Chiunque abbia ragione o torto, e lo dico in senso giuridico: anche solo immaginare che, dopo tre anni di guerra in Ucraina e di una guerra per certi versi selvaggia, la Russia (Putin o no) si ritiri dai territori annessi a partire dal 2022 e lasci gli scampoli di esercito ucraino nel Kursk è semplicemente ridicola. È sotto gli occhi di tutti, ormai. Il che spiega la stupidità, assoluta della posizione di coloro che urlavano che avrebbero combattuto o, meglio, fatto combattere gli ucraini fino ‘alla vittoria’.
Le guerre, e questa in particolare, non si vincono. Si concludono con una trattativa ragionevole, che tenga conto delle basi giuridiche sulle quali sono fondate le ragioni e le pretese (sottolineo ‘e’) dei contendenti. E solo quando, a partire da quando, i combattenti ‘si fidano l’uno dell’altro’ o di un terzo che li ‘rassicuri’.
Se, però, si parte dal presupposto che uno dei contendenti è il cattivo e l’altro è il buono, non si va molto lontano. Capisco bene che questa logica è familiare a molti, e in particolare ai cowboy, ma qui, vorrei che ci si pensasse bene, il 7° cavalleria non c’è. Lo ha riconosciuto Donald Trump, quando, appena eletto, ha detto chiaramente che intendeva fare la pace con la Russia, opinione confermata dal suo Ministro degli Esteri, Marco Rubio, che, invece di mangiare tagliatelle, si dipinge la fronte di nero: pace a tutti i costi e in particolare a costo dei Paesi europei in termini militari e diplomatici e dell’Ucraina in termini strettamente economici, di depredazione economica.
In grande sintesi questo è tutto. Si tratta sulla linea del fronte e da lì si parte.
Se l’Europa ci fosse, ne approfitterebbe per fare valere i cosiddetti ‘valori’ europei, sia pure al prezzo di qualche rinuncia territoriale, tanto più, e questo è un valore europeo irrinunciabile e va difeso davvero a tutti i costi, che vi sono delle popolazioni che sono titolari di una pretesa secolare al mantenimento della propria identità, puntualmente negato.
Questo, come dicevo, è un valore davvero fondamentale per l’Europa, ed è lo stesso che, sia pure molto debolmente per non dire niente affatto, vale per Israele e la Palestina. E questo sarebbe in effetti l’unico argomento e l’unica arma a disposizione dell’Europa per entrare dignitosamente in una trattativa di pace sulla guerra in atto. Lo ripeto ancora una volta, assumendomene tutta la responsabilità e i rischi (compreso quello di passare per filo-Putin), la guerra era ed è ‘in’ Ucraina, perché la guerra vera era tra USA e Russia e noi ne siamo stati partecipi e parte! L’ho scritto più volte, inutile ripeterlo. Ma è ovvio che fin tanto che l’Europa o i singoli Stati europei, appariranno ‘parte’ di quella guerra, non solo non avranno modo di influire seriamente sulle trattative, ma meno che mai potranno essere accettati come titolari di ‘forze di interposizione’, di provenienza Nazioni Unite o Unione Europea o … peggio, NATO.
Per uscire da questa morsa aberrante nella quale si è messa l’Europa e i partiti politici che vi fanno capo, la decisione della Commissione Europea di attivare il piano di riarmo europeo è, come spesso accade ad opera di politicanti di mezza tacca come sono anche i politicanti europei, Ursula von der Leyen in testa, sbagliato come più non si può e … giusto come altrettanto più non si può.
La decisione di riattivare il mercato delle armi, l’ho scritto più volte, ha un senso solo per due motivi: 1.- essere credibili, militarmente parlando, al punto da dissuadere dall’attaccarci; 2.- sviluppare autonomamente la scienza, la tecnologia e gli investimenti necessari a sviluppare le armi non, assolutamente non a comprarne da altri, che possono bloccarle premendo un bottone come, si dice, i costosissimi F35.
