Le immagini del gigantesco quadrimotore che sganciò la prima bomba atomica su Hiroshima sono finite nella lista nera del Pentagono. Lo riporta ‘Associated Press’ e, da persone civili, fermandoci al titolo ci siamo compiaciuti che finalmente un fremito di pietà avesse lambito anche il più aspro cinismo americano.

Il
B-29-45 Superfortress -lo ricordiamo- costruito nel Nebraska, causò centinaia di migliaia di morti quel mattino del 6 agosto 1945 su tutta l’isola di Honshu. Dunque -ci siamo detti- non merita certo un posto d’onore nello Steven F. Udvar-Hazy Center di Chantilly in Virginia e nemmeno in nessun altro angolo del pianeta. E invece le cose sono un bel po’ diverse.

Il dispositivo acceso dall’amministrazione statunitense contro l’apparecchio in questione non è nell’azione mostruosa compiuta da quella piattaforma quanto nel nome che il
capitano Paul Tibbets, suo pilota in quella orrenda missione, diede all’aereo: di sua madre, Enola Gay Tibbets, che poi deriva dall’eroina di un romanzo nemmeno più reperibile sul mercato. È quindi la parola ‘gay’ ad essere considerata in contrasto con le direttive che devono eliminare le diversità omofobe, secondo il Segretario alla Difesa Pete Hegseth.

Il decreto implica anche un altro quantitativo di difformità che confliggono con la purezza del pensiero dei nuovi dirigenti del mondo, come la partecipazione femminile in alcune fasi formative dell’US Air Force e di persone di etnia diversa da quelle del Presidente. Il che ci fa ricordare alcuni episodi già accaduti circa un secolo fa in Europa da un mostro nato non troppo lontano da Kallstadt (città della Renania, di provenienza della famiglia Trump). Ma lo tralasciamo; e solo perché colti da profondo disgusto.

La vicenda, per quanto effimera, però, è paradossale. Così, cade il mito di quel bombardiere che ha fatto sentire orgogliosi e onnipotenti gli americani, ma giusto perché la sua più grave macchia è nel nome! Pensare che il termine ‘gay’ significa letteralmente ‘allegro’ e sì, non si approssima a un erogatore di morte all’ingrosso.

Ma perché con gay si intendono gli omosessuali? A quanto ci risulta, l’origine è nella commedia brillante ‘Bringing up baby’. In una scena, Cary Grant in vestaglia piena di merletti pronunciò la battuta «Because I just went gay all of the sudden» a Katharine Hepburn. Ma con un significato del tutto distorto. I biografi dell’attore si ostinano a raccontare che gay non era solo una parola, ma un codice. Ma anche questo non ci interessa.

Sarebbe di essere tutti molto gai a queste osservazioni se non ricordassimo che assieme a tante amenità nelle stesse sale del potere si discutono come e se rifornire di armi i feroci campi di battaglia che stanno insanguinando le regioni più strategiche del mondo.

Peggio ancora, se escono dalla mente di un individuo schedato per aver commesso un odioso crimine di violenza carnale. Sulla giornalista E. Jean Carroll, se qualcuno non lo ricorda, nell’anfratto del magazzino Bergdorf Goodman, nello stesso quartiere in una delle sue residenze newyorkesi.

Ma di che stiamo parlando?
E allora perché non fare una riflessione?
To Trump’ nello slang britannico significa ‘espellere gas attraverso l’ano’, operazione indubbiamente fisiologica, ma non certo da compiere liberamente nei più raffinati salotti dove si incontra le bella gente. Proprio come quella frequentata da Trump e Hegseth, per esempio. Per cui non sarebbe il caso di chiudere la Trump Tower alla Fifth Avenue di Midtown Manhattan per allusione ad atti insalubri e certo poco educativi?