Nello sconcerto generale, con un pugno in faccia a Zelensky da parte di Trump, suscitando le incredule reazioni dell’opinione pubblica occidentale, il 19 Febbraio 2025 è andato in scena il primo atto della vera fine della Guerra Fredda, con l’inedita dichiarazione di un’alleanza tra USA e Russia e la definitiva rottura tra USA e Europa. Fine dell’Atlantismo e, sullo sfondo, una Cina ancora silenziosa che ancora non si pronuncia in maniera chiara circa la posizione che prenderà, trincerandosi dietro la sua ideologia dello sviluppo commerciale e mondiale che non immagina avere nemici.
Signori, la Storia è cambiata. Tutto è capovolto. Prendiamone atto. Trump, questo personaggio politico ancora da decifrare, ha rotto gli indugi. Gli andrà bene? O sarà la sua rovina? Ancora non si sa, però ha preso in mano la storia come i veri capi, i quali vogliono imprimere alla Storia un’altra direzione. Può andar loro malissimo, come capitò a Napoleone e a Hitler, oppure possono diventare degli eroi.
Questi capi indirizzarono la Storia a loro piacimento, e oggi eccoci qua di nuovo ad una svolta. Prepariamo a rivedere tutte le nostre categorie politiche e geopolitiche.
I russi, quegli storici grandi nemici di ieri, diventeranno i nuovi alleati degli americani Ci pensino i canadesi, lo sappiano gli ucraini, ci riflettano anche gli europei perché adesso la musica sarà tutta un’altra.
Non sarà più in continuità con quello che abbiamo visto finora. Da adesso una rottura con gli Stati Uniti d’America è verosimile, a meno di nuovi fatti che è difficile immaginare.
E noi qui, noi pubblica impotente, incerta, sbigottita e impotente.
Increduli osserviamo queste scelte politiche che ci toccano così da vicino e ci accorgiamo di tutta la nostra debolezza siamo ormai come schiacciati in un angolo, in una periferia della Storia, come se la Storia ci avesse abbandonati e adesso gli attori fossero solo degli altri.
Impreparati, increduli, con i nostri appunti diventati all’improvviso carta straccia, cerchiamo di imparare il loro alfabeto politico, quella nuova grammatica di base, i nuovi riferimenti simbolici
Non attardiamoci troppo a ripensare ai nostri sogni giovanili. Forse non ci sarà più un’Europa politica federata e unita; se Trump va avanti così, ci sarà solo una Cenerentola con molti sogni nel cassetto. Di certo, non un soggetto politico di statura, capace di contare davvero.
Dunque, il superamento della Guerra Fredda consisterà nella scelta di Trump di preferire Putin ai discorsi di Bruxelles coi quali egli vede più che una rottura un’inutile continuazione della Guerra Fredda contro la Russia.
Le ‘aree di influenza’ si sono trasformate in prede dove il pesce più grosso si mangia il più piccolo. Questa è la filosofia: Panama? Un solo boccone. La Groenlandia un buon pasto. Il Canada? Perché no? E poi, e poi, contro ogni principio del diritto internazionale gli USA si ingloberanno quel che vorranno.
Questa politica vorace finirà col mandare all’ospedale il suo mostruoso mangiatore? Perché, se le regole non valgono più, la voracità ben presto diventerà onnivora. Una malattia che porta dritti filati alla tomba poiché, dapprima si rompe lo stomaco, poi l’intestino, poi inizia la bulimia che non perdona.
Non valgono più le regole del Diritto Internazionale. E invece tornano possibili gli scambi di territorio, quasi che le popolazioni che vi abitano non contino niente. Io ti do Gaza, tu mi dai la Crimea; io ti lascio prendere Panama, tu chiudi un occhio se io prendo completamente il Donbass…
Questa non è pace. Queste volgarità politiche erano dai tempi di Stalin che non si progettavano. Pulizie etniche come questa, rappresentano oggi qualche cosa che va contro la cultura e la coscienza dell’uomo contemporaneo
Tra le molte novità di questo tentativo di dividere il mondo in tre sole immense aree di influenza (una americana, una russa e una cinese), ce ne è una che ci tocca da vicino: riguarda la fine dell’Atlantismo dichiarata da Trump, cioè la storica alleanza tra Stati Uniti e Europa che sta per lasciare il posto a una guerra commerciale di reciproci dazi.
L’Europa non più amica degli Stati Uniti, ma solo suo concorrente. A che cosa saremo ridotti? A un continente che ha sempre “fregato gli Stati Uniti”, a un continente che non è un partner ma un sistema terzo, con cui non si ha alcun vincolo amicale, né culturale, né turistico (e forse nemmeno storico, vista la manomissione in corso).
Fintanto che l’intellighenzia europea poteva aiutare gli Stati Uniti a superare il gap culturale, gli europei erano i bene amati. Ma ora gli europei sono rimasti indietro e non servono più nei grandi campi del sapere nei quali si gioca il futuro del pianeta (lanci spaziali, Intelligenza Artificiale, Industria bellica, tecnologie informatiche, cibernetica).
Gli europei hanno un loro livello di conoscenze che gli americani considerano poco interessante, quindi il rapporto privilegiato è cessato. Gli inglesi della Brexit avevano ragione
Cosa possono fare adesso gli europei?
Restare ciascuno nel proprio perimetro nazionale o unirsi in un progetto politico comune? Perché se scelgono di restare divisi, saranno destinati a diventare sempre di più marginali, ma se invece dovessero unificarsi politicamente, avrebbero un PILcomplessivo simile a quello cinese, con la differenza di essere 1 / 3 della popolazione cinese, cioè di trovarsi a essere tre volte più ricchi di loro.
Insomma, unita l’Europa sarebbe una potenza rilevante a livello mondiale , mentre disunita invece è destinata a diventare un residuo subalterno di altri Stati.
Oggi, scegliere la via europeista non è più soltanto un’opzione lungimirante, ma è diventata un’impellente necessità storica.
Quali erano le potenze contrarie all’unificazione dell’Europa comunitaria? Erano la Russia antagonista, la Cina, e gli Stati Uniti.
La Russia vedeva nell’Europa una competitrice agguerrita, la Cina vedeva nell’Europa una forte competitrice commerciale, molto più avanzata di lei sul piano della qualità dei prodotti e, soprattutto.erano gli Stati Uniti d’America che sapevano bene quanto, divisi,gli europei fossero soltanto dei buoni mercati privi di forze per ingaggiare competizioni politiche, ma uniti invece potevanodiventare una potenza di prim’ordine.
Dunque chi prenderà in mano le sorti dell’Europa? Macron? Parrebbe l’unico leader europeo autorevole in grado di mettersi a capo dell’operazione più impellente che abbiamo dinnanzi agli occhi. Nessun altro.
Ma ci riuscirà, Macron? Ci guardiamo negli occhi dubitosi, scettici (solo con una piccola speranza che canta in fondo al cuore, ma il suo lumicino va spegnendosi).