È ovvio che agli USA e a chi con gli USA fa affari, conviene certamente che dall’Europa arrivi un massiccio e continuativo acquisto di armi … USA! Cioè finanziare l’industria statunitense, riempirne di soldi i proprietari e le banche, e permettere così agli USA di procedere sulla via della altissima tecnologia e di quella spaziale e cibernetica in particolare e della violenta concorrenza con la Cina. È l’unico vero punto di incontro tra Trump e Musk: appunto Trusk! Insomma, ci venderanno ‘armi usate’ o di ‘seconda scelta’, liberando capitali per le due cose che interessano a Trusk: super-tecnologia e concorrenza sui mercati, cioè potere specialmente economico. Due degli strumenti principali per fare ciò sono i dazi per bloccare i prodotti provenienti dall’estero e vendere, specie all’interno, i prodotti nazionali, sviluppare al massimo il proprio potenziale tecnologico e spazial-militare per continuare la guerra commerciale (e non solo) con la Cina, ma anche con gli emergenti Paesi BRICS.
Per questo motivo, la deliberazione europea, specie come espressa nella delibera del Parlamento Europeo (confusa, pasticciata, mal scritta, verbosa), ha di positivo l’aspetto dell’investimento in tecnologia militare, ma di assolutamente negativo sia quello del ‘riarmo’ immediato, sia quello di partire dal presupposto che tutto ciò si faccia allo scopo di combattere un «nemico», definito preventivamente tale.
Ciò che mi ha colpito di più in quella risoluzione, è il linguaggio pregiudizialmente ostile verso ‘l’aggressore’ Russia, il ‘nemico’ Russia, per non parlare del preteso rischio da sventare di una invasione russa dell’Europa! Se poi il secondo miglior Presidente della Repubblica italiana, la pensa così, tanto peggio … per noi!
Se credessi ai complotti, specie a quelli internazionali, potrei essere portato a pensare che si tratti alla fine di una abile manovra statunitense, tesa a dissanguare l’Europa, metterla in difficoltà economica, ma anche indurla a continuare in prima persona la guerra in Ucraina, dissanguando così la stessa Russia. Il ‘bello’ è che Putin lo ha capito perfettamente … e Trump sembra sotto choc, perché se ne sta accorgendo anche lui!
Vi sia o meno un ‘complotto’, sta in fatto che una qualche forma di sviluppo militare in Europa è indispensabile, ma solo se e purché sia uno sviluppo collettivo e unificato, che permetta alle enormi risorse culturali e scientifiche europee di svilupparsi in termini concorrenziali con il resto del mondo, USA in testa.
È questa, la trappola nella quale (al di là delle sue reali intenzioni eeffettiva comprensione del problema) è caduta la Schlein e la parte del PD che la appoggia(va). Proponendosi di non favorire le manie militari dei vari Crosetto e i suoi presunti odii anti russi, ma di consentire una apertura ad una trattativa nella quale l’Europa non sia di parte, ma sia, o almeno diventi, parte ‘terza’ rispetto ai contendenti effettivi: USA e Russia.
Non per nulla, nel pomeriggio di ieri, il Presidente Vladimir Putin ha messo in tavola la questione centrale: quali garanzie ha la Russia che l’Ucraina non approfitti della tregua e del mancato accerchiamento, e distruzione delle truppe ucraine nel Kursk (occupato dall’Ucraina) per rafforzarsi militarmente e politicamente grazie … all’Europa, mentre il vero nemico (sconfitto?) se ne lava le mani?
In altre parole. Come puoi proporti come mediatore ‘terzo’ a uno che consideri il tuo ‘nemico’ mortale e contro il quale ti armi fino ai denti, grazie alle armi del suo ‘nemico’?
Il tema è enorme e non pretendo di affrontarlo e meno che mai risolverlo in poche righe. Ma è il tema sul quale, nel nostro piccolo ahimè, è caduta la Schlein, che non ha saputo scegliere e forse capire. Ma è il tema sul quale sta cadendo a peso morto l’intera Europa, bellicosa e velleitaria, quindi destinata a scomparire come entità riconoscibile.