Signor Presidente del Consiglio on. le Giorgia Meloni», il concetto di ‘nazione’ e di ‘nazionalismo’ sono intesi, in modo distorto anzi sono confusi, con i concetti di ‘Stato’ e ‘indipendenza’. La stessa micidiale confusione che ha spesso nella storia portato a totalitarismi, ai quali, almeno ‘culturalmente’ (mi si perdonerà il termine) ‘lui’ stesso e il suo partito non sono certo estranei; concettologia largamente condivisa anche da quella parte, preponderante, del suo stesso partito e dei partiti alleati nel Governo, che si sostanzia nell’ancora più micidiale concetto di ‘suprematismo’ … oggi più comunemente noto come ‘trumpiano’.
E dunque, non si smentisce, come sempre, perché è parte delle sue ‘idee’ e mi costringe a modificare il mio giudizio iniziale sul suo discorso, nel senso che tira fuori nella replica alla Camera tutta la sua aggressività volgare e brutale … che mi ‘conforta’ in quanto ritrovo il personaggio che ho conosciuto finora e che, invece, pensavo di avere ‘perduto’.
E lo fa, al solito dei nostri politicanti e parolai vari, citando, come direbbe Erri De Luca «a schiovere» una frase del documento o proclama o, come lo chiamano loro, Progetto, noto come Manifesto di Ventotene (tra l’altro reperibile sul sito del Senato della Repubblica italiana) di Altiero Spinelli – a cui è dedicato un edificio del PE a Bruxelles! – , Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni del 1941, in cui, ovviamente si parla di «dittatura» … nel senso della dittatura del proletariato nel senso marxiano del termine, o, se preferite, leninista o staliniano, non c’è problema: premesso che ovunque vi sia una dittatura questa è da combattere, un concetto del genere va comunque interpretato nel suo contesto non solo storico, ma filosofico.
E invece riporta in parte l’ultima frase del terz’ultimo paragrafo del terzo capitolo, sul progetto di riforma della società post-fascista (e quindi antifascista!) in cui si dice: «Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo stato, e intorno ad esso la nuova vera democrazia», dopo avere spiegato come sia necessario coinvolgere il popolo tutto in queta lotta. Dimenticando, per di più, che, invece, è il secondo capitolo (di un documento di oltre trenta pagine) quello dedicato alla aspirazione all’unità europea, alla federazione europea, proprio come strumento per garantire la democrazia in Europa.
Al solito: si distorce un significato, prendendo una frase di comodo, isolata dal suo contesto, per sostenere l’opposto di ciò che il documento effettivamente dice.
Se non si trattasse di affermazioni semplicemente scandalose e comunque irrilevanti, basterebbe ricordare a tutti, ‘lui’ incluso, la dichiarazione Schuman (Ministro degli esteri di Francia, 1950) che fonda l’Europa attuale, che con coraggio disarmante afferma «Le rassemblement des nations européennes exige quel’opposition séculaire de la France et de l’Allemagne soit éliminée : l’action entreprise doit toucher au premier chef la France et l’Allemagne»: più chiaro di così … signora Meloni … !